giovedì 31 agosto 2017

Memorie prima della tomba

Death

Going to sleep, I cross my hands on my chest.
They will place my hands like this.                
It will look as though I am flyng into myself.  

[Prima di addormentarmi, io incrocio le mani sul petto.
 È così che disporranno le mie mani.
Sembrerà come se io volassi dentro me stesso.]

Saint Geraud, 1968, in AA.VV. Giovani poeti americani, Einaudi, Torino 1973, a cura di G. Menarini.

§§§

Generalmente, io, prima di addormentarmi, incrocio le mani sul [omissis].
Vorrei che le disponessero così, al momento.
Sembrerà come se io volassi, pubblicamente, fuori me stesso.

Da qualche parte l'anima dovrà pur uscire.

mercoledì 30 agosto 2017

Tanto per dire

Andy Warhol, Sunset, 1972

Quello che dico non ha importanza, non è attinente, non ripercorre passi di una storia, non è storia, neanche ricordo, o vissuto di second'ordine. È un dire privo di sostanza, buttato là nel mucchio delle cose dette, scartate nell'indifferenziato e lasciate, immarcescibili, nella discarica di parole in soprannumero.
Sono troppe le parole che vanno in giro per il mondo a cercare di farsi valere, a pretendere, a consigliare, a giudicare, tanto che ogni consiglio, ogni giudizio, appena detti, diventano vuoto a perdere, non riciclabili, giacché niente vale meno del te l'avevo detto sia per chi l'ha detto, sia per chi l'ha ascoltato.
Purtuttavia, inevitabilmente, si parla, si dice, perché sono le parole a comporci, a farci essere quello che siamo, anche nei nostri rassegnati silenzi. Anzi: il silenzio, il farsi muto davanti allo sfacelo, è un dire massimo, un dire inappellabile. Lui è stato zitto perché aveva tutte le ragioni per farlo. Le parole sono rimaste tutte dentro, non tanto inespresse, quanto essudate e subito volatilizzate in pensieri che non hanno bisogno dell'inchiostro o dei byte per essere rappresentati. Il silenzio è diventato la lingua di chi sa, ma non dice, né nasconde, bensì - come l'oracolo di Delfi - accenna.
Una piccola smorfia che dice tutto. Uno scrollare del capo che ribadisce. Un'alzata di spalle che chiude il discorso. Uno sbadiglio, un mezzo sorriso e chi ha orecchie per intendere, intenda.

lunedì 28 agosto 2017

Post accademico

Anni fa, m'iscrissi al sito Academia su consiglio di alcuni amici academici (con un'aca sola), più che altro per vedere se loro pubblicavano qualcosa e poi seguire autori e temi di mio interesse, punto e virgola.
Ogni tanto, via mail, m'arriva una notifica per dirmi c'è un paper pubblicato da qualcuno che seguo (pochi, in verità, non mi ricordo neanche più chi. Quello più prolifico è Mauro Pesce, docente di storia del cristianesimo, ma vabbè).
Io, di mio, non essendo accademico, non gravitando più neanche di striscio nel mondo universitario, non ho mai pubblicato o segnalato paper veruno nel mio - dimenticato, mai pressoché usato - account Academia. 
E dunque? 'sta intro abbisognava per comunicare un altarino academico, il seguente.

Oggi, ricevo mail
Claro che clicco su view now dove si conferma che davvero
quindi, naturalmente, clicco su get started dove scopro che per sapere chi mi menziona (o minziona?) dovrei fare

Upgrade io?

Nondimeno, i 2062 documenti che riportano importa sega costituiscono, senza dubbio, una maggiore attrattiva rispetto alle menzioni che mi riguardano.

Ma vabbè.
Meglio, molto  meglio di Academia, oggi, è risultata la newsletter di Quora che mi segnala una meravigliosa disamina academica:



domenica 27 agosto 2017

Vigilanti dottrinari

Gli indomiti attivisti di Forza Nuova che, sfidando il vituperio della gente, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica di un prete di Pistoia, don Massimo Biancalani, per «vigilare sulla sua dottrina», una volta finita la messa e andati in pace, amen, a chi faranno rapporto? Alla Fraternità sacerdotale San Pio X?

In effetti, la diocesi di Pistoia, tramite il vicario del vescovo, ha espresso massima solidarietà al parroco, il quale, nell'omelia odierna, ha predicato:
«Gesù non fa l'esame del sangue e le porte della Chiesa sono sempre aperte",
ricordando, altresì, le parole del Papa, per il quale:
«la Chiesa è un ospedale da campo» 
Inoltre, don Biancalani ha definito
«fondamentale l'accoglienza verso i migranti: è un principio etico. Se siamo giunti a questo punto è anche perché finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole, e spesso anche le parrocchie. Io faccio politica nel senso di polis perché siamo chiamati ad esprimerci sulla vita comune e quando sono in gioco diritti umani dobbiamo avere diritto di parlare"»
Parole, queste, che rispecchiano, indubbiamente, il dettato evangelico e, in particolare, l'attuale interpretazione dottrinale proposta da Papa Francesco.

Quindi, per conto di chi i suddetti attivisti (di estrema destra) intendono vigilare sulla dottrina?

