domenica 12 agosto 2018

La politica della fuffa

Non è infrequente il caso in cui i politici, quando sono chiamati a ricoprire incarichi di governo, siano assaliti da una particolare mania, a tratti parossistica, di fare dichiarazioni anche su ciò che non gli compete. Questo accade soprattutto se costoro sono i portavoce o i segretari dei partiti che formano la maggioranza di governo e perciò stesso occupati più a paupulare, che a impegnarsi in un serio e meticoloso lavoro ministeriale. Sconcertante è altresì constatare quanto il tempo disperso nella esaltazione narcisistica della propria leadership corrisponda, per gran parte della pubblica opinione, a un corretto svolgimento delle mansioni che sono stati chiamati ad assolvere. Esempio: «L'attivismo del ministro dell'interno è ammirevole».

E infatti - e purtroppo - non resta che ammirare, basiti, il susseguirsi di annunci, dichiarazioni, prese di posizione che confermano in pieno la piega che la politica italiana ha preso da alcuni decenni a questa parte: quella della fuffa.

Il problema principale è che, sovente, la fuffa fa rima con truffa. E, ancora più rischioso, è che il termine fuffa sia assonante con arruffapopolo.

P.S.
Dato che anch'egli, nel corso della sua carriera politica, si è talvolta alzato con il «gusto di insultare», ci saprebbe dire Salvini che tipo di educazione ha appreso durante il servizio militare svolto nel 1995?

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