giovedì 31 marzo 2016

Killer in corsia

«Secondo l'inchiesta, denominata "Killer in corsia
So bene che su queste vicende macabre è indelicato fare humor nero; nondimeno, l'encomiabile fantasia denominativa dei magistrati inquirenti rende irresistibile la tentazione.

Vediamo: è ormai invalso che il sostantivo killer sia un forestierismo che nella lingua italiana (e forse non solo italiana) è usato diffusamente per indicare la persona, l'animale o la cosa che ha ucciso o uccide o che è potenzialmente in grado di uccidere [via]. 
Tuttavia, accanto a questo significato estensivo, tecnicamente (Diritto) e, a mio modesto avviso, più propriamente, con la parola killer si designa un sicario, vale a dire la persona che uccide su commissione, spesso dietro pagamento.

Dunque, stando a questo significato letterale, è lecito pensare che se gli inquirenti chiamano l'inchiesta «Killer in corsia», probabilmente suppongono che la presunta infermiera assassina abbia agito su commissione.

Orbene, nel caso in cui brancolassero nel buio per trovare il mandante, saremo noi così omertosi da non fornire alla magistratura un nome? Giammai.

Ultim'ora:

Tito Boeri raggiunto da un avviso di garanzia.


Segnalazioni notturne

Prima di tutto un articolo di Alberto Negri. Splendido l'incipit: 
«Gli occidentali sembrano specialisti nell'arte della guerra stupida».

Poi un editoriale di Evgeny Morozov su The Guardian (che immagino, come consuetudine, sarà presto tradotto e pubblicato anche in Italia):
«The grim reality of contemporary politics is not that it’s impossible to imagine how capitalism will end [...] but that it’s becoming equally impossible to imagine how it could possibly continue, at least, not in its ideal form, tied, however weakly, to the democratic “polis”. The only solution that seems plausible is by having our political leaders transfer even more responsibility for problem-solving, from matters of welfare to matters of warfare, to Silicon Valley.»
«From matters of welfare to matters of warfare». 

Alcuni finalmente cominciano ad accorgersi che qualcosa non va nel capitalismo transatlantico democratico.

Le «tendenze necessarie ed esplosive» non possono essere sotterrate e zitti tutti perché prima o poi riemergono come lava dal fondo dei vulcani.

E a proposito del crimine geriatrico giapponese: di rimbalzo ho letto che, in Italia, a coloro i quali evaderanno l'imposta del Canone Rai sarà comminato il carcere: almeno in carcere potranno vedere la televisione gratis.

(È vero che il carcere in Italia non è come quello in Giappone o in Norvegia: tuttavia, da un punto di vista sanzionatorio, che cosa c'è di più stupido che minacciare la prigione per reati di simile entità amministrativa? Possibile che i legislatori non riescano a immaginare - e se non ci riescono, si facciano aiutare bandendo un concorso apposito nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del Paese - pene più intelligenti?)

mercoledì 30 marzo 2016

Si è aperta una finestra. Sarà meglio chiuderla.

A salire nella grande giostra di partite contabili illustrata qui da Fubini, prende il capogiro, per cui, scusate, io scendo subito, ritrovo terra, perché così in alto mi vengono le vertigini.
«Da oltre un anno la Banca d’Italia compra sul mercato, in media, circa otto miliardi al mese di titoli di Stato del proprio Paese in esecuzione di un mandato della Banca centrale europea. Il quantitative easing, il programma di acquisti di titoli varato dalla Bce nel 2015, funziona esattamente così: le decisioni sono prese a maggioranza dal Consiglio direttivo di Francoforte ma le operazioni sui titoli di Stato vengono delegate alle banche centrali nazionali, in modo che il rischio resti tutto confinato nei bilanci di queste ultime. I titoli del Tesoro italiano sono comprati solo dalla Banca d’Italia, e solo ad essa spettano tanto i rischi di perdite che i relativi rendimenti.»
Solo alla Banca d'Italia spettano i rischi. Ah. Come se la Banca d'Italia non fosse in Italia. Cioè: prendi gli americani: hanno venduto una pacca di debito ai cinesi. Poniamo che quel debito non valga più un cazzo: ci rimettono sì o no anche i cinesi? Bene: poniamo che i titoli del Tesoro italiano, comprati dalla Banca d'Italia, in capo a pochi anni non valgano più un cazzo. Chi ci rimette? La Banca d'Irlanda?
«Con le ultime decisioni della Bce qualcosa cambia: da aprile il ritmo degli acquisti accelera da 60 a 80 miliardi al mese per l’area euro e per l’Italia salirà a circa 9 miliardi al mese in titoli sovrani. Entra così pienamente in azione una forza che rende la finanza pubblica meno difficile da gestire, perché la Banca d’Italia alla fine del 2017 finirà per detenere debito pubblico del Paese per (almeno) 215 miliardi di euro. È molto più di quanto investono in debito pubblico le famiglie italiane, più di quanto detengano le compagnie assicurative.»
Avendo la Banca dello Stato comperato il debito dello Stato, lo Stato coi soldi che ha ricevuto in prestito dalla Banca dello Stato, dovrà tentare di diminuire il debito che contrae per sostenersi.
«Questa progressione è iscritta nel quantitative easing. L’anno scorso la Banca d’Italia ha comprato titoli del Tesoro per circa 96 miliardi di euro, nel 2016 e almeno fino a marzo del 2017 accelererà al ritmo di 108 miliardi l’anno. Inoltre, la Bce si è impegnata a far reinvestire in nuovi titoli sia quelli che scadono che i relativi proventi d interessi versati dai governi: per la Banca d’Italia ciò equivale ad acquisti di titoli del Tesoro per altri sette miliardi.

Tutto ciò significa che il governo finirà presto per pagare ogni anno alla Banca d’Italia gli interessi su un decimo del proprio debito, circa 7 miliardi l’anno almeno fino a fine decennio; a sua volta poi la Banca d’Italia restituirà gran parte di quei fondi proprio al Tesoro sotto forma di profitti di esercizio e di tasse sulle plusvalenze. Già solo nel 2015 questi versamenti sono stati di oltre sei miliardi. È come se il debito fosse diventato di colpo più piccolo.»
Il Governo dello Stato pagherà alla Banca dello Stato gli interessi sul debito contratto con la Banca perché la Banca dello Stato ha comperato i titoli dello Stato. Ma a sua volta la Banca dello Stato renderà gran parte del ricavato al Tesoro dello Stato. E tutto ciò farà sì che il debito diventerà più piccolo. Non solo il debito, eccheccazzo.

