giovedì 1 dicembre 2016

Il messo (2)

Perché alberga così tanto nel mio cuore la tua assenza? Ti penso e spero che il pensiero diventi ultrasuono che rimbalzi sul tuo corpo e mi riporti indietro qualcosa in più della tua ombra. E invece, tutto torna indietro, tutto, tranne te. Parafanghi, girasoli, parabole, frigoriferi abbandonati per strada, lucciole e lanterne, zingari infelici e preti senza fissa dimora a spiegare che la vera casa è il cielo. Niente. Pensieri sparati ad alzo zero; e come un pipistrello in un deserto senza ostacoli, perdo l'orientamento. Che penso a fare, dunque, se il pensare non manifesta alcun segno di corrispondenza? Via allora, imbuchiamoli questi pensieri – pensò il giovane messo in una notte che non prendeva sonno e il masturbarsi non gli era d'aiuto – mettiamoci un francobollo sopra e speriamo che giungano quanto prima a colei che aprirà la busta con un'unghia spezzata, butterà uno sguardo spento sulla mia grafia accesa, entrerà in casa, mangerà qualcosa, si farà un caffè, e leggerà le quattro pagine controvoglia, grattandosi un orecchio e controllando poi lo stato del cerume.
Le rivoglio indietro le mie lettere, le rivoglio. Voglio capire se il mio era vero amore o soltanto autocompiacimento, estetica del gesto letterario in vista di futuri posteri appassionati delle epistole d'autore. Non mi dire che lei hai buttate o peggio le hai già vendute a una bancherella di antiquariato

La domanda non ricevette mai risposta. Il giovane messo, un po' meno giovane, dopo un matrimonio venuto male, tre figli meglio (per fortuna), una vita all'estro (cit. Equivoci amici), si chiedeva questo a letto con una transessuale colombiana che si dichiarava pronta a renderlo felice. Felice?  

1 commento:

siu ha detto...

Che Felice sia un nuovo personaggio pronto ad entrare in scena? (in tal caso lo immagino vecchiotto, tipo un parente od affine, ma magari anche un amico...).
Ti segnalo che il link, anziché alla canzone di Battisti (I suppose), collega ad un video inesistente, ciao.