Mi sa che non lo sapremo. Pazienza. Epperò, mi chiedo perché, invece di passare da fascisti bischeri, preoccupati di salvaguardare tradizione e cristianità del suolo patrio, non si concentrano sul fianco scoperto (ma mica tanto) che il sacerdote, la chiesa cattolica mostra sempre al popolo (bue) italiano? Ovvero: quando il prete dice «finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole» perché non rispondergli: tra questi luoghi, tra queste scuole, sono comprese le paritarie cattoliche?
E poi: perché non ricordare al priore la notevole differenza che c'è tra accoglienza (a tempo determinato) e convivenza (a tempo indeterminato)? Tra il gesto (individuale e tacito) del Samaritano e i compiti dello Stato (collettivi e pubblici)?
E poi, signori miei, pur sapendo che su questo non sarete d'accordo, come non replicare al parroco che il principio etico non informa uno stato laico, bensì uno teocratico? E che la questione migratoria non è una questione etica, non riguarda cioè la bontà e la cattiveria, bene o male, altruismo ed egoismo degli individui, bensì è una questione economica e sociale che uno Stato (serio) avrebbe il dovere di (tentare) di governare con una "programmazione" politica di medio-lungo periodo?
Insomma, o primatisti nazionali di stocazzo, il punto non è vigilare la dottrina, giacché nessuno, da Porta Pia in poi, ha vigilato il cattolicesimo; il punto è chiedersi: perché i preti in Italia fanno politica, da sempre? E la fanno non nel loro Stato, bensì dentro uno Stato che, in teoria, non è cosa loro?
Provocazione dottrinaria: se il Vaticano avesse un territorio più vasto, poniamo: grande come il Lazio, o meglio: come al tempo delle Diciassette Legazioni, si potrebbe sapere che politica dell'accoglienza migratoria adotterebbe? Sarebbero disposti ad accogliere, a mantenere, a trovar casa, lavoro e luogo di preghiera ai migranti diversamente credenti che si presentano ai lor confini?

Per tornare a don Biancalani: se i sacerdoti cattolici, nelle loro omelie, cercano di persuadere i fedeli ad essere accoglienti e buoni cristiani, e questi, di buon grado, accolgono la predica, c'è poco da obiettare. Invece, da obiettare c'è, eccome, quando i sacerdoti, il Papa in testa, chiedono alla politica di essere accogliente: con i soldi e le case dello Stato.

sabato 26 agosto 2017

Può darsi una rondine

Può darsi una rondine
posarsi
sul filo della luce -
dopo la fatica di ore
trascorse
a catturare
mosche su mosche
vespe zanzare
e rare libellule -
domandarsi
se la fatica del giorno
ha uno scopo
oltre quello di riprodursi
ed educare la prole
a compiere
le stesse immutate
azioni
e quindi del filo
lasciare la presa
e piombare
come corpo morto cade
sul selciato?

Può darsi un uomo -
dopo la noia di ore
trascorse
davanti a un computer
a catturare
immagini e parole
parole e immagini
e rare illuminazioni -
domandarsi
se il male o il bene o l'insomma
del vivere
sia credere
che la vita abbia
uno scopo
che la fede tramanda
o la ragione dispone
e quindi del computer
staccare la presa
allontanarsi
come un morto di sonno
senza piato?


venerdì 25 agosto 2017

Una strana teoria

Ted Berrigan, From Tamburine life.


Life certainly is marvelous
when you’re in love
isn’t?
Consequently, it is important
to be in love
most all the time
but not all of the time


When you are in love
all the time
you get bored
because life is boring
when it’s always the same
that’s strange theory
La vita è senz’altro meravigliosa
quando si è innamorati
vero?
Di conseguenza è importante
essere innamorati
quasi sempre
ma non sempre


Quando si è innamorati
sempre
ci si annoia
perché la vita è noiosa
quando è sempre uguale
questa è una strana teoria

AA.VV., [non più] Giovani poeti americani, a cura di Gianni Menarini, Einaudi, Torino 1973

Divertissement
L'ultima volta che m'innamorai stavo guidando e pensavo ad altro. Era autunno, forse, o primavera, non ricordo, non importa, comunque una giornata di lavoro appena finita, la spesa fatta, il sole che scendeva rapido laggiù. Avevo appena messo la freccia per uscire dal raccordo quando un controcanto uscì fuori dallo stereo. Dissi: non è possibile. Mi difesi: resisterò, pur sapendo che era così per dire. Fu in quel preciso istante che, anziché ribellarmi, e fuggirlo, decisi di proporre un armistizio: innamorarmi in maniera diluita, omeopatica. Un amore in potenza, un amore che fa finta di curare, che resta addosso, come l'impronta sull'acqua. Un amore in potenza, quindi impotente. Un amore che, in quel modo, non avrà mai il modo di venire a noia, essendo e non essendo, confutando continuamente la propria ragione d'essere.
Sono passati stagioni, anni, da quella primavera, forse autunno. La vita da innamorati è senz'altro meravigliosa tanto quanto la vita da annoiati. E anche questa è una strana teoria.

mercoledì 23 agosto 2017

Yemen amen

[*]
«Quella dello Yemen è una tragedia umanitaria in cui migliaia di persone hanno perso la vita. Il Paese ha visto una delle peggiori epidemie di colera del mondo, con 530 mila casi sospetti e 2 mila morti accertate. Milioni di persone sono alla fame e pochissimo di quanto sta succedendo riesce ad essere raccontato dai media.»

Se fossero stati Kim Assad o Bashar Jong-Un, fuoco e Furia cavallo del west?

Ultim'ora: Trump sanziona se stesso per il sostegno all'Arabia Saudita.

Talco miliardario

Volevo mettermi del borotalco sul pene, poi ho visto che nelle parti intime è insidioso, sicché ho optato per la farina. Indi ho passato l'infarinato nell'uovo sbattuto, poi di nuovo nella farina e infine ancora una volta nell'uovo: una bella doppia impanatura.
Appena l'olio di semi di fava ha raggiunto la temperatura, vi ho immerso il pene, per friggerlo. Indorato al punto giusto, l'ho tolto dalla padella e l'ho posato su un vassoio (Salomè!) ricoperto di carta assorbente. A quel punto il pene è pronto per essere gustato, caldo.

