mercoledì 30 settembre 2015

Tenete, pigliate, godete

Altra notizia imperdibile dal fronte finanziario. Sempre presa dal giornale della Confindustria


- Ottomila sarebbero una discreta somma, nevvero?
- Per fare che?
- Per scaldarsi le mani.

Rigovernatori (con l'ingoio)

[Il Sole 24 Ore]
O viceversa. Cioè
«L'economia minaccia cambiamenti climatici».
Più chiaro, no? 
Infatti, è ormai pacifico (anche certa gente non fa più fatica ad ammetterlo) che sia l'attività umana la principale indiziata di siffatti cambiamenti climatici (della virulenza degli stessi).
Purtroppo, non è pacifico per niente qual cosa determini l'attività umana stessa. Lo dimostra il sostenere «che i mutamenti climatici porteranno a una crisi finanziaria e alla caduta degli standard di vita occidentali», allorquando sono e la crisi finanziaria e i cosiddetti standard di vita occidentale a provocare i mutamenti, proprio perché l'inquinamento industriale e le emissioni di carbonio sono la diretta conseguenza di uno specifico sistema economico e produttivo.

Ma il meglio di sé il governatore della Banca d'Inghilterra lo dà con queste parole rivolte al branco di assicuratori:
«Gli attuali cambiamenti climatici impallidiscono rispetto a quello che potrebbe succedere. I più illuminati tra voi prevedono un ampio impatto globale sulla proprietà, le migrazioni, la stabilità politica, così come sulla sicurezza alimentare ed idrica. Dunque, perché non facciamo di più per indirizzare tutto ciò?». 
Come a dire loro: - Signori, che diamine aspettate ad aumentare la tariffa della polizza?

martedì 29 settembre 2015

E il sole è sempre puntuale ogni giorno

La diligenza è passata sulla strada, e se n'è andata;
e la strada non è diventata più bella e nemmeno più brutta.
Così è l'azione umana nel mondo.
Niente togliamo e niente aggiungiamo; passiamo e siamo dimenticati;
e il sole è sempre puntuale ogni giorno.

Alberto Caeiro [eteronimo di Fernando Pessoa], Il guardiano di greggi, 1911-12, in Una sola moltitudine (vol. II), Adelphi, Milano 1984

Una Volkswagen è passata sulla strada, e se n'è andata (richiamata al controllo);
e la strada non è diventata più bella e nemmeno più brutta.
Così è l'azione umana nel mondo.
Ad esempio: ascolta il discorso di Renzi all'Onu sui fratelli e sulle sorelle:
conosco qualcuno che avrebbe preferito essere figlio unico.
Niente togliamo e niente aggiungiamo; passiamo e siamo dimenticati;
e il sole è sempre puntale ogni giorno.

Alberto Massaeiro [eteronimo di un tal Lucas], Il guardiano di stocazzo, 2015 passim.

lunedì 28 settembre 2015

Tiranni senza memoria

«C'è qualcuno che ci dice che dovremmo sostenere dei tiranni come Assad, perché l'alternativa è molto peggio», 
ha detto il presidente Obama, all'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

«La mia memoria è labile» canta Paolo Conte, quindi mi limiterò a ricordare soltanto pochi tiranni sostenuti dagli USA, dal dopoguerra ad oggi: 

  • Franco
  • Batista
  • Pinochet
  • Videla
  • Noriega
  • Somoza
  • Sukarno
  • Saddam Hussein (finché gli faceva comodo)
  • Mubarak
  • Salman, attuale monarca assoluto d'Arabia
  • Altri monarchi o emiri o sultani o salcazzo arabi,
  • [...]
Tanta brava gente che andava e che va sostenuta perché l'alternativa, foss'anche democratica, era ed è molto peggio. Per gli americani, dunque per leggi puttane della democrazia e della libidinosa libertà.

§§§

È indubbio che le mosse di Putin mirano a salvaguardare e/o potenziare il tornaconto della propria nazione. Ma gli interessi della potenza russa si avvicinano più o meno all'interesse generale rispetto all'interesse particolare degli USA?
Sarò improvvido, ma io credo che, nella situazione data, meriterebbe anche Putin, quanto e più di Obama, di avere il premio nobel per la pace.

Sulla liceità dell'obiezione di coscienza

«Noi “civili” intendiamo l’obiezione di coscienza contro le leggi che restringono le libertà di scelta e di realizzazione individuale. Si tratta di una cosa al polo opposto rispetto all’obiezione di coscienza che reclamano i cattointegralisti: sia i farmacisti che non vendono la “pillola del giorno dopo”, sia i medici che rifiutano di praticare aborti, sia la funzionaria che non rilascia la licenza di matrimonio non sono funzionari pubblici che si oppongono a leggi che provocano danni alle persone che ne fruiscono. Sono funzionari che si oppongono alla libera scelta individuale. Sono personaggi che vogliono imporre agli altri la loro linea di condotta, e lo fanno abusando di una posizione che è stata loro attribuita per difendere invece i cittadini da chi vuole sottometterli» [...]
«Non è lecita l’obiezione di coscienza con lo scopo di fare danni agli altri. Non è lecita l’obiezione di coscienza con lo scopo di restringere le libertà di scelta. L’obiezione di coscienza è lecita solo quando ha contenuto negativo, non ha contenuto specifico: obietto contro una legge che mi costringe a qualcosa che non è giusto. Non obietto contro una legge che mi concede di fare a modo mio, e nello stesso tempo concede agli altri di fare a modo loroPerché quella legge non obbliga me a fare qualcosa che non voglio o non ritengo giusto.»

Bravo Alex, gran post.

domenica 27 settembre 2015

Ipse dixit

Stanley Spencer, Beatitude 6 - Consciousness

«"Bisogna evitare che si ripeta una Libia bis", ha detto il premier Matteo Renzi da New York, rispondendo ad una domanda sui raid anti Is compiuti dalla Francia in Siria. "La posizione italiana è sempre la stessa - ha aggiunto - non facciamo blitz e strike" ma collaboriamo con la coalizione internazionale.»

Ma che cazzo sta dicendo? Appunto per questo, perché (si spera) non si ripeta una Libia bis, seppur con deplorevole ritardo, i francesi hanno deciso d'intervenire, ammesso e non concesso che facciano come i turchi che bombardano di più i curdi che quelli del Daesh (che cioè i francesi non sbaglino di proposito mira e colpiscano le truppe fedeli al regime di Assad).
Su una cosa il Renzi ha ragione: che la posizione italiana sia sempre la stessa: quella tipica di coloro i quali non contano un cazzo nelle decisioni di politica internazionale. 

