domenica 13 aprile 2014

Ritorna a casa, made in Italy

«L'aumento assoluto del capitale non [è] accompagnato da un corrispondente aumento della domanda generale di lavoro»[*] K. Marx


La Repubblica, con un articolo di Maurizio Ricci, saluta oggi con favore il “rientro” in Italia di numerose («un'ottantina») aziende italiane che avevano delocalizzato la produzione all'estero.
Buona notizia - uno si dice sul momento - càpita proprio a fagiolo per dar conforto al governo Renzi.
E così si va a leggere l'articolo speranzosi che tal fenomeno semi-strutturale contribuisca a “creare” occupazione.
Macché


«L'effetto netto sull'occupazione è che i posti di lavoro che si recuperano non sono uguali, né per quantità, né per professionalità, a quelli che si erano persi originariamente con la delocalizzazione».

Praticamente, siamo in presenza di uno dei classici trucchetti che il capitalismo escogita per resistere al fallimento suo prossimo venturo (preciso che essere falliti non vuol dire essere finiti), come preconizzato dalla legge marxiana della caduta tendenziale del saggio del profitto.
Se si aumenta l'investimento di capitale costante (in questo caso i robot) a scapito del capitale variabile (forza-lavoro)¹, ciò porterà i suoi frutti soltanto nel breve-medio termine, giusto il tempo di far sì che la concorrenza inferocita corra ai ripari, i profitti si azzereranno e il mercato - in questo caso le donne di fascia media del nord-Europa² - non sarà nuovamente saturo.
Inoltre, sia detto per inciso, di fronte a una drastica diminuzione globale dell'occupazione, quelle migliaia di lavoratori extracomunitari che facevano ”6/7 operazioni ripetitive”, se non troveranno altri sfruttatori occidentali, andranno a occupare oltremisura la massa di reclute dell'esercito industriale di riserva «che appartiene al capitale in maniera così completa come se quest'ultimo l'avesse allevato a sue proprie spese, e crea per i mutevoli bisogni di valorizzazione di esso il materiale umano sfruttabile sempre pronto, indipendentemente dai limiti del reale aumento della popolazione»³.

A leggere Marx queste cose le ho imparate anch'io - e sono contento, perché mi sembrano solari, palmari, a meno che non si rifiutino a priori - come gli inquisitori rifiutavano, all'epoca di Galileo, la teoria eliocentrica.

Bene, ammettiamo, per un attimo e per assurdo, che il succitato Ricci, estensore dell'articolo, avesse seminato in esso i miei stessi dubbi circa la natura dell'operazione ritorno a casa del made in Italy.
Beh, sono pronto a scommettere cento euro che la redazione (o forse il direttore in persona) l'avrebbe esonerato dall'occuparsi di economia.
Piuttosto dell'aceto di lamponi, come Licia Granello (la quale, una domenica ventura, ci illustrerà le virtù del guano).

¹ «La popolazione operaia produce in misura crescente, mediante l'accumulazione del capitale da essa stessa prodotta, i mezzi per render se stessa relativamente eccedente». K. Marx, Il Capitale, Libro I, sez. VII, cap. 23, paragrafo 3 (pag. 777 non televideo ma edizione Einaudi)
² Ogni capitalista si prefigura un preciso target di mercato. Nel caso specifico: per quanto tempo le donne nordeuropee di fascia media potranno garantire profitti alla suddetta azienda? Finché avranno un'occupazione e un salario. Quindi, se da una parte si alleva un esercito industriale di riserva, dall'altra vanno allevati un cospicuo numero di fortunati consumatori (ma mi sa che che 80€ non basteranno).
³ Ai nuovi malthusiani (tipo Giovanni Sartori o l'amico blogger Massimo al quale suggerisco vivamente la lettura del capitolo indicato del Capitale) che dicono che siamo troppi su questo pianeta e bisogna controllare le nascite, sarebbe facile replicare che bisognerebbe, invece, controllare il capitalismo. Ma dato che esso, ovviamente, è indomabile, preferisco dire, con Marx, che «una legge astratta della popolazione esiste soltanto per le piante e gli animali nella misura in cui l'uomo non interviene portandovi la storia». In altri termini, è proprio il modo di produzione storico particolare del capitalismo a determinare l'aumento esponenziale della popolazione umana e, piaccia o non piaccia, per porre un freno a tale fenomeno - per citare il celeberrimo motto di Rosa Luxemburg - o sarà il socialismo o sarà la barbarie intesa come catastrofe 2.0.
[*] pag. 788

6 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

te l'ho detto, ti sei messo su una brutta strada

Luca Massaro ha detto...