Mordete piano.

lunedì 21 agosto 2017

C'è da spostare una macchina

«Dopo la rivolta e l’indignazione sul web, ora anche l’intervento della procura. La polizia giudiziaria ha riferito infatti a Alessandra Cerreti, pm di turno, tutti gli elementi dell’episodio di sabato a Carugate: un automobilista, multato per la sosta nel parcheggio dei disabili, ha affisso un manifesto con insulti all’handicappato che lo aveva segnalato ai vigili urbani. Il magistrato ha così aperto un fascicolo di inchiesta, senza indagati, relativo a episodi allo stato non inquadrabili in uno specifico reato; non è escluso che nei prossimi giorni si possa individuare un capo d’imputazione a carico dell’autore del gesto. Intanto la direzione del centro commerciale Carosello di Carugate ha messo a disposizione della Polizia locale i video del parcheggio sotterraneo; mentre dai tabulati delle contravvenzioni degli ultimi giorni si potrà con ogni probabilità risalire all’auto multata e quindi al suo proprietario. Resta comunque da accertare se il proprietario della vettura sia la stessa persona che sabato ha affisso il cartello con gli insulti al disabile. Con tanto di errore di ortografia. «A te handiccappato (con due ”c”, ecco l’errore, ndr.) che ieri hai chiamato i vigili per non fare due metri in più vorrei dirti questo: a me 60 euro non cambiano nulla, ma tu rimani sempre un povero handicappato. Sono contento che ti sia capitata questa disgrazia».
Dopo la rivolta sul web, anche la redazione di Milano del Corriere, non esita a chiamare handicappato (con una "c" sola, ma che bravi), il disabile che si è visto recapitare quell'increscioso messaggio, non firmato, affisso a un estintore del parcheggio sotterraneo del Centro Commerciale Carosello di Carugate.

L'aspetto tragicomico della vicenda è che il Popolo del Web sta linciando (o lapidando) qualcuno che è ancora un anonimo nessuno: servono i Ros per trovarlo. Infatti, quanti cazzo saranno mai i clienti del suddetto centro commerciale che hanno parcheggiato nel posto riservato ai disabili e, ivi, ci hanno preso la multa? Una decina? O più? 
In altri termini: se sono così tanti, i multati, da non riuscire a individuare al volo il colpevole, questo vuol dire che c'è un'alta probabilità che, tra gli indignati del web, vi sia pure qualcuno che, una volta tanto, parcheggia l'auto nel posto dei disabili e ci prende persino la multa.

E vengo al punto: è più educativo linciarne uno per educarne cento, oppure tenere pronto il carro-attrezzi per far parcheggiare un handiccappato un disabile quando ne ha bisogno?

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Le stelle mute

Ho alzato gli occhi al cielo stasera, ma gli astri non raccontavano niente: non avevano voglia, pare, di facilitare un pensiero poetico; mi hanno detto, anzi, di rientrare, perché non sempre si può ottenere ispirazione guardandoli. Sicché,  rammaricato, sono rientrato in casa, con poche parole attaccate alla mente. A proposito: non c'era neanche la Luna, stasera, ché andata a letto presto, al crepuscolo. Forse che sia lei, anche soltanto con il suo bagliore, a essere la principale sponda di aggancio con lo spazio infinito, il primo salto per staccarsi veramente da Terra?
Non saprei. Vedo piuttosto il tutto come una scusa, una giustificazione spiccia per i mancati turbamenti esistenziali o erotici che, sovente, lo spettacolo della volta celeste offre.
Me ne andrò così a letto, un po' più malinconico del solito, tenendo gli occhi aperti su verso il nero del soffitto, fino a riempirli di sonno. E poi sognare, forse.

sabato 19 agosto 2017

Awake, dear Europe, awake! thou hast slept well; Awake!

Puntuale, Fabristol oggi, in un suo prezioso paragrafo, scrive:
«Badate bene che l’ISIS non colpisce mai i centri di potere, né uccide politici, militari, corpi di polizia occidentali. Il motivo è che con questi ci dialoga ogni giorno con informatori, talpe della CIA e quant’altro. Sarebbe facilissimo uccidere un primo ministro occidentale, o il capo di un servizio segreto. E invece gli attentatori scelgono solo i civili. Se attaccassero un politico o le forze di sicurezza il tenue filo di dialogo cesserebbe. È un tacito accordo tra i due.»
Ora, a parte che non so dire quanto "facilissimo" potrebbe essere colpire Principati e Potestà, è un dato di fatto che i terroristi islamici, molti dei quali irregimentati ex post dall'isis, non abbiamo mai tentato di colpire - se non quel cazzone assassino dell'attentato di Westminster  - i centri del potere con annessi rappresentanti. 

Lasciando assolutamente da parte la sarcastica considerazione che, se lo facessero, se colpissero davvero chi ci comanda, rischierebbero di attrarre a sé le nostre simpatie, è indubbio che non lo fanno sia per le ragioni esposte da Fabristol, sia perché, parallelamente alla ragione politico-militare, c'è quella ideologica di attaccare un modello di società che Ezio Mauro, nel suo patetico editoriale, così definisce:
«Noi dobbiamo dare un nome a questo spazio di quotidiana civiltà mondializzata, che l'Isis colpisce ipnotizzato proprio per marcare il suo particolarismo estremo, la sua irriducibilità, la radicalizzazione del suo rifiuto: solo così sarà possibile una lettura politica e non esclusivamente emotiva e sentimentale di quel che è accaduto e ancora accadrà. Il nome è quello della democrazia occidentale [...]»
Proprio così: gli islamisti radicali, terroristi e no, hanno a culo l'organizzazione complessiva della democrazia occidentale, i costumi, le usanze, la tolleranza, la pressoché totale desacralizzazione del vissuto, compreso quello delle campane della domenica (delle chiese e degli ipermercati). Essi - in particolare i maschi che solitamente rappresentano al meglio l'identikit del terrorista - disprezzano nel profondo anche e soprattutto coloro che sono teneri con loro, che li capiscono, che sono tolleranti, che cercano di "integrarli", che vorrebbero ecumenizzarli nella allegra secolarizzazione edonistica globale, coloro che ritengono l'Islam sia una fede come le altre, legittima da professare e sbandierare, senza capire un cazzo che l'Islam è (ancora) una religione assolutista, dittatoriale, che non ammette eresie quali che siano (lo "era" anche il cristianesimo assolutista, se per questo, ma non divaghiamo).