« Se l'Italia fa quel che deve fare è più forte di tutti, anche della Germania [...] stiamo stupendo il mondo perché abbiamo preso degli impegni e li stiamo mantenendo». E se torna la tranquillità, la fiducia e la consapevolezza di essere un Paese forte e solido, «l'Italia ha al suo interno la forza per affrontare la ripresa con determinazione». Gli italiani «si sono presi paura negli ultimi due anni, se riusciamo a recuperare un po' di fiducia, sulla crescita saremo la sorpresa d'Europa».  Gerardo Pelosi - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/B8zplP

Ma che cazzo sta dicendo? Visto che parla da New York in visita ufficiale alle Nazioni Unite, prendiamo un indicatore di sviluppo macroeconomico usato proprio dall'Onu e chiamato, appunto, Indice di Sviluppo Umano (HDI in inglese) e vediamo com'è posizionata l'Italia.


Pero: è prima della seconda parte del tabellone. In realtà ventiseiesima. La Germania è sesta, venti posizioni avanti. Dunque, che cazzo sta dicendo? Che l'Italia dovrà compiere un balzo in classifica tale da superare tutti, compresa la Germania.
Bello sparare cazzate senza contraddittorio, vero? Più o meno bello che governare senza essere stato eletto ma in virtù in vizio di una maggioranza parlamentare (quella alla Camera) ottenuta con un sistema dichiarato ufficialmente incostituzionale?

"Con Pietro Ingrao scompare uno dei protagonisti della storia della sinistra italiana", ha detto il premier Matteo Renzi. "A tutti noi mancherà la sua passione, la sua sobrietà, il suo sguardo, la sua inquietudine che ne hanno fatto uno dei testimoni più scomodi e lucidi del Novecento, della sinistra, del nostro Paese", ha concluso il premier.

Ma che cazzo sta dicendo? Gli mancherà lo sguardo di Ingrao? Sarei proprio curioso di sapere che tipo di sguardo “politico” avrà avuto Ingrao dal 22 febbraio 2014 in poi. Guardava il vuoto, sicuramente.

Begli amici

«Qualche amico mi ha chiesto chi sono a mio parere gli uomini più importanti e che maggiormente influenzano la situazione del mondo d'oggi. La mia risposta è: Francesco e Barack Obama. Operano in settori diversi ma le finalità sono affini. Purtroppo non avranno molto tempo a loro disposizione ed è assai improbabile che i loro successori siano alla stessa loro altezza. È addirittura possibile che abbiano finalità diverse dalle loro. La storia del resto non è coerente nel suo procedere, affidata più al caso che al destino; variano le passioni, le emozioni, gli interessi e quindi i valori e gli ideali. Ma i momenti culminanti e chi li rappresenta sia nel bene sia nel male rimangono nella memoria storica e aiutano le anime vigili e responsabili a tener conto del prossimo e della "polis", due parole che indicano la stessa realtà vista da due diverse angolazioni: il prossimo si configura in una convivenza tra liberi ed eguali. Così vorremmo che fosse.»

Mi piacerebbe conoscere gli amici di Scalfari per dire loro: 
- State zitti, fate i cazzi vostri, le domande fatele al vostro cane o, al limite, al macellaio o al barbiere, persone che sicuramente risponderebbero con più assennatezza e pertinenza.
Certo, se poi mi dite che a Scalfari gli fate ‘certe’ domande apposta perché gli siete amici alla stessa stregua di Amici miei, allora, beh, continuate pure, anzi: complimenti, perché oggi, con quella domanda, siete stati più perfidi di loro nell'iscrivere il conte Mascetti alla seguente gara.


sabato 26 settembre 2015

Sognare nemmeno

Sì, si può stare zitti, limitarsi a un sorriso, un sorriso che vorrebbe farsi parola e la parola racconto; tante cose avrei da dirti, sussurrarti meglio, mentre ti guardo fisso negli occhi che mi guardano fisso, intuendo soltanto la mimica delle labbra. E se chiudessimo gli occhi ed esprimessimo un desiderio fattibile da realizzare all'istante? Ci troveremmo senz'altro addormentati in un abbraccio, abbiamo bisogno di un sogno in comune, perché forse nel sogno riusciremmo a parlare senza timore alcuno, per dirsi cosa, lo vedremo nel sogno, dirselo ora non serve, ché dopo non potremmo dormire, sognare nemmeno.

venerdì 25 settembre 2015

Come un rapinatore dopo l'arresto di un complice

Due brevi segnalazioni riguardo alla vicenda “Volkswagen”.

Le ragioni del primo (Luca De Biase)...
«Il problema è che spesso questo rispetto è considerato un fatto che riguarda l’etica. Invece è parte integrante del metodo con il quale l’economia di mercato funziona. Il mercato è una piattaforma con le sue regole che in teoria servono a mettere in concorrenza le aziende per fare emergere le migliori e creando continui incentivi a innovare. Secondo questa teoria, nel mercato, l’azienda che voglia fare profitto deve innovare, altrimenti la concorrenza annullerà il suo vantaggio competitivo fino ad annullare il profitto. Massimizzare il profitto non è un comportamento di mercato se non avviene rimanendo all’interno delle regole. L’azienda che massimizza il profitto senza rispettare le regole esce dalla piattaforma del mercato. Diventa capitalismo.»
... mi servono soltanto per mostrare quanto più abbia ragione il secondo (Dante Barontini):

«L'industria dell'auto è saltata su una mina, e nessuno sa dire quale sarà il conto finale dei danni. Una cosa, però, a cinque giorni dall'esplosione dello scandalo Volkswagen, si può dire con certezza, sono convolti tutti i costruttori, nessuno escluso.
Come facciamo a dirlo? Se dovessimo dar retta solo alle capacità induttive, potremmo dire: se qualcuno fosse stato “pulito”, già saremmo travolti da paginate di pubblicità che garantiscono “compra i nostro modelli, inquinano con certezza meno di Vw”.»

___________
A parte.

Mi spiace dirlo, ma il post di Luca De Biase dimostra una totale ignoranza circa la "natura" capitalistica. La distinzione operata tra “mercato con regole” buono e “capitalismo irrispettoso delle regole“ cattivo è aberrante.

«Se un’azienda è troppo irrispettosa, nel mercato, il suo prodotto non viene adottato volentieri.»

Già. Stessa cosa pensano i narcotrafficanti. Perché loro sono rispettosi.

giovedì 24 settembre 2015

Sono forse

via

Una volta c'era un quaderno una penna un corpo e un pezzo di vita da metterci dentro, il corpo, il quaderno, diventati uno spazio dove la vita si espone stesa ai fili sui quali chi vuole potrebbe attaccarsi, farci tarzan, cantare una strofa a rovescio, volando, esprimendo se stesso come fosse uno specchio, oppure asciugarsi e ritornare al punto d'inizio, riflesso di luce che contiene tutte le linee necessarie per riconoscere chi abbia parlato e cosa abbia detto, un lavoro di comprensione, per credere che dentro una parentesi di tempo cavalcato, come una cometa, giro dopo giro (servisse a qualcosa il giramento), una nuvola abbia preso forma di volto, lo stesso profilo di colui che tentava un autoritratto facendosi raccontare dai rari passanti chi avessero davanti a fargli quella domanda, la solita, ditemi chi sono e perché sono, la seconda, ricordate, è una domanda di riserva.