Ahimè!, che manfrine! Sarà meglio mettersi comodi, seduti, ritrovare una certa stabilità ed un minimo di equilibrio, evitare allarmismi e dire ai passanti che non si preoccupino, no: anche se Bce e Banca d'Italia hanno aperto una finestra, qui in Italia abitiamo tutti a pianterreno.

lunedì 28 marzo 2016

Il martedì della bestia

«Dopo il Lunedì dell'Angelo aspetto il martedì della Bestia», ho detto a una infermiera cogli occhi grigio azzurri come l'acqua riflessa nel cielo variabile. 
Lei ha sorriso, compiaciuta che quegli occhi bastassero a determinare un'insolita, ma prevedibilissima, impennata ormonale trattenuta dalle circostanze e dall'educazione, nonché dai limiti imposti dal tempo, dal luogo, dallo spazio, e pure dal caso, sai mai di prendere due ceffoni, proprio no, mica voglia, vero.
Così, bastante dello sguardo e del sorriso, ho spremuto gli ultimi raggi di sole improvviso sbucati controvoglia nel freddo della giornata di festa, fino a lì grigia e piovosa. Camminare, pensare al futuro, alle lacrime della Fornero, alle fellatio perdute nel vento. S'invecchia. E i posti saranno sempre meno per diventare vecchi a modo. A volte mi capita d'invidiare i vecchi di ora, quasi cullati nelle tribolazioni e negli smerdamenti. Poi penso pure a Monicelli e a quella improvvisa, forse provvida, non certo ragionata, via di fuga, e temo tanto che la vita si ridotta a quello, al sunto, al brodo terminale.
Agnello, Angelo e Bestia. Il corpo è il tramite di un assillo esistenziale. Che cosa essere per non essere perduti? Il passo dopo passo a cosa porta? A cosa vuoi che porti, perché fai queste domande idiote. Camminare e basta. Mettiti, per quanto sta in te, nella stessa disposizione d'animo, «avventurosa e romantica» descritta da Robert Walser nell'incipit La passeggiata.

«Un mattino, preso dal desiderio di fare...»

Anche fare un cazzo, soprattutto quello, ça va sans dire. 

domenica 27 marzo 2016

Un altro Legionario



La chiamano Legione perché sono in molti.
Ora, francamente - e non perché abbia qualcosa di particolare contro Letta, uno dei tanti, appunto, insieme all'impronunciabile principe ereditario saudita - volentieri manderei tutti ’sti legionari in cima un monte, quello dove c'è un «numeroso branco di porci al pascolo» (Mc, 5, 1-20) affinché essi possano montare in groppa ai suini e insieme precipitare giù «dal burrone al mare».

Il problema è, come sempre, che i demoni, pardon: i legionari si ripresentano.

«La Legione simboleggia il principio sociale stesso, il tipo di organizzazione che si fonda non sull'espulsione definitiva dei demoni, ma su espulsioni equivoche e mitigate come quella rappresentata dal nostro posseduto, espulsioni che in realtà finiscono nella coesistenza di uomini e demoni». René Girard, Il capro espiatorio, Adelphi 1987.

sabato 26 marzo 2016

Terrestrità

Riguardo all'agricoltura ho il pollice azzurro, perché la terra è bassa e io guardo il cielo, ma casofosse un giorno dovessi andare a zappare, ecco, io non zapperei, seguire gli insegnamenti di Masanobu Fukuoka

il mirabile contadino giapponese, che si limitava a non fare a un cazzo o poco più e ad aver lo stesso ottimi raccolti:
Da un punto di vista filosofico, il metodo di Fukuoka si ispira al concetto del Mu, approssimativamente tradotto con “senza” o anche “nessuno”, il quale è il nucleo dell'insegnamento del Buddhismo Zen. Fukuoka si riferiva, infatti, alle sue pratiche di coltivazione come “agricoltura del Mu”. Per lo Zen l'Universo è in un costante flusso di cambiamento, in cui ogni cosa avviene spontaneamente. Per questo, si ritiene che il miglior modo di agire sia "senza” agire, lasciando libero il campo a quel "meccanismo di autoregolazione che può manifestarsi soltanto se non gli si fa violenza", come si può ben notare in particolare nell'agricoltura, la quale obbedisce a orologi interni ed esterni, atmosferici, e il cui vero motore è la Natura.
Fukuoka m'è tornato in mente leggendo la storia dell'agricoltore piemontese che coltiva a secco e io, quando m'imbatto in storie del genere, provo sempre una sorta di fascinazione, perché, a mio avviso, esse sono manifestazioni di terrestrità (senso di appartenenza alla Terra) assoluta.

Vorrei tanto anch'io essere un buon terrestre, ecco tutto.

venerdì 25 marzo 2016

La tristezza della mela

«Secondo quanto afferma il vicepresidente per il product marketing internazionale di Apple, la maggior parte delle persone che hanno acquistato un iPad Pro provengono da un PC Windows; al mondo esistono ancora 600 milioni di PC vecchi più di 5 anni, dunque potenziali nuovi utenti Apple, che però sono stati definiti da Schiller come utenti tristi.» [via]

Premetto che io, vero, Windows, salvo alcune occasioni, non lo uso più da, boh, forse una decina d'anni, e manco per niente, quindi, voglio far l'avvocato delle cause perse per Billino, tuttavia, mi sembra doveroso segnalare a quei fighettucci con la virgola nelle mutande della Apple che, la tristezza, oggidì, ma che dico: da tanti anni oramai, la tristezza è passata armi e bagagli nelle vostre utenze. Non ci credete? Guardate e piangete con me:





Vi posso garantire che, pur sfocata dalla mia poco nitida cattura d'immagine, quella che si vede nella mano della presidentessa americana è una mezza mela tristemente marcia.

Infine, un'altra aggiunta triste: l'altro ieri, alla Coop (sono l'etno-antropologo ufficiale del negozio), al banco frigo della carne suina, ho visto un signore sui trentacinque, ma ne dimostrava sessantadue, di origine andina a occhio e croce, bello grasso come un bufalo guatemalteco, con un giubbotto di pelle nera di cinghiale sudato, sudato lui pure mentre parlava nella sua lingua ad un iPhone d'ultima aberrazione placcato in oro; e mentre l'osservavo con discrezione e acutezza, ho potuto constatare che non era triste, no, affatto, perché riusciva a veicolarla tutta fuori, col sudore. 

Formula Isis

Due cosine veloci veloci mi preme dire a proposito dell'insensato parallelo che fanno molti assertori dell'unità nazionale (o paneuropea) contro il terrorismo d'ispirazione jihadista, unità analoga a quella che venne messa in atto ai tempi del terrorismo brigatista.

