giovedì 24 maggio 2018

Agli editorialisti travolti da un insolito destino

Per quanto possibile, cerco di mantenere con la cronaca un rapporto distaccato, molto spesso evitandola, perché sostanzialmente non sono curioso, non sono un narratore in cerca di storie da rubare, rifare, ripsicologizzare per farne carne da pagina. La cronaca, insomma, non mi ossessiona, fors'anche temendone gli effetti mimetici, di contagio, sia mai che anch'io da “uomo tranquillo” diventi nervoso e violento, fuoriditesta e vigliacco, tocchiamoci le palle - e avanti.

Soprattutto: per quanto sta in me, ossia: per quanto raziocinio e culo avrò, spero che non abbia mai a essere definito da qualche editorialista sensibile e magnanima un «soldato travolto e caduto».

A ritocchiamoci le palle.

Ciò premesso, relativamente al fatto di cronaca che ha visto un uomo di 49 anni uccidere prima la moglie (spinta dal balcone), poi la figlia («precipitata» da lui medesimo giù da un cavalcavia) e, infine, sé medesimo lanciandosi dallo stesso viadotto dal quale aveva lanciato la figlia, dico semplicemente che, se fossi stato il mediatore non l'avrei fatta tanto lunga e avrei cercato di convincerlo a buttarsi giù prima (e meno male per Marina Corradi che non lo sono stato, sennò gli toglievo un eroe faccia al quale masturbarsi).

2 commenti:

Alberto ha detto...

Questi fatti sono manna per gli avvoltoi della comunicazione (comunicazione?)

Luca Massaro ha detto...

Temo di sì.