Una spiegazione scientifica

- Buongiorno dottore.
- Buongiorno, mi dica.
- Ho dei [pausa, rossore] problemi intestinali.
- Di che tipo? Stitichezza?
- No, non credo, vado in bagno tutti i giorni, e tuttavia ho l'impressione di non riuscire a svuotarmi completamente.
- Capisco: si sente il retto pieno di stronzi.
- Ecco, sì. Cosa mi suggerisce?
- Li mandi a fare in culo; anzi no, mi scusi: mi son lasciato prendere la mano: bisogna aiutare il retto a svuotarsi.
- E come?
- Non andando più a votare.
- Il suo è un giudizio fondato scientificamente?
- Sì. 

mercoledì 23 settembre 2015

Monsieur le Commerçant

[via]

Chapeau.
Bisogna avere delle grandi doti di piazzista per smerciare due siffatti articoli “a chilometro zero”.

Curioso di sapere contro chi guerreggierà Al Oui-Oui. I pirati del Nilo?


martedì 22 settembre 2015

Me lo sono tolto di mezzo*

Come si riconoscono i figli di puttana? La faccia, la faccia dice tutto, ma soprattutto le parole che escono dalla bocca della faccia del figlio di puttana. Figlio di puttana è un termine che non mira a denigrare la madre che di certo puttana non è e anche se lo fosse non c'entra per niente con la figlioputtanaggine del figlio: è costui, la creatura, che si imputtanisce e gonfia, come un tacchino o un rospo.
Il figlio di puttana è segnatamente colui che si compiace d'esser figlio di puttana, colui il cui specchio rimanda un'immagine di assoluta certezza nelle proprie convinzioni stronze. Altra particolarità che caratterizza il figlio di puttana è quella di non avere interlocutori, neanche la propria coscienza di merda.
Il figlio di puttana, in genere, ha una spiccata attitudine al comando; perché comandare è, propriamente, da figli di puttana. Anche far lavorare gli altri è da figli di puttana.
Il figlio di puttana sa approfittare sempre della situazione, pur non essendo un situazionista.
Il figlio di puttana solitamente ride quando non c'è niente da ridere e si commuove quando gli sputeresti in un occhio.
Il figlio di puttana è un pusillanime che tenta con tutte le forze, ponzando, la finzione della magnanimità.
Il figlio di puttana fotte, ma non gode, dacché godere è un atto propriamente riflessivo e/o partecipativo: si sborra in mano e non capisce perché.
Sarà la pioggia.

[*]
Il post in oggetto.

lunedì 21 settembre 2015

Pigs on the Wing


Un attrezzo per i selfi che s'infila in altro orifizio l'hanno già inventato?

***
Curiosità: il suino morto nella cui bocca Cameron, ai tempi dell'università, infilò il membro, era un verro o una scrofa?

***
Pensavo poi alla Volkswagen, poverina, pizzicata a scorreggiare in America monossido d'azoto più di quello che leggi in loco prevedono. In Europa e in Asia invece tutto a posto?
(Chissà che implicazioni avrà la vicenda in merito alle contrattazioni in corso, tra UE e USA, sul TTIP

***
Tsipras ha giurato: governerà con la destra. Ora si sente più legittimato e meno insidiato dalla minoranza interna al partito. Renzi e Alfano, invece, preferiscono continuare a governare senza ulteriori aggiunte di legittimità e forse perché più timorosi dei greci di assistere a un ulteriore crollo della percentuale di voto degli aventi diritto (o forse perché, più semplicemente, aspettano di aver dato un'aggiustatina costituzionale che solidifichi l'incostituzionalità del premio di maggioranza alla Camera togliendo, allo stesso tempo, l'instabilità ballerina del Senato).

***
Tra le ipotesi di una nuova possibile riforma delle pensioni è prevista anche l'opzione cazzo.

***



domenica 20 settembre 2015

Il pacco vuoto della Sinistra

Nel breve spazio di un editoriale, Marc Lazar, storico e sociologo francese, prova oggi, su Repubblica (l'articolo non è ancora consultabile online), a fare il punto della situazione riguardo alla sinistra della sinistra politica europea.
Per arrivare a dire che?
Un cazzo, ça va sans dire, ma non per colpa di Lazar, bensì dell'argomento trattato stesso. Infatti, cosa si può dire se non che:
«le debolezze di questa sinistra della sinistra sono legione. Globalmente, il suo peso elettorale rimane limitato, benché in alcuni Paesi vada a discapito della sinistra riformista. Non attrae le fasce popolari deluse dalla sinistra riformista, e spesso non riesce a canalizzare la protesta. In Francia, ad esempio, il maggior partito operaio è oggi il Front National, che rappresenta la forza anti-sistema. La sinistra radicale esita tra uno splendido isolamento e la scelta di alleanze compromettenti. La sua credibilità in ordine alla soluzione dei problemi economici è praticamente nulla»?
Il difetto di analisti accademici come Lazar è sempre il solito: sanno dire che il “paziente” è malato, specificandone con cura i sintomi; non sanno - e non tentano neanche più di - offrire alcuna cura. Dottori del cazzo, in sostanza.
L'è un po' e via che «la credibilità [della sinistra] in ordine alla soluzione dei problemi economici è praticamente nulla». Per contro, di qui a dire il perché ce ne passa, vero? 
Senza peraltro aggiungere, neanche tra parentesi graffa, che la “credibilità” ce l'hanno ben poche forze politiche, di destra, di centro o di sinistra, riformisti e/o consevatori, in quanto «la soluzione dei problemi economici è praticamente nulla» per tutti - tranne per la salvaguardia, beninteso, di determinati interessi di classe.

Il punto è: circa la soluzione dei problemi economici, dirsi di sinistra o di destra o di centro è un semplice giocare a bandierina, con la corsa periodica delle elezioni che sistematicamente non servono a un cazzo, dato che gli stessi problemi in oggetto puntualmente si ripresentano e, sempre, senza soluzione.
A livello locale, qualche soluzione può anche esser trovata, ma solo per spingere la crisi in un altro posto, buttare cioè la spazzatura sotto un altrui tappetto. Il classico giochino dei nazionalismi di ogni risma che pensano di sopravvivere alla tempesta del mondo globalizzato facendo funzionare soltanto il proprio orticello, la propria fabbrichetta e la propria bottega. Magari esportando pure un po' di guerra lontano, oh sì, tanto lontano dai propri confini (American way of life).

