mercoledì 28 dicembre 2016

Il messo (14)

Non c'è soddisfazione a essere innamorati di qualcuno/a che probabilmente non si innamorerà mai di voi tanto quanto voi vi siete innamorati di lui/lei.
E ho detto “tanto quanto”, ma è anche troppo, basterebbe meno, una percentuale minima, poniamo un terzo di quanto voi provate lo possa nutrire anche l'altro/a.
Quando accade è un tripudio dei sensi e dell'intelligenza, una festa della vita, un momento di felicità insindacabile, le stelle diventano significanti e persino le pietre e le cavolaie. Tutto quello che c'è da conoscere è riassunto in un unico punto, nella sola persona che in quegli attimi ti vivifica (attimi che altrimenti vivi un cazzo sarebbero).

Se invece non succede e il vostro amore resta a senso unico, o sarà come a parlare a un muro di marmo finto su cui si infrangono le sillabe del vostro balbo parlare (sillabe che cadranno tutte in terra, come frammenti di vetro colorato), oppure ne sarete in completa balia se costui (o costei) ne intenderà approfittare. E costui, cioè lui, Walter, il pentito, se ne approfittò, eccome se se ne approfittò. Giacché gli fu subito evidente che il peso specifico del mio amore fosse superiore al suo, lui agì di conseguenza e di conserva, come un tubetto di concentrato in mano a un tirchio dura un anno a forza di mezze unghie rosse aggiunte al sugo scipito - e quel nonnulla che mi dava mi pareva così tanto, che adesso il tutto che promette mi pare niente.

E così caddi, come una morta di sonno cade, più che tra le sue braccia, tra i suoi debiti e i suoi scongiuri. Non ebbi molto tempo per riflettere e difendermi: due gravidanze a raffica – e nemmeno troppo facili – mi tennero corpo e mente accesi giusto il necessario per diffondere la specie. Meno la male la mia famiglia mi ha costantemente sostenuto, il che implicava sostenere persino lui. Mio padre... Ricordo che mai disse una parola per metterlo in cattiva luce ai miei occhi, neanche quando gli comunicai l'intenzione del divorzio; contrasse giusto un po' le labbra, si schiarì la voce da un'improbabile raucedine, e si avviò verso la tromba delle scale. Solo quando chiusi la porta dietro le sue spalle e osai mettere occhio nello spioncino, lo vidi esultare a braccia levate.


Perché sono qui insieme a Walter allora se non intendo assolutamente venire incontro alle sue richieste? Per ribadirlo con più forza davanti a lui e a voi che conosco da poche ore e che in un certo senso sarete la nostra giuria. Già, un gruppo che certifichi - come io credo e spero - la fine definitiva di un amore, che la avalli emettendo una sentenza che faccia letteratura. Letteratura d'appendice, beninteso.

7 commenti:

siu ha detto...

Sempre più un bel leggere, oltre che avvincente, 'sto Messo. E sparso di chicche... chicche di pensiero intendo, ovvero gustosissime soprese, dalle più evidenti a quelle che scopri come minuscoli fiorellini quasi celati nell'erba di un prato.
Passando all'angolo della didattica: eccheddé?? mi sono chiesta al cospetto del "balbo parlare"; un paio di clic e adesso anch'io so che sta per "balbettante", ma essendo passata per alto loco, da Dante a Montale... che sodisfasiùn!

luigi castaldi ha detto...

Beh, anche un trzo non mi pare poco.

Marino Voglio ha detto...

ma c'hai un piano?

o è la biblioteca di borges?

...o meglio ancora, "l'opera omnia di bastiano baldassarre bucci"?

Luca Massaro ha detto...

Forse ho scialato, sì.

Luca Massaro ha detto...

Macché piano, è che detti i numeri e mo me tocca rispettalli armeno quelli

Andrea Sacchini ha detto...

Un bel leggere, complimenti.

Luca Massaro ha detto...

Grazie Andrea.