giovedì 27 luglio 2017

La palla delle generazioni

C'è uno «scritto» di Christian Raimo pubblicato dar sito Minima Moralia che ho provato a leggere fino a un certo punto, saltellando tra i capoversi, nei tempi di recupero tra un esercizio e l'altro, in palestra, così non vedevo l'ora di tornare a faticar per interrompere la fatica della lettura, appunto.

Sarà perché sono un provinciale poco ammanicato senza pretese e quindi esente (almeno credo) dal tipico atteggiamento risentito di chi vede qualcuno che occupa una posizione di prestigio immeritata: per me tutti meritano, anche quel mio compagno di corsi universitario che a forza di portare la ventiquattr'ore e porgere l'ombrello in caso di pioggia al prof ordinario, insisti insisti, ce l'ha fatta a ottenere un posto fisso come ricercatore di chissà che tipo di ricerca filosofica.

Quindi, lo dico in virtù del mio aplomb e del mia marginalità: con questa razza odierna di intellettuali che occupano i posti di nicchia (nicchia nicchia ponza ponza) dell'informazione, niente, non si fa una sega nulla, non si segano tralicci della luce, non si lanciano sampietrini in testa alla testedicazzo a prescindere, non si scortecciano gli alberi genealogici della classe dominante, si perpetua il dominio attuale e si fanno discorsi che mamma mia dire del cazzo sarebbe un complimento.

Eppure Raimo dice anche cose che, isolate e sintetizzate meglio (non lo farò io, ecché, c'ho scritto jocondor?), potrebbero risultare interessanti come piattaforma programmatica per buttarsi sotto, quando sotto non c'è una piscina o il mare, ma l'asfalto.

Stringo, che già abissalmente lungo e tedioso è lui. Riprendo giusto due passaggi, quelli che più mi hanno sdraiato in terra come un lottatore di sumo: il primo, quando egli racconta di aver intervistato una precaria cognitiva che rimediava circa settecento euro al mese, dalle quali sottraeva duecento per l'affitto condiviso con altre quattro donne a Tor Pignattara e, inoltre, trecento euro per «fare analisi».
«Ne aveva assoluto bisogno perché si sentiva piuttosto depressa [...] Alla fine di quella lunghissima intervista, che si era tramutata in un botta e risposta sulle condizioni materiali e morali di vita negli anni Zero italiani, me ne andai a casa triste. Dovevo ammettere che la mia situazione non era troppo differente dalla sua; eppure, oltre questa sorta di empatia e di ri- specchiamento, non era scattato nessun senso di identità condivisa, nessun grumo di coscienza di classe, come si sarebbe potuto dire.»
Ora, sarò superficiale e quindi poco intellettuale, tuttavia, se mi posso permettere, se volevi veramente far scattare un "senso di identità condivisa", o anche un "grumo di coscienza classe", dovevi invitarla a cena, cazzo, magari spendendo i soldi avuti per l'intervista che ti avevano commissionato.

Infine, secondo passaggio:
«C’è un episodio spesso ricordato da uno scrittore, Giorgio Vasta. Era la primavera del 2011 e la casa editrice Laterza ospitò un incontro che coinvolgeva quelli che in una lettera aperta sul Sole 24 Ore erano stati chiamati tq, intellettuali vari trenta-quarantenni. A un certo punto qualcuno, forse Vanni Santoni, forse Nicola Lagioia, per dare forza retorica al suo intervento, tirò fuori, quasi come sberleffo, un dispenser con del- le pilloline, dicendo una cosa del tipo: "Io sto così, mi capite!". Fu un attimo, che una alla volta, dieci, venti persone presero dalle loro borse, dalle loro tasche, i loro dispenser, le scatoline, le confezioni, le bottigliette di sonniferi, Xanax, melatonina, Tranquirit, Rescue e fiori di Bach vari. Si trattò di un momento di grande riconoscimento, a conti fatti l’atto fondativo di quel movimento di lavoratori della conoscenza che si sarebbe chiamato tq appunto.»
Sarò stronzo, tuttavia io, al sopra descritto mainstream culturale, preferisco (al momento preferivo, finché non tornerà in pista) di gran lunga gli affacci e le mosse estetizzanti di Lapo Elkann campione di razza che non si nasconde nei bunker della discrezione empirea (come fa il fratello o altri figliocci beneducati di papà). Almeno lui è divertente e rivela la superficie, la crosta esotica delle miniere inesplorate del capitale.

3 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

ognuno nella sua solitudine
si mettessero insieme e aprissero una bottiglia di quello buono, anche due
questi son peggio di ecce bombo

Marino Voglio ha detto...

pare che il +1 di google non funzioni più.

bisogna scrivere un pensierinodellasera, o niente.

beh, allora stai piùunato - e niente.

sallo.

Luca Massaro ha detto...

Forse non funziona più il + perché non aderisco alla funzionalità "ingloba il blog dentro google plus". Boh. Pace. Comunque a me risulta che «1 persona ha fatto +1 a questo post», senza più indicare il nome, che presumo tuo e ti ringrazio delle più...me, mi appavoneggiano.