lunedì 26 gennaio 2015

Un mulino che gira a vuoto

« Ogni giovane sensibile, soprattutto se plasmato dalla cultura e dalla musica – ed era il suo caso – è propenso a considerare le torbide passioni del corpo e dell'anima, questo magma lirico della gioventù, come un precoce segno di talento. Tuttavia, più spesso si tratta di un segreto vibrare della sensibilità, di un impuro associarsi di secrezioni ormonali con gli spasmi del nervo simpatico, di una simbiosi tra la struttura organica e la musica dell'anima – che sono il dono della giovinezza e dell'esuberanza spirituale, e che, simili alla poesia nelle loro vibrazioni, si possono facilmente confondere con la poesia vera. Una volta catturati da questa magia – che con gli anni diventa una pericolosa abitudine, come il fumo e l'alcol – si continua a scrivere, con mano abile di versificatore, sonetti ed elegie, versi patriottici e di circostanza, ma ormai si tratta soltanto di un meccanismo che si è messo in moto in gioventù e ora procede solo per forza d'inerzia d'abitudine, basta che ci sia un minimo alito di vento, come un mulino che gira a vuoto. »
Danilo Kiš, Il liuto e le cicatrici, Adelphi, Milano 2014

Ecco qua, perfettamente definita, quella che penso sia la sostanza della mia attività bloggheristica: un mulino che gira a vuoto, che non macina altro che refoli di pensiero dai quali si ricava punta farina, nessun pane, qualche sbadiglio, forse un sorriso di compiacimento e un'alzata di spalle di complicità. Nondimeno – e sebbene sia rarefatta la composizione di versi – le pale girano (le pale, ci siamo capiti) perché ancora c'è la percezione del vento: il vento dell'epoca, limitatamente espresso dal vento che passa il convento della storia (‘s’ minuscola obbligatoria: sentite quante rime baciate?). «Si tratta soltanto di un meccanismo che si è messo in moto in gioventù e ora procede solo per forza d'inerzia e d'abitudine» (volevo scrivere questo a commento di un post di Luigi Castaldi, ma l'inerzia non riguarda certamente il suo caso, l'abitudine forse).
L'abitudine, che bellezza l'abitudine (giudizio privatissimo). L'abitudine estende il pensiero allontanandolo dall'azione (sarà vero?).
Altra cosa: indagare cosa avrebbe messo in moto, in gioventù, il meccanismo della scrittura, credo che non avvalorerebbe, né screditerebbe alcunché. Per quel che vale, il «segreto vibrare», l'«impuro associarsi» e la «simbiosi» sopra descritte da Kiš si attagliano bene al mio caso.

Insomma, così è; il mulino Massaro gira a vuoto e in questi giorni di grecale si vede benissimo. 

6 commenti:

Romeo ha detto...

Hai presenti quei film in cui tra le consegne ad un agente che deve infiltrarsi in qualche organizzazione malavitosa gli dicono di mantenere "un basso profilo"? Ecco, post come questo, dei tuoi, nel mentre mi inchino alla modestia metodica, alla dubitante intelligenza del ricercatore, mi sembrano operazioni di abbassamento del profilo - per evitare di essere sparati - di questi tempi, poi...

Marino Voglio ha detto...

avete tutti un po' rotto er cazzo co' 'st'ansia de risurtati, o de frutti.

te lo dico a te in privato, ma non sei l'unico eh...

Luca Massaro ha detto...

@ Romeo
No, non t'inchinare ti prego, ché altrimenti mi sdraio. Comunque grazie. ;-)

@ Marino
Forse me so espresso male e nun vojo sindacà er tuo giudizzio; tuttavia, teloggiuro che cor presente post - e pure cor blogghe in genere - nun intendo raccoje altri frutti fòri da quelli che me cadono in testa con la pubblicazione. Cioè a dire: digito "pubblica" e so' contento, davero.

Marino Voglio ha detto...

bravo. e io te leggo e semo contenti in due, e te paresse poco.

Anonimo ha detto...

Buttatci anche un refolino di narciso,va là...

l.badhen

Luca Massaro ha detto...

Ce lo butto, ce lo butto, foss'anche solo per il profumo (del narciso, sia chiaro).