sabato 26 aprile 2014

Un giorno kinky

[dopo quattro ore di spaccamento legna e un pisolino e mezzo sogno storto in giardino]

Sono molte le strade per arrivare a essere sottomessi. Io ho scelto una via diretta, senza tante circonvoluzioni. Mi sono adattato al mio ruolo, non lo ho mai messo in discussione, mi ci sono infilato dentro per benino e guai a chi me lo sfila. Eppure mi stringe alle spalle, mi blocca i gomiti, mi fascia le gambe, e mi sento come un poppante si sente a culo ignudo quando i genitori gli cambiano il pannolino. Nonostante mi puliscano, non sono mai contento, solo dopo sto meglio, con la rinnovata sensazione dell'asciutto. Prima stavo caldo con addosso stampati i miei bisogni, pure lerci ma veri. Ora è un tutto uno sventolio di salviette profumate che mi danno tanto la nausea. Preferisco il sapone, glielo dico alla signora, ma lei non intende. È severa. A volte mi stringe con una corda da imballaggi, tale e quale un pezzo di roast beef, il cimalino. Meno male mi porto sempre appresso, per sfizio, un rametto di rosmarino che provvedo ogni mattina a cogliere alla siepe antistante del vicino. Il rosmarino mi dà conforto. È in momenti come questi, in cui rischio di esser messo in forno a 180°, che me lo stringo forte al petto e ne aspiro il profumo. La signora ride e mi dice maialino. No, il porceddu no, la prego. Non la faccia tanto lunga, non la pago per questo, si disponga a esercitare le sue funzioni senza indugio. Allora lei passa e ripassa la corda intorno, stretta. Infine la annoda alle caviglie, con un cappio, dentro al quale passa una robusta fune collegata a un montacarichi. Mi sento sollevare, a mezz'aria, supino, in una strana posizione da amaca, senza rete. Sono sospeso e stretto. La signora mi chiede se sono eccitato. Nel caso lo fossi, non saprei dove, rispondo. La signora mi dondola intonando una canzonetta di Henri Dès. Le chiedo di liberarmi. Lei invece mi ribalta, prono e, con un scudiscio, mi colpisce ripetutamente i glutei. Come si permette? Sono pagata per questo. Da chi? Dal suo desiderio. Io non ho desideri così. E come allora? Mi sciolga. Lo vuole veramente? Sì, mi liberi, e mi sottometta semplicemente, io sotto e non il vuoto sospeso sopra, ma lei, ecco, ché sospeso nel vuoto lo sono da me.

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