mercoledì 20 settembre 2017

Una forma particolare di orgoglio

«Ed eccovi giunti, dopo una lunga intimità con il dubbio, a una forma particolare di orgoglio: non vi ritenete affatto più dotati degli altri, vi ritenete soltanto meno ingenui. Per quanto riconosciate che il tale o il talaltro è in possesso di facoltà e conoscenze di fronte alle quali le vostre hanno scarsissimo valore, non c’è verso, voi lo scambierete con qualcuno che, inadatto all’essenziale, si è impastoiato nel futile. È passato per un’infinità di prove senza nome? A voi parrà che sia rimasto molto al di qual dell’esperienza unica, fondamentale, che avete voi degli esseri e delle cose. È un bambino, sono tutti bambini, incapaci di vedere quello che voi soli avete visto, voi, i più disincantati dei mortali, senza più nessuna illusione sugli altri e su voi stessi. Ma una la conserverete malgrado tutto: quella tenace, indistruttibile, di credere di non averne. Nessuno sarà capace di togliervela, perché nessuno avrà ai vostri occhi il merito di essere quanto voi disingannato su tutto. Di fronte a un universo di illusi, vi atteggerete a solitari, con il risultato che non potrete nulla per nessuno, come nessuno potrà nulla per voi».
E. M. Cioran, La caduta nel tempo, (Paris, 1964), ed. italiana, Adelphi, Milano 1995 (traduzione di Tea Turolla).

Io ne conservo più di una, di illusioni, facilmente nascondibili dentro questo spazio di scrittura quasi decennale, sparse in alcune pagine più, in altre meno, ed è proprio questo, forse, che ancora mi fa illudere che la pratica bloggheristica sia un esercizio consolatorio, allietante. Illusione innocua, giacché non mira a contagiare altri che se stessi. Per diventare autoimmuni dalle proprie cazzate.

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