lunedì 28 settembre 2015

Sulla liceità dell'obiezione di coscienza

«Noi “civili” intendiamo l’obiezione di coscienza contro le leggi che restringono le libertà di scelta e di realizzazione individuale. Si tratta di una cosa al polo opposto rispetto all’obiezione di coscienza che reclamano i cattointegralisti: sia i farmacisti che non vendono la “pillola del giorno dopo”, sia i medici che rifiutano di praticare aborti, sia la funzionaria che non rilascia la licenza di matrimonio non sono funzionari pubblici che si oppongono a leggi che provocano danni alle persone che ne fruiscono. Sono funzionari che si oppongono alla libera scelta individuale. Sono personaggi che vogliono imporre agli altri la loro linea di condotta, e lo fanno abusando di una posizione che è stata loro attribuita per difendere invece i cittadini da chi vuole sottometterli» [...]
«Non è lecita l’obiezione di coscienza con lo scopo di fare danni agli altri. Non è lecita l’obiezione di coscienza con lo scopo di restringere le libertà di scelta. L’obiezione di coscienza è lecita solo quando ha contenuto negativo, non ha contenuto specifico: obietto contro una legge che mi costringe a qualcosa che non è giusto. Non obietto contro una legge che mi concede di fare a modo mio, e nello stesso tempo concede agli altri di fare a modo loroPerché quella legge non obbliga me a fare qualcosa che non voglio o non ritengo giusto.»

Bravo Alex, gran post.

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

mio diletto luca,
io capisco che voi siete filosofi e vivete di questo* ma, poche supercazzore: l'obiezione di coscienza si applica SOLO AI COSCRITTI.
al di fuori, è vigliaccheria ebbasta.

*ove per "questo" intendo "stirare parole e concetti come la pelle dei coglioni".

Luca Massaro ha detto...

Quando mi dicono "diletto" io mi commuovo, sappilo.

Purtroppo non sono filosofo tanto quanto il sunnominato Alex: io la pelle [*] dei cosiddetti la lascio sempre grinzosa.

[*] Una nota notevole, la tua.