martedì 16 febbraio 2016

Dell'imperturbabilità

Non so più come allontanarmi. Non esistono modi, qui, in questa conduzione. Quella specie di scorrere tranquillo tanto tranquillo non è. Cosa cerchi. Appunto, niente. Mi do del tu per perdere il filo della persona. Più si cresce e più ci si concentra sulla persona sbagliata: se stessi. È un guaio, ma è inevitabile. Ci hanno dato un corpo per servirlo, soddisfarne bisogni e fare a meno di quelli superflui sarebbe il meno, le palle piene non sarebbero un problema con l'estensione del dominio dei sogni. Il corpo ha delle necessità da soddisfare e di cui non ti puoi dimenticare. Sempre all'appello, peggio di una caserma. Anche il riposo non è un riposo ma un faticoso dovere. Il meno sono i denti, fosse tutto come i denti, potessi lavarmi il cervello come i denti sai che bella igiene mentale. Mi uscirebbero petali al posto di parole per decorare al meglio la presente inquietudine. Le corone di fiori dovrebbero essere per i vivi. Così le pompe: vitali. Eppure mi manca il quadro generale sul senso dello scorrere. Per ora tanta cornice, metri su metri a perimetrare un alcunché che, al momento, con qualche forzatura, potrebbe assomigliare a un Rothko. Se qualcuno volesse collezionarmi si faccia avanti, mi appenda al posto di quelle tristi imitazioni invetrate che fanno tanto ospedaliero. Datemi una chance, guardatemi ogni tanto, riflettete su di me il vostro pensiero diuturno (e notturno). Leggetemi Isaia¹ (30, 15) che mi dà tanta energia al còre:

Così parla il mio signore Iah

Nell'impassibilità
Nel non-agire
sta la vostra salvezza

Nell'imperturbabilità
Nel non-temere
giace la vostra forza

__________________
¹ Versione di Ceronetti, Adelphi, 1981

Nessun commento: