sabato 29 settembre 2018

Come una pietra che sta


La pietra sta dove
il caso o la necessità
hanno provveduto
a porla senza dare
altro senso al suo essere
pietra tra la parentesi
dello spazio temporale

E pioggia sole e vento non
mutano la sua terrena
indifferenza – la divina
non essendo presente
a infondere fede nelle pietre.
Ma dura spera nella noce
aprirsi e dare frutto.

L’uomo sta dove
il caso o la necessità
hanno provveduto
a porlo senza dare
altro senso al suo essere
uomo tra la parentesi
dello spazio temporale

E pioggia sole e vento non
mutano la sua terrena
indifferenza – la divina
non essendo presente
a infondere fede negli uomini.
Ma duro spera nella voce
aprirsi e fare un rutto.

venerdì 28 settembre 2018

Picco lezzo




Io comprendo che dalle parti di Confindustria vi sia un certo timore per gli effetti che la manovra a deficit del governo provocherà. Anche se non sono un investitore, o un risparmiatore, sono preoccupato lo stesso anch'io, perché temo che, con queste misure, ci saranno più danni che benefici per l'economia italiana.
Premesso questo, penso però che se al Sole 24 Ore rappresentano lo sconforto, la delusione, il dramma dello spread a 280 e il tracollo del 4% di Piazza Affari con certe facce (mani su capelli tinti, dita a far finta di chiudere gli occhi), mi aspetto che, quando lo Spread salirà a 600 e la perdita della Borsa al 14%, trovino qualche foto di un broker che si punta la pistola alla tempia o di un altro che si dà fuoco al pelo pubico davanti agli schermi su quali brillano grafici a picco.
In fondo, e purtroppo, se volessero oggi trovare facce significativamente più disperate, basterebbe mandassero qualche fotografo a una stazione di servizio, per cogliere l'espressione di coloro che rimettono la pompa di carburante a posto, dopo aver fatto il pieno.

mercoledì 26 settembre 2018

Entro il 20150

da Londra, E. Franceschini

Chissà come sarà l'umanità tra 18132 anni. Ammesso e non concesso che, in quel lontano futuro, l'umanità sia ancora una delle specie viventi presenti sulla Terra.

Gli aruspici guardavano dentro le viscere di animali sacrificati per indovinare il futuro.
I politici come Corbyn, invece, per analizzare e criticare il capitalismo, e predire soluzioni, si limitano ad auscultare la pancia, a orecchio nudo, senza neanche lo stetoscopio.
E cosa scoprono? Colpa dell'avidità del capitalismo finanziario. Già. Perché il buon capitalismo industriale di una volta non era affatto avido, macché: era un capitalismo generoso, filantroprico, attento alla cura e alla prosperità dei lavoratori. Inoltre, il capitalismo, prima della crisi del 2008, era un capitalismo dal volto umano, che prestava particolare attenzione alla salvaguardia ambientale.

Comunque sia, good luck Jeremy, spero proprio tu possa vincere e governare presto perché sono molto curioso di vedere cosa intendi con «trasformazione radicale dell'economia».

domenica 23 settembre 2018

Aprirsi senza bussare

Si dimenticò come si fa, così arrivò in orario, spaccando il minuto, purtroppo secondo, tuttavia nessuno poteva fargli un appunto. Grattò. Si sconfisse, però la prese bene, la soffitta, con l'equo canone. Si stabilì salendo graditi gradini. Ebbe l'impressione, come un sudario. Si annusò le ascelle e sentì l'urgenza. Finalmente. Bevve, ma sapeva di cloro, sicché si dissestò. Gli venne appetito senza sapere. Beata ignoranza, la fame. Giunse a un punto di congiuntura. Si sprecò, nonostante il divieto di scarico. Fu parziale e decise di darsi una regola. Soccorse, gli venne il fiatone dopo centopassi in libera terra. Qualcuno pensò fosse colluso, ma l'unica cosa lisa in addebito era una maglietta bianca di cotone, elasticizzata, che a forza di lavaggi si era un po' deformata e consumata ai bordi, tanto che una madre gliel'avrebbe tolta dal guardaroba per farne straccio pulivetri. Capì la moda: tutti gli stilisti moderni soffrono del complesso del Ditale nel Dito Medio. Ricordò: se lo metteva anche lui quando madre, nonna e zia cucivano bottoni o facevano orli. Era dorato, consunto, come le forbicine con le quali imparò a tagliarsi le unghie dei piedi. Non era la sua indole, quindi non represse nulla: tredicenne, gli bastò la lingua in bocca di una coetanea in una cabina telefonica per avere un venimento tra mani inconsapevoli che arrivasse a tanto in così poco tempo. Telefonò al 161 per farsi dire l'ora esatta. Lei convenne: era di Milano e forse per questo, sentita l'ora, reputò non fosse ancora tardi per sparire. Lui se ne accorse, ma non le corse davanti implorando perdono per essere traboccato fuori dal caso. Fu un'opportunità per entrambi per decrescere, per imparare ad amare senza bisogno di anagrafi al portatore. L'indomani tacque. Non seppe esistere. Visse ignorando per alcune settimane finché non gli pignorarono la credenza di sua madre, atea indefessa. Si confessò con una paziente in sala d'attesa dal dottore, una donna vissuta ai tempi in cui si facevano le fiche. Le disse di essere a disagio perché non sapeva esprimere il desiderio in modo chiaro e tondo, bensì in maniera scura e quadrata. Lei gli spiegò che era un buon sintomo, ché i desideri propri sono tutti desideri camuffati di altri e che vederli in tal guisa avrebbe potuto essere un'avvisaglia. Per far fronte. Per far mente locale. Per aprirsi senza bussare. Chi è? Antonio Porta:

« mettersi al collo una collana di campanellini
così diventare invisibili
camminare per la città
poi sopra un prato deserto in silenzio assoluto
a quaranta gradi sotto zero ecco il vento che suona
e tra gli alberi ricoperti di ghiaccio ronzanti
il gruppo degli eroi nudi
distesi a fucilate, privati del sangue¹ »

_______
¹ Antonio Porta, Passi passaggi, in Tutte le poesie, Garzanti.

venerdì 21 settembre 2018

Serie tv

Dal campione minimo di serie tv americane che dopocena mi ottundono la mente, posso estrarre delle costanti, queste:
- i protagonisti fanno sesso sovente, almeno una volta a puntata;
- il sesso omosessuale è sdoganato in tutte le sue varianti;
- si fumano molte sigarette, senza indicare la marca;
- il parco auto è generalmente offerto dalla Fca, dalla Toyota o da auto tedesche;
- nonostante molte scene si svolgano durante i pasti, non si vede mai bene quello che i personaggi mangiano (e se lo mangiano);
- le donne si lavano più degli uomini; le prime fanno la vasca, i secondi la doccia;
- si bevono molti alcolici: whisky principalmente, a seguire il vino (pochissima birra);
- psicofarmaci e stupefacenti sono somministrati con regolarità;
- si dicono molte parolacce ("fuck", "asshole" e "shit"...); 
- se il plot narrativo si sviluppa su più serie, quasi sempre entra in ballo un genitore o un figlio mai conosciuti prima, tanto per allungare il brodo della storia;
- i personaggi principali appartengono quasi tutti alla media-alta borghesia, non hanno quindi problemi economici rilevanti;
- si divorzia, si va dallo psicoanalista;
- le chiese sono utilizzate per i matrimoni e i funerali;
- nessun personaggio, dopo cena, si siede sul divano a guardare serie tv.

martedì 18 settembre 2018

Politica e micologia

Finalmente si torna a parlare di politica e micologia. Dato che non tutta la politica è commestibile e, purtroppo, moltissima è velenosa, sembra più opportuno che a esaminarne gli effetti sul corpo dello Stato non siano i politologi tipo Panebianco o Galli Della Loggia, bensì esperti micologi come la dottoressa Stephanie Clifford assurta agli onori delle cronache per aver analizzato la composizione del fungo “Mario Kart” prima che questi divenisse il fungo più potente d'America.

Funghi di altro genere, dall'aria un po' falloide, spuntati da relativamente poco sul terreno della politica italiana, si lasciano facilmente cogliere, con il rischio che la continua assunzione possa intossicare definitivamente gli stomaci e le menti della cittadinanza che ne fa uso: sono i cosiddetti funghi populisti, una tipologia che ama soddisfare la pancia della gente con diktat e pretese, a seconda del terreno che hanno la ventura di occupare.

