lunedì 25 giugno 2018

No tatoo

1.

Era un caldo primo pomeriggio di fine maggio quando Bruno si recò presso un punto di ritiro merci acquistate in rete e ivi recapitate per non pagare la spedizione. Parcheggiò l'auto sotto una tenue ombra di tigli castrati dall'ennesima potatura primaverile, si avvicinò all'ingresso del negozio e constatò che esso avrebbe aperto alle 15, erano le due e mezzo, doveva quindi aspettare. 

Anziché attendere dentro l'auto calda, decise di passeggiare lungo il viale punteggiato da esercizi commerciali di vario tipo, compreso un ex negozio di elettrodomestici con l'insegna Telefunken e dentro il vecchio titolare, il quale - presumibilmente ancora in servizio per pagare le marchette per la pensione - si era ridotto a vendere di tutto fuorché elettrodomestici: cornici in peltro e seggette per il water, zanzariere e fiori finti da portare ai cimiteri fuori città.

Bruno, per ingannare l'attesa, ma soprattutto per rubare un po' di frescura, era tentato di entrare in quel negozio, se non avesse alzato gli occhi sull'insegna del locale accanto, No Tatoo: libera la pelle. Centro di ascolto persone non tatuate. Ingresso libero.

Entrò. Il delicato suono di una tenda a fili annunciò la sua presenza, ma restò solo il tempo sufficiente per guardare intorno alle pareti che non avevano alcun genere di addobbi, tranne una, sulla quale era affissa una riproduzione senza titolo, giallo e arancione, di Rothko.

Dal retro, entrò una donna, forse sui trent'anni, un vestito verde a fiori senza maniche, abbronzata, bel sorriso e seno. «Posso esserle utile?».

2 commenti:

CalMaFdd ha detto...

e stavolta cerchiamo di arrivare in fondo, eh

Luca Massaro ha detto...

Un bacio.