Ma torniamo a bomba sul problema “sinistra”. Chi è di che cosa è di sinistra?
[*]

Ha detto «siamo». Dunque, io non c'entro, ok?

Pure Varoufakis si dichiara di sinistra dandone persino una definizione.
Leggiamolo direttamente da una risposta alla vera intervista rilasciata alla pessima redazione del Corriere della sera:
«Aristotele definiva la democrazia come il sistema in cui i poveri, che son sempre la maggioranza, governano. In questo senso la Sinistra è la custode della democrazia, ponendo in evidenza come le decisioni che colpiscono la maggioranza devono essere prese dai loro rappresentanti, nel loro interesse e senza piegarsi alle direttive dei pochi potenti che controllano la maggioranza materiale delle risorse. »
Fatto salvo che occorrerebbe intendersi su chi erano ieri (ai tempi di Aristotele) e su chi sono oggi i “poveri” e, di conseguenza, bisognerebbe discutere su che tipo di decisioni il politico eletto che li rappresenta dovrebbe prendere per difenderne gli interessi (esempio semplice: fare gli interessi della maggioranza dei “poveri” greci, potrebbe contemporaneamente danneggiare gli interessi della maggioranza dei poveri italiani, o francesi, o spagnoli, eccetera).
Comunque, anche da parte di Varoufakis nessuna parola su come concretamente controllare e gestire «la maggioranza materiale delle risorse» e, soprattutto, nessuna spiegazione sulla maniera di ottenere tali risorse dentro i confini di un sistema economico e produttivo che ha oggettivamente sbattuto la testa contro i suoi stessi limiti. In breve: anche questa volta, è un parlar di sinistra senza accennare al capitalismo, considerato ormai da tutti i politici tutti, compresi quelli di sinistra, come il modello economico e produttivo imprescindibile, naturale, mediante il quale una nazione o una unione di nazioni (Ué Ué) riesce reperire le risorse materiali che poi i rappresentanti eletti dal popolo gestiranno secondo modalità politiche di sinistra o di centro o di destra.
Riassumendo: la crisi economica perdurante non è determinata dal colore delle banderuole che di volta in volta sventolano nelle varie nazioni e da come queste banderuole sanno gestire le risorse, ma da ben altro, da qualcosa che, per prendere a prestito chi lo dice da anni meglio di me, «dal carattere storico e transitorio della forma valore», ossia dall'inceppamento che di necessità la forma-valore incontra all'interno della dinamica economica capitalista. 
Per ora si va avanti a debito, a schiavismo pseudo legale, a guerrucole controllate nella parte di mondo senza grandi magazzini. Finché riusciranno a far credere che dietro quella massa di soldi creati dal nulla c'è qualcosa, si andrà avanti. Dopo saranno cazzi. Sinistri o destri, faranno sempre centro.

sabato 19 settembre 2015

Ispezioni

La sera, sul volto, succedono linee
del tempo e danno alla faccia
una forma che rende
l'immagine esatta di quanto
la vita ci prende
e quanto ci dà – a volte
non resta che alzare le braccia
altre volte le stesse far scendere
giù sotto la faccia
per rendere grazie a quello
che avanza
dal petto alla pancia
alla scorza d'arancia
di quello che pende
a grande distanza
come fosse una faccia
rivolta all'insù.

La tua testa di cazzo capisce
lo strazio e la gioia
di esser presente –
e come del resto sia tutto
conseguente
tra pianto e sorriso e l'indifferente
scorrere vita verso
il niente.
Riempirlo di cose non serve a –
basta con questa rima che annoia.
Basta con questi pensieri
che prendono forma di versi
per facilitare il compito
il ritrovamento in se stessi
il rifare il punto della
situazione.
Soprattutto per scendere
in sé e dare ai lombi
due mani di ragione.

giovedì 17 settembre 2015

Colletti invisibili


«Che cosa distingue la società borghese dalle precedenti società classiste, antiche e medievali? Proprio la circostanza che il predominio di una classe poggia non su “diritti legittimamente acquisiti” ma su effettivi rapporti economici, che il salariato non è un rapporto giuridico ma un rapporto puramente economico. Non potrà trovarsi in tutto il nostro sistema giuridico una formula di legge che definisca l'attuale predominio di classe. Se si trovano tracce di una tale formula, esse sono semplicemente residui del regime feudale, come il regolamento della servitù.
E allora, come abolire la servitù del salario “per via legale”, gradatamente, quando si è visto che di essa le leggi non fanno cenno? Bernstein, che si vuole accingere alla riforma legislativa, per preparare, su questa strada, la fine del capitalismo, assomiglia a quel poliziotto russo, che, in Uspienki, racconta la sua avventura: - “E allora ho subito afferrato il tipo per il colletto e che cosa è saltato fuori? Che quel dannato tipo non aveva il colletto”. Qui sta il punto.»

Rosa Luxemburg, Riforma sociale o rivoluzione?

Dopo la premessa, mi occupo di colletti, cioè del niente, per dire, ridire forse, sbadigliare senz'altro, che la riforma costituzionale in ballo fa schifo al cazzo, segno dei tempi, delle facce governanti e proponenti, altresì di quelle opponenti, delle idee sveltine, dei gagliardetti da appuntarsi al petto per vantarsi che «io guarda che bravo in quattro e quattr'otto dopo tanti tentennamenti io sì che ci sono riuscito», a fare che? a fare schifo al cazzo² (è una potenza, non una nota), ossia migliorando le possibilità del predominio di classe, dato che a un parlamento di nominati corrisponderà necessariamente un maggior potere dei dominatori.

Ma non servirà a niente: adattare la costituzione ai desiderata padronali e populisti non riuscirà a fare di stocazzo di Belpaese un bengodi, tutt'al più strapperà ai cittadini l'ultimo pelo di responsabilità che li rende compartecipi al sistema: quello di andare a votare credendo che servirà a qualcosa.

mercoledì 16 settembre 2015

7,9mila mi piace


Com'è risaputo, Michele Serra non si lascia sfuggire occasione per criticare «l'uso compulsivo dei social network», questa volta prendendo spunto dal resoconto di una giovane giornalista di Repubblica, Benedetta Perilli, contenuto dentro un'inchiesta a più voci dello stesso giornale dal titolo «Quando il social ti rende schiavo».

Scrive Serra: «La gratuità apparente dei social [...] inganna al punto che non ci rendiamo più conto di essere, quasi ad ogni clic, clienti. Solamente clienti».

Clienti? E chi sarebbero le puttane?