Ed è questo il punto: assolutismo, dittatura, teocrazie sono organizzazioni della società vigenti in tutto il Medio Oriente, e pacificamente accettate dalle nostre democrazie occidentali, a parte quelle che - di tanto in tanto - sono prese di mira dalle nostre élite perché poco inclini a rispettare i patti intrapresi all'insegna del petrolio o del metano.

Ecco perché contrastare alla radice l'ideologia islamista risulta così difficile: perché è la stessa professata dal terrorista e dallo sceicco del Bahrein.

___________
Segnalo qui in coda un post che - seppur con un punto di vista diverso da Fabristol - trovo molto pertinente, soprattutto nel paragrafo finale.

venerdì 18 agosto 2017

Accorpamenti poco giudiziosi




Innanzitutto: da notare come tale notizia, per la Repubblica, sia attribuibile ai fatti di cronaca.

In attesa della decisione definitiva della Consulta, che stabilirà la validità costituzionale dell'accorpamento dei Forestali dentro l'Arma dei Carabinieri, vorrei ravvisare che la cosiddetta Riforma Madia - nata sullo slancio della riduzione della spesa pubblica, tanto sbandierata a destra e a mancoperilcazzo, avrebbe potuto in anticipo considerare l'obiezione rilevata da quei duemila forestali che hanno fatto ricorso al Tar, ovvero: anziché militarizzare il Corpo Forestale Statale che militare non era, non sarebbe stato più semplice demilitarizzare i Carabinieri, e farli accoppiare, non tanto con la forestale, quanto con la Polizia?
[...]
Ho bestemmiato?

Jo Condor pensaci tu

La Cancelliera tedesca "rilegittima" il leader di Forza Italia. E lui promette: Grillo lo fermo io

So bene che non sta bene occuparsi di tali frivolezze in momenti drammatici come quelli che sono intercorsi - e speriamo conclusi con l'abbattimento (meglio) o l'arresto di quei vigliacchi assassini di matrice politico-religiosa - a Barcellona. Nondimeno, credo che, nella tormenta di cronache di terrore, testimonianze, racconti degli italiani presenti (italian first anche in Catalogna), commenti e analisi geopolitiche alla cazzodicane, ci sia sempre un spazio per tirare il fiato con le allegre vicende della politica italiana ed europea, in particolare con la presente narrata con l'intento di mostrare una cosa per lasciare intenderne un'altra, ovvero questa: dato che, prevedibilmente, alle prossime elezioni si registrerà un ulteriore e consistente aumento dell'astensionismo e, parimenti, un brusco calo del Partito Democratico sotto il 20%, una sostanziale tenuta del M5S (che probabilmente risulterà il partito di maggioranza relativa) e una ri-crescita bioscalina di Forza Italia e del centrodestra in generale, Lega Nord compresa, allora quelli de la Repubblica, (leggi: De Benedetti), fiutato il vento, iniziano a indorare la supposta pillola per i lettori, ché il gigante buono di Arcore, nell'intemperie generale di deligittimazione della politica, sarà anche per loro un salvatore (degli affari e delle sovvenzioni statali), anche più che per la Merkel (ça c'est sûr).


P.S.
Pensa te che persino Tajani, ex portavoce in seconda di Berlusconi, m'è diventato uno statista. 

giovedì 17 agosto 2017

Istruzioni per una vita disordinata

È così difficile governare il disordine che conviene arrendersi, farsene avvinghiare, lasciare che le cose siano ricoperte dalla vegetazione di modo che, un domani, un'altra specie dominante abbia ben più legna da ardere di quanta ne sia disponibile già.
Vedi il verde che ha ricoperto gli ettari di insediamenti umani intorno a Fukushima: sembrerebbe che la vita non attenda altro che rifarsi una vita senza di noi.

Non si sa da che parte cominciare. Dici: la Libia. Orsù, proviamo da lì. Quale parte di ordine caotico sostenere? Se scegli un cavallo (un colonello o un generale o un figlio di puttana), non sei padrone di fargli fare la mossa del cavallo che lui si ribella.
L'Esselunga di Caprotti è sbarcata a Roma? E perché non a Tripoli, a Bengasi, a Misurata? Meglio noi italiani, per primi, che quei cazzoni di Carrefour.

Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale, se la porta al mercato delle vacche della politica, diventa un vaccaro che non si accorge che i buoi sono scappati dalla stalla.

Eppure - dice il saggio - ognuno, nel suo piccolo, può portare il proprio contributo alla causa, pur non sapendo esattamente che causa sia; sicuramente persa. Una mano lava l'altra e tutt'e due la ritrovano, la causa: si era nascosta, perché non voleva correre il rischio d'essere corresponsabile delle nostre stronzate.

A volte, anzi: quasi mai, invidio lo stato d'animo di coloro che, proiettandosi in una condizione di futura beatitudine, generalmente prefigurata dentro un quadro religioso, vivono il presente con gioia e serenità, in una sorta di carpe diem spurio, che immunizza dall'ipocondria e preclude qualsiasi tipo di ribellione, compresa la voglia matta di mandare affanculo in modo adeguato chi se lo merita.

Credo sia la prima volta, nella storia della repubblica italiana, che non si nota molto il silenzio estivo della politica: forse perché è da tempo (mesi, anni, decadi) che i politici non dicono più niente che valga la pena ascoltare (figuriamoci seguire).

mercoledì 16 agosto 2017

Fatti la doccia

via

Sono propenso a credere alla buonafede del direttore d'albergo: idiota quanto ti pare, ma non penso con intenzioni antisemitiche.
Innanzitutto, il titolo di Repubblica tradotto è deviante, perché il il cartello non dice «Gli ebrei devono farsi la doccia», bensì, rivolgendosi "Ai nostri ospiti (clienti) ebrei: donne, uomini e bambini", il direttore chiede, per favore, nel rispetto delle regole, di farsi una doccia prima entrare in piscina e anche dopo, una volta usciti.
Se invece che una comitiva ebrea, ci fossero stati clienti di Comunione e Liberazione a comportarsi così, e cioè a non fare la doccia prima di entrare in piscina con la maglietta, il direttore, suppongo, avrebbe scritto un avviso del medesimo tenore ("Ai nostri ospiti ciellini") e nessuno avrebbe avuto da ridire.
Inoltre: idiota quanto ti pare, ma non penso sino al punto di voler perdere, volutamente, una affezionata clientela. A meno che - e in questo caso sarebbe, non un idiota, ma uno scaltro antisemita - nel richiamare l'attenzione dello Stato di Israele e persino del centro Wiesenthal, egli non abbia calcolato, perfidamente, che, scacciando gli ebrei, in tal modo potrebbe far convergere, nella propria struttura, una cospicua parte della facoltosa clientela araba che riempie gli alberghi di lusso di altre amene località elvetiche.
In tal caso, non sarebbe male fare un test al sistema anti incendio dell'albergo.

