domenica 3 luglio 2016

Colti molti

Dall'editoriale odierno di Alberto Negri, uno dei migliori analisti delle vicende mediorientali, estraggo:
«Adesso bisognerà vedere come questa strage inciderà sul boom bengalese. In pochi anni il giro d’affari del tessile bengalese è passato da 4,8 a 20 miliardi di dollari, un settore che impegna cinque milioni di persone e rappresenta l’80% delle esportazioni. Dopo la Cina, dicono le statistiche, il Bangladesh è il maggiore produttore di abiti pronti del mondo.
Ma questo campione del prêt-à-porter da almeno un triennio ha cominciato una lenta deriva verso l’islamismo, un’avanzata del radicalismo favorita dall'estrema povertà di una grande parte della popolazione che sopravvive con salari irrisori e un reddito medio pro capite annuo inferiore ai duemila dollari.
Eppure la moda a bassissimo prezzo era diventata il motore di uno sviluppo nazionale che marcia oltre il 6-7% l’anno di aumento del Pil. Il denaro facile del tessile da esportazione ha fatto nascere una nuova élite occidentalizzata che viaggia in Suv, gioca a golf e manda i suoi figli a studiare negli Stati Uniti o a Londra, dove vive una parte della dinastia al potere e un brillante deputato del Labour Tulip Sidiqi nipote del primo ministro, la signora Sheikh Hasina, una sorta di Benazir Buttho alla bengalese: il padre fu assassinato nel 1975 e le tra tante vicende alterne, alcune per corruzione, è andata al governo tre volte, l’ultima sette anni fa. In Parlamento siedono 300 deputati, ufficialmente una trentina possiedono fabbriche tessili ma sono in realtà sono molti di più perché diversi politici si servono di un prestanome. A diventare floridi non sono stati soltanto i produttori ma anche gli intermediari delle centinaia di “Case d’acquisto” che combinano gli affari tra i locali e gli stranieri.»
Leggendo ciò, avrei scommesso che i terroristi islamici, responsabili dell'eccidio di Dacca, provenissero da quella parte di popolazione più povera e disagiata, alla classe del proletariato per intenderci e, invece, come ha dichiarato il viceministro degli esteri bengalese,
«Gli autori non vengono dall'Iraq o dalla Siria, sono giovani bengalesi, molti dei quali colti, con buone prospettive ed appartenenti alla classe media del Paese».
Ora, per aggiungere un ulteriore elemento di analisi fenomenologica del terrorismo di matrice islamista, sarebbe bene fosse specificato quanti dei molti componenti del commando (erano sette, sei uccisi dalla polizia e uno catturato) erano davvero appartenenti a famiglie facoltose, perché si potrebbero azzardare delle analogie tra i figli di papà di un tempo che diventavano, soi-disant, marxisti-leninisti-maoisti-castristi e quelli di oggi che, agendo in un contesto sociale non secolarizzato dove si conosce (e forse si legge) un unico libro, inneggiano alla jihad. 

1 commento:

Marino Voglio ha detto...

mattugguarda 'sti schiavacci mezzinegracci che se ribbellano contro li itagliani bravaggente regalatori di lavoro nel mondo.