sabato 30 luglio 2016

Parlate piano

«Non parlare così forte, qui vicino dormono gli arabi». 
Franz Kafka, Sciacalli e arabi, in Il messaggio dell'imperatore, vol. 1, Adelphi, Milano 1981

Siamo abituati alla presunzione di sapere che sappiamo tutto, che ci basta poco, un’occhiata – e diventa inutile parlare, inutile discutere.
Stiamo zitti, allora, in un silenzio non condiviso, a immaginare ognuno non una via d’uscita, ma la maniera migliore di camminare senza calpestarsi i piedi.
Siamo bravi in questo: similmente ai ballerini, zampettiamo sulle punte per tenere paralleli i nostri percorsi, senza ripetere i discorsi, senza prendersi a morsi.
Ridere è l’unico ponte che ci permette di comunicare. Le lacrime meno, perché sono dominio dell’emozione – e l’emozione è qualcosa da tenere dentro le mutande. Meglio ignudare l’intelligenza, meglio abbracciare la luce che arriva ai nostri occhi e che ci permette di giudicare senza emettere sentenze.
La condanna è riservata agli dèi, ai padri e agli sciocchi che sovente sono rappresentati da un’unica figura.
Proviamo a dipingerla e poi giocare a freccette.


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