Pregiatissimi paladini dello stato di emergenza,

come, in effetti, non è azzardato accusare i brigatisti (o comunisti combattenti) del tempo che fu di aver tentato di ricreare in Italia (e non solo) una sorta di dittatura del proletariato corrispondente a quella allora presente in URSS e in altre repubbliche socialiste vincolate al Patto di Varsavia, perché, allo stesso tempo, faticate in modo omertoso a nominare il reale obiettivo dei combattenti islamici, nello specifico: dei leader, dei teorici e degli strateghi dello Stato Islamico (non certo de’ giovani disturbati mentali che ne sposano la fede e ne imbracciano le armi) che è quello, palmare, di costruire uno Stato che ricalca pedissequamente quel che Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Bahrein, Qatar, sono già?

Ma come, non avete mai riflettuto che, nella scongiurata ipotesi che il sedicente Stato islamico si realizzi, non sia altamente probabile che esso, in capo a pochi anni di diplomatiche formalità, entri a far parte della Lega Araba?

In tal caso, cosa potrebbe escludere che tra ventisei anni l'ISIS organizzi dei bei mondiali di calcio¹?

Saluti pentiti (quanto trovate il primo Patrizio Peci, fatemi un fischio).

___________
¹ Le olimpiadi no, che c'è il beach volley femminile.

giovedì 24 marzo 2016

Cruyff


Nella fase della mia vita in cui il calcio faceva parte della mia vita perché quasi tutti i giorni, bambino, lo giocavo in piazza, nella piazza della chiesa ancora libera dall'invasione delle auto, io mi ricordo che, molto spesso, coi miei coetanei facevamo a gara per interpretare i nomi dei calciatori più famosi, pur rispettando la regola non scritta che i primi a scegliere i migliori fossero quelli più bravi tra di noi.

A me, nove volte su dieci, toccava essere Neeskens.

mercoledì 23 marzo 2016

I guanti neri

«Fosse possibile restare indifferenti, freddi, insensibili allo spettacolo che mette in scena, il terrorismo non avrebbe ragione di esistere, ma ovviamente questa è ipotesi impensabile, perché presupporrebbe unimpassibilità alla sofferenza e alla morte dei propri simili che non sarebbe poi troppo diversa da quella di chi progetta e realizza atti terroristici.» Luigi Castaldi.

Passato di corsa al supermercato per una spesa veloce, senza indugiare troppo quindi tra gli scaffali (le merci esposte sono la mia serotonina), a un certo punto, nel via vai di persone, ho notato un uomo alto, capelli leggermente allungati, pizzetto, che spingeva un carrello coi guanti neri e un piccolo zaino a tracolla. Era solo, era frettoloso come me. Io lo sono diventato di più e, veloce, mi sono presentato alla cassa salvatempo, quella dove spari la pistola-lettore con la quale hai sparato sui codici a barre dei prodotti acquistati (un giorno, per fare più in fretta, ci daranno la mitraglia). 
Pago, esco e, poco prima di scendere sulla rampa mobile, l'uomo coi guanti ricompare davanti a me. Su una bicicletta, col portapacchi, la borsa della spesa dentro. Salendo in auto, ho proprio sentito un rilassamento della circonferenza testicolare. Via libera. Ho saputo, in parte, tenere a freno le passioni.

lunedì 21 marzo 2016

Don Ezio inviato speciale

Per il regime cubano non ho alcuna simpatia; per quello americano nessuna. Quindi sarò imparziale e, rapido, vado al punto che mi preme: perché dopo aver diretto Repubblica gli ex direttori iniziano a cantar messa? A leggere l'editoriale di Ezio Mauro mi sono inginocchiato tre volte, mi sono seduto e poi mi sono rialzato al comando «In alto in vostri cuori». Sono rivolti al Signore.
Dopo il Vangelo, Don Ezio, nel sermone, ha raccontato alcuni episodi sulla storia di Cuba, dall'influenza americana 
«L’ultimo presidente americano a visitare l’isola, Calvin Coolidge, sbarcò in nave all’Avana da Key West insieme con la moglie Grace il 19 gennaio del 1928, quando gli Usa esercitavano un pesante protettorato sugli affari cubani, economia compresa, e si impadronirono per sempre della baia di Guantanamo.»
a quella sovietica:
«Più marcata la traccia sovietica. Da quell’ultima curva prima di Plaza de la Revolución dove oggi si sporge la folla per vedere Il Capo dell’Occidente, 27 anni fa passò trionfante l’ultimo imperatore sovietico, Mikhail Gorbaciov.»
Nel mezzo niente, manco un accenno a Fulgencio Batista, a Fidel Castro, alla rivoluzione. L'importante è continuamente ricordare che Cuba è una dittatura (è vero) e che ci sono prigionieri politici, dissidenti, dame bianche e preti a cui è consentito dire messa. Ma guai a dire qualcosa sul fatto che Cuba, pur con tanti difetti imperdonabili, non ha mai cercato di esportare la dittatura altrove, contrariamente agli americani che hanno ficcato la democrazia a forza, come una supposta, in tanti paesi latinoamericani - e non solo. In altri termini, Don Ezio non si pone minimamente il problema che il faro della democrazia e della libertà rappresentato dagli USA ha accecato, immiserito e depredato, complessivamente, tante terre e tanti popoli, che, al confronto, Fidel e Raul Castro meritano, parimenti a Obama, di ricevere il Nobel per la pace.

Povero Don Ezio: voleva esser testimone  di un evento storico, della vittoria definitiva della libertà contro l'oppressione, e invece non ha fatto altro che assistere alla perimetrazione di un futuro centro commerciale, come, in cuor suo, spera anche il presidente Raul Castro: l'importante è che finisca l'embargo, si ritorni a smerciare, e che il made in Cuba possa rimpinguare un po' le casse di uno stato alla fame.

domenica 20 marzo 2016

Belen, ti sei accorta



Ho osservato attentamente il labbro superiore di Belen Rodriguez e, signori della giuria, posso dichiarare che mi fa effetto, perché mi dà l'idea che, da un momento all'altro possa non tanto esplodere, quanto decomporsi, ciondolare come una proboscide e rimanere giù sospeso e inerte finché una mano amica, che ne ha pena, lo riavvolga e cucia. 

