venerdì 16 gennaio 2015

O che gioia che gioia

Leggendo l'allegoria malviniana sulla mamma di Bergoglio, m'è tornato in mente una canzone che da giovine - diciamo dai quattordici ai diciotto - solevo cantare con gli amici quando capitava di bere tanto quanto bastava per diventare brilli. 
In particolare, mi ricordo che gli amici chiedevano a me d'intonarla e loro mi venivano dietro - e quando giungevamo al refrain in cui le voci si univano, a squarciagola cantavamo con estrema soddisfazione:

c'ho la mamma maiala [rip.]
o che gioia che gioia
esser figli di troia
siamo tutti fratelli
degli stessi bordelli
siamo tutti cugini
degli stessi casini

eccetera.

Che risate. Quanto ci divertivamo. Era come una liberazione, una sorta di risoluzione pacifica del conflitto edipico, la conferma (altro che la cresima) del definitivo distacco dal cordone ombelicale.

Per proseguire poi nel solco dei ricordi: da piccoli, quando erano frequenti le offese tra coetanei a colpi di sonori figlio di puttana, ricordo che ad essere i più offesi e i primi a voler menare le mani per riparare il torto subito, erano quelli che probabilmente avevano la mamma un po' puttana per davvero. 

3 commenti:

Fahrenheit451 ha detto...

Per noi toscani però non vale, noi ci si cresce (cresceva?) nella dissacrazione, e si sa che libera, e che più è pesa e più libera.
Per molti altri non è così e il furbone in gonnella era a loro che si rivolgeva, mica a noi...
Mi ricordo codesta canzoncina d'averla cantata da militare con altri conterranei ed ho ben vivido il ricordo degli occhi pallati e delle bocche aperte degli altri commilitoni d'altra provenienza, manco stessero assistendo ad uno sbarco alieno. ;)

Olympe de Gouges ha detto...

un bacio in fronte

UnUomo.InCammino ha detto...

Ihihih