domenica 31 agosto 2014

Diversificandone e sofisticandone le strategia

«Agnelli ritiene che gran parte della responsabilità della [crisi economica] e, in particolare, della crisi industriale del settore privato, sia dovuto essenzialmente alle difficoltà di autofinanziamento delle imprese (ma, chiediamoci, i profitti che fino ad ora avevano permesso l'autofinanziamento delle imprese non si erano formati attraverso l'utilizzazione di forza lavoro a basso costo e la arretratezza tecnologica delle imprese?), e alla “eccezionale estensione del controllo pubblico sull'industria” (ma, questo controllo pubblico non era sorto proprio per permettere alla grande industria di non occuparsi di problemi ‘secondari’ dell'industrializzazione [...]). Di qui, a giudizio di Agnelli, la necessità di un rilancio dell'attività imprenditoriale privata che, al contrario di quella promossa dal settore pubblico, è l'unica attività che può coerentemente e efficientemente svolgere un ruolo di sviluppo industriale, una politica industriale anche nel quadro una programmazione [...] dell'economia nazionale». Lucio Villari (vedi post precedente).

Per rilanciare e promuovere il processo di industrializzazione, Gianni Agnelli propose un patto:

«Certo, questo patto proporrà anche a noi, imprenditori privati, nuovi complessi impegni. Ci riteniamo capaci, per la nostra parte, di farvi fronte con un disegno di sviluppo che esalti il carattere trasformatore tipico dell'industria italiana, diversificandone e sofisticandone le strategie e garantendone la competitività in un contesto di mercato internazionale. Questo oggi, infatti, apre all'Italia [...] l'occasione di valorizzare come risorse in termini economici le sue non rinunciabili scelte politiche. Ma l'impegno degli imprenditori non basta: è indispensabile un parallelo impegno delle altre forze-guida del Paese. Occorre che classe politica e forze sindacali riconoscano nella gestione concreta del loro potere le ragioni e i fini sociali dell'industria con i suoi meccanismi necessari. Tali meccanismi sono il prodotto dell'economia moderna: tra essi fondamentale è il meccanismo dell'accumulazione e quindi l'impresa che ne è la sede naturale.» (Ibidem post di ieri).»

Dopo quarant'anni, gli imprenditori, o meglio: i prenditori, o meglio ancora: i capitalisti hanno diversificato e sofisticato abbastanza strategie per buttarlo in culo a pressione alla classe dei lavoratori. Certo, tutto questo con la complicità della classe politica, che pur di tenere ben oleato e funzionante il meccanismo dell'accumulazione, vanifica, passo dopo passo, le conquiste sociali ottenute dal Dopoguerra in poi.

sabato 30 agosto 2014

Le caratteristiche del capitalismo

«È una caratteristica del capitalismo, sia esso fascista o democratico, di far scontare alle popolazioni che vivono in tale sistema i propri errori, non soltanto in termini economici e sociali ma turbandone anche le coscienze, generando inquietudini e paure. E, come quarant'anni or sono, neanche ora ci viene risparmiato il solenne rituale coro degli imprenditori e dei loro economisti, degli uomini politici imprevidenti e corrotti e dei loro laquais, che predice la catastrofe, la fine della civiltà (occidentale), il tramonto dei “valori”». Lucio Villari*

Quarant'anni fa, esattamente il 30 maggio 1974, Giovanni Agnelli, detto Gianni, diventava presidente della Confindustria. Dal suo discorso d'insediamento, estraggo:

«Più di una volta, nella storia, grandi difficoltà sono diventate grandi occasioni. Quando si sono affrontate le difficoltà con l'impegno dell'intelletto e la costanza della volontà, con il coraggio e l'umiltà di riconoscerne le cause prima di proporne i rimedi. Anche tra noi, parlando da imprenditore privato a imprenditori privati, la prima grande occasione da cogliere è quella della verità, e bisogna che essa venga riconosciuta ed accettata da sostanziali consensi. Il momento è il più difficile degli ultimi decenni, non solo per l'economia, ma per tutta la nostra società civile. I prossimi sei mesi saranno ancora peggiori. La situazione congiunturale è gravissima, ma ancor più pericolosi sono i mali che minano la struttura del sistema economico, politico e sociale e l'ambiente entro il quale operiamo. Il maggior reddito monetario, di cui le famiglie sono da qualche anno venute a disporre, ha attutito finora la sensazione della drammaticità di questo momento.
Ma per questa assemblea le cifre sono evidenti e non ammettono discussioni. Tutti i dati portano a concludere che all'Italia restano solo margini di pochi mesi per tentare di avviare un serio processo per correggere le sue storture. Per qualsiasi paese, infatti, l'essere insolvibile nei confronti dell'estero non ha solo conseguenze economiche, ma anche e sempre un prezzo politico. In qualsiasi paese, qualora si ponga la scelta tra la fame (non ancora dimenticata) e la libertà, è sempre quest'ultima ad essere in pericolo.
Entrambe queste prospettive sono oggi all'orizzonte dell'Italia. Dobbiamo utilizzare tutte le nostre energie per invertire la spirale della crisi. Oggi non bastano più pochi e opinabili provvedimenti di austerità, inviti a “consumare di meno ed investire di più”, a “produrre per esportare”, appelli alle imprese perché mantengano bassi i prezzi e ai sindacati perché moderino le richieste salariali. Sono questi palliativi che attenuano e, forse, confondono i sintomi, senza incidere sulla causa del male.».

Per ora interrompo la trascrizione, troppo lunga per un post, ma anche per lasciare la suspence su quale fosse, per il mitico Gianni, la causa del male.


*In Il capitalismo italiano del Novecento, a cura di Lucio Villari, Vol. 2, Laterza, Roma-Bari 1975). Introduzione al discorso di Agnelli, pag. 709.

venerdì 29 agosto 2014

Accidiosa punteggiatura

io sono un uomo stanco per questo a volte non faccio un cazzo è per ripigliarmi per dare al mio corpo quella sensazione di non fare niente che tanto lo appaga nello scorrere vano del tempo e allora io non faccio niente tuttalpiù mi trastullo non c'è bisogno di dire dove e come perché il dirlo sottintende tanti malintesi e voi avete inteso benissimo miei cari e carissime mie avete orecchie per intendere e quindi intendete meglio molto meglio di quanto i carabinieri intendano mentre fanno la pattuglia con le loro fiat bravo blu turbodiesel col filtro antiparticolato che lasciano accese davanti al bar in cui si bevono il caffè prima di fare il turno di notte e io che sono lì col mio cono di crema e mora a scansarmi dal particolare - e ripenso a oggi pomeriggio a fare il pieno alla macchina presso un distributore automatico di quelli a marca anonima sottocosto dove il carburante costa qualche millesimo in meno tanto per avere l'impressione di essere parsimonioso risparmiando un euro su cinquanta insomma arriva una signora sui quaranta bionda con un bel culo che mi si mette al culo intendo al culo della macchina con tante postazioni libere per chiedermi se per favore la aiuto a mettere dieci euro di benzina che lei non è capace e ha paura che suo marito la sgridi perché una volta ha messo gasolio al posto della super eppure la signora non ha la faccia ebete mi sembra solo un po' intimorita come se davvero avesse paura del marito le dico va bene si metta sull'altro lato quello in cui il tappo della sua auto corrisponde alla pompa intanto che finisco di rifornirmi io arrivo subito ha già aperto il serbatoio da sola che brava eppure la sua mano è incerta e tremante nell'inserire dieci euro nell'apposita fessura vede non è difficile dopo basta premere il numero della pompa giusta prendere l'erogatore con il guanto per non sporcarsi la mano e inserirlo nel serbatoio della propria auto signora non è difficile no grazie sa mio marito suo marito vorrei dirle è uno stronzo e lei sarebbe meglio che smetta codesto timore e tremore e vada nel caso dai carabinieri proprio quelli che passano con la loro bravo blu turbodiesel coi finestrini aperti e gli occhi puntati sul suo culo questo non gliel'ho detto l'ho solo pensato e adesso scritto ero troppo stanco sono troppo gentile punto

giovedì 28 agosto 2014

Al lavatoio

- Buonasera Dio, come va?
- Buonasera uomo, non c'è male.
- Non c'è male? Come: non c'è male? Il mondo è pieno di male.
- Allora abbastanza bene.
- Non ce n'è abbastanza di bene.
- Senti a me, uomo: vuoi parlare? Parla, ma non mi confondere con le tue manfrine linguistiche, ché io ho tempo da perdere, ok, ma tu no, tu non ne hai da perdere, ricordatelo.
- Perdonami Signore, non volevo confonderti. Vorrei soltanto farti alcune domande.
- Ancora non hai finito di domandare? Guarda che io non sono mica un imam buono per ogni stagione (porco me, quando li intervistano e mi dicono che vogliono islamizzare il Vaticano mi scompiscio dal ridere).
- No, Signore, non si finisce mai - ovvero si finisce con la morte - di porti (nel senso di porre a te, non di plurale di porto o della seconda persona singolare del verbo portare) domande.
- Ora ti tiro un àncora in testa e te l'attracco al. Va' al punto o vado via.
- Sì, ecco, vorrei che giudicassi questa mia considerazione: appurato che Tu, in quanto Dio, sei un prodotto del cervello e non il cervello un Tuo prodotto, è forse per tale ragione che nel mondo ci sono tante teste di cazzo?
- Sai cosa penso? Che siete messi male, voi umani.
- E perché?
- Perché se io sono ciò che tu dici, allora ammazza l'uomo che i cimiteri crescono: è più facile spariscano le vostre teste che le vostre idee malate. Lunga vita a me, dunque, quale che sia la maniera con la quale mi immaginate e credete.
- Dunque spiegami: se tu ci fossi indipendentemente da noi, in concreto, cosa faresti per la nostra specie pensante, nella fattispecie ai nostri cervelli?
- Li metterei in una vasca.

mercoledì 27 agosto 2014

La funzione della Germania

«L'inclusione della Germania occidentale nel piano generale della ricostruzione europea (Erp = Piano Marshall) è importante per gli Stati Uniti almeno sotto due aspetti: 1) perché renderà la zona suddetta autosufficiente in pochi anni, riducendo così al minimo l'onere che gli Stati Uniti devono sopportare per l'assistenza; 2) perché mediante l'utilizzazione delle risorse produttive tedesche la creazione di un'economia europea pacifica e autosufficiente potrà essere notevolmente accelerata.
La Germania non solo è oggi in stato fallimentare ma rappresenta anche un grave ostacolo per la ripresa economica di tutta l'Europa. Con un livello di produzione pari al 40% di quello anteguerra, con uno scarsissimo livello di produzione per quanto riguarda il carbone, l'acciaio e i fertilizzanti, la Germania intralcia gravemente i progressi che possono essere compiuti altrove. Gli altri paesi dell'Europa occidentale non potranno riacquistare la loro prosperità finché l'economia della zona occidentale resterà paralizzata.
La funzione che la Germania occidentale dovrà svolgere nell'Erp non porterà alla restaurazione della supremazia tedesca dell'anteguerra nel campo delle industrie pesanti e dell'industria chimica, anzi un programma del genere incontrerebbe la più decisa opposizione degli USA in quanto sarebbe diretto contro gli interessi della sicurezza europea. Qualsiasi tentativo per riportare l'industria tedesca al livello anteguerra incontrerebbe per gli stessi motivi la stessa opposizione, anche perché i grandi quantitativi di materiali necessari metterebbero a repentaglio la piena utilizzazione del potenziale industriale degli altri paesi europei».


Da Current Development Report on European Recovery, n. 3, Office of Public Affairs Department of State, trad. it. Cos'è il piano Marshall?, Milano 1948, in Il capitalismo italiano del Novecento, a cura di Lucio Villari, Laterza, Roma-Bari, 1975, vol. II.

martedì 26 agosto 2014

Un cielo così

[Léa Seydoux by Peter Lindbergh]
Un cielo così che atterra come una fede - quasi, ché la fede, ogni fede, ha un sovrappiù di catene che, oltre a schiacciare, legano (anche se gli osannanti sosterranno il contrario affermando che il credere, ogni credo, libera) - un cielo così, da metropolitana, per andare in nessun luogo, fermi a respirare ruggine e monossido di carbonio - un cielo così, ecco, è un cielo che fa preferire tenere gli occhi aperti su soffitte buie, per guardare oltre quello che si vede, nella costruzione in forward di vissuti che, fotogramma dopo fotogramma, porteranno al capolinea del tempo, quel te di adesso sarà un pallido ricordo che farà riaffiorare rimpianti, pavidità, egotismi, occasioni perdute, scelte e no che difficilmente ti renderanno orgoglioso di te stesso, e se ci riusciranno sarà ancora per illuderti.