lunedì 14 agosto 2017

Dmitri

Qui davanti a questo mezzogiorno
che tanti occhi hanno sospirato
perché il corpo ne assorbisse per intero
i colori, i contorni e una sconsolante quiete

si ritorna per far finta che anche il tempo
in certi angoli di mondo riparato
dagli schiaffi del vento e della storia
segua il corso dei nostri desideri

fosse pure qualche istante per ripetere
la cattura della medesima falena cinerina
che si posa sulla lampada da tavolo
mentre le parole del padre prendono

nuova luce. La terra non è altro che
uno scambio irrisolvibile di generazioni
che si danno il cambio nella finzione
come se vi fosse uno scopo in tutto questo.

Il cedro dell'Atlante che ci ombreggia
nella sua secolare finta immobilità
lui, sì, ha uno scopo, non noi
che riposiamo tra cemento e terra

sotto la stessa lapide.



domenica 13 agosto 2017

Il grande fallo dei computer


Premessa: mi baso sul "parziale", tanto basta.

«Un software vecchio di quindici anni, che non viene aggiornato da due, proprietà di una ditta fallita, il cui codice sorgente – cioè la chiave d’accesso – potrebbe essere stato trafugato. E che, nonostante ciò, risulta installato “a guardia” dei centomila computer della rete interna dell'Esercito italiano, dove passano le comunicazioni e le mail tra uffici e comandi, le informazioni sugli spostamenti delle truppe e dei mezzi, i dispacci tra le forze speciali come i paracadutisti del Col Moschin e della Folgore. Una mole di dati a rischio, potenzialmente preda dei gruppi di cybercriminali di Stato che hanno già interferito con le elezioni americane e francesi. »

Non sono un esperto, quindi dico cose infondate; ad esempio, a me risulta che quasi tutta la rete Bancomat italiana si basi su Windows XP: un software vecchio sedici anni. Questo per dire che non importa quanto sia vecchio il software per svolgere egregiamente il suo lavoro. Fondamentale è che non sia stata violata la chiave di accesso, ma anche qui: il trafugamento di un codice sorgente non dipende dalla sua vecchiaia, giacché - notizia di poche settimane fa - anche il codice di Windows 10 è stato parzialmente trafugato.

Cose tecniche a parte, tuttavia, io mi domando se davvero i cybercriminali di Stato (leggi: Russia) siano davvero interessati a rubare mail, comunicazioni e dispacci dell'Esercito italiano e come da ciò potrebbero ricavare dati sensibili da influenzare le elezioni politiche nostrane. Interessante - e potenzialmente ricattatorio - sarebbe se qualche hacker riuscisse a trafugare i "segreti" dell'epoca che va dal 12 dicembre 1969 a - facciamo a stronco - metà anni duemila, ammesso e non concesso che tracce di quelle informazioni top secret siano (ancora) presenti nella rete interna dell'Esercito italiano.

_________
P.S.
Come premesso, mi baso sulla lettura parziale dell'articolo-inchiesta di Repubblica. Quindi posso sbagliarmi, anzi: mi sbaglierò, ma da come impostato, esso mi dà l'idea che, alla fin fine, non sia altro che una specie di articolo-marchetta che stimoli il Ministero della Difesa a indire una nuova gara d'asta per una azienda del settore sicurezza informatica di cui qualcuno (senza fare nomi), magari in forma indiretta, fa parte dell'azionariato. Suggestioni, certamente. Nondimeno, mi chiedo ancora perché l'Ingegner Carlo De Benedetti, invece di buttarsi nell'editoria, non restò nel campo informatico fino ad abbandonare l'Olivetti al suo triste, inconsolabile destino.

venerdì 11 agosto 2017

Io zero per dieci (Finale)

Io a razzo.
Io raduno.
Io raidue.
Io ristretto.
Io raccatto.
Io rimpinguo.
Io resistere non serve a niente. (Walter Siti)
Io datemi retta.
Io rottonculo.
Io rovo ardente.
Io rieducational channel.

Io stronzone.
Io svalutation.
Io sdoppiato male.
Io stretti stretti nell'estasi d'amor.
Io a soqquadro.
Io spingo.
Io sei per sei
Io settebello ritardante.
Io sottosopra.
Io sovente.
Io sedicente.

Io tanghero.
Io tuono.
Io Turiddu.
Io tremo.
Io d'un tratto.
Io trinco.
Io téstina di cazzo.
Io e le tette.
Io trotto.
Io tavola grande.
Io tedioso.

Io Utz
Io uomo?
Io understand.
Io a Utrecht.
Io ubicato.
Io ubiquo.
Io born in the USA.
Io Utet.
Io utopico.
Io uovo.
Io in udienza.

Io vezzoso.
Io veruno.
Io verdura.
Io vertebrale.
Io vaccaro.
Io veni vidi vici.
Io vessillo.
Io vetturino.
Io vitto e alloggio.
Io volente.
Io vedi alla voce: amore (David Grossman).

Io zenzero.
Io zuzzurellone.
Io Zundapp 125.
Io zebrato no, Bearzot sì.
Io zoccola.
Io Zanichelli.
Io Zeitgeist.
Io zattera.
Io Zorro.
Io a zona
Io a Zadina.

giovedì 10 agosto 2017

Io zero per dieci (sequitur)

Io ho.
Io honni soit qui mal y pense.
Io H2O
Io Hertz.
Io Husqvarna.
Io Ho Chi Minh
Io hockey
Io hostess
Io hot
Io ad Hannover
Io Heidegger proprio mi sta sul cazzo.

