mercoledì 10 febbraio 2016

Gli strumenti di sempre

L'espressione artistica veicolata dentro la scrittura consente poche evoluzioni circensi, niente salti mortali al trapezio.
Sulla base di un velato autobiografismo, pennellare immagini e scavare parole affinché appaia un torso. Un torsolo, più facile.

***
La settimana delle mele melinda in offerta. Il Trentino svuota celle frigorifere inondando la penisola del suo frutto più famoso: gialle, rosse, verde, bicolore. La ricordanza delle spruzzatine fitosanitarie non m'impedisce di partecipare - gioioso - alla compera.

***
Il blogger non è uno scrittore seriale nonostante scriva e pubblichi serialmente. Non è afflitto da esigenze editoriali, quindi il pungolo è cristallino come la brina, che repentina appare nei mattini sereni. Di tanto in tanto, si spera in un effetto galaverna per poi sparire negli inconsultabili elenchi del passato, vago ricordo di un pensiero espresso e disciolto, come brina al sole, appunto.

***
Fin da piccoli ci insegnano che i settori economici sono tre più uno avanzato. Dunque, quando sento dire, dal direttore generale di turno, che la Rai prepara «le linee del piano industriale», credo sempre che i capistruttura saranno destinati ai turni di notte degli altiforni delle ultime acciaierie presenti in Italia, mentre i capiredattori delle sedi regionali a eviscerare polli d'allevamento presso l'Amadori o l'Aia (non in Olanda).

***
«Una delle illusioni dei progressisti è quella di ‘saper’ guidare la Storia. La Storia se ne vendica portandoli dove vuole. Quanti tremiti, accensioni, spasimi, hanno segnato il corso di una vita troppo sensibile ai mutamenti delle contingenze e dei destini! Così, a forza d'aspettare il momento in cui sarebbe scattata la molla dell'azione, gli anni si sono sgranati in una penosa serie di choc, e in questi choc, ad un certo punto, si è concentrato per successive stratificazioni il sapore della vita stessa. Un'esistenza fatta tutta di pause grigie e di attese esaltanti finisce per smarrire il senso di sé: solo l'urto brutale di una realtà esplosiva può restituirla di tanto in tanto al calore consolante ed amico che dà esclusivamente l'illusione di partecipare all'azione. Ma il sapersi di nuovo vivo ha la stessa precarietà di tutte le altre illusioni in precedenza consumate. Gli strumenti del discorso e le parole della poesia restano infatti disperatamente gli stessi.» 
Alberto Asor Rosa, Alla ricerca dell'artista borghese (1968)¹.

***
Il passaggio dal Carnevale alla Quaresima mi ha sempre scombussolato perché il Martedì grasso mi dimentico sempre di mangiare la carne che destino alla vigilia nera delle Ceneri.
Ho un rapporto pressoché quotidiano con le ceneri (salvo i mesi estivi). Osservo con perizia la consumazione del combustibile ligneo arso nelle stufe. So riconoscere, dai resti, il tipo di albero bruciato. Il più facile e coriaceo è il castagno. Il più evanescente, l'abete.
Una volta, ero giovane, nel periodo in cui lavorai all'inceneritore consortile (quando ancora era in funzione) chiesi a un collega più anziano di me se sapeva qualcosa della cremazione. Mi rispose soltanto che le ossa venivano macinate dipoi, a parte, quand'erano fredde².

***
Vado a farmi una doccia così digito parole altrove.

___
¹in Intellettuali e classe operaia, La Nuova Italia, Firenze 1973
² Questo ricordo mi sembra di averlo già scritto ma non ricordo.

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

solo una piccola parte delle ceneri viene consegnata nell'urna ai parenti, il resto va in discarica. giusto così, mi pare. del resto sopravvive l'anima, se non ricordo male. chiederà ai testimoni di geova quando suoneranno al campanello, loro sanno tutto, non fallano mai una risposta. meglio dei marxisti-leninisti testimoni di Genova.