lunedì 25 agosto 2014

Il delitto di lasciarsi incantare

«Il controllo industriale sfugge ai capitalisti. La “persona” del capitalista si rivela ogni giorno più dannosa alla produzione, deleteria per la vita sociale [...]
Il capitalismo è riuscito finora a “costringere” gli operai a lavorare. Direttamente col terrore (minaccia di licenziamento e contrazione dei salari) e indirettamente con lo stimolo della concorrenza (cottimi, premi ecc.). Il paziente lavoro dell'organizzazione ha spezzato quest'arma affilata del capitalismo: gli operai hanno realizzato formidabili concentrazioni umane e hanno posto fine al regno della concorrenza nel mercato della forza-lavoro. Gli industriali tendono al monopolio  del mercato  internazionale dei prodotti [...] È un momento essenziale della rivoluzione industriale e politica [...] Momento critico e pericoloso. Il capitalista non può licenziare l'operaio o abbassarne il salario [non poteva ndb]: si morde i pugni, stipendia i suoi sicofanti del giornalismo e della “scienza” economica liberale, fa riempire l'aria di veementi diatribe contro la tirannia delle organizzazioni [sindacali], o, più astutamente, di bambagiose dimostrazioni scientifiche dei pericoli cui va incontro la civiltà, per colpa dei demagoghi che spingono la classe operaia all'abisso [...]
La soluzione di questo nodo gordiano? L'espulsione del capitalista dalla fabbrica, la conquista dello Stato da parte dei proletari e l'instaurazione del regime dei “Consigli”. La diminuita volontà di lavoro degli operai è in relazione colla loro più intensa partecipazione alla vita politica, coll'accresciuto loro senso di responsabilità sociale e storica. Non si lavora, quando si è costretti a rimanere in continuo allarme verso l'attività dello Stato borghese, quando si è assillati dalla preoccupazione che le mene oscure delle critiche plutocratiche che detengono il potere possono precipitare nuovamente i popoli nell'abisso della guerra».

Antonio Gramsci, La volontà di lavorare, «L'Ordine Nuovo», 7  giugno 1919

«Anche se non ci riempiamo la bocca di inutili esortazioni a produrre, sappiamo anche noi che la fabbrica deve sviluppare la produzione, perché la produzione è la civiltà ed è la ricchezza. Ma se l'industrialismo difende senza esclusione di colpi i suoi privilegi, e se lo Stato continua a prestare man forte al padronato contro il  proletariato, sarebbe un delitto se lasciassimo incantare gli operai dalle chitarronate della ‘pacificazione sociale’».

Id. Dopo la vittoria dei metallurgici, «Avanti!», 29 settembre 1919

La mattina a decollazione


- A Ce', che fai?
- No, niente. Stavo a decapità quarcuno.

Chi tollera le cause, approva gli effetti

«Dilucidata la questione di diritto publico e privato, e svolti gli effetti economici delle interdizioni israelitiche, resta dunque a dare un cenno fugace alle conseguenze morali dell'ordinamento dei diritti e degli interessi.
Io dimando. È vero o no che l'opinione dei popoli attribuisce agli Ebrei una eccessiva avidità di lucro congiunta all'astuzia, alla bassezza, e persino alla insensibilità?
Dimando ancora. Questa avidità astuta, bassa, disumana è una qualità morale o immorale?
Incumbeva adunque al legislatore di rimuovere le cause; perché chi tollera le cause, approva gli effetti. Ora quali sono le cause di questa proclamata perpetua immoralità d'una numerosa classe degli abitanti d'ogni Stato?
L'Ebreo viene accusato d'essere usurajo. L'idea fondamentale dell'usura sta nel prestito del numerario o d'altro surrogato circolante. Chi non è abitual possessore di ricchezza mobile, non ne può essere abitual prestatore. Adunque se l'Ebreo fosse solito a investir le sue ricchezze in cose che per loro natura non si dessero a prestito, egli non potrebbe abitualmente e costantemente imprestare. Ebbene, la terra e gli altri immobili non si prestano; è chiaro adunque chel'Ebreo in quanto sarà possidente e in proporzione della sua possidenza, cesserà di essere usurajo. Adunque chi non lo vuole usurajo, lo voglia possidente, e sarà pago del suo onesto desiderio.»

