martedì 29 dicembre 2015

Dati e diti medi

C'è un interessante articolo di Marco Cattaneo su Le Scienze che spiega perché bisogna essere cauti nell'utilizzo dei dati statistici per non prendere cantonate che potrebbero farti pensare e parlare come un Mario Giordano o un redattore anonimo del blog grillesco.

C'è però un P.S. la cui conclusione non mi convince per niente. Lo riporto:
P.S. Un'ultima segnalazione per i Salvini e i Giordano di questo mondo. Più che preoccuparsi dei defunti, dovreste pensare ai nascituri. Se guardate al bilancio tra nascite e morti dei primi otto mesi del 2015 (e lasciatemi citare Wikipedia, per una volta, che comunque riporta fedelmente i dati ISTAT…), scoprirete con orrore che il bilancio è di 318.628 nascite contro 444.658 decessi: -126.030, un record assoluto dal dopoguerra a oggi. E la proiezione (omogenea, sì, me ne rendo conto) delle nascite a fine dicembre arriva a malapena a 477.942. Venticinquemila in meno del 2014, il dato più basso dal dopoguerra, con un tasso di natalità per la prima volta inferiore all'8 per mille (solo tre anni fa era ancora sopra il 9). Il che significa che, Fornero o meno, per pagare le vostre pensioni avremo bisogno di più immigrati che lavorino al posto vostro.
«Per pagare le vostre pensioni avremo bisogno di più immigrati che lavorino al posto vostro».
Ora, indipendentemente dal fatto che mandare in pensione (minima) Salvini e Giordano è un auspicio altamente condivisibile, sostenere che per pagare le future pensioni servano più immigrati (e cioè: più salariati) è una sintesi che non è solo arbitraria, bensì racchiude il peggio dello stereotipo economicista sulla previdenza sociale. Infatti, oltre a non accennare minimamente alle cause del crollo della natalità, vi si presuppone, a torto, che il numero dei lavoratori occupati sia una costante tra le generazioni e che quindi se il tasso di natalità degli italiani fosse simile a quello che c'era negli anni Sessanta o Settanta dello scorso secolo, beh, nessun problema: a pagare le future pensioni potrebbero pure essere i giovani autoctoni se le coppie italiche si decidessero patriotticamente a figliare.
E invece - e credo che pure Marco Cattaneo possa convenire - il numero dei posti di lavoro disponibili non sarà neppure garantito a tutti quei pochi nati di adesso, tanto che un cospicuo numero d'essi andrà a gonfiare la percentuale a doppia cifra della disoccupazione giovanile. Gli immigrati lavoreranno ugualmente? Sicuro? E se sì, in quale tipo di lavori? Quelli che saranno creati dalla nuove tecnologie o dall'aumento della spesa pubblica una volta saltati i parametri di Maastricht? In pratica, a coltivare patate su Marte...

Che delusione. Mantenere un profilo di accortezza di fronte a certi dati è, ripeto, doveroso, e purtuttavia, non è un dato incontestabile che l'attuale sistema economico e produttivo è arrivato a uno stadio in cui ostinarsi a non vederne il fallimento è un po' lo stesso atteggiamento filosofico del Cremonini che si rifiutò di guardare dentro il cannocchiale di Galileo?


Come avrete potuto constatare, si va verso un mondo in cui conviene sempre più nascere e morire (?) dentro quello 0,7% dell'umanità.

2 commenti:

Marino Voglio ha detto...

cioè vedemo se ho capito:

se io fossi un potenziale riproduttore indeciso, starebbero cercando di convincermi a fare il passo dicendomi che
mio figlio lavorerà fino ai settanta nella cura o nell'intrattenimento (essendo la produzione ormai affare da macchine e schiavi negri e cinesi) degli 0,7
al fine di pagare la pensione a qualcuno che riuscirà a maturarla, presumibilmente un giudice o un celerino.
o sennò potrà formarsi duramente e competere duramente per essere lui il giudice o il celerino.

...va affinato, continuate a lavorarci su.

Luca Massaro ha detto...

A me sembra che il tuo sia di già un ragionamento assai fino. Come un rasoio.