domenica 16 settembre 2018

Campati in aria

Tramo, per perdere tempo, una storia d'amore che abbia le caratteristiche della velleità. Un amore sulla carta, anzi: sullo schermo, poiché viviamo tempi di consuetudine digitale, la storia viene meglio.
Lei era ferma, così mi sedetti per raggiungerla. Leggeva, scriveva: pensavo stesse facendo la settimana enigmistica e invece stava consultando curricoli. Ebbi uno spasmo che mi portò a toccare la rima (senza pronunciarla: sono un pirata, sono un signore). Mi chiese se ero d'accordo sulla verticalità. Esitai, voltai lo sguardo fuor di finestra: una parete di cemento, con affissi degli appigli per l'arrampicata libera, ispirò la seguente risposta: «Sì. Purché in sicurezza». Il tono perentorio non ammetteva repliche, sicché lei non potette che convenire. Si limitò a prendere ulteriori appunti a margine dei fogli trattenuti a stento da una debole graffetta.
«Servirebbe una nuova riforma» dichiarò senza mezzi termini, un quarto di Centrale e una Santa Maria Novella intera. Capii che era titolare di una cartafreccia. 
«Sei mai stata a Salerno?»
«Sì, lo scorso inverno.»
Il ripetersi di rime baciate era segno del destino. Cominciai a fissarle le labbra. Lei mi guardò. Io cantai:
Non ci vediamo che da sempre
e questa ti pare una buona ragione
per sporgere le labbra, come un fischio
e poi guardare altrove, senza però fischiare
cominci a capire chi siamo:

«Questi sarebbero i traguardi. Adesso occorrerebbe sviluppare delle unità di competenza».
Ebbi l'immediata sensazione che volesse testare la mia pazienza (e tre), sicché sorrisi e proposi di fare una pausa. Lei non raccolse. Io la lasciai in terra, la sua; mentre la mia pausa la portai sul bancone di un bar il cui gestore, appena entrai, mi strinse la mano, per solidarietà.
«Coraggio», aggiunse, al caffè che non volevo corretto. Comunque era buono, una buona miscela torrefatta che non invadeva all'eccesso la salivazione (con richiesta contigua di un bicchier d'acqua per diluire l'intensità del sapore), sì che uscii dal bar con un sapore in bocca che non sarebbe stato disdicevole baciare, se il bacio fosse rientrato nell'ordine delle cose in quella mattina passata a costruire curricoli.

venerdì 14 settembre 2018

Lettera all'Europa

Cara Europa,

sto affrancandomi, imbustandomi,  indirizzandomi, ergo spero in una spedizione via posta lenta (la celere mi inquieta), per giungere, con calma, a te, destinataria, affinché tu mi riceva e accolga, aprendomi, sbustandomi, leggendomi, c'è scritto quanto segue, nulla più, alcuna sorpresa o contenuto scabroso, se non quello, appena accennato, riferito al fatto che oggi una collega mi ha sussurrato all'orecchio la vicenda d'un prete spretato che si è sposato con una suora che aveva fatto voto di vastità al Signore (una consonante pare abbia salvato entrambi dalla condanna eterna).
Basta poco per confondersi e allentare la presa del silenzio: similmente a un coperchio Bormioli sottovuoto, è sufficiente fare una piccola pressione a leva sul bordo fino a notare al centro un lieve rigonfiamento, indice che si può svitare facilmente il coperchio, aprire il barattolo, non sentire una parola, un brusio, un fruscio, un raglio, niente: silenzio non udito che esce da sé stesso per diventare un silenzio ascoltato. La partitura, purtroppo, dura poco, al massimo quattro minuti e trentatré secondi interrotti soltanto da qualche lieve colpo di tosse.
Dunque, cara Europa: ci voleva questo governo per renderti a me gradita anche nei presenti momenti bui, junkeriani, svaccati su presidenze parlamentari itajane. Volevo solo dirti che io spero ancora in te, come in una puttana che promette amore a ogni centesimo. 
Siamo all'epilogo di questa lettera: prima che di ripiegarmi in tre, in quattro, strapparmi e/o cestinarmi, vorrei segnalare di buttare un occhio alle albe e ai tramonti che nel periodo equinoziale sono offerti a noi terrestri della zona temperata. Bene, in quegli attimi, pensiamoci legalmente.

domenica 9 settembre 2018

Distruggersi un po'


Stamani, in una splendida domenica di sole settembrina, lungo un largo marciapiede d'asfalto che costeggia una strada circondata da villette a schiera, ho visto una doppia coppia di Testimoni di Geova giungere ognuna da direzioni opposte e incontrarsi, mestamente sorridersi e allargare le braccia, sconsolate, forse perché nessuna delle due era riuscita nell'intento di entrare in casa di qualche famiglia per dare corso alla loro opera di predicazione.
La vedevo, la doppia coppia, a un dipresso, mentre provvedevo a buttare nei cassonetti specifici i rifiuti per la raccolta differenziata. La vedevo, credendomi non visto, quando invece, una coppia si era accorta che li guardavo. Così, un attimo prima di rimontare in auto, sento dirmi: 

- Mi scusi, Signore, lei è della zona?
- Sì, anche se non abito proprio qui.
- Non solo lei, sa. Anzi: sembra che non ci abiti nessuno, giacché nessuno ci risponde.
- È domenica, dunque...
- Appunto, è domenica: qualche famiglia dovrà pur essere in casa!
- Non vi crucciate: ancora qualche settimana e li troverete tutti: ci penserà Di Maio¹ a far restare in casa le famiglie. Al momento, per quanto possono e riescono, provvedono a distruggersi un po' come cazzo gli va.


