lunedì 22 maggio 2017

Sequela Roma

Domani andrò a Roma per assistere ai lavori per l'elezione del successore del cardinal Bagnasco a presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Scherzo. Nondimeno, dato che - per ragioni su cui non mi attardo - passerò dal Vaticano, se avessero bisogno di una mano per lo scrutinio, non mi tirerò indietro. Anche perché questa volta il vescovo della mia diocesi sembra tra i favoriti:

«Per il Centro un candidato credibile sembra essere il vescovo di Fiesole, Mario Meini, attuale vicepresidente della Cei.»

Ma a parte questo. Un paio di post indietro, mi lamentavo sul fatto che i politici contemporanei siano soliti usare un linguaggio comprensibile, accessibile ai più, e tuttavia insignificante, melenso, inconcludente, che non ha bisogno di alcuna interpretazione.

Tutto il contrario, ad esempio, del discorso di saluto di Bagnasco al Papa:

«Santità, 
a nome di tutti i Vescovi delle Chiese che sono in Italia, Le esprimo la più viva e affettuosa riconoscenza per la Sua presenza tra noi, segno della premura pastorale con cui ci segue, ci accompagna e ci guida. A nostra volta – animati da un forte spirito di comunione con il successore di Pietro – siamo qui con la disponibilità ad accogliere con docilità la Sua parola autorevole e incisiva, per una sequela sempre maggiore del Signore.»

Per capire il significato di «sequela» in questo contesto (so’ ignorante), mi è occorso ricercare su wikipedia e scoprire che:

La sequela, termine di origine tardo-latina che deriva da sequi («seguire»), esprime nel contesto teologico un atteggiamento di dedizione e obbedienza nei riguardi di Dio, con particolare attenzione e aderenza alla condotta di Gesù Cristo, sul modello degli apostoli e dei primi discepoli, che accolsero la chiamata diretta di Gesù (cf. Marco: «Disse loro: "Seguitemi, vi farò diventare pescatori di uomini". E subito, lasciate le reti, lo seguirono»).[1]
Mettersi alla sequela di Cristo significa accoglierne pienamente la parola e seguirne con fede l'esempio, secondo gli insegnamenti del Vangelo, fino al sacrificio di sé, alla passione e alla croce. Ogni cristiano è chiamato a ciò (cf. Matteo: «Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me»).[1]
Nell'ambito della teologia del XX secolo, il concetto di sequela risulta centrale nel pensiero di Dietrich Bonhoeffer, oppositore e vittima del nazismo. La sua opera più diffusa, Vita comune (1939), descrive gli elementi che contraddistinguono l'esistenza quotidiana del cristiano, entro la prospettiva di una «teologia della sequela». Inoltre, nell'opera Sequela (1937), egli parla di «grazia a caro prezzo (teuere Gnade), perché chiama alla sequela (Nachfolge)

Son soddisfazioni. 
Inoltre, come non sottolineare l'ironia con cui Bagnasco si dichiara disponibile «ad accogliere con docilità la Sua [del Papa] parola autorevole e incisiva»? Sembra dica: «Caro Bergoglio, a sentirti parlare cascano le palle, ma dato che sei Papa dobbiamo sorbirci per forza i tuoi discorsi che certamente non sono all'altezza del magistero che ricopri».

«Di questa stagione conosciamo complessità e contraddizioni, attese e opportunità: non intendiamo cedere a frustrazioni e lamentele, consapevoli che la missione affidataci sgorga dall'incontro cercato, coltivato e custodito con Gesù Cristo, Crocifisso e Risorto. In lui prende volto il nostro essere Chiesa, comunità dal cuore ardente e misericordioso, che trova la sua unica e vera grandezza nel servizio umile e generoso. Avvertiamo – e Lei, Santità, ce lo testimonia con coraggio apostolico – che questa rimane la via maestra per fecondare con la gioia del Vangelo la cultura e la società odierna, cosicché la luce di Cristo possa illuminare ogni uomo.»

Detto altrimenti: da quando Bergoglio è Papa, molti vescovi e cardinali sono in preda a una crisi di nervi. Perciò, proprio perché non possono palesare apertamente il loro malcontento, non intendono «cedere a frustrazioni e lamentele». Così, restano frustrati e si lamentano nel segreto della confessione (forse) o si sfogano come possono: ad esempio con discorsi raffinati, che dicono e non dicono, che dispensano sorrisi alla mensa del Signore e, intanto, non lesinano pedate sotto il tavolo.

Forza Meini.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E pensare che avevo sempre pensato che "sequela", significasse : ..a cui seguì una sequela di insulti inenarrabili".."
Boh, dalle dolci colline di Fiesole, ove ancor si respirano i panni curiali di Niccolò ,sempre giungono interessanti annotazioni !

un saluto

caino

Anonimo ha detto...

Bah, il prescelto è Bassetti, forse più 'vicino' pastoralmente alle linee guida della junta, le sottili e raffinatissime allusioni di Bagnasco fanno il paio con quanto dichiarato giusto un anno fa da Papa Benedetto che anch'egli ringraziava per la gentile concessione che gli era fatta di continuare a vivere all'interno del Vaticano dove si sentiva 'circondato e protetto'.......sinceramente, la CEI conta ancora per questa junta, oppure vale per tutti il detto Io so' io e voi nun siete un c****?