domenica 21 febbraio 2016

Rane meravigliose

«È meraviglioso come le istituzioni europee vadano nella direzione esattamente opposta all'unica che potrebbe rilanciare l'unità culturale, storica, etica e sentimentale dell'Europa.
Ma è meraviglioso anche come nella Ue sia sacra e intoccabile la circolazione di merci e capitali, mentre il welfare si ferma alle sue frontiere interne. Che impongono a ognuno di tornare a essere straniero appena passato il confine del suo vecchio Stato nazionale.
La peggior Europa - e l'Europa suicida.»

Che dire a commento dell'amara ironia gigliolesca?

1) Stante l'attuale, rantolante, sistema economico e produttivo capitalistico, ossia non prescindendo da esso, non si capisce come sarebbe possibile dare corso a un' Europa migliore - un' Europa vivida.
Ogni Stato, europeo e no, poppa valore dalla mucca del capitale. E il capitale ha un'unica maniera per fornire il latte allo stato: mangiare il lavoro. L'erba lavoro, tuttavia, è sempre meno nutriente perché - come insegna Marx e come spiega per il vulgo Olympe de Gouges
«una massa minore di lavoro può bastare per mettere in moto una massa maggiore di macchinario e materia prima».
e quindi

2) come si fa a pensare che
« l'unica speranza di qualsiasi idea d'Europa è quella di reinventarsi un welfare: federale, universale, senza frontiere.»
continuando a ritenere questo sistema economico e produttivo come il solo possibile, naturale, imprescindibile che l'umanità ha disposizione? In altri termini: come cazzo si fa a inventare un welfare universale se il capitale stesso - non avendo di fatto più vincoli - andrà a cercare di ottenere, seguendo la sua logica di sfruttamento, il poco "lavoro" produttivo anche in culo al mondo?
Leggiamo ancora il divulgatore par excellence:
«Va considerata anche un’altra circostanza di grande rilievo, della quale ho scritto ad nauseam, e cioè che col cadere del saggio del profitto, il capitale per la propria valorizzazione ha sempre meno riguardo per la spesa improduttiva, per il mantenimento di quei gruppi sociali che consumano senza produrre (o perché hanno esaurito il loro ciclo vitale utile al capitale), ossia senza contribuire alla realizzazione ed alla conservazione del valore. Riproduzione complessiva delle classi sociali e delle classi lavoratrici sono funzioni che il capitale ha delegato allo Stato, sempre più portatore degli interessi della borghesia imperialista. Il capitale non si preoccupa della riproduzione e della reintegrabilità della popolazione che non sia funzionale alla valorizzazione. Popolazione che potrebbe tranquillamente essere in vario modo soppressa.»
Per concludere: non nego che Giglioli faccia bene a denunciare e a indignarsi riguardo al fallimento del progetto politico immaginato dai padri fondatori dell'Europa unita. Il problema è, una volta di più, rifiutare di comprendere sino in fondo le ragioni di tale prevedibile disastro. 
Stando sempre sulla superficie non si pescano le cause profonde della crisi. Solo rane.

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