lunedì 31 dicembre 2018

Miss Italia 2018

Di seguito, volentieri ricopio la più bella poesia che ho letto quest'anno.

La luce sulle tempie

Che strano sorriso
vive per esserci e non per avere ragione
in questa piazza
chi confida e chi consola di colpo tacciono
è giugno, in pieno sole, l'abbraccio nasce
non domani, subito

il pomeriggio, i riflessi
sui tavoli del ristorante non danno spiegazioni
vicino alle unghie rosse
coincidono con le frasi
questa è la carezza

che dimentica e dedica
mentre guarda dentro la tazzina le gocce
rimaste e pensa al tempo
e alla sua unica parola d'amore: “adesso”.

Milo De Angelis, Somiglianze (1976), in Tutte le poesie, Mondadori, Milano 2017

In attesa del Discorso all'umanità

Alcuni anni fa, molti anni fa, quando Sky si chiamava Tele +, il 31 dicembre Beppe Grillo faceva il controcanto al discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica (qui un esempio).
Erano discorsi critici, spiazzanti, che di comico avevano soltanto il tono, perché i contenuti erano di forte critica politica e sociale, con una netta marcatura ambientalista.

Col piattume bipolare intorno e la sinistra da anni già dissolta nel calderone del compromesso, il solo sentire quei discorsi faceva voglia di fondare un partito, un movimento e di parteciparvi.

Anni dopo, alla luce del suo capolavoro - dare luogo a un movimento che riuscisse nell'impresa di governare il Paese - Beppe Grillo domani sera sarà abbastanza onesto di gridare vaffanculo a sé stesso?

sabato 29 dicembre 2018

Una partita

Un signore sui trentasette vide una partita. Lei aveva perso il treno a causa di un ritardo, mancata coincidenza. I controllori di accesso ai binari le credettero e le dettero, cortesemente, una pillola del giorno dopo. Lei annuì, accomodandosi in prima classe, gentilmente offerta dalla ditta. E partì. Anzi: partirono.

Durante il viaggio, soffice e silenzioso, il signore sui trentasette aprì il suo laptop, lo appoggiò sul tavolino di marmo finto e si mise a digitare lettere, numeri e varia punteggiatura sulla tastiera. Lei si sporse. Fortunatamente i finestrini erano chiusi. Lei si piegò e vide di rinterzo una pagina bianca punteggiata di caratteri Georgia on my mind. Curiosa, gli sorrise. Benché ipovedente, lui se ne accorse dal rumore delle sue labbra consistenti e dallo sfrigolio dei canini che si districarono dalla contrizione. 

«Che cosa sta scrivendo» gli chiese senza tanti riguardi. E infatti l'aveva guardato solo una volta. 
«Un articolo di cronaca sportiva». 
«Anch'io sono una sportiva, sa?». 
«Non dubitavo», rispose lui, con tono sornione «ho visto da come si piegava». 
Lei non diventò rossa perché non colse al volo la patente allusione. 
«E che cosa racconta la cronaca?» riprese lei, dopo l'ingenua digressione personale. 
«Di una partita». 
«Di me che sono partita?. 
«Non capisco, scusi: cosa c'entra lei?». 
«Io sono partita»
«D'accordo, ma non sto parlando di lei nell'articolo».
«Dice così perché gli piaccio».
«No, guardi: sono omosessuale».
«Non significa nulla: anche gli omosessuali possono avere inclinazioni per l'altro sesso».
«È lei che si è piegata».
«Lei è un maleducato, scortese, leggermente stronzo».
«La ringrazio per il leggermente».
«La finisca».

E lui la finì. Si tacque e continuò a scrivere l'articolo senza manifestare alcun turbamento per la presenza di lei, la partita, verso chissà dove, per ritrovare chissà chi.

giovedì 27 dicembre 2018

Povera Nutella

Povera Nutella. Anche se non ti mangio perché mangiandoti soffro uno strano, immediato fastidio ai denti, non ho niente contro di te, non penso che tu sia una sciagura dietetica, ma una geniale invenzione dell'industria alimentare italiana, l'unica ad aver avuto una così ampia diffusione internazionale. E dico anche che, nel gioco dello sfruttamento capitalistico, la magnanimità padronale dei Ferrero è encomiabile, anche e soprattutto in rapporto a tanti altri capitalisti con le pezze al culo e il braccino corto che non hanno riguardo alcuno dei lavoratori e del territorio ove sono ubicate le loro aziende.

Povera Nutella, anni di gloriosa presenza sugli scaffali dei supermercati di tutto il mondo, anni di sottocosto e conseguenti assalti alla baionetta dei consumatori, anni di marketing e pubblicità e poi, bastano pochi istanti e un noto influenzer con la barbetta perineale, che si fa un selfie addentandoti spalmata su una fetta di pane per dire che lui ti mangia a colazione, rischia di arrecarti un danno di immagine molto più che se avessi avuto un diniego della Food and Drug Amministration o il boicottaggio di quegli sciovinisti dei francesi che invidiano tanto il tuo successo.

Povera Nutella, cosa potresti fare per riprenderti dallo shock? Quali consumatori potresti ingaggiare per contrappasso all'outing del ministro dell'interno? La risposta è facile. Pensando ai tuoi ingredienti, in particolare all'olio di palma e alle piantagioni da cui è estratto, sarebbe opportuno fotografare i coltivatori diretti di quei luoghi tropicali che al mattino, prima di andare al lavoro, si fanno anche loro un selfie addentando una fetta di pane con te spalmata sopra. Sempre che non abbiano i denti cariati.


martedì 25 dicembre 2018

Le penseur jaune

Io pensavo. Poi è arrivato il momento di non pensare affatto. E sono rimasto senza pensieri. Quindi, ho appoggiato il mento al dorso della mano, nella classica posizione del pensatore rodiniano. E pensavo come una statua, cioè: non pensavo, essendo una statua una cosa non pensante. Eppure chi mi passava accanto credeva che io pensassi. «Sta pensando, non lo disturbare», ha detto una amorevole madre al figlio cacacazzi. Che brava mamma. Ma questo l'ho pensato dopo, dato che, in quel momento, ero tutto concentrato a non pensare. E la gente passava attorno a me indaffarata e indifferente ai non pensamenti di un non pensatore. In fondo si vedeva che respiravo e che avevo gli occhi aperti e questo bastava affinché non si preoccupassero di me. Tanto nessuno si prendeva la briga di guardarmi più di quei pochi secondi inevitabili al passaggio dinnanzi a qualcuno o qualcosa che, di fatto, rappresenta una natura morta. O meglio: semi-morta. E anche se mi vedevano due volte ripassando davanti alla panchina del parco dov'ero seduto, essi non ci facevano caso più di tanto, in fondo, ripeto, non davo molto nell'occhio, in quella posizione semicurva, raccolta, quasi fetale, alla Belacqua.
Certo è che, dopo un po', anche non pensare risulta un compito difficile, se non impossibile. Non si riesce proprio ad appiattire la mente alla bonaccia del mare, c'è sempre un qualche moto ondoso che perturba l'azione del non pensiero. Senza una particolare predisposizione ascetica, rinforzata da una rigorosa prassi meditativa, è difficile nascondere i pensieri in circolo nella mente, essi si presentano sempre all'attenzione del non pensante che cerca di scacciarli fuori dal cuoio capelluto. 
«Ahimè, mi si è indolenzito il polso a forza di tenere la mano così sotto il mento. Sarà meglio mi sgranchisca». Ecco qua un pensiero affluire alla coscienza e il gioco è finito. Tanto meglio, devo orinare (secondo pensiero), ho fame (e chi ferma più i pensieri?) ma soprattutto quei gendarmi con la spranga che mi vengono incontro minacciosi chissà che cosa staranno pensando di me.

sabato 22 dicembre 2018

Parlare chiaramente

Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che le ha cantate secche ai convenuti della conferenza sul clima tenutasi in Polonia, è una comunista in pectore. Ma nessuno gliel'ha rinfacciato, forse - sorridono, sornioni, i conferenzieri - perché ha solo quindici anni, che vuoi, è una ragazzina ingenua, idealista, un giorno, se mantiene le promesse, un posto da eurodeputata non glielo toglierà nessuno.

Eppure, le parole di Greta Thunberg, se non saranno rubricate dentro un'innocua protesta ambientalista, potrebbero dare la stura a un movimento politico di protesta intergenerazionale e transnazionale, giacché, come lei stessa dice:
«If solutions within the system are so impossible to find, maybe we should change the system itself.»
Trovatemi un solo politico occidentale capace di parlare così.

giovedì 20 dicembre 2018

Sweet Home Chicago

Sono un disastro intellettuale: penso solo a bere e a mangiare (comprare, comprare).
Cucinare, forse. Lavorare anche. Dovere, dovere.

Ogni pensamento lo vivo come un appesantimento. Schizzo via sulle questioni che neanche Di Maio e Salvini messi insieme. Scivolo. Non approfondisco. Leggero, non leggo. Eppure leggere mi sarebbe indispensabile ma il susseguirsi di frasi, tranne pochi casi, mi fa chiudere la palpebra e non sognare. Dormire, dormire. Fosse per fare il chilo, almeno, macché.
E così il blog ne soffre e le urgenti questioni di cui discutere non si fanno più urgenti. E la scrittura si fa timida, arrossisce, si vergogna, si scopre dislessica, a tratti disgrafica, disgiunta dal senno.

Un'assopita passione, come di frutta che diventa natura morta sulla fruttiera prendendone la forma. Banana nera, e la pera marcita e la mela avvizzita, il mandarancio marcio. Perché si compra la frutta? Perché penso solo a bere e mangiare (comprare, comprare).

Più di Facebook poté Amazon.

Un altro autunno che finisce. E finalmente: Sole invitto. 

Domani vorrei del baccalà fritto.

Vorrei tanto ritornare a sottolineare con lo stesso entusiasmo, pennellate di giallo, di nb, di x, di super. Sarà che l'epoca presente è diventata insottolineabile?

Datemi una pancia.

Datemi una Eva e solleverò il virgulto. 

Un insulto ben assestato che non sia un vaffanculo politico calcolato.

Casa Lercio.

Casa Zombi.

Casa Merda.

domenica 16 dicembre 2018

Fiorenza ben puoi esser contenta?

Superate le nevrosi formative scolastiche, da adulti si cerca di adeguare e arricchire il proprio bagaglio culturale selezionando contenuti, sempre smisurati, principalmente grazie al filtro operato da coloro che reputiamo essere delle autorità nei vari determinati campi del sapere.

Per esempio, tra quattordici e i diciotto, per approfondire il tema innamoramento e amore, non mi rivolgevo certo ad Alberoni, bensì a Ornella Muti o Moana Pozzi.

E così via, a scendere, sino alla storia dell'arte, in Italia in particolar modo rovinata dall'uso scimunito prodottosi dall'avvento della televisione commerciale in poi.

E ora con tutti 'sti Michelangelo, Leonardo, Caravaggio, Raffaello televisivi, con le riprese a sfioro, a buco, a volo, a mozza, a fiato, con le musiche a effetto che mi fanno effetto, e con quelli davanti alla telecamera tanto esperti a dirmi eh com'erano grandi, bravi, misteriosi, affascinanti, avevano due coglioni, una testa, un cazzo no, lo dicono meno che avevano cazzo o culo, e che uso ne facessero non me lo raccontano, va bene così, in prima serata, vero, non si può neanche nel duemiladiciotto, tra ravve party e duti liberi.

E infine (infine?) arriva[no] lui [e il Presta]:


«Firenze secondo me». Cojoni.

Secondo lui, non lo so com'è Firenze, non m'interessa saperlo, sia come sia, preferisco non sapere anziché aggiungere un minimo di conoscenza per il tramite di una regina di Biancaneve che usa la città come uno specchio per farsi dire quanto è bello, bravo, intelligente e blah, blah, blah.

venerdì 14 dicembre 2018

Lo sbadiglio riformista

Piccola annotazione a margine dell'intervista rilasciata da Jeremy Corbyn a Euronews.

Tra i tanti difetti che caratterizzano i politici riformisti, in ispecie quelli orientati a sinistra, oltre a non dire mai qualcosa che azzanni il reale in modo concreto, oltre alle due (dure a morire) parti in commedia di lotta e di governo, una cosa che non riescono proprio a fare, nell'immediatezza del confronto e del conflitto per il potere, è riuscire a trovare, non dico la causa dei problemi che attanagliano la società, ma anche solo di indicare - come sanno fare da sempre, con ottimi risultati, le destre - un nemico, un colpevole, un capro espiatorio sul quale convogliare la gran parte di malcontento e disagio e rabbia che covano dentro il popolo e, una volta trovato, offrirlo in pasto alla folla, come il corpo di Cristo.

Solo a destra hanno imparato la lezione insuperabile di Caifa.

A sinistra cincischiano. Eppure porci da infilzare allo spiedo sai quanti ce ne sarebbero e belli grassi (benché tirati da diete salkazan e idrocolonterapia).

Questo, beninteso, non risolverebbe alcuna delle cause reali della crisi. Epperò, visti da sinistra, i colpevoli offrirebbero - diciamo così - una porta d'accesso migliore per individuare perché, a fronte di tanta ricchezza e benessere prodotti globalmente, corrisponda un aumento della povertà e conseguente malessere.

In buona sostanza: prendere a brani le maschere del capitale potrebbe, in linea teorica, mostrare che cosa c'è dietro quella maschera, ovverosia un sistema economico e produttivo che non è riformabile, aggiustabile, emendabile, perché la sua "natura" innaturale persegue un fine che pone l'uomo al servizio di una entità astratta, eppure dannatamente concreta, chiamata Capitale.


mercoledì 12 dicembre 2018

Mezzanotte e dintorni


Non si parla ad avvenimenti drammatici in corso, ma io ne parlo a bassa voce, sotto voce, piano piano, poco poco, così come piace a noi marzulliani della terza ora, stream of consciousness sulla tazza del bidet, durante un riscaldamento cutaneo delle raffreddate palle. E dico: puntuale, come un peto sordo nell'acqua, ecco il radicalizzato che spara e ammazza a fagiolo, a fungo, giustappunto dentro ai mercatini di Natale di Strasburgo, «primo bersaglio dell'estremismo islamico in Europa», perché Parigi è in Francia, vero, Londra in Inghilterra, Berlino in Germania. Io la so la geografia.
Comunque - e diffido chiunque mi accusi, anche velatamente, di complottismo cosmico blondettiano - il punto è che, per il potere, un nemico servo sciocco più tempestivo e regolare di un terrorista islamico se non ci fosse bisognerebbe inventarlo.

sabato 8 dicembre 2018

La trappola di Natale

La favola di Natale 2018 arriva dal Canada ed ha per protagonista Adrian Pearce: un cittadino di Edmonton, in Alberta, che si è conquistato un posto in prima pagina sui media locali quando, giovedì scorso, ha deciso finalmente di scartare il regalo di Natale ricevuto dalla sua prima fidanzatina, Vicki Allen, ben 48 anni fa. I due, poco prima del 25 dicembre 1971, litigarono furiosamente: lei fu sorpresa in un negozio a baciare un altro ragazzo, proprio mentre acquistava quel dono; lui saltò su tutte le furie, la scaricò e gettò il pacco in un angolo, giurando a se stesso che non l’avrebbe mai aperto. Già questo episodio incuriosì radio, tv e giornali d’oltreoceano e gli articoli comparsi sullo strano caso furono spalmati dagli utenti su tutti i social [...]

[...] La situazione, insomma, stava iniziando a degenerare e creare un certo disagio e imbarazzo in famiglia. Anche la ex, altrettanto comprensibilmente, ha confessato alla stampa di aver vissuto con una certa apprensione la carrambata con il primo amore e l’attuale moglie, a quasi mezzo secolo di distanza. [...]


***

La favola di Natale 2018 arriva dal Canada ed ha per protagonista Meng Wanzhou, una cittadina cinese, figlia del fondatore della Huawei e manager di punta della società, che si è conquistata un posto in prima pagina sui media locali e globali quando, giovedì scorso, è stata arrestata dalle autorità canadesi su richiesta della magistratura statunitense, con l'accusa di aver violato le sanzioni nei confronti dell'Iran. La Cina è saltata su tutte le furie, minacciando ritorsioni nel caso in cui la manager non fosse rilasciata.. Questo episodio ha incuriosito radio, tv e giornali d’oltreoceano e gli articoli comparsi sullo strano caso sono spalmati dagli utenti su tutti i social [...]


[...] La situazione, insomma, sta iniziando a degenerare e creare un certo disagio e imbarazzo tra le due nazioni. Anche l'Europa, altrettanto comprensibilmente, ha confessato alla stampa di vivere con una certa apprensione la prospettiva di una guerra commerciale quasi a mezzo secolo di distanza. [...]

giovedì 6 dicembre 2018

Polvere comica

Sbocca la luce tra fessure di pietra
e si vede il trasporto di te sui raggi
pieni di polvere comica - manca una s
perché siamo attori terrestri
non certo figli di stelle distratte
che spargono semi a caso, diretti
chissà dove e perché, attecchiti
proprio qui a fare dei vivi
dei morti stecchiti, non ci sarà dato
sapere. Pazienza. Viviamo come
siamo capaci, senza carapace,
dritti levati a contemplare il nome
che abbiamo saputo dare alle cose,
comprese quelle che non esistono
stazionate alte nei cieli, per non
vederle meglio, ma anche quelle
che imprigionano nei rapporti
di produzione, carcere invisibile,
auto da fé del merito. Bravi tutti:
è il giudizio universale, il premio,
il corrispettivo salariale per la
spremitura dei giorni che passano
così, dimenticabili, scartabili
come la pietra che i costruttori
hanno disprezzata, testata d'angolo,
luce che filtra tra le sue fessure
i raggi pieni di polvere comica.

martedì 4 dicembre 2018

Il silenzio degli indecenti

Se la dichiarazione dell'avvocato Verzini sarà confermata dalla signora Karima El Mahroug, il Guinness dei primati dovrà annoverare il nuovo record di silenzio da ingoio.

lunedì 3 dicembre 2018

Vecchi Argomenti



Anni fa, per dare un respiro cosmopolita alla mia ristretta aria di intellettuale di provincia, oltre a Playboy, Le Ore e Alan Ford (riviste fornite regolarmente dall'edicola locale), mi abbonai ad alcune riviste culturali, tra queste la celebre Nuovi Argomenti diretta da Moravia, Sciascia e Siciliano.
Il numero di Ottobre-Dicembre 1988 (di cui ho fotografato copertina e sommario) mi è capitato fra le mani proprio oggi, mentre rovistavo dentro alcune scatole in cantina. Era meglio un Sassicaia, convengo, ma che volete, seppure alcuni scritti sappiano di tappo, altri sono ancora piacevolmente gustabili.
Tra questi, segnalo un racconto breve di Alain Elkann, già marito di Margherita Agnelli e padre dell'attuale presidente della FCA, John Elkann, dal titolo indicativo: La Opel bianca.

Ma, forse, il più gustoso scritto ce lo regala Arbasino che nelle sue Interferenze. Postilla 1988 a "In questo Stato" (1978), racconta:

«Credo che, almeno come me, almeno Umberto Agnelli, Beniamino Andreatta, Aldo Aniasi, Carlo Caracciolo, Guido Carli, Fabiano Fabiani, Luciano Lama, Giorgio Napolitano, Umberto Nordio, Piero Ottone, Giuseppe Petrilli, Italo Pietra, Elio Quercioli, Stefano Rodotà, Sergio Romano, Eugenio Scalfari, Luigi Spaventa, Paolo Sylos Labini, e parecchi altri (magari, nel contempo, deceduti), abbiano rammentato con vivezza e nitore la mattina della “conclusione Moro”; e come giunse la notizia.
Si era a un “seminario riservato” con “colazione di lavoro” presso Mondadori, a Roma, circa l'opera del caro e vecchio Raymond Aron su L'Europa oggi: ostacoli e speranze. Vi erano numerosi parlamentari, direttori, editori, editorialisti, economisti, sindacalisti, diplomatici, "grandi commis". A proposito del notorio sequestro, i titoli dei quotidiani dicevano, per lo più: "Messaggi rassicuranti alla famiglia?", "Timori, ma qualche speranza", "Qualcosa si potrebbe fare".
Si discorreva, eminentemente, dell'Europa decadente, cioè ravvisata in crisi di decrescenza [!] bizantina, con svalorizzazione di ogni aspettativa su diplomi e su lauree, sproporzione tra offerte intellettuali e domande di mercato, recenti revisioni comuniste di vecchi pregiudizi ideologici sulle prospettive di qualche "serpente" politico, oltre che monetario. Si chiacchierò di "ottimismo della volontà", fra gli attendenti delle berline blindate. Ma mentre si taglia uno sformato di carciofi, e le prime forchette stanno per affondarsi nelle crespelle agli spinaci, entrano alcuni ceffi stravolti, e dopo un attimo le berline degli onorevoli più autorevoli si dirigono verso il cadavere in macchina in via Caetani.
Il caro, intelligentissimo e very very dry Raymond Aron, molto vecchio, molto calvo, molto piccolo, improvvisamente abbandonato da tutti si aggirava qualche istante dopo col suo nasone da tapiro e i pantaloni un po' scesi, cercando di capire l'Europa gambizzata vista dall'Italia (dal momento che anche questo era il suo mestiere di politologo), e senza acchiappare nulla, senza sapere neanche ove posare il piatto di crespelle, e la forchettina a mezz'aria. Senza neanche il conforto romano di una "sora" affettuosa che gli dicesse: "A Raimò, e magnate le crespelle, che ssò bbone!" [...]».

Inoltre, un reportage. Restauro e progresso: il caso della città di Sana'a, nella cui introduzione si legge:
«Oggi Sana'a è al centro di un enorme sforzo progettuale da parte del Governo italiano, coordinato dal Gruppo Iri-Italsat ed affidato, per la sua realizzazione, allo Studio Quaroni di Roma».
Segue, infatti, anche un intervento dell'allora presidente dell'Iri, Romano Prodi.

Quali rapporti invece ha oggi il Governo italiano con lo Yemen se non quello di restare in silenzio, come il resto dell'Occidente, dinnanzi ai bombardamenti criminali inflitti dall'Arabia Saudita?

Infine... molto altro da ri-leggere, magari con più gusto adesso, come per esempio il grande Guido Almansi in Enciclopedismo e paranoia.

sabato 1 dicembre 2018

Sarebbe stato eccezionale

- Pronto, Dio?
- Sì, ma non compro niente.
- No, non chiamo da un call-center, bensì per farTi una domanda
- Dimmi.
- Sei stato Tu a scuotere Buenos Aires?
- No. Se io fossi e potessi comandare a mio piacimento i movimenti della crosta terrestre, la scossa l'avrei indirizzata in un punto più preciso.
- Amen.