domenica 16 luglio 2017

Il lascito perduto de la Repubblica

Languidezze bloggeristiche, sfinimenti, mancate ispirazioni: oh dio degli elzeviri domenicali, aiuta tu un indefesso redattore di facezie a ritrovare lo spirito per redarle, appunto, senza farsi vincere dal tedio, dal vuoto pneumatico che estenua la concentrazione, come adesso, appunto, che son qui a pensare come chiudere questo giro di frase e, zac! - mi si chiude un occhio, mentre l'altro è catturato dallo svolazzo di una rondine disturbato dal grecale che rinfresca, benvenuto, il circondario. Ecco l'ho chiusa, l'invocazione, senza neanche specificare una richiesta al dio suddetto.
Ma Pietro Citati è sempre vivo? E Ceronetti come sta? E oggi il mendicante dello Spirito Santo con la barba bianca e l'animo nero, che vuole un posto assiso in Paradiso pur professandosi ancora non credente per finta coerenza (non fu lui che disse che, appunto, «la coerenza è la virtù degli imbecilli»?), l'ha scritto il suo insulso editoriale?

Sì.

Un grande plauso al redattore che ha compilato titolo e sommario: fossi un agente letterario lo metterei subito sotto contratto, giacché uno che riesce a riassumere quanto Scalfari scrive, ha nelle corde sicuramente un capolavoro letterario.

«La vecchiaia è una fase della vita culturale europea e poi anche americana, che non si chiude di botto».

Già. Non tutti sono all'altezza di Mario Monicelli.

E comunque Nietzsche a un certo punto cominciò ad abbracciare i cavalli. 

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