______________________
¹  «In materia di commercio, sicuramente entro l'anno, approveremo la legge che impone lo stop nei fine settimana e nei festivi a centri commerciali, con delle turnazioni e l'orario che non sarà più liberalizzato, come fatto dal governo Monti. Quella liberalizzazione sta infatti distruggendo le famiglie italiane».

sabato 8 settembre 2018

Il guaio di un Paese


« Il guaio maggiore delle statistiche sull'occupazione è che tendono a farci considerare gli uomini come se fossero patate. Quando si cerca di tener presente il fatto istruzione e lo stato psico-fisico del lavoratore si fa un passo avanti nella direzione giusta, ma un passo ancora troppo piccolo. Nelle statistiche sull'occupazione un Michelangelo apparirebbe semplicemente come “scultore: 1”. Se le statistiche fossero abbastanza progredite l’unità figurerebbe nella categoria “artigiani (o artisti) con più di 10 anni d’istruzione”. E tutto finirebbe lì. Le statistiche di cui disponiamo lasciano fuori l’elemento più importante del fattore lavoro, e cioè l’elemento umano, il cui significato più profondo non si può – almeno non siamo ancora riusciti – a misurare in termini quantitativi. Ho citato il caso di Michelangelo e ho scelto un caso estremo. Ma senza arrivare a questi limiti è chiaro che una cosa è una massa di lavoro preparata, diligente, efficiente, capace di organizzazione e di cooperazione, e tutta un’altra cosa è una massa di lavoro ignorante, rissosa, disorganizzata e priva di motivazione. Per lavoro ovviamente non bisogna qui intendere solo gli operai, bensì tutti coloro che per un verso o per l’altro partecipano all’attività produttiva. Chi ha avuto modo per esperienza diretta di comparare società sviluppate e società sottosviluppate, riconoscerà volentieri che la diversità tra i due tipi di società sostanzialmente consiste nel valore del “capitale umano” così nelle classi alte come nelle classi basse. Il guaio di un Paese sottosviluppato non sta tanto nella mancanza di capitale o nell’arretratezza delle conoscenze tecnologiche quanto nella povera qualità del suo fattore umano: un Paese sottosviluppato ha imprenditori che valgono poco, operai che valgono meno, professori incompetenti, studenti che studiano poco, governanti che non sanno governare e cittadini senza senso civico. Per questo il Paese resta sottosviluppato. La mancanza di capitali e l’arretratezza tecnologica e amministrativa in certo senso sono più “conseguenze” che “cause” del fenomeno dell’arretratezza. »

Carlo M. Cipolla, Storia economica dell’Europa pre-industriale, Il Mulino, Bologna 1990, pag. 119

sabato 1 settembre 2018

Il giudice democratico

A Los Angeles davanti al giudice che esamina coloro
che vogliono diventare cittadini degli Stati Uniti
venne anche un oste italiano. Si era preparato seriamente
ma a disagio per la sua ignoranza della nuova lingua
durante l'esame della domanda:
che cosa dice l'ottavo emendamento? rispose esitando:
1492.
Poiché la legge prescrive al richiedente la conoscenza della lingua nazionale,
fu respinto. Ritornato
dopo tre mesi trascorsi in ulteriori studi
ma ancora a disagio per l'ignoranza della nuova lingua,
gli posero la domanda: chi fu
il generale che vinse nella guerra civile? La sua risposta
fu: 1492. (Con voce alta e cordiale). Mandato via
di nuovo e ritornato una terza volta,
alla terza domanda: quanti anni dura in carica il presidente?
Rispose di nuovo: 1492. Orbene
il giudice, che aveva simpatia per l'uomo, capì che non poteva
imparare la nuova lingua, si informò sul modo
come viveva e venne a sapere: con un duro lavoro. E allora
alla quarta seduta il giudice gli pose la domanda:
quando
fu scoperta l'America? e in base alla risposta esatta,
1492, l'uomo ottenne la cittadinanza.

Bertolt Brecht, Poesie (1941-1947), Einaudi, Torino 1992.