- Non ci capisco più niente. Forse per questo resto prigioniero.
- Prigioniero di che?
- Pinterest.


martedì 15 settembre 2015

Avanzamento


Digiti un comando e pigi invio, avanzamento di versione.
Ho provato anche con me: ho digitato e pigiato - non dico dove - ma son rimasto fermo, non sono avanzato, anzi ho avanzato, a tavola, come una piccola mollica appallottolata - ho questo vizio: produrre palline modellandole a lungo tra pollice indice e medio finché non perdono tutta l'umidità e diventano piccoli sassi di pane - te li tiro in un occhio - non sono stato, non ero mica io, ero altrove, in una serie di ammonimenti a cui non ho prestato attenzione - e così ha perdurato il proponimento fino all'esaurimento finché non hai cozzato con la realtà e non era quella che avevi immaginato - sporca e severa e maleodorante e respingente e tu respinto - via a placare il sudore là fuori nell'ombra accaldata di mezzogiorno - cosa non si fa per buttarsi vita addosso, a spegnere, a soffocare, a estinguere - e la schiuma di rabbia non nasconde il bruciato, l'evidenza che prende forma, la conferma - quindi fuori, lontano, in attesa che l'esperienza diventi sapere - la sapienza del nascondersi per non dare retta al comando - disubbidirsi fino a non avere ragione - a dire te l'avevo detto - facile con questi passati prossimi, difficile coniugarli al presente - nella grammatica del desiderio.

lunedì 14 settembre 2015

Tof, tof, tof

- Te l'hai visto?
- No. Ultimamente, meno lo vedo e meglio sto.
- È più difficile non vederlo che vederlo.
- No, dài, ci vuole poco.
- Sembra facile.
- Basta cambiare canale.
- Ho provato.
- Non ha funzionato?
- Macché.
- Non comprare i giornali.
- Fatto, da un po'.
- Internet?
- Quello, insomma, sai com'è: lo bazzico.
- Allora è difficile. Magari smetti i social.
- Sì, non ci perdo molto tempo là dentro.
- Dunque?
- Dunque, sai com'è: basta un niente e ci ricasco.
- Sarebbe, questo niente?
- Uno zero virgola qualcosa.
- Cioè?
- Zero virgola due di crescita e rìzzati.
- Appunto: va di moda sbandierare le virgole.
- È pur sempre una crescita.
- Entusiasmante: sia che si avveri, sia che non si avveri, non se ne accorgerà nessuno, e nessuna Lilli Gruber, verso fine dicembre, ricorderà le virgole promesse.
- E poi?
- A partire da quando?
- Da quando sarà eletto parlamentare.
- Meno lo vedo... o meglio: meno lo ascolto e meglio sto.
- Ci vorrebbe un'altra partita di tennis.
- Buñuel regista.

domenica 13 settembre 2015

Un tampone


E una volta che avrete protetto i confini, i migranti (i rifugiati, gli sfollati) smetteranno di esistere?
Una soluzione spicciola a breve termine: fate come Putin: aiutate Assad a fare come ha fatto al Sisi in Egitto. Roba da stronzi? Molto meno che alzare muri. Non potete perché gli americani (insieme a Israele¹ e ai Sauditi) non vogliono? Ma possibile che non sappiate, o europei, mandare affanculo nessuno?

_______
¹ La parte politica israeliana che ha trovato e trova conveniente l'indebolimento del nemico siriano.

Facciamo un po' di letteratura

Jan Saudek
Esistono dei luoghi nei quali si presuppone avvengano l'arte, la letteratura.
Quali?
Beh, le strade, le mostre, i musei, le case editrici, le riviste, i giornali, le università, la radio, la televisione, internet.
Come luoghi, hai elencato esclusivamente dei media: ritieni dunque che  l'arte e la letteratura avvengano, o meglio, si facciano, si producano soltanto dentro lo spazio (il confine) di tali luoghi?
Credo di sì. Pensa: tu in questo momento scrivi un dialogo metaletterario. Se lo scrivessi e restasse nel chiuso del tuo quaderno o del tuo pc, potrebbe esso considerarsi letteratura? (Non entro qui nel merito della qualità letteraria: non è il caso adesso di esprimere giudizi di merito su una letteratura del cazzo in fieri). Secondo me, no, in quanto non è veicolata, trasmessa – come una lettera non spedita.
Non mi convince molto quanto sostieni. Ti spiego perché con un esempio: un soggetto che si masturba nel chiuso della sua camera o del suo bagno, ecc., fa sesso? Se rispondi di sì, eccoti confutato. Se invece credi che no, se pensi insomma che chi si masturba da solo, in privato, non faccia sesso, propongo alla tua attenzione questo scenario: se il soggetto si masturba con una videocamera davanti e trasmette l'evento in streaming, lo consideri sesso oppure no?
Beh, mi pare pacifico rispondere di sì, in entrambi i casi. Anche se l'esempio dell'autoerotismo non è molto pregnante (!), in quanto chi si masturba, pur facendo sesso, di norma non lascia tracce (?) e quindi è un sesso diciamo poco comunicativo; mentre nel secondo caso, sì, senza dubbio perché qui il sesso viene trasmesso, veicolato e, appunto, fruito da un altro soggetto.
Dunque ritieni che il sesso e l'attività artistica per essere tali debbano uscire dal Sé e andare in cerca di altri Sé?
In un certo senso, sì.
Allora cosa pensi se, invece di continuare a scrivere menate, mi piazzo davanti una webcam e mi masturbo in cerca di bitcoin?
Penso che avresti più spettatori in bagno, davanti allo specchio.
Allora continuo a scrivere.

Excusatio non petita, accusatio manifesta

sabato 12 settembre 2015

La cultura non li ha mai intaccati


Quando vengono annunciate ufficialmente scoperte che riguardano la "storia" della specie umana, è sempre interessante buttare un occhio a come, in certi ambienti, viene accolta la notizia, se e come viene pre-digerita e quindi riproposta (data in pasto) ai lettori di riferimento.

Beh, niente da dire: leggendo l'articolo della redazione - che sembra, e forse è, una ripresa del lancio di agenzia - non si notano omissioni, travisamenti, o tentativi di sminuire la portata di una scoperta scientifica che pare essere davvero eccezionale.

Eppure - sarò sospettoso - c'è qualcosa che non quadra.

Eppure


Sono troppo pignolo, lo so: è già un progresso che la notizia non sia stata messa nelle pagine dello Sport (o degli Spettacoli).


venerdì 11 settembre 2015

E perché ti affanni?

«Questi sono i cicli del cosmo: su e giù, di eterno in eterno. O la mente universale esercita il suo impulso per ogni singola cosa - e se è così, accogli il suo impulso -, oppure lo ha esercitato una volta per tutte, e il resto avviene per conseguenza. E perché ti affanni? In un certo senso , infatti, o vi sono gli atomi o il destino. Insomma: se c'è dio, va tutto bene; se domina il caso, non agire anche tu a caso.
Presto la terra ci coprirà tutti, poi anch'essa si trasformerà e quel nuovo assetto si trasformerà all'infinito e quell'altro a sua volta all'infinito. Se uno pensa alle ondate delle trasformazioni e delle alterazioni, e alla loro rapidità, disprezzerà tutto ciò che è mortale».