Io ionizo
Io immunologo.
Io ibis.
Io intrepido.
Io inquino.
Io insegno.
Io insetto.
Io ittologo.
Io innovo.
Io ideologico.

Io lazzarone.
Io lunatico.
Io luddista.
Io lacustre.
Io loquace.
Io liquido.
Io e lei.
Io letterato.
Io lotto.
Io love.
Io ludico.

Io mezzadro.
Io mungo.
Io mendico.
Io Matrix.
Io moscato.
Io minchione.
Io Messico e Nuvole.
Io metto.
Io mottetto montaliano.
Io muoversi muoversi.
Io Medicamenta degli incurabili (Patrizia Valduga).

Io no.
Io nessuno e centomila
Io nduja.
Io neutro.
Io nacqui sub Saragat.
Io nocino umbro.
Io nei sogni miei.
Io al netto delle circostanze.
Io nottola di Minerva.
Io nove per nove.
Io Nadia Comaneci.

Io di Oz.
Io ognuno per sé.
Io occiduo.
Io oltre.
Io ombrato.
Io obliquo.
Io osai.
Io ottengo.
Io otto per otto.
Io ovviamente.
Io odio.

Io pzero Pirelli.
Io pruno.
Io piduista.
Io Petrassi Goffredo
Io patto d'acciaio.
Io pingue.
Io potei.
Io pettegolo.
Io pottone.
Io provo.
Io un pediluvio mi farò (Paolo Conte).

[...]

Finché l'utente non clicca su accetta

Ansia

ROMA - Si chiama 'Submelius' ed è il virus malevolo che ha più colpito nelle ultime settimane gli italiani, viaggia sui siti da cui si scaricano film illegalmente, minacciando quasi il 32% degli utenti. Lo rilevano i ricercatori di Eset che hanno stilato la top 5 dei malware più diffusi nel nostro Paese a luglio 2017.
"Veicolato principalmente attraverso Google Chrome, Submelius colpisce specialmente siti famosi per la visione di film online", spiega Eset. Il meccanismo di diffusione è questo: l'utente visualizza sul browser le classiche finestre con l'annuncio 'è stato rilevato un virus' o 'guadagna soldi lavorando da casa', poi viene reindirizzato ad un sito che chiede a sua volta di passare ad un altro indirizzo, finché l'utente non clicca su 'accetta', "indirizzando così il browser verso il download di un'estensione dallo store di Google Chrome".
§§§
Penso spesso che alla parola utente bisognerebbe sostituire la "e" con un'altra vocale (non vi dico quale, ché non vi considero tali, cari lettori); e che accetta, il più delle volte, sia un nome comune di cosa.
Di conseguenza, ritengo che il suddetto malware «che ha più colpito nelle ultime settimane gli italiani» non sia affatto un «virus malevolo», giacché, se di contagio si tratta, l'esca dell'agente virale è talmente palese - il virus, infatti, si contrae dopo tre passaggi tre e non al primo abbocco - che un po' di selezione naturale non può che portare benefici al web.

martedì 8 agosto 2017

Io zero per dieci

Io sono azero.
Io alluno.
Io ad Adua.
Io mi attrezzo.
Io mi acquatto.
Io mi accingo.
Io mi assesto.
Io mi assetto.
Io allotto e poi annotto.
Io annovero.
Io addico.

Io bàzzico,
Io sono Bruno.
Io bue.
Io bretone.
Io baratto.
Io Bingo.
Io bestia.
Io bestemmio.
Io fo il botto.
Io bove.
Io sono bieco.

Io Cerezo (Toninho).
Io a Cuneo.
Io gioco a Cluedo.
Io cattolico.
Io cinguetto.
Io conto fino a Cei.
Io cestino.
Io sono cotto.
Io covo.
Io cedo.

Io dazebao.
Io denuncio.
Io duetto.
Io dentro.
Io dattero.
Io dunque.
Io dèizzo.
Io detti.
Io dotto.
Io dove.
Io decido.

Io erzo (Pound).
Io eunuco.
Io enduro.
Io entro.
Io equatore.
Io evinco.
Io essai bref.
Io essente.
Io ettolitro.
Io Ennio Flaiano.
Io endemico.

Io frozen.
Io fungo
Io fo fondute.
Io fremo.
Io fatto.
Io fingo
Io féi.
Io a fette
Io fotto.
Io favonio.
Io fede poca.

Io grezzo.
Io giungo.
Io gaudio magno.
Io gretto.
Io non dire gatto.
Io giunco pensante.
Io geisha.
Io di getto.
Io Giotto.
Io al governo.
Io giudice superno.

[...]

lunedì 7 agosto 2017

Anche i samaritani

«Che sia merito delle intense e indecenti campagne disinformative della politica o della mediocrità dei media, che dipenda dalla nostra disperata necessità di sentirci protetti o da altre più complesse motivazioni culturali, il dato di fatto è che gli italiani, con il piccolo individualismo che li contraddistingue, ciò che impedisce loro – da sempre – di sentirsi “un Paese”, dei migranti non ne possono più.»

Eccone un altro che, con disinvoltura miserevole, passa dal noi al loro, perché non sia mai che lui, vero, dall'alto della sua nobile professione di divulgatore informatico e consulente aziendale di una multinazionale a caso, si senta parte della collettività cialtrona degli italiani che si sono rotti i coglioni della immigrazione alla cazzo di cane sparsa sul selciato del suolo patrio senz'altra politica che quella dell'accoglienza perché l'ha detto il Papa, della beneficenza un tanto al chilo, del vediamo se poi si inseriscono nel mondo del lavoro a fare i braccianti per quelle imprese che offrono impiego sotto il sole sotto il sole di Riccione di Riccione (metafora) e il resto, boh, speriamo che prendano la via del Nord Europa e non stiano a bivaccare per le piazze, le stazioni, i supermercati, o ingrossare le file di alcune bande metropolitane già ben organizzate in variegate tipologie di crimine, e così via.

