martedì 8 dicembre 2015

Non esiste nulla del genere

« I tedeschi non hanno mai preso la musica francese seriamente. Quando Debussy andò a visitare Brahms a Vienna, un domestico si presentò alla porta. Debussy non aveva preannunciato la sua visita, ma poiché si trovava a Vienna aveva pensato di andarlo a trovare. Bussò quindi alla porta e, alla domanda del domestico che gli chiedeva chi dovesse annunciare, rispose: «Sono Claude Debussy». Brahms gli fece rispondere: «E chi mai sarebbe?», e Debussy replicò: «Un musicista francese». Ma Brahms concluse facendogli riportare dal domestico: «Non esiste nulla del genere», rifiutandosi quindi di riceverlo. »

John Cage, Lettera a uno sconosciuto, Edizioni Socrates, Roma 1996 (p. 91)

« In una lettera a Jacques Doucet del 30 ottobre 1922 […], che è certamente tra le sue più significative, Tristan Tzara scriveva: «Une autre partie de mes poèmes parurent dans des revues italiennes […]. J'étais en correspondance avec A. Savinio qui vivait à ce moment avec son frère G. de Chirico, à Ferrare. Par lui, mon adresse se répandit en Italie comme une maladie contagieuse. Je fus bombardé de lettres de toutes les contrées d'Italie. Presque toutes commençaient avec “Caro amico”, mais la plupart de mes correspondants me nommaient “carissimo e illustrissimo poeta”. Cela me décida vite de rompre les relations avec ce peuple trop enthousiaste. »

Fausto Curi, Perdita d'aureola, Einaudi, Torino 1977

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Scovando, a distanza di pochi giorni, questi due frammenti, ne ho immaginato una connessione. Quale? Il pregiudizio. Vado sul facile. Ne ho anch'io molti. Potrei elencarli, ma non lo faccio per non dargli voce. Mi autocensuro? No, nascondo sotto il tappeto del pensiero le défaillance della ragione. In sostanza, conto sino a tre.

Ultimamente è tutto un contare. Neuroni che perdono tempo a difendersi da sé stessi. Dalle trame del pensare non scaturisce un pensiero fluido e cogente. Ho detto cogente e non coerente. La coerenza è confutabile. Da qui il blocco, anzi: il bloggo bloggeristico.

Scribacchio senza mira. Quante cilecche paratattiche.  Consecutive e allusive. Confidenti nella bontà dell'interlocutore silenzioso che, aldilà dello schermo, consuma alcuni secondi di tempo alfabetico e di connessione per leggere (e comprendere?) un comunicante. 

Quante volte, figliolo? 
Tante. Una per post.

4 commenti:

siu ha detto...

L'accostamento dei due episodi che riguardano Debussy e Tzara è delizioso...
In parte al di là di quanto tu stesso non sappia, a quanto pare, ma c'è più polposo e mirato senso in quel che 'scribacchi' che nella maggior parte di ciò che tocca leggere in giro in siti pur, soi-disant, qualificati. E, azzardo, forse il tappeto del tuo pensiero è meno compatto di quanto immagini; comunque ciò che lascia intravedere, di più o meno ragionevole ma dall'odore sincero e verace non può essere, per definizione, défaillant (ad ogni modo a me fa -talora per fortuna anche enigmaticamente- calore e simpatia).
Agli entrambi indubitabili cogente e coerente aggiungendo e a volte sostituendo una bella bordata di cruciale, confesso che non di rado sono proprio i tuoi post nombrillisti a catturarmi di più, financo -o forse proprio- le (rare) volte che manco saprei ridirne il contenuto. Io comunque la comunicanda, sia pur poco e niente comunicante. In ogni caso e modo, tu continua a peccare/somministrare, ti prego.

Marino Voglio ha detto...

cilecche paratattiche?

...non esiste nulla del genere.

(io ripasso domani)

(detto ppppppp fra noi pochi: non è che brahms avesse poi tutti i torti. se levi - eheheh - lully...)

(bevvabbe', bizet)

lozittito ha detto...

Quante volte, figliolo?
Tante. Una per post.

%-)

Massimo ha detto...

Gustosissima battuta di Brahms, notoriamente un caratteraccio, burbero come non ce ne sono più, ma genio meraviglioso. Debussy (un caratteraccio anche lui) ci avrà ripensato sorridendo.