Marco Aurelio, A se stesso, Libro XVIII, paragrafo 28 (traduzione di Enrico V. Maltese, Garzanti editore).

giovedì 10 settembre 2015

Pastorale paesana

Capita ogni tanto di aver bisogno di una quiete che solo le chiese deserte del primo pomeriggio sanno dare, quel silenzio cupo, quel chiaroscuro, quel crocifisso in fondo, dietro l'altare di pietra serena, più quell'altro, di legno, che fa parte di una tradizione antica di paese e che viene onorato, ovvero fatto uscire dalla teca, una volta all'anno, per respirare il fiato degli osannanti. 
Quel silenzio lì che solo nelle chiese si trova, tipo quello che sentono gli astronauti, un silenzio che produce un suono, un segnale senza alcuna variazione, che serve soltanto a far risaltare dentro le orecchie il battito del cuore.
Non pregare, perché pregare, non sono venuto in chiesa per pregare, per vedere forse, per sentire il silenzio, assorbirlo, chiudere gli occhi, subirlo. Ecco la quiete che speravo di trovare. C'è - la quiete - e non c'è nessun altro fruitore della stessa, ora. 
Ma nell'attimo preciso in cui sto per mettere in moto la macchina dei sogni controllati, quelli eterodiretti da una coscienza vigile, il silenzio viene fatto tacere da una serie di accordi, quelli che una giovane organista ha deciso di provare, per esercitarsi, probabilmente in vista della messa concelebrata dell'indomani per la festa del patrono.
Va bene, sto bene. Per quello che posso giudicare - poco - la musica recupera il silenzio, gli rende la parola, si fa da esso accompagnare, con discrezione, nel perdurare momentaneo delle note vibrate d'organo.
Rare occasioni in cui il cervello per pochi attimi si svuota e depura. Non ci sono più le lettere e quindi parole e frasi a infastidire il pensiero. Con la lingua mi conto i denti. Non sono quelli dell'organista.

mercoledì 9 settembre 2015

Te lo faccio sapere

Come tanti leggo quasi sempre i post di Alessandro Giglioli, persona intelligente, onesta, brillante, di buon cuore, da tempo una delle poche coscienze critiche della sinistra che abbia qualcosa di dire. Eppure, questo suo dire, da tempo, è un pronunciarsi a vuoto, un sorta di riflessione critica imballata, come un motore in folle. Metti una marcia, Giglioli, cazzo - gli si potrebbe suggerire.
Una volta persino su Facebook mi sono azzardato a punzecchiarlo e lui ebbe premura persino di rispondermi ch'ero troppo severo. Severo: gli dicevo, in estrema sintesi, di (ri)leggersi Marx. Niente da fare, sono passati mesi in cui il suo tic tac sulla tastiera non esprime alcunché di diverso, sempre lo stesso ritornello, tipo oggi che riporto estesamente:

«In Europa veniamo da trent'anni in cui ha stravinto il mantra secondo cui la società neppure esiste, esistono solo gli individui. E ogni individuo è così rimasto solo di fronte ai giganteschi e rapidissimi cambiamenti economici in corso: solo di fronte al precariato, all'insicurezza quotidiana, all'ipercompetizione. Spesso solo anche in senso affettivo: il tasso di matrimoni crolla e comunque la famiglia è sempre più liquida, provvisoria. Anche la religione - certezza antica a cui si è aggrappata per millenni ogni paura, ogni disperazione - è al tramonto. Non parliamo degli altri corpi intermedi: i partiti, i sindacati. Più che liquidi, proprio liquidati.»
«Di qui la reazione. Inevitabile. Che assume declinazioni diverse tra loro, ma ha la stessa causa: cioè la globalizzazione nella forma in cui è avvenuta. Velocissima, devastante, vincista. E sì, anche liberista. E sì, ancora, è la stessa globalizzazione che sta provocando spostamenti di massa di persone per ragioni economiche.»

[Leggere «vincista» mi ha fatto più male alle orecchie che il rumore di una motosega]

«Quindi nella reazione c'è di tutto. Gli obiettivi dell'avversione si assommano e si mescolano: dalla Troika ai migranti, dalla robotica agli Ogm, dalle banche ai matrimoni gay. C'è dentro tutto quello che si pensa abbia frantumato per sempre le certezze del passato. Che poi alcune di queste cause siano in realtà a loro volta effetti, è questione troppo sottile per chi ha paura e nostalgia. Tanto più se queste paure e nostalgie a loro volta si mescolano con un peggioramento della propria condizione sociale: il ceto medio impoverito, insomma. Bel cocktail, mamma mia.»
«Ecco che allora, mentre questa tempesta infuria, si cerca appunto una coperta calda. Si chiami Orban o Salvini. Ma non avviene solo a destra. Anche Corbyn, in Gran Bretagna, basa molto del suo crescente consenso sulla nostalgia per la socialdemocrazia. Nella vittoria elettorale di Syriza, un anno fa, c'era un Paese passato in un attimo dalla preminenza rurale a quella finanziaria, con catastrofe annessa. E quanti ne conosco, nella sinistra italiana, che tradiscono nostalgia per un periodo in cui il conflitto di classe era lineare e la possibile risposta dello Stato altrettanto semplice. Per un periodo in cui la storia andava piano.»
[Non capisco perché non abbia fatto qualche nome dei nostalgici italiani. Se poi uno s'immagina Ferrero, Rizzo e Russo Spena ah sì, beh, allora]

