giovedì 31 luglio 2014

Incoscienza sociale

Riporto il brano che segue, tratto da Valentin N. Vološinov, Freud e il freudismo, Mimesis, Milano-Udine 2012, per dare una risposta ai commenti che Romeo e Massimo hanno rilasciato al brano di Marx che ho trascritto lunedì scorso:



Ecco, a me convince molto tale posizione argomentativa. 
Certo, non pretendo che la «seconda nascita» limiti completamente la libertà, ossia la possibilità per l'individuo umano di cambiare la propria condizione sociale di partenza e dunque la forma mentis che lo informa; tuttavia è incontestabile (è un dato di fatto) che il cambiamento sociale per tutti sia soltanto una chimera, che in un sistema di classi, non c'è spazio per diventare tutti quanti membri della classe dominante (anche perché questa vive sulle spalle dei dominati).
Con l'abolizione della schiavitù e la diffusione (parziale) dei diritti umani, accanto alle promesse di libertà, fraternità e uguaglianza sì è andata di pari passo formando l'idea che vendere la propria forza lavoro a qualcuno sia un atto di libero scambio tra pari, dove le parti convengono a un accordo equanime e tutti sono contenti, uguali di fronte alla legge e, udite udite, sovrani alla stessa maniera grazie al sacrosanto diritto di voto.
«Sono gli uomini i produttori delle loro rappresentazioni, idee, ecc., ma gli uomini reali, operanti, cosí come sono condizionati da un determinato sviluppo delle loro forze produttive e dalle relazioni che vi corrispondono fino alle loro formazioni piú estese. La coscienza non può mai essere qualche cosa di diverso dall’essere cosciente, e l’essere degli uomini è il processo reale della loro vita. Se nell’intera ideologia gli uomini e i loro rapporti appaiono capovolti come in una camera oscura, questo fenomeno deriva dal processo storico della loro vita, proprio come il capovolgimento degli oggetti sulla retina deriva dal loro immediato processo fisico.» Marx-Engels
Da almeno due-tre decenni a questa parte, il processo storico ha impresso sulla retina degli individui umani l'idea che il modello economico capitalista sia l'unico a garantire prosperità e sviluppo a tutto l'orbe terracqueo. E ho detto orbe apposta per richiamare in assonanza gli orbi (intendendo con essi coloro che son privi di coscienza di classe), i quali ancora credono che questo sia possibile.

5 commenti:

Romeo ha detto...

Certo, che ti convince tale posizione argomentativa: non sei mica stupido! E' quella della psicoanalisi culturalista, che del resto non si inventa niente rispetto al poco letto e ancor meno capito Freud, bensì sposta un accento - non è poco, ma si tratta di questo. Per non parlare poi di Wilhelm Reich.
Da adolescente avevo tre idoli: Darwin, Marx e Freud. Ora cerco d'andar senza, idoli, anche se dinanzi a loro son sempre pronto ad inchinarmi grato, ma come son pronto a farlo dinanzi alla tua ricerca.

Anonimo ha detto...

Bella la citazione da Lermontov. Un eroe del nostro tempo è un libretto che amo molto.
Quanto al resto: sarebbe impossibile negare la dimensione storica dell'animale uomo.
Quello che non è più sostenibile è l'assolutezza dello storicismo, la teleologia del divenire storico. Gli esseri umani nel conoscere modificano l'ambiente e, in misura differente e infinitamente minore lo fanno gli animali, lo fanno tutti gli esseri viventi. In un certo senso si potrebbe dire che la "storia" ha la stesa funzione del carapace per i granchi, la "casetta" per le lumache, le dighe per i castori. Ogni specie crea il proprio ambiente e l'uomo lo fa all'ennesima potenza. Maggiore complessità del cervello, maggiore complessità del "carapace" che arriva a consistere anche di cose immateriali, di "concetti". Se non si comprende che c'è una linearità tra la termite e l'essere umano, come c'è tra, poniamo, uno con la sindrome di Down e Albert Einstein, si rischia di creare illusioni "idealistiche" sulla realtà.
Mi piace molto l'interpretazione che dà Preve su Marx come di un idealista malgré lui. Quello di Marx è solo apparentemente materialismo.
Naturalmente le opinioni e le tesi si accavallanno senza fine.
Ognuno sceglie quella che preferisce.
Non è stata questa cosa chiamata "processio storico" a imprimere l'idea che il capitalismo sia stato l'unico sistema che ha garantito prosperità e sviluppo a tutto l'orbe terracqueo: è quello che è "realmente" successo.
Questo modello, per via delle contraddizioni insite in esso (evidenziate egregiamente da Marx), è destinato a naufragare. Il modello che verrà dopo, se ci sarà, farà qualcos'altro.
Mi spiace dirlo, ma credo che la coscienza di classe sia una cosa che non è mai esistita se non nella mente di qualche teorico.
La "realtà" degli ultimi 5000 anni lo mostra chiaramente.
Peace and love e scusa la lunghezza.
Massimo

Anonimo ha detto...

Mi rendo contro che parlare di Preve e implicitamente di Fusaro & C. possa fare inorridire blogger ortodossi come la buona Olympe. Ma che ci si può fare? Non si possono fermare le idee.
Ti consiglio (per puro amore di conoscenza) se hai tempo e voglia di dare un'occhiata (ma magari già li conosci) ai lavori di Preve su Marx. Si può condividere o meno, ma di sicuro c'è un'aria antidogmatica e un'acutezza di visione che rincuorano.
Massimo

Anonimo ha detto...

Aggiungo (e poi mi fermo per non intasare tutto) che nemmeno Preve, né tantomeno il giovanissimo Fusaro sono, naturalmente, da prendere come vangelo dei nostri tempi. Sono degli spunti interessanti.
Massimo

Luca Massaro ha detto...

Grazie Massimo delle tue riflessioni.
Non sono in grado di contestare o contrastare la tua critica all'«assolutezza dello storicismo», quindi per il momento mi lascio persuadere. Certo è che, idealmente, forse per un connaturato ottimismo della disperazione, spero sempre vi sia - non so in che forma - una sorta di presa visione, di pervenuta coscienza che (detto alla bruta) esistono i padroni ed esistono gli schiavi.
Peace and love, certamente.
(proverò Preve, ma non Fusaro per il momento).