sabato 12 luglio 2014

Le ragioni del velleitario


Ho un'età in cui, date le velleità, avrei dovuto già scrivere un libro. Non l'ho scritto, ho scritto soltanto cose sparse, senza costrutto, massimamente raccolte qui. Non trattengo storie, eccolo il difetto, subito le poche che appaiono le espello. L'impegno è tutto volto a scrivere la vita, e non so a che punto sono, ancora in forma di brutta copia senza speranza di bozze. Sono un abbozzato. Dico dico dico e non faccio un cazzo, mi lascio agire più che ciak azione. Ah, l'azione, ah, la volontà, ah, la potenza: mi ci vuole un dizionario dei contrari per descrivermi. E quindi resto fermo, incollato al presente tanto che a muovermi mi strappo i peli di dosso – e se amassi essere glabro potrebbe anche starmi bene, invece no, ho a cuore il mio scarso vello.

Potrei disfarmi, ma non saprei donde cominciare. Pensavo alla varechina; ma poi, mentre pulivo il lavandino coi guanti, vedendo un capello frammisto a schiuma scendere nel gorgo dello scarico, ho pensato che, in fondo, da anni, come tutti più o meno, salvo i più ottusi, mi sono disfatto e fatto tante volte, magari a mia insaputa, e quello che ora penso è normale non lo pensassi prima, i pensieri non sono cellule che seguono il programma prestabilito dal codice genetico – i pensieri seguono altri condizionamenti, a volte dandosi pensiero di non seguirli più. E non è facile. La realtà si presenta spesso sotto forma di macigno e di salita. Spingitori di macigni in discesa su Rieducational Channel.

Una cosa è chiara: non sono figlio di quel bambino che ero, così carino sino ai dieci, tanto che a mia madre, quando con lei andavo a fare la spesa nelle botteghe alimentari, macellaio compreso, le dicevano: «Pare una bambina». Toccami il pisello così vedi se paio, ’sto paio di palle rispondendo, mentre l'inconscio cresceva.
Poi spuntarono i peli e uscì la prima goccia: ero sul water e davanti c'era l'oblò tondo della lavatrice. Effetto specchio: pisello mano goccia, riflessi in luogo del bucato. Escher l'ho capito così. E la storia prese inizio alla ricerca dell'anima che mi ricomponesse, presentendo sin da subito che ero mezzo. In mezzo a una specie di strada. E cercai, e trovai, e persi, e stetti in stallo. E finalmente avvenne una sorta di ricongiunzione. Ho detto sorta perché bisogna crescere e mi qui taccio. Il pomeriggio è lungo, la sera pure. Dicono sia un'estate fatta apposta per i velleitari.

2 commenti:

luigi castaldi ha detto...

Post bellissimo, quasi mi dispiace dover lasciare questo commento. Ma è per dire che ci siamo rotti il cazzo dei blogger che scrivono libri: chi ti vuole bene e ama la tua scrittura - uno di quelli, io - ti ringrazia per non aver ceduto all'infinita volgarità di usare il blog come una palestra.

Luca Massaro ha detto...

Grazie di cuore.
P.S.
Casomai mi cercasse Calasso, avrò cura di farmi dare uno pseudonimo su misura.