'tenta, che so anche a chi dare la colpa :-D
Più seriamente: non mi sembra una strada brutta, al contrario: è l'unica che, a percorrerla, fa vedere un orizzonte.

Massimo ha detto...

Crescita incontrollabile della popolazione e capitalismo sono sicuramente correlati. Tuttavia l'impennata subita dalla popolazioni è dovuta anche a svariati fattori, di tipo sanitario, culturale, religioso, sociale, ecc, ecc. Non ultima causa, c'è il crollo definitivo degli imperi coloniali dopo la I e II guerra mondiale.
Nella citazione di Marx che poni sopra, l'uomo si eccettua (un po' arrogantemente) dalle piante e dagli animali perché si ritiene portatore di storia. Beh, la storia portata dall'uomo è sempre stata quella dell'eccesso. Solo che nel passato ci pensavano mortalità infantile ed epidemie. Eliminato il capitalismo la popolazione diminuirebbe? E come? Spontaneamente? Ne dubito. I governi (o i soviet) dovrebbero istituire il controllo delle nascite. Non ci sono altre vie.
L'analisi di Marx sul funzionamento del capitalismo è ineccepibile, le soluzioni che offre lo sono molto meno.

Luca Massaro ha detto...

Scusa, Massimo, se ti rispondo con ritardo.
Rispetto il tuo pensiero, ma gli pongo tale obiezione: dov'è che si verifica sul pianeta tale eccessivo, incontrollato aumento delle nascite? Laddove il capitalismo sfrutta a fondo, al miglior mercato, la manodopera.
Chissà, noi occidentali, se precipiteremo con la crisi a livelli del terzo mondo, forse torneremo a figliare come agli inizi del Novecento.

Massimo ha detto...

L'incremento della popolazione avviene nelle aree dove sicuramente c'è un intensivo sfuttamento delle risorse da parte dell'occidente. Tuttavia l'aumento esponenziale della popolazione non avviene perché c'è bisogno di manodopera a buon mercato. Quella ce l'avrebbero anche se la popolazione africana o indiana ecc. ecc. fosse la metà della metà di quella che è adesso. Il vertiginoso aumento di bocche da sfamare è legato a politiche aberranti come quella della Chiesa in Africa o a pesanti influenze culturali e religiose o (come nel caso dell'islam) a un maschilismo ripugnante.
E' un discorso abbastanza complicato dal quale si evince, fondamentalmente, che la sovrappopolazione deriva da una serie di concause tra le quali lo sfruttamento della cosiddetta economia di mercato c'entra sicuramente, ma non è preponderante.
Se precipiteremo con la crisi a livelli da terzo mondo, più che figliare come agli inizi del novecento, cominceremo a scannarci per le strade.

Massimo ha detto...

Aggiungo (e poi chiudo per non diventare tedioso) che la Cina ha cominciato ad essere quel gigante economico che è proprio in concomitanza della pianificazione familiare, cioé l'obbligo di avere non più di due figli. Questo ha portato a maggiore crescita economica per il paese. Troppi schiavi non possono essere utilizzati ... troppe bocche da sfamare sono solo un peso anche per il capitale (La Cina è comunistra dentro e capitalista all'estero). E' grazie ai cinesi se non siamo gia 10 miliardi. Loro sono passati da 900 milioni nel 1979 al miliardo e mezzo di adesso, quindi il loro incremento demografico è nettamente inferiore all'Africa e all'India o al Brasile. Dovremmo imparare da loro, altro che palle. Tanto, anche a livelli di diritti umani non è che noi occidentali siamo molto meglio. Facciamo solo meglio finta.