mercoledì 16 dicembre 2015

Un felice annotare

« Da quando una volta, per quasi un anno, era vissuto immaginando di aver perso il linguaggio, per lo scrittore ogni frase che scriveva e con la quale avvertiva anche la spinta alla possibile prosecuzione era diventata un avvenimento. Ogni parola che, non parlata, bensì in forma di scrittura, annunciava la prossima, gli faceva tirare un sospiro di sollievo e lo ricollegava al mondo; soltanto con questo felice annotare per lui cominciava il giorno, e poi, così comunque pensava, fino al mattino seguente poteva anche non accadergli più nulla. »
Peter Handke, Pomeriggio di uno scrittore, Guanda, Parma 1987 (traduzione di Giovanna Agabio).

Che la scrittura avvenga. Eccola. Ifix tcen tcen: oddio, non intendevo proprio così. La fortuna di un bidet a un dipresso. 
A mio agio. Avanti, dunque, verso un «felice annotare»
Quanto pensiero ho prodotto oggi? Mica tanto, Se faccio uno sforzo – e ci ripenso – mi sembra di ricordare quanto segue: in auto, ascoltando una rapsodia di Bela Bartok, il pensiero è corso a quella volta che, a Budapest, d'inverno, quasi tre decenni or sono, c'era ancora la cortina di ferro e in Ungheria, come altrove, comandava un regime comunista sull'orlo del fallimento; ho pensato a quando la nostra comitiva di ragazzi salì sul bus per fare un primo giro della città e la guida turistica, una donna forse più giovane di quanto sembrasse, a ognuno di noi che saliva, proponeva l'acquisto dell'intera discografia del compositore ungherese, cinquanta dollari mi pare volesse e io l'avrei comprato a scatola chiusa il cofanetto di Lp, non perché conoscessi l'autore, ma perché mi piacque così tanto il nome di Bela Bartok - che sentivo pronunciare per la prima volta e da una madrelingua; ma cinquanta dollari erano una somma considerevole che mettevano a rischio il resto di finanze per le mie vacanze...



1 commento:

robxyz ha detto...

Vedo che siamo cresciuti leggendo i medesimi autori, Gabriel Pontello in questo caso.