Carlo Cattaneo, Interdizioni israelitiche, (1836), Einaudi, Torino 1987

E se per assurdo, senza allargarsi troppo, fosse data dall'Onu ai combattenti sunniti dell'Isis la possibilità di crearsi uno Stato in maniera perfettamente legale a patto di non rompere più le palle al circondario, dopo l'illusione della vittoria, i suddetti combattenti non saranno presi dal panico sul come organizzare uno Stato anche seguendo i dettami dell'islam?

In buona sostanza, una volta terminate le predazioni, quanto impiegheranno i nuovi statisti a farsi deprimere dalla crescita del Pil?

domenica 24 agosto 2014

Capitalismo di predazione

Matteo Renzi ha dichiarato che vorrebbe togliere 
"il paese dalle mani dei soliti noti, quelli che vanno in tutti i salotti buoni a concludere gli affari di un capitalismo di relazione ormai trito e ritrito".
Ha pensato all'esproprio proletario? Dubito.
Io credo che, piuttosto, se l'attuale presidente del consiglio insiste, nei salotti buoni i soliti noti si triteranno le palle e, per lui, il prossimo secchio da vuotarsi in testa sarà pieno di altro liquame.

§§§

Tardo pomeriggio, in fila al banco gastronomia della Coop; mentre aspettavo il mio turno per prendere un classico etto di crudo tagliato fino, ho visto un presunto capitalista che si è fatto incartare resti di prosciutto che non possono più essere tagliati a macchina e che vengono venduti a saldo. 
Per un attimo, mi sono intristito come Santa Giovanna dei Macelli a vedere quali pieghe prende a volte il plusvalore.

GIOVANNA: «E insomma come mai c'è questa malvagità nel mondo? Già, come potrebb'essere diversamente? Naturale, se per un po' di prosciutto sul pane uno deve prendere l'accetta e rompere la testa all'altro, nella speranza che gli dia quello che gli è pur necessario per mantenersi in vita, e il fratello deve lottare contro il fratello per i bisogni più elementari, come non dovrebbe allora essere soffocata nel cuore dell'uomo la sensibilità per tutto quello che è più elevato?»

Bertolt Brecht, Santa Giovanna dei Macelli, Atto V, (1953) Einaudi,Torino 1963, traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini

sabato 23 agosto 2014

Annunciazione, annunciazione



O cultori della Grande Zinna: un angelo è venuto ad annunciarmi un sito che fa per voi. Cioè, per noi.


Boobs in Motion. 
Non lo linko perché pare sia +18 e non vorrei che i bacchettoni googoliani mi bannassero.

La seconda età dell'oro


«- Il lettore era in abiti militari: stava salutando la moglie, che piangeva.
- Il lettore si stava imbarcando su di un aereo militare.
- Dall'aereo si staccava una ghirlanda di paracadute.
- Il lettore, col mitra puntato verso il basso, stava prendendo terra.
- Il lettore era atterrato in una pianura buia: stava dietro un masso, in agguato.
- Il lettore era stato colpito: una macchia nera si allargava sotto di lui.
- Una rozza croce di legno su di un tumulo di terra.
- Questa... questa è la guerra, non è vero? – chiese S. dopo un attimo di silenzio. G., molto imbarazzato, taceva; R. rispose:
- Sì, lo sappiamo, se ne fa un gran parlare, ma vorrei metterla in guardia contro certi luoghi comuni. Prima di tutto, lo tenga presente, non è affatto dimostrato che la guerra sia radicata nella specie umana, che sia scritta nel destino di tutti i paesi, di tutte le epoche e di tutti gli individui. Proprio in questo periodo stiamo sperimentando un piano di pace molto ben congegnato, fondato sull'equilibrio delle paure e dei potenziali aggressivi: ebbene, funziona ormai da venticinque anni in modo tutto sommato abbastanza soddisfacente, abbiamo avuto soltanto una mezza dozzina di guerrette periferiche. Non si era mai visto nulla del genere da molti secoli […] la seconda età dell'oro potrebbe essere già incominciata, in silenzio, furtivamente. Poi vorrei ricordarle che non sempre la guerra è un male, ossia un male per tutti. Abbiamo saputo di vari nostri clienti che hanno superato l'ultimo conflitto non solo in buona salute e senza danni, ma guadagnandoci sopra parecchi quattrini».

