venerdì 9 gennaio 2015

Martiri del cazzo

Stasera, dopo aver minuziosamente osservato la nuova montatura degli occhiali di Hollande ed averlo attentamente ascoltato, per non infognarmi nella sequela di notizie e aggiornamenti sulla Parigi sott'attacco degli ultimi tre giorni e, soprattutto, per fuggire i commenti degli esperti sulla questione, ho cambiato canale e mi sono imbattuto nella sfilata delle Victoria’s Secret, le figone secche secche che sfilano in mutandine e reggi calze, body o reggiseni, piume o ali di farfalle. 
Così, per riprendermi e obliterare le facce ammerda degli attentatori jihadisti e indirizzare in altri luoghi del corpo l'eccitazione montante contro lo schifo fondamentalista e terrorista, ho indugiato una decina di minuti sulla trasmissione: un toccasana, meglio di un estintore al bromuro. Saranno state le facce degli astanti ai lati della passerella, saranno state le supermodelle superfighe eccitanti come acciughe sottosale del Cantarbico (ma assolutamente più scipite), sarà stata la musica hit del momento (Arianna Glande), sarà l'età, non so, insomma fatto sta che niente, nemmeno un grammo di salivazione, un grado di sollevamento erettile, niente. E pensavo: forse i tre cittadini francesi sottomessi al credo jihadista pensavano seriamente che nel loro fottuto paradiso, ad attenderli, ci sarebbe stato questo genere di fanciulle, magari un po’ più vergini. Beh, se li avessero catturati vivi, avrei proposto alla gendarmerie un serio programma di rieducazione, tipo Arancia meccanica, costrizione delle palpebre a guardare sino allo sfinimento quello che probabilmente, sotto sotto, desideravano segretamente e che qualcuno gli ha fatto credere di poterlo avere. Da morti.

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