Non ha importanza qui stabilire se sia un labbro naturale o siliconato, né sindacare se sia bello o brutto, sexy o ammosciante. Il punto è che, ad una scrupolosa osservazione, esso sembra avere al suo interno come una specie di bolla d'aria o d'acqua che lo rigonfi or qui or là, or su or giù, a seconda della movenza della bocca, della smorfia, della parola detta, del sorriso o del disappunto della proprietaria. Tal labbro, insomma, mi pare costituisca una variabile indipendente dalla bocca, che non le appartenga, che stia sospeso come una carta moschicida sulla quale rimangono intrappolate le occhiate, dimodoché queste non codifichino al cervello dell'osservatore il labiale della showgirl, possa nel caso ella aver detto una cazzata a mezzavoce. 
Infine, ultima similitudine, stasera da Fazio, a un certo punto ho avuto la netta impressione che quel labbro fosse una livella da muratori, quelle che servono per far venire i muri su belli dritti (ho detto i muri), e che dentro d'esso ci fosse precisa quella goccia d'acqua che, per mostrare la giustezza della costruzione, dovrebbe restare immobile, formare una linea orizzontale, perpendicolare all'asse sul quale poggia il piano. Ma niente: dentro quel labbro la goccia era sempre in tumulto, in agitazione, onda su onda, alla deriva, in balia di una sorte bizzarra e cattiva. 

Ciascun apra ben gli orecchi e non solo

Tito Boeri non è un bischero e i suoi due conti li sa fare, e fare bene (sempre all'interno di una logica di sistema, ça va sans dire). Ma, a volte, anche ai più assennati una cazzata può scappare. Vediamo:
Domanda di Fubini e Marro: «Lei ha annunciato l’invio di 7 milioni di "buste arancioni" ad altrettanti lavoratori con dentro la simulazione della pensione. Quanti scopriranno che è più bassa di quello che si aspettavano? 
Risposta di Boeri: «In effetti molte persone avranno sorprese negative. In base ai nostri campioni, circa il 60%. Ma penso che avere questa informazione sia molto importante, perché consente di pianificare il futuro». 
Domanda: «Non teme che le brutte sorprese inducano a consumare meno, con effetti negativi sull’economia? 
Risposta: «Non credo che gli effetti siano così negativi. Ciò che deprime i consumi è l’incertezza. Invece noi qui stiamo dando più informazioni».
Egregio Boeri, capiamoci (o capimoci o famo a capisse, Gasparri docet): se lei prima sostiene che almeno il 60% di coloro che hanno fatto la simulazione della pensione futura hanno visto che «avranno sorprese negative», vale a dire: avranno una pensione da fame, non può credere di consolare o rabbonire tale platea generazionale con delle semplici «informazioni» che informano i futuri pensionati sul loro futuro ricolmo di stenti e miseria. Infatti, lei che è un esimio economista, quale altro modo conosce di pianificare il futuro se non risparmiare ovvero di grattare le croste, a fronte del reddito percepito da coloro che rientrano in quel 60%? 
Ma se risparmiano, come faranno a mantenere lo stesso livello di consumi? 
Risposta di Boeri: «Dovranno essere meno incerti e più allegri».
Ho capito. Ovvero, non ho capito un cazzo.

Ciascun apra ben gli orecchi, 
di doman nessun si paschi, 

oggi sìan, giovani e vecchi, 
lieti ognun, femmine e maschi. 
Ogni tristo pensier caschi: 

facciam festa tuttavia. 
Chi vuol esser lieto, sia: 
di doman non c’è certezza. 

venerdì 18 marzo 2016

La Roma merda due


Era prevedibile, ok, era prevedibile. Ma io pensavo che una certa forma di pudore questa volta sarebbe stata mantenuta per rispetto della vittima. Invece nient'affatto, anzi peggio. E gli si imbianca la faccia col fondotinta pagato coi soldi del canone tummorissi subito in differita, al conduttore dico, un colpo secco, zac, così almeno avranno riguardo i capistruttura del cazzo da centomila euro lordi all'anno e non manderanno in onda l'esclusiva dell'orrido.

Epperò, ar padre gliè je se potrebbe da’ la cittaddinanza ammericana pe’ mannallo no affanculo, come meriterebbe, vero, ma pe’ annà a far concorrenza a quer parruccone de Trumpe, ‘na faccia come quella de Foffo senior anvedi che li reppubbli-cani avrebbero trovato ’na faccia ar caso loro, un caso de padre disperato che confessa pubblicamente che a lui e ar fijio suo gliè je piaciono le donne vere, cioè quelle che ciànno la sorca, perché ’e farze ciànno er cazzo, no? E per questo che s'ammazzano quanno glielo scopri? Ma anvedi di annà affanculo, va, te e quer calabrone che ’a rripeto: schiantasse.

Apeiron

A Badia a Chiesimo, frazione di Osimo, c'era uno con l'eskimo, fissato con l'estimo: valutava, valutava ogni cosa al suo passaggio. Meno male che passava poca gente, poche donne, molte piegate dall'artrosi, alcune piegate da non so.

- Cameriera: per favore, mi porti una Peroni.
- «Nessun uomo dica a una donna cosa fare.»[*]
- Scusi, volevo una semplice birra... bionda (non rossa), con un po' di schiuma.
- Non faccia lo spiritoso. Vuole altro? Da mangiare?
- Un po' di prosciutto.
- Villano. Faccia un passo di lato.
- Lato destro del cuore.
- Destr, sinistr, destr, sinistr, marcia.
- L'acqua, mi porti un po' d'acqua.

Ricomporre l'unità del centro destra intorno alla figura del leader, oppure ricomporre l'unità del leader intorno alla figura di merda?

Ber : lusconi = Ber : tolaso
Risolvetemi questa equazione.

«Le cose fuori da cui è il nascimento alle cose che sono, peraltro, sono quelle verso cui si sviluppa anche la rovina, secondo ciò che dev'essere: le cose che sono, difatti, subiscono l'una dall'altra punizione e vendetta per la loro ingiustizia, secondo il decreto del Tempo». Anassimandro¹

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La sapienza greca, a cura di Giorgio Colli, volume II, Adelphi.

mercoledì 16 marzo 2016

Such a lovely place

Non so dire a che punto siano le trattative per il TTIP, spero arenate (spero), per vari motivi, uno fra tutti: non fidarsi degli Stati Uniti d'America, di chi li conduce, chiaramente, e la dimostrazione più ovvia non può che essere la seguente, offerta in principio di un articolo di uno dei migliori analisti nostrani sulle vicende vicino e medio orientali, Alberto Negri:
«Il ritiro di Putin nel giorno fatale delle Idi di Marzo, a cinque anni dall’inizio della rivolta di Damasco e cinque mesi dopo l’intervento di Mosca, è una sorta di monito: la Siria è una guerra che nessuno può vincere e che tutti possono perdere, anche la Russia. Non ha bisogno neppure di essere troppo articolato e convincente. La guerra americana all’Iraq nel 2003, con le sue catastrofiche conseguenze, è lì a dimostrarlo: iniziata come un conflitto contro il regime di Saddam Hussein si è allargata a tutto il Medio Oriente e saldandosi con quella siriana, dopo la caduta dei raìs nel 2011, è arrivata in Europa con il terrorismo jihadista e i profughi.»
Di fronte a questo dato di fatto inoppugnabile, lacrime di quella merdina di Tony Blair e latrati ottusi della cricca fogliante a parte, i guerrafondai americani dovrebbero ripagare i debiti di guerra se esistesse un obiettivo (ed efficace) Tribunale Internazionale dei crimini contro l'umanità. Perché la guerra in Iraq è stata un crimine contro l'umanità, ci vuole poco a dimostrarlo, «catastrofiche conseguenze» comprese.

