domenica 14 febbraio 2016

Varoufakis è vivo e lotta insieme a noi

L'intervista è interessante, ci sono anche analisi e proposte condivisibili. Purtuttavia, come tutti gli economisti che si tengono a debita distanza dall'unica teoria in grado di fornire una spiegazione esaustiva del perché della crisi generale del capitalismo [*], anche Varoufakis rimane intrappolato nella credenza che il vero responsabile della crisi economica e sociale che investe l'Europa e il mondo, sia l'idrovora del capitalismo finanziario:
«C’è una crisi generale della democrazia, nell’epoca del capitalismo finanziarizzato. Il capitale finanziario è nemico della democrazia, ovunque nel mondo, negli Stati Uniti come in Europa. Il problema è universale, per così dire. Ma c’è una specificità tossica per quanto riguarda l’Europa: non abbiamo una federazione con specifiche istituzioni democratiche, la stessa Banca Centrale Europea ha uno statuto assolutamente unico, non paragonabile ad esempio a quello della Federal Reserve. »
Ah se noi europei potessimo dar vita, per esempio, a
«un movimento che imponga alla Banca Centrale di cominciare ad acquistare il debito della Banca Europea per gli Investimenti anziché quello tedesco o italiano, per finanziare un ambizioso Green New Deal per l’Europa. Così, invece di stampare moneta per i circuiti del capitale finanziario, la creazione di moneta andrebbe a finanziare la cooperazione produttiva, a creare posti di lavoro in settori innovativi, ponendo al tempo stesso condizioni favorevoli per l’organizzazione e la lotta dei lavoratori e contrastando la mercificazione e la precarizzazione del lavoro.»
Eccolo qua, un altro proudhoniano del cazzo. 
Ma come si fa ancora a credere a simili fandonie? Possibile che la Storia non abbia insegnato niente? Niente. Il capitale finanziario non è, di per sé, nemico di alcunché. Se ne frega della democrazia che può anche stargli bene, anzi: l'importante per esso è riuscire a far soldi dai soldi. C'est tout. Piuttosto: l'idea stessa di nemico della democrazia e dell'umanità presuppone una sorta di caccia alla streghe, bruciate le quali si ritrova l'idillio perduto, che in realtà non c'è mai stato, se non nei troppo mitizzati anni del boom economico. Non si tratta, insomma, di vittimizzare e riformare. Niente del capitalismo può essere riformato perché esso stesso ha, in sé, le cause della sua rovina.
Se il capitale, da decenni oramai, si è concentrato sulla finanza non è per chissà quali misteriosi intrighi di avidi banchieri e finanzieri, magari ebrei. No. È perché investire soldi nella finanza, anziché nella produzione, è stato l'unico modo per salvare dal fallimento un sistema economico e produttivo che ha incontrato i suoi limiti strutturali di valorizzazione del capitale investito.

E poi: ancora con 'sta storia che lo Stato può regolare il Mercato. Suvvia:
Non è lo Stato che tiene per le palle il Mercato, ma viceversa.
Stampare denaro fuori dalla esigenze del Mercato conduce, presto o tardi, alla bancarotta:
«lo Stato decreta che la sua Banca Centrale crei "denaro improduttivo" a partire dal niente. Facendolo, si arroga, contro le leggi del sistema di mercato, il potere di creare denaro, cioè nega con la forza, in quanto polo politico, il predominio strutturale del polo economico. Il castigo arriva dopo, come si sa, nella forma dell'iper-inflazione. Dalla fine della prima guerra mondiale, questo fenomeno si è verificato periodicamente come conseguenza della creazione di denaro improduttivo da parte dello Stato, ed oggi è già diventato, in un numero crescente di paesi, una condizione strutturale permanente. Contro ogni illusione sul "primato della politica", si è dimostrato da tempo, nella pratica, che, a causa del denaro, lo Stato è un'istituzione fondamentalmente priva di autonomia nei confronti del mercato e che la politica, da parte sua, di fronte all'economia, costituisce una sfera anch'essa fondamentalmente sprovvista di autonomia.» Robert Kurz, Quattro tesi sulla crisi della regolazione politica.

Ma vabbè: che Varoufakis la pensi in un certo modo fa parte del gioco, ci sta, cosa si può pretendere da un professore di economia che insegnava negli Stati Uniti. Il problema sono gli intervistatori, i quali parlano di lotta di classe senza aver ben chiaro contro che cosa lottare, giacché - almeno mi pare - sembrano non aver capito granché della crisi della legge del valore. 
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[*] Si segnalano qui due mirabili post “tecnici”(1, 2), nondimeno godibilissimi, di Olympe de Gouges

5 commenti:

giovanni ha detto...

Una Wanna Marchi qualunque.

Olympe de Gouges ha detto...

grazie per il godimento.
se Varoufakis prendesse una posizione di classe, non potrebbe più godere degli incarichi e dei privilegi che gli vengono concessi. ciò che vale per V. vale per moltissimi altri. di gente disposta a rinunciare a cospicui emolumenti per non abiurare alle proprie idee e mantenere i conseguenti comportamenti, non ne ho trovata molta in circolazione. anzi, posso dire: persone così sono più rare delle mosche bianche.

lozittito ha detto...

Non ti suona male quel "a partire dal niente"?

Luca Massaro ha detto...

@ Lo Zittito.

Non so risponderti. Leggo Kurz in traduzione spuria dal comunque meritevole Franco Senia. Piuttosto, sarebbe ora che gli autori della Wertkritik fossero tradotti e pubblicati compiutamente ed estesamente in Italia, altro che cazzate pikettiane. Merito e onore a Mimesis editore e suoi curatori, più ad altri blogger volenterosi, che offrono questi testi per me assolutamente di "valore" :-D

lozittito ha detto...

non so,sento più forte la mancanza di altre cose. mi pare che per il preteso livello di analisi di Kurz il risultato sia molto molto parziale, con alcune ma fondamentali minchiate tipo quella sopra. Trenkle è meglio, Jappe -che non sono neanche sicuro faccia parte del gruppo- è peggio. La questione non ha contenuti di cordata accademica o culturale ma si pone su quell' invisibile dead line storica che gli epigoni marxiani non riescono a passare: essere più adeguati, più in dialogo col loro tempo di quanto lo furono gli ormai lontani inventori del metodo materialista storico. il pensiero non può da solo, o forse solo raramente, essere più avanti dei rapporti sociali vigenti; allora meglio i blogger isolati che -da non professionisti e sapendo di non esserlo- si rimboccano le maniche, riescono a fare meno confusione.