«Di fronte a tutto questo, siamo nella fase della rabbia e della recriminazione: per un processo economico-sociale che è stato devastante per velocità e voracità.
Ma oltre le recriminazioni, credo che si possa partire solo da due consapevolezze.
La prima è che dal gigantesco cambiamento strutturale avvenuto e ancora in corso non è che si possa tornare indietro costruendo fili spinati, facendo le sentinelle in piedi o arroccandosi nelle convinzioni ideologiche del Novecento.
La seconda però è che il processo finora è stato pessimamente gestito ed è sempre rimasto nelle mani di pochi: i quali, nella loro imprudente bulimia, si sono largamente fottuti delle conseguenze di quanto stava avvenendo nella carne e nel cuore delle persone.
L'obiettivo, forse, non è quindi mettere una coperta ai popoli per proteggerli dal cambiamento, ma sottrarre la gestione del cambiamento a quei pochi - e bulimici, e sciagurati.
Non è che sia una sfida difficile: è immane, gigantesca, ciclopica.
Ma se vedete altre strade possibili, in questo casino, fatemele sapere.»
Dunque, caro Giglioli io ti fo sapere subito: «il processo finora [...] pessimamente gestito [...] rimasto nelle mani di pochi» ha un nome: capitalismo. Paura a pronunciare questa parola?
Leggiti Marx. Innanzitutto per comprendere perché il modo di produzione capitalistico provoca devastazione e voracità, bulimia dei pochi, sciagura e fame nei molti. 
E poi, leggiti Marx, non per cercarvi delle modalità rivoluzionarie, quanto le insuperabili e insuperate analisi di critica dell'economia politica che mostrano perché senza il superamento della forma di socializzazione umana schiava del feticismo della merce - ovverosia schiava di fatto di un modo di produzione che mira esclusivamente non alla soddisfazione dei reali e concreti bisogni dell'umanità, ma alla mera valorizzazione - il pianeta e chi lo abita diventerà (come in gran parte di mondo è già) un'unica immensa discarica. 
Il capitalismo - è questo che va compreso innanzitutto per provare a pensare qualcosa di diverso - non deve essere ritenuto come la forma sociale definitiva e permanente che gli uomini hanno per produrre ricchezza, cambiamento, progresso, evoluzione sociale. Non serve a nulla che vada al potere un caudillo del cazzo qualsiasi per il gaudio del popolo a sbandierare bandiera rossa vincerà se poi la gente sarà comunque costretta a lavorare per campare, ossia a sottomettere se stessa per sussistere. Per intendersi. È una pia illusione credere che sia colpa della cattiveria di pochi stronzi bulimici.
Leggiti Marx, dunque - la sola strada possibile per il liberare il lavoro (il dispendio «di muscoli, cervello, nervi, ecc. umani») e quindi - forse - l'uomo. Poi, se ti va, ne riparliamo.

martedì 8 settembre 2015

L'impazienza

Ultimamente ho sempre meno pazienza - sempre meno voglia, so' sfaticato - di spiegare le cose. Quindi, restando a questo ultimamente, in attesa di una nuova pazienza e una nuova voglia, lascio che le cose si spieghino da sole e chi vuol capire, capisca, e se no, pace.

Ma perché sono impaziente e svogliato? Perché non mi va di perdere tempo con tutti coloro che cercano, interessati o meno, di prenderti per il culo. 
Penso ai giornalisti, a quelli che ti spiegano prendendo a prestito le fandonie di economisti in odor di ignobel che anche questa volta gli immigrati, i migranti, i rifugiati, insomma: tutte quelle persone che scappano dalla Siria per esempio (perché di quelle che vanno via dalla Nigeria parlano meno, chissà perché) sono, o meglio: saranno vedrete delle risorse per l'economia di quelle nazioni che li accolgono perché saranno loro a pagare le future pensioni.

«I politici possono dire quello che vogliono. E anche i cittadini qualunque, al bar o in tram. Ma gli economisti non hanno dubbi: le dimensioni del fenomeno sono troppo grandi per liquidarle con gli aneddoti sui due ragazzi di colore fermi a non far niente sul marciapiede o sulle famiglia araba nell'alloggio di edilizia popolare. Sulla base dei grandi numeri, dunque, gli economisti concludono che gli immigrati che si rovesciano a ondate sulle frontiere europee non sono il problema. Sono la soluzione del problema. Bisogna trovare il modo di sistemarli e di integrarli: un compito inedito, immane, per il quale non ci sono soluzioni facili. Ma le centinaia di migliaia di uomini e donne, giovani, fra i 20 e i 40 anni, spesso con figli al seguito, che si affollano sulle barche, sui treni, sui camion dei disperati sono quello di cui l’Europa ha bisogno. Subito.»

Quelli che non capiscono un cazzo e che sono pagati per diffondere il loro non capire un cazzo in modo da confondere chi invece un cazzo lo capiscono quando si aggira intorno come una zanzara tigre di settembre pronta ad assalirti, dopo averti spiegato il perché e il percome di una certa cosa, sigillano la frase con una parola perentoria («Subito») per predisporre il lettore alla credulità dei dati degli studi riportati nel seguito dell'articolo, dati che attestano che sono più i benefici che i danni quelli che l'immigrazione comporta.

Ma avevo detto che non mi andava di spiegare, quindi mi fermo. Mi limito soltanto a mettere accanto, anzi sotto, a seguire, un altro articolo di fatti di cronaca economica:

«Bruxelles paralizzata da una carovana di trattori. Settemila agricoltori accorsi per chiedere aiuto all’Europa in una fase resa particolarmente difficile dal crollo della domanda russa seguito all’embargo e dalla fine del regime delle quote latte. Con loro oltre mille trattori, protagonisti di un baccano infernale e di oltre 250 chilometri di code su strade e autostrade intorno alla capitale europea. Confronto anche duro, con lancio di uova, petardi, lacrimogeni, idranti in azione nel quartiere comunitario e tre poliziotti feriti»

Che cosa c'entra la protesta degli agricoltori? Nel primo articolo, nel descrivere le ricadute positive dell'immigrazione sull'economia, non è stato menomamente fatto cenno al fatto che gli immigrati potrebbero far subire un'impennata al consumo di latte. Di asino.

I recognize

lunedì 7 settembre 2015

Tutti adatti alla guida

Renzi, Renzi, Salvini. Renzi, Renzi, Renzi. Salvini. Renzi. Berlusconi: oltretomba. Grillo no, portavoce. Chiusa porta, chiusa voce. Travaglio. Travaglio. Floris, florilegi. Gruber. Berlusconi ha la prima sillaba in comune con l'ultima della Gruber. Anche una ‘u’. Uccello Marino di bosco. Roma o è bella o è brutta. Talvolta puttana. Molto puttana. Pensate al Senato e alla Camera. Due piazze e mezzo, lei sdraiata che dice dài spogliati e sdraiati accanto a me. Una volta dentro è difficile uscirne. Renzi, Renzi, Renzi. Bersani. Anche Bersani ha una sillaba in comune con Berlusconi (oltre che la data di compleanno) e con la Gruber. Travaglio. Marino. De Magistris: «Siamo preoccupati ma con la giusta concentrazione che la Napoli migliore, che si sta riscattando, vincerà». La giusta concentrazione: alle quattro e mezzo di notte un sindaco che si rispetti è nella fase REM. E sogna come amministrare la città a cominciare dalle dichiarazioni alla stampa. L'Ufficio Stampa dei Comuni delle grandi città. L'importanza di curare l'immagine con la giusta concentrazione.
Salvini, Salvini, Salvini. Migranti no, rifugiati sì. Bono Vox. Expo. X Factor. Tre X, quattro con questa per indicare le tre precedenti. Un post porno. Leccatemelo, il post. «Ridaremo ai sindaci tutto quello che togliamo con Imu e Tasi». Prima ti tolgo, poi ti ridarò. Dal futuro al presente, con il presente che ride. Cazzo ridi. Renzi, Renzi, Renzi. Festa dell'Unità. Boschi: «Ieri si è visto con chi sta il popolo del Pd». Popolo del Pd con chi stai che io non l'ho visto? Renzi, Renzi, Renzi? Salvini? Il Papa e il popolo del Pd. Quante ‘p’: non è un caso. ‘P’ è una consonante esplosiva, P² (ho messo la potenza apposta, per depistare). Renzi, Renzi, Renzi, Renzi. Monza. Ecclestone. Pirelli. Marco Tronchetti Provera è vivo e lotta insieme a noi. Marchionne anch'egli risulta vivente, nonostante sia impegnato a comprare GM. No OGM, sì GM. Che vordì? Gran Merdaiolo? No. Renzi, Renzi, Renzi. Salvini. Un sorriso. Un ghigno. Un ghigno, un sorriso. Una smorfia. Aria che comprime le guance e fa somigliare le stesse a dei glutei ballonzolanti. Ho sempre pensato che coloro che hanno la faccia a culo debbano portare la barba, anche di due giorni, per non destare sospetti, in quanto i glutei sono glabri nella norma. Renzi, Renzi, Renzi, Renzi. Renzi, Renzi, Renzi, Renzi. Salvini. Vendola no. Fassina no, nonostante le ‘s’ siano due e la ‘n’ una. Pensavo: da quando Berlusconi è oltretomba, l'Economist non fa più copertine sull'Italia. Non c'è nessuno unfit to lead Italy? Oppure la selezione innaturale politica italiana ha determinato un adattamento alla guida, sì che chiunque guidi, guiderà per nessun dove?

