mercoledì 9 aprile 2014

Tutto l'universo obbedisce all'intestino

Ci sono giorni in cui uno si sofferma, vagamente, sull'idea che si era fatto di se stesso, si guarda, si valuta, si considera - spesso giustifica - soppesa gli eventi, le costrizioni, i proponimenti, gli sforzi vani o proficui di mettere in atto una volontà tesa alla realizzazione dei propri desideri, delle proprie ambizioni (agnizioni). Si sommano le cause perse, si sottraggono le possibilità inesplorate per accidia, si moltiplicano le scuse, si dividono le colpe, ma il problema della propria esistenza rimane irrisolto.

Sono quello che volevo che fossi quando mi guardavo in prospettiva? Sono più o meno, meglio o peggio di quanto pensassi? L'età che ho corrisponde all'idea di questa età che avevo quando avevo venti, trenta anni di meno? E se guardo avanti, adesso che si fa sempre più stretto l'orizzonte, oso pensare a quello che sarò quando avrò, se li avrò, venti, trenta anni in più di quanti ne abbia ora?

Io come mi sento, come posso onestamente rispondere alla domanda: «Coma va, Luca, come va?».

Sarà questo stomaco che mi ribolle dopocena in un fastidioso meteorismo, sarà la stasi, la fissità, l'impossibilità di trattenere godimenti più di quanto avessi in animo di fare, ma è un periodo che se dovessi rispondere: «Va bene», mentirei, perché non va bene proprio, no.

Non che stia male, ma sono stato meglio. Non che disperi, ma speravo di più.

Conta molto, forse, l'idea che avevo di politica, di lavoro, di amicizia, di amore (ah, l'amore: quasi quasi preferisco il meteorismo), idee che si sono trasformate e/o rimodellate nel tempo - ma questo vuoto di convinzioni, quest'assenza quasi assoluta di fedi, di sproni, la vuotezza ecco, lo svuotamento meglio, e lo stare sul cesso diventa l'unica ambizione.

Prima, tornando a casa, ascoltavo una canzone di Battiato, anche bella per carità


e mi chiedevo: come fa a cantare una roba del genere, dove l'avverte Battiato una simile presenza? Perché la sua arte gli ha dato modo di vivere una vita pienamente degna di essere vissuta? Perché è riuscito a trovare un equilibrio e una misura? Boh.
Il fatto è che se l'universo obbedisse veramente all'amore io non starei qui a scoreggïare (notate la dieresi), diglielo a Dio, caro Franco, diglielo che nel mondo esistono anche i bassifondi intestinali.

1 commento:

Anonimo ha detto...

aho, vabbe' esse' disillusi,
ma discute' co' battiato è disperazione.

allora meglio:
"quando non ti senti vivo e non pensi positivo [...] basta un po di fi...
ducia nel prossimo" (luca medici).

MarinoVoglio off