Primo Levi, Vizio di forma, Einaudi, Torino 1971

Luca Levi di Montalcino

Post di sevizio: non è facile ricominciare, è frustante.
§§§
Mi dicono di donne che picchiano i conviventi uomini e nessun giornale che si 
lamenti in cronaca: meglio così, disparità di genere.

§§§
Quelli dell'Isis sono assetati del nostro sangue: desideri diabetici.
§§§
Cristo si è fermato a ebola.


§§§
Se questa è una fava.

giovedì 21 agosto 2014

Madrelingua

Madre: "Oggi è l'ultimo giorno di Solleone anche se quest'anno si è visto poco, è stato in letargo".
Figlio: "Già, è stato un tempo di merda, accidentalpapaeachiloprega".
Madre: "Lo sai, non mi pigli con questi accidenti. E poi, poverino questo papa, cosa vuoi che c'entri con il tempo... A me, in fondo, sembra un ebete".
Figlio:  "Un ebete? E perché?"
Madre: "Perché quando parla con quell'italiano frammisto allo spagnolo sembra un ebete".

mercoledì 20 agosto 2014

L'emergenza, il maltempo, il caso.

A volte mi chiedo quanto un direttore influisca sull'impaginazione del quotidiano che dirige, anche d'agosto quando, presumibilmente, è in ferie

domenica 17 agosto 2014

Europa non dà soldi, Padoan la butta dal balcone

Sto mangiando un gelato in un locale che ha il WiFi e leggo le news che Google seleziona per argomento.
La seguente è taggata in Economia.

http://roma.corriere.it/notizie/cronaca/14_agosto_16/mamma-non-da-soldi-la-droga-lui-butta-balcone-arrestato-3a6d9e7e-2526-11e4-9823-28e6a48452ca.shtml

È chiaro che Padoan chiede soldi per la droga governativa. Ma non sarà arrestato, no.

sabato 16 agosto 2014

Per non perdere il vizio

Buongiorno Dio.
A mezzogiorno si dice buon mezzogiorno.
Ok, scusa. Hai sentito quel che il papa ha detto in Corea?
No. Ha per caso fatto i complimenti alla Samsung di essere diventata quel che l'Olivetti poteva diventare?
Macché: ha detto che il mondo è stanco della guerra.
E se il Signore degli Eserciti fosse stanco del mondo come la mettiamo?
Lo conosci?
Potrei esserlo.
Lo sei?
Sono troppo stanco. E poi che altro ha detto?
Ha detto no ai modelli economici disumani che creano povertà.
E chi sono i disumani lo ha detto?
No, si dice il peccato, ma non il peccatore.
Oppure perché i peccatori pagano ancora troppo bene le tournée?
Buon sabato après-midi, o Signore.
In Corea direbbero buonanotte.

domenica 10 agosto 2014

Certo

Leggere Malvino e Olympe de Gouges in spiaggia all'estero è impagabile.
(mi è difficile linkare con lo smartfono, tanto è facile trovarli).

mercoledì 6 agosto 2014

Massaro Pausini

[*]
Per alcuni giorni, una dozzina, blog a scartamento ridotto. Niente pc stavolta in vacanza. Qualche foto social, forse, tramite smartfono. Fogli sparsi, sicuro. 
A presto, dunque.

Attilio Bertolucci
Id.
(poesie fotografate alcuni mesi or sono da un'antologia dell'Officina einaudiana)
P.S.
Il titolo non serve soltanto a sottolineare che io le mutande e il costume con la retina reggipalle li porto.

martedì 5 agosto 2014

Lo sputinismo


Find more music like this on Dieselpunks

Conoscete Faared Zakaria? Io l'ho conosciuto oggi, Repubblica gli ha pubblicato in traduzione un editoriale già uscito sul Washington Post, chissà se gli spediscono un obolo in euro o in dollari, chissà. E penso: perché Repubblica si affida a un editorialista straniero per convogliare nei suoi lettori l'idea che Putin buhhh e che gli ammericani invece oh yeah
Non ci crede più nessuno alla favoletta bella del liberalismo alla cazzo di Obama, lo volete capire?