Non si può prevedere il futuro, ma si deve giudicare il passato. E il recente passato vede inequivocabilmente gli USA come principali responsabili delle guerre sparse in giro per il pianeta. 
Dunque, altro che TTIP: le sanzioni ci vorrebbero... prugne californiane a parte.

martedì 15 marzo 2016

Ombra subornata


Ci pensavo oggi alla mia ombra camminando nella lucente mattina delle idi di marzo, sovente guardandomi le spalle, e riflettevo non tanto sul senso della vita, quanto sul sesso nella vita, se è una misura giusta per considerarla degna di  essere vissuta, credo di sì, essendo il sesso molto apotropaico, discretamente ansiolitico, notevolmente catartico.
Gli manca solo di essere politico, al sesso, ma veramente, non soltanto confinandolo nelle manfrine delle parti in commedia, dal puritanesimo anglosassone al trombanesimo di Arcore, bensì facendo di esso l'elemento base di una azione politica vera e propria, o piattaforma programmatica. 
Gli unici tentativi, in questo senso, furono quelli tentati da encomiabili pornostar che però ebbero il demerito di spingere ancora più ai margini la questione, riducendola a mero folklore.

In conclusione: se fare sesso è, come io penso, un atto politico, come riuscire a far sì che il sesso non sia solo rappresentanza ma possibilità di guidare l'azione di governo?

- Eccone un altro che la tira sul prezzo, neanche fosse stato coinvolto in un meccanismo di subornazione.

lunedì 14 marzo 2016

Cortometraggio

[via]
In uno spazio di cielo, che si è coperto di vento e di nubi, è apparso, proiettato con lo stesso rumore di una pellicola, un film che mostrava cosa sarebbe potuto accadere se io avessi fatto quello e non questo, oppure se tu non avessi fatto niente invece di quello che hai fatto, oppure il contrario, io quello che tu, tu quello che io, non è importante stabilire chi dei due ha fatto o non ha fatto, l'importante era osservare, nella scena, io e te che camminavamo lungo un tratto di un fiume piuttosto gonfio di acqua di neve, gli alberi intorno ancora spogli e il soffio costante del vento.

Tutto si svolgeva silenziosamente. Nessuno dei due protagonisti pronunciava parola (anche se, dentro se stessi, entrambi componevano una lettera che presto sarebbe stata spedita). E camminavano, con un lieve sorriso di benessere e alcune mani infilate nelle maniche di un maglione per ricevere calore.

A vederli sembravano sereni, forse di più. Se fossero morti di colpo e pietrificati all'istante, il sorriso sarebbe stato indubbiamente quello di due persone felici

Erano belli quei due perché sapevano esserlo non facendo niente per sembrarlo. Erano belli per loro, e questo bastava.

A un tratto la loro mente abbandonò l'incantevole passeggiata e si trasferì nelle consuete preoccupazioni, le stesse che in parte li avevano condotti a camminare, o a sognare di farlo, abbracciati lungo quel fiume.

Fu in quel preciso momento che ebbero paura, non si sa bene di cosa, forse di vivere. E così si misero a guardare il telefono per vedere l'ora che fosse e il sorriso, da complice, divenne furtivo. Vollero, senza dirselo, essere lontani da lì, lontani dal pericolo, anche questa volta scampato. E il passo divenne più svelto e l'abbraccio più lento: nonostante fingessero di concedersi una stretta maggiore, era una stretta che li svitava facendo rientrare l'aria consueta nel sottovuoto di un amore a perdere.

Poi, con un nuovo colpo di vento, il cielo si è fatto più chiaro e lo schermo di nubi si è fatto da parte. 
Avrei voluto telefonarti e raccontarti tutto quello che avevo visto. Avresti voluto telefonarmi e raccontarmi tutto quello che avevi visto. Ma i film che finiscono male non danno alcuna soddisfazione a essere raccontati.

sabato 12 marzo 2016

Senza interessi

«Invece i tassi negativi – si paga per tenere fermo il proprio denaro – sono diventati realtà da un pezzo e da ieri nell’area euro sono ancora più alti. Adesso la Banca centrale è persino disposta a pagare essa stessa gli istituti, se solo questi accettano di prendere la sua liquidità e di prestarla alle famiglie alle imprese. Le banche potrebbero persino farlo gratis, senza chiedere interessi alla clientela, eppure guadagnarci. 
Gli acquisti di titoli di Stato aumentano al punto che le Banche centrali nazionali, su mandato della Bce, ne compreranno per circa 80 miliardi al mese. È una colossale operazione di creazione di moneta da 1.750 miliardi di euro.» Fubini.

Domande ingenue: ma perché il denaro "creato" non viene dato direttamente alle famiglie e alle imprese, oppure agli Stati europei affinché siano essi stessi, seguendo i desiderata keynesiani, a far ripartire la domanda (aggregata), le prime spendendo, le seconde investendo, i terzi con opere pubbliche a iosa e dando vita, a tempo indeterminato, al cosiddetto reddito di cittadinanza? In altri termini: perché l'intervento demiurgico di Draghi ha bisogno dell'intermediazione bancaria per dar fiato all'economia?

Perché il denaro creato non contiene valore: la sostanza del valore sta altrove [*].

Con tale manovra, la BCE - garante del capitale europeo - spera (e chi spera...) di rilanciare un nuovo ciclo economico espansivo, tale che possa riprodurre la seguente formula:

D-M-D¹ (Denaro-Merce-Denaro¹).
Purtroppo, sinora, dati i tempi bui per la produzione (in quanto, generalmente, produrre merci produce pochi profitti)  il denaro creato è stato in grandissima parte utilizzato per meri fini speculativi (vedasi la crescita esponenziale degli investimenti borsistici e del debito statale globale).
Vale a dire, fin qui si è visto realizzarsi 
D-D¹
Ecco dunque che le nuove direttive impartite dalla BCE prevedono condizioni diverse e stringenti, affinché le banche prestino realmente questi soldi alle imprese e alle famiglie, addirittura «senza chiedere interessi alla clientela». 