«Perché l’umanità, francamente, non è più da tempo moneta di scambio fra la politica e i suoi elettori. È un sacchetto di rifiuti rancido del quale tutti cercano di liberarsi al più presto.»

Orbene, se l'umanità è spazzatura, per la spazzatura la battaglia è finire più tardi possibile dentro l'inceneritore o nella discarica. È la cosiddetta guera tra morti de fame, tra quelli che ciànno du' etti de prociutto da mette'n tavola e queli che 'nvece je tocca annà a raccattallo nella monnezza, appunto. 
I primi devono per forza sentirsi in colpa del proprio rozzo razzismo, del fatto che non aggiungono un posto a tavola per condividere il companatico, per non comportarsi, insomma, da buoni samaritani e quando vedono arrivare migranti in continuazione (perché di continuo i media parlano di sbarchi) pensano: "Ma non finiscono mai? Anche i samaritani, nel loro piccolo, si stufano".

Come se il problema dei flussi migratori fosse legato alla bontà d'animo o alla grettezza delle singole persone o alla psicologia delle masse, come sostanzialmente pensano le anime belle e buone dell'editorialismo nostrano, Saviano in testa che scrive:
«Avverto i miei lettori: tutti coloro che non si inseriscono nella canea anti immigrazione e contro le Ong saranno soli. In questo momento l'odio verso le Ong e verso gli immigrati non ha pari, magari le mafie avessero avuto contro tutto questo impegno e questa solerzia. Facciamoci forza, io ne sono consapevole. Bersagliati dalle più basse menzogne, ci vedremo sui social sommersi dalle più comuni banalità. Sarà un profluvio di "portateli a casa tu", "vi fate pagare per fare le anime belle", "buonisti". Ma pazientemente, smontando il fuoco di fila delle bugie ne verremo fuori. »
Perché la buttano sull'odio, sulla cattiveria e i bassi istinti delle persone? Perché è semplice restare in superficie, vedere solo un aspetto, non guardare in prospettiva e non riuscire a fare uno più uno più uno.

Intanto li invito a leggere questo addendo.

sabato 5 agosto 2017

Kagamé

via
Da ventitré anni al potere e rieletto per un altro mandato presidenziale con il 98% dei voti scrutinati, Kagamé neanche di striscio.

E neanche te, caro lettore. 

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A parte gli scherzi.

«Kagamé è duramente criticato per i suoi modi autoritari e antidemocratici, ma, forte di una crescita del PIL del 7%, è comunque riconosciuto per la sua abilità in politica come in economia.»

Il link rimanda a una lettera inviata alla rubrica Italians e pubblicata da Severgnini. Dopo averla letta, io domando, un po' razzisticamente, ossia per sentirmi un po' scafista, come Giovanni Fontana suggerisce (e "accusa")
«A portare più morti sono le leggi assurde dei Paesi europei che costringono questi esseri umani disperati a rischiare la vita per muoversi da un luogo all’altro del mondo. A portare più morti sono le frontiere chiuse dai nostri Paesi, che sono anche l’unica ragione per la quale gli scafisti esistono: via frontiere chiuse, via scafisti. A portare più morti siamo noi.»
se in quel "noi" ci sono anche le rare svizzere africane, come il Ruanda, che sicuramente tengono le frontiere ben più chiuse delle "nostre".

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A parte le frontiere.

«A portare più morti siamo noi»? 
Data una certa quantità di trippa per gatti che il misero welfare di uno stato concede, metti pure il caso dello Stato italiano, se nell'impoverimento generale che la crisi porta, con un pil allo zero virgola, un debito colossale che col cazzo che lo ripaghiamo, speriamo anzi che ci sia qualcuno che lo compri ancor, le banche per esempio, coi li sordi che stampa Draghi, se a vedere tutta questa gente disperata che arriva e che ha bisogno sì di un tetto di un vitto e senza un cazzo di modo pianificato per darglielo se non l'elemosina o il grattare appunto le croste del welfare che poi mancheranno giocoforza agli indigeni che si sbattono le palle con stipendi miserevoli, le tasse e le tariffe e skysport perché eccheccazzo Neymar in qualche modo dovrò pure guardarlo, embè, e cristo mi sia testimonio, sì, a portare più morti siamo noi, ti prego Giovanni scusami, ma dillo a tua sorella.

venerdì 4 agosto 2017

Allegro con brio


È un po' di tempo che non mi permetto di giudicare fatti, usi, costumi dell'odierna società. Mi si scusi, quindi, se stasera vi indulgo, complice un colpo di screenshot che racchiude due notiziuole in colonna destra de la Repubblica.
La prima e la seconda - miliardi di visioni e di euro a parte - accomunate da un identico e unico andamento, allegro con brio, che ad ascoltarlo si trasforma in monito: se queste cose, che vi scandalizzano, accadono - - ecco il giudizio -, la colpa è vostra.
Vostra, sì. Di voi che avete, anche soltanto per sbaglio, cliccato per vedere quel video su youtube, o che ancora guardate, anche per celia, lo sport puttano per eccellenza, annessi e connessi. 

Non dico altro, la sentenza è emessa: fanculo al tormentone e a quel cazzo di pallone.


giovedì 3 agosto 2017

Sogno rosso

Scusate l'ignoranza. Per vie traverse, ho scoperto l'esistenza del periodico quindicinale Rosso, stampato a Milano negli anni 1975-1979, come dice Wikipedia, giornale «punto di riferimento per i movimenti appartenenti ad Autonomia Operaia».


Copertine del genere, oggi, sono impensabili nonostante la realtà dei salari di merda e dei lavori di merda sia un dato di fatto.

