sabato 23 agosto 2014

La seconda età dell'oro


«- Il lettore era in abiti militari: stava salutando la moglie, che piangeva.
- Il lettore si stava imbarcando su di un aereo militare.
- Dall'aereo si staccava una ghirlanda di paracadute.
- Il lettore, col mitra puntato verso il basso, stava prendendo terra.
- Il lettore era atterrato in una pianura buia: stava dietro un masso, in agguato.
- Il lettore era stato colpito: una macchia nera si allargava sotto di lui.
- Una rozza croce di legno su di un tumulo di terra.
- Questa... questa è la guerra, non è vero? – chiese S. dopo un attimo di silenzio. G., molto imbarazzato, taceva; R. rispose:
- Sì, lo sappiamo, se ne fa un gran parlare, ma vorrei metterla in guardia contro certi luoghi comuni. Prima di tutto, lo tenga presente, non è affatto dimostrato che la guerra sia radicata nella specie umana, che sia scritta nel destino di tutti i paesi, di tutte le epoche e di tutti gli individui. Proprio in questo periodo stiamo sperimentando un piano di pace molto ben congegnato, fondato sull'equilibrio delle paure e dei potenziali aggressivi: ebbene, funziona ormai da venticinque anni in modo tutto sommato abbastanza soddisfacente, abbiamo avuto soltanto una mezza dozzina di guerrette periferiche. Non si era mai visto nulla del genere da molti secoli […] la seconda età dell'oro potrebbe essere già incominciata, in silenzio, furtivamente. Poi vorrei ricordarle che non sempre la guerra è un male, ossia un male per tutti. Abbiamo saputo di vari nostri clienti che hanno superato l'ultimo conflitto non solo in buona salute e senza danni, ma guadagnandoci sopra parecchi quattrini».

Primo Levi, Vizio di forma, Einaudi, Torino 1971

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