- Buongiorno Direttore, vorrei un prestito di centomila euro a tasso zero.
- Per fare che?
- Per averli.
- Che garanzie offre?
- Le centomila euro: le terrò ferme sul conto, solo per il gusto di leggere il saldo.

Orbene, chi sarà, a breve termine, a guadagnare dal nuovo enorme flusso di denaro immesso nella circolazione? Chi ha già (molto) denaro.

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[*]
Non esistono più, in Europa e non solo, le condizioni base per una nuova accumulazione capitalistica (che in Italia, soprattutto, si sono interrotte già decenni or sono), dato che lo sfruttamento del lavoro è messo sotto scacco dalle esigenze della produttività, ovvero dalla graduale e inesorabile diminuzione di utilizzo dell'unica merce (forza lavoro umana) in grado di fornire plusvalore al capitale anticipato.

venerdì 11 marzo 2016

La mente nell'iPhone

C'è un filosofo che ha un'idea così tradotta da Luca De Biase
"Consentire all’FBI di forzare il telefono è come consentirle il controllo della mente di milioni di persone".
E io, che filosofo non sono, pensavo che, per controllare la mente di milioni di persone, bastasse la televisione.

Comunque, se interessasse veramente fare prevenzione antiterrorista, da un punto di vista prettamente filosofico, per indagare la mente a fondo, l'FBI  potrebbe effettuare perquisizioni per controllare le librerie dei sospettati: risultasse dominante la presenza degli idealismi, soprattutto quelli di matrice religiosa, male non sarebbe installare microspie nelle abitazioni, per capire se davvero a lettura del cazzo corrisponde azione di merda, oppure se tutto resta nel vago, sino a sprofondare nella pazzia, come accadde a quel masticabrodo di Nietzsche.

mercoledì 9 marzo 2016

La chiusura del volto

È più forte di me, non ce la faccio, devo confessare questa debolezza. Quando vedo in giro, al supermercato per esempio, una giovane coppia, lei vestita completamente di nero, col capo fasciato e del volto solo la fessura degli occhi scoperta, con l'uomo che le gira accanto, con le mani in tasca sprizzando sicumera, mi sento come la maggior parte degli uomini si sentono vedendo una bella donna andare in giro vestita sexy: provocato, ma in senso opposto, naturalmente, nel senso dell'avvilimento, del fastidio, del capo che si volta per non vedere questa misoginia (misantropia tout court) ambulante.
La chiusura del volto è, per me, intollerabile, avvilente, ottenebrante. Un viaggio nella tenebra. Non penso, per contro, che alcun decreto legislativo possa contrastare alla radice tale costume aberrante. Piuttosto, credo, sarebbe più efficace riuscire a indovinare un atteggiamento nei confronti di tali persone che possa farle sentire a disagio, e non credo che la miglior cosa sia mostrare imbarazzo o deferenza soprattutto nei confronti di quelle facce d'uomo che ostentano fierezza (parimenti al puzzo di sudore), nel mostrare il proprio vessillo mortifero. Bensì bisognerebbe riuscire a restare assolutamente indifferenti, ai limiti del mancato riconoscimento, come se davanti non ci fosse stato nessuno, l'invisibile, e come io non sono stato capace di fare, oggi, scusate, pardon.

martedì 8 marzo 2016

Stato di fermo

Siano applauditi i coraggiosi che a bordo di piccole barche hanno osato protestare.
Io avrei avuto paura, e mi sarei attaccato. A che? All'idrante. C'è un uomo in mare. C'è un uomo in mare? E i finanzieri, che dovrebbero finanziare, lancerebbero un salvagente a uno che non sa attaccarsi?

Poniamo che mi salvino e mi facciano salire a bordo della motovedetta. Come minimo vomito. «Perché vomita?», mi chiederà il capitano. 
«Perché Renzi e Hollande mi danno il voltastomaco», risponderò. 
«Capisco»,  dirà senza capire il capitano. «Lei è in uno stato di fermo». 
«Stato di fermo con lo stomaco in subbuglio? Capitano, mi stia a sentire» (ho bell' e pronte le mille lire):

Due governanti di sinistra, soddisfatti e sicuri di agire per l'interesse esclusivo del popolo che rappresentano, un popolo generalmente indifferente. Tutto si compie come se tutto fosse normale, dato che non compare all'orizzonte alcun serio movimento d'interdizione a questo andazzo del cazzo».

«Si contenga».

Piuttosto rivomito.

«Si resta attaccati ciascuno al proprio modo di sopravvivere, sperando che la tempesta passi altrove. Non può essere che così, atomizzati come siamo. E tuttavia non può essere diversamente, data la nostra condizione vaporosa. Cosa potrebbe farci precipitare, riaggregarci, farci diventare  massa critica? »

«Intendente! Faccia tacere quest'uomo».

Al che, io, quando mi sento dare dell'«uomo» mi inorgoglisco, non mi capacito mai di far parte di una certa specie. Specie ora che sembro un tonno pronto per essere sfilettato e messo sott'olio raffinato franto da olive turche. A proposito di militari: possibile che tra quelli turchi non serpeggi un po' di sedizione?

«Lei è un ingenuo».

Me ne faccio vanto.

La Roma merda

Più che entrare nel merito dei fatti di cronaca, vorrei penetrare nelle incrostazioni linguistiche di stampo giornalistico utilizzate per definire l'appartenenza geografica e socio-economica degli imputati di determinati delitti quando, come in questo caso (e come in altri: ricordo la faccenda delle giovani prostitute minorenni), essi provengono dalla Roma bene.

E mi domando: perché la Roma bene e non la Roma merda (pezzi di)?

Ora, è pacifico che, dato il milieu, i media staranno sul pezzo abbastanza da far sì che un giorno Papa Francesco telefoni ai truci protagonisti, almeno tra qualche anno, dopo che essi avranno speso qualche lagrima di pentimento.

