sabato 21 febbraio 2015

Divertitevi

via Avvenire
Ci manca solo che diventino musulmani e poi siamo a cavallo.

Lo so, lo so che in questo senso convertirsi significa riconoscere i propri peccati, pentirsi sinceramente, fare ammenda, cospargersi il capo di cenere e cercare, per quanto possibile, di espiare il male perpetrato. So anche che, prima di Francesco, Giovanni Paolo II disse ai mafiosi la stessa cosa e con un tono molto più irato e severo (minacciando altresì il giudizio divino).

E tuttavia, da un mero punto di vista formale, i mafiosi, gli 'ndranghetisti, i camorristi, i santisti (si chiamano così gli affiliati alla Sacra Corona Unita?) sono tutti cattolici in regola coi sacramenti, dal battesimo alla sacra unzione. Anzi: molti di loro si raccomandano in continuazione non solo alla Santissima Trinità e alla Madonna, ma anche a un folto numero di santi verso i quali nutrono profonda devozione.

Dunque, se fossi il Papa, ai mafiosi chiederei di pentirsi e di mettersi sulla retta via, con fermezza sì, ma senza tanto insistere da farli impermalire, soprattutto in questa fase storica in cui feroci jihadisti, che si trovano a sud di Roma, hanno più volte dichiarato che son pronti a profanare, baionetta in canna, il soglio di Pietro. In buona sostanza, per l'economia del cattolicesimo, conviene più che i cristi e le madonne in processione facciano l'inchino alle finestre dei boss trattenuti in casa dagli arresti domiciliari, anziché rischiare di vedere i boss inchinarsi loro in direzione della Mecca.

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