domenica 22 aprile 2018

La circostante letteratura



C’era un libro che aspettavo da anni e finalmente Gianluigi Simonetti l’ha scritto, La letteratura circostante. Narrativa e poesia nell’Italia contemporanea, Il Mulino.

L’aspettavo perché desideravo che qualcuno, in modo autorevole, sia pure nei limiti della sincronicità, compisse un’analisi critica che avesse il merito di offrire un quadro “clinico” imparziale del corpo letterario italiano, senza dire – e qui sta il pregio – se a esso serva, o meno, una cura.

Sono soltanto al primo capitolo («I nuovi assetti della narrativa italiana»), ma credo – senza tema di sbagliarmi, date anche le premesse di una splendida introduzione – che il libro confermerà un mio pregiudizio di non lettore della letteratura italiana (e non solo italiana) contemporanea. Pregiudizio, che è questo: la narrativa odierna è perlopiù costituita da libri brutti, che non dicono nulla di che, inutili in gran parte, ovvero utili soltanto a chi li pubblica e chi li scrive se riescono a vendere bene, se hanno successo, se diventano film o serie tv. Libri che segneranno l’epoca come una delle più insulse della storia, come è stata insulsa e spregevole anche la politica, nevvero, e la società in generale. Libri che restituiscono, come uno schiaffo, la condizione passiva della letteratura (dell’arte, in generale) faccia al potere: anche quando tentano di denunciarne gli abusi, lo scimmiottano. Libri autocompiaciuti, che non spingono la mente oltre il dato, l’attualità schifa, la menzogna. Libri che non rivelano, anzi coprono di carta igienica la merda prodotta dal mondo circostante e, peggio ancora, non tirano lo sciacquone. Libri a galla, dunque, vaganti tra le onde, nutrienti come plastica per i pellicani.

«Più nessuno verifica per noi ciò che leggiamo». Beh, Simonetti lo ha fatto e a lui va il mio sincero grazie.

1 commento:

Marino Voglio ha detto...

«Più nessuno verifica per noi ciò che leggiamo»

ah, io nun ciobbisogno, comunque grazzie.

(sarà perché nun leggo più gnente?)