Infine, per chiudere il post prima che il mio garantismo vada a puttane, e per quel che vale, vorrei i nostri tele-giornali e trasmissioni strappapelipubici, per una volta, prestassero più attenzione e cura al morto ammazzato che agli assassini, facciano di Luca Varani un martire vero e proprio, vittima della cattiveria e dell'imbecillità più assurde e incomprensibili. Vorrei: ecco il mio grammo di concime (stallatico) per il Campo Dall'Orto.

lunedì 7 marzo 2016

Legion del disonore

« Da più di trent'anni, in tutti i paesi occidentali, lo spettacolo elettorale si svolge essenzialmente nel segno di un'unica alternanza tra una sinistra e una destra entrambe liberali che, a parte qualche dettaglio, si accontentano ormai di applicare a turno il programma economico definito e imposto dalle grandi istituzioni capitaliste internazionali (e dunque, attraverso queste ultime, dalle potenti lobby transnazionali che ne sono la principale fonte d'ispirazione). In questa messa in scena perfettamente sperimentata, è la sinistra che ha sempre il maggiore interesse [...] a presentare questo “antagonismo” come il prolungamento naturale di una lotta e di una “scelta di società” che risalirebbe, sotto questa forma, alla Rivoluzione francese stessa (sappiamo comunque coglierne il lato ameno: è sempre divertente vedere Dominique Strauss-Kahn, François Hollande e Pascal Lamy atteggiarsi a eroici discendenti dei martiri della Comune o delle giornate del giugno 1848). »

Jean-Claude Michéa, I misteri della sinistraNeri Pozza, Vicenza 2015 (ed. originale, Paris 2013).

Via Libération
I francesi stanno ancora troppo bene per farsi venire certi pruriti. Tuttavia, nel remoto caso gli venissero, non sarebbe male iniziassero ad affilare le lame per certi rincoglioniti che per fortuna hanno l'avvertenza di mettere il casco per andare in motorino.

Ma vabbè, non sono altro che intermediari, meri piazzisti: le commesse sono grandi, fanno di tutto per accaparrarsele perché, in caso contrario, a vendergli cacciabombardieri o portaerei all'Arabbia, ci penserà qualcun altro.

Sia data, dunque, la Legion d'onore (un premio laico e repubblicano) al principe ereditario: non si può rischiare che, con un Ambrogino d'oro, gli italiani ci freghino alcunché.

domenica 6 marzo 2016

Fissità

Io sono un fissato. Ho ragione a esserlo perché fissandomi resto sospeso tra la comprensione e il fraintendimento, in quello spazio in cui il pensiero prova a staccarsi dal detto e tenta di ardire.

Anni fa, una domenica, mi ritrovai nei pressi di Predappio e mi scappava da orinare, ma non scesi di macchina perché non volevo far pensare alla gente del posto che io fossi andato là per commemorare chicchessia. Sicché velocemente andai via dal paese e mi fermai più avanti, a Predappio Alta, ricordo un cipresso che fu felice di assumere una parte dei miei sali minerali.

Mio padre, per un certo periodo, nel primo dopoguerra per un triennio credo ma dovrei domandare, ha lavorato in una miniera di lignite. Mia mamma conserva una foto di lui giovane dentro un carrello insieme a un altro compagno di lavoro, sorridente, la canottiera nera, due braccia così. Io non ero.

Appunto. Ci sono più probabilità di essere dal non essere che viceversa dall'essere al non essere nel senso che quando si smette di essere è più improbabile riessere proprio colui che si doveva diventare. Minerali.

Alcuni giorni fa, al supermercato, volevo comprare dei cetrioli in agrodolce e c'erano due marche, una in offerta, l'altra no. Tuttavia, in quella in offerta (Saclà) ho letto che erano prodotti in Turchia, mentre nell'altra (Zuccato) v'è scritto in Italia.
Ho preso questi e ho mandato affanculo Erdogan ad alta voce senza secondi fini: è estremamente improbabile incrociare gloriose e magnifiche donne curde chez nous.

Barbara D'Urso e il facesitting.


sabato 5 marzo 2016

Date i dati a tutti

[*]


Quando sento parlare di nuovo capitalismo mi diventano le orecchie come Spock e vengo sopraffatto dall'alienazione.
Poi mi ripiglio e rifletto e indago: che cosa impedisce ai guru radicali della Silicon Valley di pagare per i loro progetti radicali anziché «parcheggiare il loro denaro nei paradisi fiscali

Risposta semplice: perché gli importa eccome della politica e dell'economia. Infatti, se finanziassero direttamente il reddito di cittadinanza per un certo numero di persone utilizzando i soldi parcheggiati, la politica storcerebbe il naso, e l'economia vedrebbe gli investitori di tali aziende gradualmente defilarsi, vendere azioni, fare ciao ciao con la manina ai guru.

Chiudo con una domanda tecnica: se le aziende tecnologiche dessero agli  utenti la proprietà dei loro stessi dati, sarebbero i dati a essere monetizzati? E se sì, tutti i dati avrebbero lo stesso valore? Oppure i dati di certuni avrebbero sin dal principio più valore di altri? Esempio: se le persone A e B vanno in banca a chiedere un finanziamento portando come garanzia i propri dati, il mutuo sarà erogato a entrambi alle medesime condizioni?




venerdì 4 marzo 2016

Uomini forti

Non amo gli uomini forti. Cosa vuol dire essere forti? Vincere a braccio di ferro? 
Non amo gli uomini forti, ovvero li amo nella misura in cui sono deboli. Ma non tratto di essi...
Ripeto: cosa vuol dire essere forti? Saper decidere, scegliere e vedere che le proprie decisioni e scelte hanno successo e seguito? Tutto qui? Oppure essere forti vuol dire essere uomini di potere, avere potere sulle vite altrui? È questa la forza che si è realizzata conseguendo tale posizione di potere, quale che ne sia stato il modo? 

Limitiamoci a questo tipo di casi, a un caso particolare, d'attualità, ripercorrendo sommariamente la superficie delle cronache. 
Aver vinto delle primarie di partito ed esserne divenuto segretario dopo che il segretario precedente si dimise in seguito a una sciaguratissima strategia politica votata all'insuccesso. Alla prima occasione, freddare politicamente il governo guidato da un uomo dello stesso partito ma espresso dal precedente segretario - e prenderne il posto. Ma attenzione: l'esercizio della forza è qui avallato e coadiuvato dalla indispensabile complicità dell'allora presidente della repubblica, il quale, vero e proprio deus ex machina, voleva sostituire colui che risultava essere uomo debole con un nuovo uomo - e forte. Per quale fine? Le riforme, tanto richieste e tanto attese. Da chi? Dal popolo? Non ci prendiamo per il culo. Diciamo quindi: attese da certi ambienti, più o meno riservati, che mostravano necessità che l'Italia s'indirizzasse nella sacra via delle riforme costituzionali e strutturali al fine che il format - uomini forti a capo delle moderne democrazie liberali d'occidente - avesse compimento e gli uomini forti potessero finalmente decidere e realizzare politiche espressione dei poteri forti, sotto l'egida della legittimità elettorale che ancora offre sacra unzione agli eletti.