Volete convincere l'opinione pubblica europea (quella ammericana ci vuole poco, eh?) a poco a poco della necessità di una guerrettina per difendere i valori occidentali, quali i diritti dell'individuo (quale individuo, dimmi, Faared, dimmelo che ti sputo in un occhio), la tolleranza, il cosmopolitismo e l'internazionalismo?
The success of Putinism will depend a great deal on the success of Putin and Russia under him. If he triumphs in Ukraine, turning it into a basket case that eventually comes begging to Moscow, he will look like a winner. If, on the other hand, Ukraine succeeds outside of Russia’s orbit and the Russian economy continues to weaken, Putin might find himself presiding over a globally isolated Siberian petro-state.
viene tradotto con
Il successo del putinismo in buona parte dipenderà dal successo di Putin e della Russia da lui guidata. Se il leader russo trionferà in Ucraina, trasformandola in un paese sull'orlo della bancarotta, costretto a chiedere l'elemosina direttamente a Mosca, apparirà come un vincitore. Se invece l'Ucraina riuscirà ad avere successo fuori dall'orbita di Mosca, e se l'economia russa proseguirà nel suo rovinoso cammino, Putin potrebbe trovarsi a presiedere un petrol-stato siberiano isolato dal resto del mondo.
Scusi una cosa, mister Faared: se l'Ucraina chiede l'elemosina direttamente a Washington (come sta facendo l'attuale governo in carica post piazza Maidan) questo la farà uscire dall'attuale bancarotta?

Ma vada a fanculo, lei ed Ezio Mauro.

lunedì 4 agosto 2014

Una finzione di povertà

Necessarium ergo iudico id quod tibi scripsi magnos viros saepe fecisse, aliquos dies interponere quibus nos imaginaria paupertate exerceamus ad veram; quod eo magis faciendum est quod deliciis permaduimus et omnia dura ac difficilia iudicamus. Potius excitandus e somno et vellicandus est animus admonendusque naturam nobis minimum constituisse. Nemo nascitur dives; quisquis exit in lucem iussus est lacte et panno esse contentus: ab his initiis nos regna non capiunt. 

«Perciò ritengo necessario quello che, come ti ho scritto, hanno fatto spesso i grandi uomini; scegliamo alcuni giorni in cui esercitarci, con una finzione di povertà, a tollerare la vera povertà. Ciò è tanto più necessario in quanto ci siamo snervati nei piaceri e ormai giudichiamo tutto duro e difficile. Bisogna, invece, scuotere l'animo dal torpore, stimolarlo e ricordargli che la natura ci ha dato ben poche esigenze. Nessuno nasce ricco: appena viene alla luce, ogni essere umano deve appagarsi del latte e di un panno; ma, dopo questi inizi, neppure un regno basta a saziare i suoi desideri.»

Seneca, Lettere a Lucilio, 20, [13], Edizione BUR, traduzione di Giovanni Monti.

Ai tempi di Seneca non c'erano i reality show e così la classe dominante si divertiva come poteva. Oggi, i più scalcagnati dei pezzi di merda, per fare i loro esercizi di povertà, vanno a Davos. E aprono fondazioni per fare a gara a chi fa più beneficenza. «Nessuno nasce ricco», ricordatevelo uomini, e per uno che lo è diventa ce ne dev'essere almeno qualche milione che muore in povertà, ma mai per finta.

domenica 3 agosto 2014

Siamo tutti puttane reloaded




Sia vero o no, Clinton e Blair (ma anche altri, D'Alema compreso) hanno fatto il loro lavoro di servitori del comitato d'affari capitalista, quindi cosa vuoi che siano 500mila euro a conferenza, mica ne tengono una al giorno e poi ci devono campare le proprie fondazioni, think thank della politica moderna e io sono sicuro che Renzi contribuirà col suo pensiero a fare della Terra un pianeta peggiore, nel suo piccolo sforzo di facitore 'e 'mmerda, ponza che ti riponza, non si fanno mai bastare la settimana enigmistica al cesso, certe persone.
Nondimeno mi sembra d'uopo segnalare al giovane politico andato avanti senza bisogno di concorsi, né di televisioni, che i suddetti Clinton, Blair (e anche D'Alema) per avere i 500mila euro a conferenza una guerrettina a cranio l'hanno fatta, così tanto per espellere qualche missiluccio aria terra sopra Belgrado o Bagdad per fare degli esempi che iniziano con la B di bestie. E quindi, esimio presidente del consiglio si dia da fare, in questo semestre europeo, per promuovere una guerrettina umanitaria, in Ucraina il casus belli è alla portata persino di mia zia che ha quasi ottantacinqu'anni e se gli dico Donetsk mi risponde: «Salute».

