lunedì 22 giugno 2015

Un dio decrescente

VENTO SULLA MEZZALUNA
Edimburgo
Il grande ponte non portava a te.
T'avrei raggiunta anche navigando
nelle chiaviche, a un tuo comando. Ma
già le forze, col sole sui cristalli
delle verande, andavano stremandosi.


L'uomo che predicava sul Crescente
mi chiese: « Sai dov'è Dio? ». Lo sapevo
e glielo dissi. Scosse il capo. Sparve
nel turbine che prese uomini e case
e li sollevò in alto, sulla pece.

Eugenio Montale, La bufera e altro.

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Anche a me oggi un uomo, un viandante, mi ha fatto la stessa domanda e, non so se indicando il medesimo luogo di Montale, gli ho risposto che lo sapevo e gliel'ho detto. 
Lui mi ha fatto il dito. Un buon segno.
«È una buona pratica per titillare l'infinito», ho osservato.
«L'infinito è troppo profondo, non ci arrivo», ha ribattuto.
«Supponiamo un universo a termine», ho continuato.
«Già. Prima o poi bisognerà porre limiti alla profondità» ha sentenziato, ricordando quel che disse il dentista della Santanchè.
Dopo aver convenuto con tale proponimento, ho chiesto al viandante cosa viandava a fare e lui, per tutta risposta, si è messo a predicare sul Decrescente citando Latouche.
Questa volta ho scosso io il capo:
«Decrescere è ovvio. Felicemente: è possibile?»
«Lo sarebbe, se la decrescita avviene a palle a mollo in una spa».
Ahimè, non è da tutti giungervi, o viandante.

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