domenica 6 dicembre 2015

Vom Kriege

Dal Dopoguerra a oggi, anche nel cosiddetto periodo di pace, c'è sempre stata una guerra da qualche parte sul pianeta, ma sempre abbastanza lontano dai luoghi in cui v'è stata abbastanza opportunità di valorizzazione del capitale.

Ancora dobbiamo vedere un'Ikea bombardata.

A differenza di quand'ero in età da militare (fino al crollo del muro di Berlino), che temevo, a ogni escalation,  si potessero verificare le condizioni per uno scontro armato fra USA e URSS (e pensavo, egoisticamente, sta' a vedere che mi tocca andare al fronte) oggi, che probabilmente non dovrebbero più darmi «il piombo per il moschetto», temo che la guerra “ufficiale” (mondiale) tra nazioni, in particolare: tra potenze nucleari, non sia un'opzione da escludere a priori ma rientri terribilmente nei luoghi del possibile. Con una differenza, a mio avviso sostanziale rispetto all'epoca della guerra fredda: mentre prima potevano esservi delle motivazioni ideologiche plausibili e sostenibili anche per il richiamo patrio alle armi («la lotta contro l'impero del male» secondo il dettato atlantico; «la lotta contro l'imperialismo», secondo il dettato sovietico), adesso - sgombrando il campo dall'irrazionalismo religioso che prevede si combatta per le terre sante e per maggior gloria del proprio dio locale - che diamine di scusa possono accampare gli uni e gli altri per giustificare l'urgenza di un conflitto contro un nemico che in realtà è il tuo specchio?
Per spacciare meglio e imporre le proprie merci.

Esile speranza: anche i narcotrafficanti hanno bisogno che la clientela non muoia tutta. Snif, snif.
_______
P.S.
Qualcuno mi controlla se riforniscono di ulteriori vettovaglie il bunker segreto di Berlusconi in Sardegna?
A proposito: propongo ufficialmente qui la mozione Berlusconi presidente Segretario generale dell'Onu.

1 commento:

lozittito ha detto...

di dominio in dominio mai nulla passa davvero: le istanze patrie, anche quando al minimo di consenso, verranno di nuovo valide.quello che oggi raramente necessita è la conquista territoriale, ma anche questo è relativo.
il dominio ha coscienza storica di sè, è la sua saggezza secolare: lo stato di necessità rivela ciò che la quotidianità nasconde, contemporaneamente il dominio vigente si amministra e riproduce meglio se i dominati si dominano da soli