Il popolo scelga tra due o tre candidati che esprimono programmi indistinguibili tutti volti al rilancio dell'economia, al rafforzamento della sicurezza, alla riforma della scuola, alla salvaguardia dell'ambiente e dei beni culturali.

Ha vinto un uomo forte! Ha vinto un uomo forte! Ha vinto un uomo forte! Finalmente! S'intervisti l'ambasciatore.

Topi sulla cima del mondo

Er sangue de sorcio m'ha fatto venire in mente ’sta canzonetta, ricordanza del tempo in cui mi capitò d'esser felice, non coi topi né a Roma, ma tra cerri in fiore della campagna toscana, vivevo una storia, si faceva la Storia, l'Europa che si univa diventava una speranza, di lì a poco smisi di essere felice e cominciai a disperare, politicamente anche, ma non è di questo che volevo parlare ma dei governanti europei, in particolare di quelli che attualmente sono alla guida delle nazioni di maggior peso politico economico, e pensavo: quando fanno i bilaterali non si sai mai chi sia la puttana e chi paghi, bacini, scambi di doni, promesse, firme, solidarietà e poi, girati i tacchi, ognuno in disordine sparso a fare i cazzi propri, a comandare le forze speciali di fare cose più o meno segrete in favore dei propri esclusivi interessi nazionali che travalicano, giocoforza, gli interessi di altre nazioni.

Comunque, io riguardo alla Libia, prima di fare qualsiasi mossa, porterei Sarkozy all'Aia davanti alla Corte Penale Internazionale.
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P.S.
Mi piacerebbe vedere tra duemila anni la faccia di questa umanità rincoglionita.


mercoledì 2 marzo 2016

Al servizio di una mescita

“L'accordo segna una svolta importante per il Gruppo Espresso che avvia oggi un nuovo percorso di sviluppo, garanzia di un solido futuro in un mercato difficile. La missione di questa casa è sempre stata l'editoria, al servizio di una crescita civile del Paese. Con questa operazione l'impegno viene riconfermato e accresciuto”. [via]

Questa nuova fusione editoriale è il contraltare alla precedente avvenuta, or non è molto, tra RCS e Mondadori. 
Pavoni che diventano sempre più grossi per ampliare la ruota (l'offerta) e paupulare più forte affinché il Mercato creda nel loro nuovo modo di ingozzarsi e imbellettarsi.

Tutta roba gonfia, carica d'ormoni della crescita, tanto che se gli tiri un po' di carne si stacca subito dalle ossa. 

Encomiabile comunque il loro proporsi come missione al servizio di una causa, nella fattispecie «la crescita civile del Paese». 

Con serenità e cognizione di causa, dato che un tempo e per molto tempo fui lettore assiduo di entrambe le testate, posso confermare che stocazzo il Paese è cresciuto civilmente.

Sai che ti dico, ingegnere? È prendendovi a discredito che semmai mi sono incivilito e urbanizzato, nella misura in cui sono riuscito (sono presuntuoso) a scoprire quello che volete dire tra le righe, il non detto, le frasi smozzicate, gli editoriali del menga e le rubrichette quotidiane degli editorialisti firma d'autore che danno la stura al pensare politicamente corretto, Sussi e Biribissi e Cicci e Biribicci, e palchi estivi e indoor per ricevere filosofi e cantanti in voga - e non vi accorgete neanche della coltre di nebbia ottundente che diffondete, composta da memi del cazzo che rimbalzano nei dopocena della borghesia soddisfatta di sé ancora credula di cantare le magnifiche sorti e progressive.

Ma io sono io e voi eccetera. 
A parte, facciamo un patto. Una mano sul cuore e una sul culo e sinceri entrambi: il Paese è davvero cresciuto civilmente? Io dico di no e, se siete onesti, non potete che convenire. Non è certo colpa vostra, ma non è la colpa quella che si cerca qui. Qui si vuole soltanto far notare che il Paese, con voi al servizio, più che crescere civilmente, è invecchiato intellettualmente, tanto che la produzione culturale, di cui siete grandemente responsabili, è riassunta dentro una edizione della Repubblica delle idee. Tanta roba.

Cane capitale


« La legge del saggio decrescente del profitto, che si esprime con lo stesso saggio del plusvalore o anche con un saggio crescente, dice in altre parole: data una qualsiasi determinata quantità di capitale medio sociale, ad esempio 100, vi è un aumento continuo della parte di esso rappresentata dal lavoro vivo. Dato che la massa complessiva di lavoro vivo aggiunto ai mezzi di produzione diminuisce in proporzione al valore di essi, anche il lavoro non pagato e la parte di valore che lo rappresenta diminuiscono in rapporto al valore del capitale complessivo anticipato. Ovvero: una parte sempre più piccola del capitale complessivo impiegato si converte in lavoro vivo, e quindi il capitale complessivo assorbe, in proporzione alla sua entità, un'aliquota sempre più piccola di pluslavoro, benché il rapporto tra la parte non pagata e quella pagata del lavoro impiegato possa aumentare al medesimo tempo. La diminuzione proporzionale del capitale variabile e l'aumento proporzionale del capitale costante, sebbene in senso assoluto essi crescano entrambi, è, come è già stato detto, solo una diversa espressione dell'aumentata produttività del lavoro.»

Karl Marx, Il Capitale, Libro terzo, Terza sezione, Capitolo 13, Legge della caduta tendenziale del saggio del profitto, Edizione Einaudi, Torino 1975


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[Quanto segue sono meri appunti di lettura]

Il capitale, assalito dal prurito di fare profitto, si morde la coda, come un cane. Le volte che l'agguanta, se la mastica.


L'aumentata produttività del lavoro richiede un impiego massiccio di lavoro morto che seppellisce il lavoro vivo. Ma – ed è qui la scoperta fondamentale di Marx – senza lavoro vivo il capitale non fruttifica più: senza le api operaie i bei fiori rimangono sterili; fanno bella mostra di sé, e non ci sono inseminazioni artificiali che tengano.


Da notare: nel capitale costante (mezzi di produzione) si trova accumulato il pluslavoro estorto, nel corso degli anni, ai lavoratori produttivi – impossibilitati a rivendicarne alcunché, in quanto la proprietà privata dei mezzi produzione è sacra e tutelata dalle leggi statali.


Il problema è che, da alcuni decenni, per muovere e rendere produttiva una massa enorme di lavoro morto è sufficiente un piccola quantità di lavoro vivo.


Ma... (continua)