domenica 28 giugno 2015

Fila al bancomat

Mettersi in fila al bancomat per prendere denaro e quindi mettersi in fila ai supermercati per comprare merce, immagino in primis derrate alimentari e ricariche telefoniche, chissà. Denaro, merce. Ma aspetta. Le signore e i signori che fanno la fila al bancomat in che maniera hanno ottenuto quel denaro depositato nelle banche? Presumibilmente, per la maggior parte di loro, il saldo del conto corrente è dovuto alla vendita della loro ‘capacità lavorativa’, cioè: dalla fila di ore giornaliere (di solito otto per il settore privato e - credo anche per la Grecia - un po' meno per il settore pubblico) dedicate al lavoro.
In breve: fila al bancomat, fila al supermercato, fila di ore lavorative. Che palle. 
Gran parte della vita consumata per il denaro e per la merce.
Vivere per avere denaro che consente di acquistare merce; acquistare merce per vivere.
Considerare questo meccanismo come cosa naturale, acquisita dall'umanità una volta per tutte e amen. Che condanna.

Eppure c'è una classe di persone, non molte, anzi poche, le quali sono al di fuori di questo vincolo, no, mi sbaglio: non ne sono fuori, ma, come dice Marx, trovano in esso un «appagamento assoluto» a scapito invece di coloro, la maggioranza delle persone, che lo vivono come «processo di riduzione in schiavitù»¹.

Io sono schiavo del mio fottuto stipendio (e devo ritenermi fortunato per averlo). Fottuto stipendio che mi serve per a per b per c per e - e, se fossi greco, per fare la fila al bancomat, al supermercato, per andare a votare un referendum a cazzo ritto (Syriza).

O santi dèi dell'Olimpo: dopo l'arco e la freccia e il sacro fuoco perché non regalate qualcosa ai comuni mortali per prenderlo in culo diversamente, magari godendo un po' di tanto in tanto?
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¹ Il Capitale, Capitolo VI inedito, [“Processo di valorizzazione del capitale, processo di alienazione del lavoro”].

5 commenti:

Marino Voglio ha detto...

( enpassant sarei curioso di sapere come voteresti, se fossi greco; schiavitù bancomat e ricarche incluse...)

Luca Massaro ha detto...

Be', penso che farei come dice il KKE.

Olympe de Gouges ha detto...

a me pare che il KKE non tenga conto dei rapporti di forza e il suo sia solo avventurismo. i militari sono dietro la porta. invece si può ancora trattare e raggiungere un compromesso con la Ue, per una volta facendo pagare gli armatori e gli altri grossi pescecani con un imposta retroattiva dal 2014, per cominciare. proseguendo poi con il tagliare alcuni privilegi assurdi. il referendum molto probabilmente porterà a questo risultato.

Luca Massaro ha detto...

Ok, ma scusami l'ovvia domanda: dovrebbe vincere il No, vero?

Olympe de Gouges ha detto...

Vincerà il sì. I fatti mi smentiranno, ad ogni modo chiunque vinca vale quanto ho scritto ieri sera (e scusami l'auto citazione):
I salariati greci potranno scegliere se accettare i tagli UE, spingendoli ancora di più nella miseria, o votare "no" e privarsi dei crediti da parte della BCE, quindi il fallimento dello Stato greco e il crollo del sistema bancario. Il referendum equivale a tenere una pistola carica alla testa del popolo greco.