Sebbene le istanze, o piattaforme programmatiche, siano frutto di un linguaggio oramai storicizzato (le case e il "resto" potrebbero anche essere "presi", ma il "salario" presuppone una produzione legata a un sistema che ripete quello in corso, fallimentare e, quindi, l'organizzazione della rivoluzione, ancor oggi, è problematica, non si tratta solo di conquistare i mezzi di produzione ma di riorganizzare del tutto la produzione) quella che prevede «nessuna collaborazione con il governo» è l'unica che conserva la sua validità. Certo, una pallottola spuntata, epperò lottare contro la buffonata delle alternanze è il minimo nel «teatrino politico» che, in vario grado, ha fatto del compromesso storico la messa in scena costante. 
L'alternanza, infatti, è sempre stata una parodia, alla quale in molti, io per primo, per anni ho abboccato come un pesce citrullo. Nondimeno - fenomeno Cinquestelle compreso nonostante tutti i loro abbai - crederci oggi, dopo il governo Monti e la presente legislatura, è davvero uno stolido perseverare.

Anche in virtù del fatto che la facce del potere non hanno più quella levatura e quel cipiglio dei politici, banchieri e industriali sopra rappresentati.

Per concludere, riporto (preso sempre da Wikipedia) un estratto di un editoriale di Rosso dell'ottobre 1976
«La lotta proletaria si scontra contro un sistema di potere, in cui non è più possibile distinguere le responsabilità di regime dei padroni piuttosto che del governo, del sindacato o del riformismo, si scontrano contro lo stato corporativo. Ora è la classe contro lo Stato: questo è quanto la crisi ha semplificato [...] Il “compromesso storico” mostra il suo vero volto: la repressione antioperaia e antiproletaria [...] Ma per i riformisti, per tutti i porci che si ergono a difensori di questo sistema basato sulla schiavitù del lavoro non sarà facile, il fronte della lotta si allarga sempre di più. Contro le lotte dei carcerati, dei lavoratori del pubblico impiego, dei giovani costretti a perdere anni di vita nel servizio di leva, contro le lotte delle donne il PCI dovrà dimostrare ai padroni multinazionali tutta la sua capacità repressiva per guadagnarsi un po’ di fiducia.»
Ebbene, provate a rileggerlo inserendo, al posto del PCI, il PD.  Cambia qualcosa?

mercoledì 2 agosto 2017

La domanda che ha effetto

«La differenza tra la domanda che ha effetto, in quanto è fondata sul denaro, e la domanda che non ha effetto, in quanto è fondata soltanto sul mio bisogno, sulla mia passione, sul mio desiderio, ecc., è la stessa differenza che passa tra l'essere e il pensare, tra la semplice rappresentazione quale esiste dentro di me e la rappresentazione qual è per me come oggetto reale fuori di me.» Karl Marx, Manoscritti Economico-Filosofici, "Denaro", 1844
Penso che quanto sopra scritto racchiuda uno dei principali moventi della presente attività bloggeristica. Come? In questo senso. Al fine di dare alle mie domande (non ha importanza quali; nello specifico, credo siano già esposte più o meno esplicitamente) un effetto, la via dell'esposizione diaristica pubblica de' propri pensieri fornisce l'illusione di elidere la differenza tra pensare ed essere. 
Dunque, dato che
«la domanda esiste, sì, anche per chi non ha denaro, ma la sua domanda è un puro ente dell'immaginazione» (Ibidem)
allora, voilà le mie risposte, il disegno di Lascaux che raffigura il mio ritratto.

Se mi trovate sexy, buttate un bacino.

martedì 1 agosto 2017

Incomprensioni 7


Un pomeriggio – sarà stata la quarta o quinta volta che andavamo da lui – Umberto ci chiese il favore di seguirlo in bagno, aveva bisogno di una mano, e noi non capivamo perché. Ricordo ancora quel bagno enorme, disordinato, costruito sulla base di un trapezio scaleno. Entrarci dentro ci disorientò. Lui, con molta naturalezza, si pose davanti al lavandino sopra il quale c’era un classico specchio coi faretti, che accese. Sì tirò giù pantaloni e mutande che si fermarono giusto sotto le ginocchia. Poi chiese a me di prendere un giornale porno (Le Ore?) e di sfogliarlo sotto i suoi occhi, lentamente, mentre lui iniziava a toccarsi. Da quello che ricordo, io e Alessandro restammo imbambolati davanti a quella scena: era la prima volta che vedevamo qualcuno masturbarsi (lo sapemmo poi che di quello si trattava). Nessuno parlava. Si sentiva soltanto il rumore ovattato del movimento. Io continuavo a sfogliare e guardare quello che faceva: vedevo quel suo coso enorme rispetto a quello che avevo tra le gambe io, senza provare né attrazione, né repulsione. Semplice curiosità, forse. Dopo alcuni minuti, Umberto chiese ad Alessandro se poteva avvicinarsi per accarezzarlo. Non lì, non chiese di toccargli il membro, ma di fargli delle piccole carezze sul bacino e sui glutei ipertesi. Alessandro mi guardava e, forse per compensazione al mio impegno, non si rifiutò e cominciò a sfiorarlo, distrattamente, cercando nei miei occhi un segno di approvazione e complicità. Sentivamo, sotto sotto, che stavamo facendo qualcosa proibito, ma senza dargli troppo peso, senza cioè esserne troppo preoccupati perché, in fondo, non era nostra l'idea di trovarci in quel contesto, non eravamo cioè responsabili come nel caso delle sigarette fumate di nascosto. Insomma, più che altro ci sentivamo spettatori di un gioco che non ci apparteneva, non ci riguardava: noi non eravamo in campo, no: tutt'al più, facevamo i raccattapalle.
Dopo cinque, dieci minuti buoni di silenzio e stupore infantile (Zolla), Umberto ebbe un sussulto e dal suo pene uscì della roba tra il bianco e il giallo, mai vista prima. «E quella che roba è?», chiesi. «La stessa che si vede in alcune foto del giornale che hai sott'occhio», rispose Umberto. «E da dove esce esattamente; e perché a noi no?», continuò Alessandro. «Questo... beh, lo saprete tra qualche anno».
Tra qualche anno.