sabato 2 agosto 2014

Come noi bambini

«Uno specialista psichiatra – o come si dice – vecchio compagno di scuola, incontrato per i vialetti, gli promise la guarigione, cinque sedute bastavano, gratis. […] Anzitutto Ugo lo fece sdraiare su un lettuccio e gli si pose dietro. Rilassati, udiva, e parla. Come rilassarsi però con quello alle spalle. Il pensiero che gli rovesciasse addosso uno scapaccione, e fra amici è solito, lo teneva all'erta. Egli guardava in su e apparivano alla rovescia la barbetta ancor nera e il camice bianco protesi verso di lui. Rilassati, dici quanto ti viene in mente, sii calmo. Senza quasi accorgermene dissi che i princìpi non sono punti di partenza ma di arrivo. Continua, continua Bibi, ci siamo già, faceva la voce. E io: questa è la mia angoscia, il mistero che sto vivendo, un dove e un chi imperscrutabili, mistero non solo fuori di me, ma in me: quando sono cattivo penso che non avrà risposta in eterno. E nei miei primi anni credevo che tutti gli adulti custodissero chissà quale segreto da svelarmi poi un giorno; trovai che erano come noi bambini.»

Antonio Pizzuto, Signorina Rosina, (1956), edizione Einaudi, Torino 1978 – pag. 119-120

Pensandoci bene, io non mi ricordo se da bambino pensavo che gli adulti custodissero segreti; l'unica volta che forse l'ho pensato era quando, in rare occasioni, e per colpa degli spazi, gli adulti ci facevano mangiare noi bambini in una stanza separata, e in anticipo rispetto a loro. Ebbene io mi ricordo che questo fatto mi dava fastidio, era come se loro si riservassero chissà quale tipo di convivialità che mi escludeva. In effetti, avrei preferito che a me fosse stato concesso il privilegio di sedere accanto ai grandi, lasciando i miei cuginetti e altri amici da soli a giocare tra un boccone e l'altro.
Mi ricordo inoltre che io gli adulti li ascoltavo volentieri senza che necessariamente si rivolgessero a me, anzi sperando che facessero finta, parlando come se io non ci fossi, e conversassero tranquillamente senza tema di perturbarmi. Quando accadeva, non facevo il rompicoglioni come solitamente fanno molti bambini d'oggi che reclamano in continuazione attenzione e ascolto: no, io stavo zitto, quasi mi nascondevo tra gambe che parevano alberi, e lasciavo che il flusso delle loro storie mi trasportasse in un mondo di fatti che ancora non mi apparteneva ma al quale volevo, chissà per quale ragione, accedere. Per i segreti, forse? 

venerdì 1 agosto 2014

Mosè

[*]
Meno male la Bibbia è stata già scritta. Però mi domando come mai non si riprende il filo del discorso, in particolare per riallacciare in forma ufficiale i rapporti con Dio. Ma Dio (stavo per dire Madia) sarà d'accordo a essere di nuovo tirato in ballo in un dialogo serrato con... con chi, già? Chi prende le parti di popolo eletto? Gli ebrei sono troppo impegnati a sparare (dicono per difendersi preventivamente). Anche gli arabi sparano in vari luoghi ove il loro credo ha preminenza (Libia, Iraq, Siria e non dimentichiamoci l'Afghanistan). Noi italiani abbiamo le mani legate, bloccati dall'influenza della teocrazia vaticana che si arroga da secoli il titolo di rappresentante di Dio in terra. E quindi dove trovare nuovi profeti, nuovi salmisti, nuovi testimoni del complicato rapporto tra l'uomo e Dio?

Io una certa idea ce l'avrei. Quasi quasi scrivo al cardinal Ravasi per sentire se ci trova un editore. Il Centro Editoriale Dehoniano di Bologna andrebbe benissimo.