domenica 6 settembre 2015

Dipende dal soggetto

Tutto dipende dal soggetto. Io, stasera, lo sono. Soggetto in prospettiva, che si mette fuori campo, fuori il raggio d'azione, fuori centro. E sbalza, il soggetto, come la temperatura settembrina, da mane a sera, da sera a notte. E ricomincia. L'accorciamento del diurno e la crescita del contrario. Piccole scaglie di pelle morta abbandonano il soggetto. Un giro di boa. Il senso. Il naso. I nasi. Il mouse. I mouse. I cosiddetti puntatori del soggetto. 



Soggetti a frotte che puntano il soggetto, lo scandagliano, lo solleticano, vivisezionano.
La vivisezione del soggetto non è vietata: la impone il mercato, per sapere fino a che punto il soggetto è soggetto alla sua legge. «Quasi del tutto», è l'esito dell'esame. «Una quasi completa soggezione».

sabato 5 settembre 2015

Ho fatto questo ragionamento

In un'intervista pubblicata da Repubblica, il noto economista Nouriel Roubini, a una domanda di Eugenio Occorsio, risponde:

«L’Italia è il Paese che più di ogni altro trarrebbe beneficio da questa inversione di tendenza [aumento della spesa pubblica, alias piano Junker, ndb]. Le ultime cifre sulla crescita le sembrano incoraggianti?»
«Sono senz’altro da accogliere positivamente i dati Istat sul Pil e la disoccupazione, e anche l’intento del governo di procedere a una riduzione delle tasse. Qualche preoccupazione però suscita la cancellazione della tassa sulla casa e anche le modalità operative del taglio complessivo. Il problema sta nel convogliare efficacemente verso la domanda i benefici fiscali. Prendiamo gli 80 euro: noi come Rge [il think-thank delle ragadi anali di cui egli è la mente-guida, ndb] abbiamo fatto una proposta, quella di inserirli in una sorta di carta prepagata che ne assicuri l’utilizzo per l’acquisto di beni e servizi anziché la semplice tesaurizzazione. Sarebbe un piccolo segnale incoraggiante».

Una proposta così stupida poteva essere partorita solo da un pensatoio di rincoglioniti prezzolati mangia pane a ufo che tanto credito hanno presso le agenzie informative capitalistiche per le loro note virtù mistificatorie. Hanno paura, sti bucaioli, della «semplice tesaurizzazione» proletaria. Vadano a fanculo. Non si rendono conto di un cazzo, 'sti maledetti, e peggio di loro, forse, i giornalisti imbelli che stanno li a imboccarsi le stronzate senza replicare un bài. Niente. All'occorrenza, Occorsio, glielo potevi dire al professorone di stocazzo a quanto ammonta e chi lo prende il bonus Irpef, così, giusto per fargli capire che sotto questo cielo non si tesaurizza un cazzo, mi si passi l'allitterazione. 

A quanto ammonta

« Il bonus Irpef viene calcolato sul reddito complessivo annuo e viene diviso per il numero di stipendi che verranno percepiti nell’anno, quindi se il rapporto è continuativo sarà diviso per 12. Come avviene per le detrazioni da lavoro dipendente, il bonus viene rapportato al periodo di lavoro svolto nell’anno. Quindi, se lavori solo da luglio a novembre percepirai i 5/12 del bonus.
Nella tabella seguente trovi l’ammontare complessivo del bonus (per chi nel 2014 lavora tutto l’anno), da suddividere tra le prossime buste paga che percepirai.
 Reddito annuo lordoBonus annuo 
da 0 a 8.000 euro 0
da 8.000 a 24.000 euro 960
24.500 euro 720
25.000 euro 480
25.500 euro 240
da 26.000 euro in poi 0
Per redditi compresi tra 8.000 e 24.000 euro la detrazione è fissa a 960 euro. Per i redditi compresi tra i 24.000 e 26.000, invece, la detrazione viene calcolata in base al reddito. Nella tabella trovi alcuni esempi tra quelli più frequenti. Ovviamente, la cifra precisa potrà subire delle piccole variazioni, che dipendono, appunto dal tuo reddito preciso. »

Niente: hanno paura di spettinarli, perché i racconta frottole è gente che ama gli si lisci il pelo. E li fanno parlare a ruota libera, senza che nessuno dica pio, o che dalla platea si alzi e dica: «'A Rrubbinì: vàttel'a ppijà 'n der culo». 
E invece, non solo non li spettinano; gli spolverano anche la forfora. D'altronde, come al Forum Ambrosetti, li chiamano apposta per farsi incantare con le favole: 

«Il Roubini ottimista sorprende anche sul tema del momento: i migranti. “Ho fatto questo ragionamento: mettiamo anche che sulle coste dell’Italia e dell’Europa arrivino un milione di persone l’anno: cosa sono rispetto a un’area che ne conta già 400 milioni?”. “La questione c’è, ma è gestibile e va gestita in maniera costruttiva  - rilancia il guru ambrosettiano –: i migranti possono contribuire al rilancio demografico e dunque economico di un continente che sta invecchiando e ha bisogno di forza lavoro”.»

L'unica forza lavoro di cui ha bisogno un continente che viaggia con una disoccupazione a due cifre è quella degli schiavi: ma questo, i buffoni, non possono raccontarlo a coloro che li mantengono, anche perché soprattutto di schiavi hanno e avranno bisogno, con l'avvertenza che gli schiavi non vengano a sapere di esserlo.