mercoledì 28 novembre 2018

Alzare gli occhi al cielo

Stamani, alto levato, direzione sud-est, Venere rendeva ancora più luminoso il chiarore dell'alba, finalmente serena dopo giorni di grigio e di pioggia. 
Credo sia un'abitudine comune quella di alzare gli occhi al cielo nei momenti di crepuscolo, durante il passaggio dal diurno al notturno o viceversa, soprattutto per chi, come me, non ha il guardo disturbato da un eccessivo inquinamento luminoso e, in sovrappiù, ha l'orizzonte sgombro, nelle direzioni del sorgente e del calante.
E sarà proprio in virtù di questa abitudine che la riflessione cade spesso nel poetico o nel politico, a volte pure nel patetico, che spero di aver modo di ravvisare, per non piangere.
Così, da Venere che si apprestava a coricarsi dopo i bagordi notturni, il pensiero è andato su un altro pianeta, questo sì in questi giorni transitato agli onori della cronaca, per l'ammartaggio di una sonda terrestre speditavi dalla Nasa.
E il pensiero è stato questo: quando maturerà nelle genti la definitiva coscienza di essere prima di tutto e su tutto dei terrestri? Quando la si farà finita, un volta per sempre, delle malsane idee di America First, Prima gli italiani, e tutto il corredo di sovranismi che intristiscono di confini il mondo?

Prima di rispondere: «Forse mai» ho rialzato gli occhi al cielo e mi sono concentrato su una nuvola: aveva una faccia!

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