domenica 21 luglio 2019

I giorni della Luna

A scanso di equivoci: celebro con favore anch'io il cinquantenario dell'allunaggio e balbetto, con Neil Armstrong, «that's one small step for a man, one giant leap for mankind».

Tuttavia, nel meccanismo mediatico che genera tanto entusiasmo celebrativo, vorrei gettare un granello di polvere, soffiato dalle pagine di uno scrittore che, all'epoca, tanto entusiasta non era.

La "conquista della Luna": « si tratta di una trappola prodigiosa, da eccitare per un ultimo eccesso quel che ci resta di un'immaginazione autentica. Probabilmente, non meritavamo una forca così alta; una più modesta sarebbe stata più giusta. Ma l'uomo è tra i fuochi di una lotta che non si sa dove abbia il suo centro, se ne ha uno. Un'arte del supplizio meravigliosamente raffinata è stata messa in opera per incenerirci perfettamente. Hanno l'aria di lasciarci camminare fuori della gravità, solo per acchiapparci dopo, senza sforzo, in un punto stretto. L'uomo non beve pietre lunari, anche se pensa a nutrirsi di petrolio, e basta che il suo bicchiere resti asciutto, o si riempia di mota avvelenata, perché tutte le sonde inviate negli spazi a scattare istantanee di mondi morti, immagini rifiutate dalla poesia superstite di un mercato straccione si spengano nella sua gola. Un uomo colpito da paralisi e da pazzia per aver preso con le dita, in una padella annerita da olii incerti, qualche grammo di frittura di pesce che ha ricevuto dal plancton attossicato il suo ultimo boccone prima delle reti, non può guarire con ipotesi di astrofisica. Annunciategli anche il ritrovamento di un sandalo romano su Marte, le sue labbra mortefatte non sorriderebbero.»
« L'uscita di qualche essere umano dal regno della gravità è nel regno della gravità significata nel rantolo del pescatore giapponese e nella fame dell'egiziano, nelle leucemie prodotte dalle radiazioni ionizzanti, nelle catene infinite di distruzione fisica, psichica e mentale create dalle combinazioni aggressive di tanti metalli, gas, polveri, fluidi, sonorità, velocità, rovine. Tutti i progressi ancora possibili, prima del definitivo arresto, nei voli spaziali, sono già nel sangue invaso e cascante, in speciali varietà di agonia, e nelle periferie e nei centri della corruzione genetica, in ulcere senza cicatrice, prefigurati. L'uomo sulla luna, cercalo nelle tanche di morte della petroliera; nella miniera abbandonata dove hanno calato i detriti radioattivi; nel banco di schiuma immobile sul pelo dell'acqua; nei tuoi polmoni e nel tuo intestino. I giorni sulla luna e le piaghe della grande peste che ci ha colpiti, misteriosa come ogni peste, sono un unico e medesimo giorno, e uno che lo sappia e scriva è un visitatore di lazzaretti, in cui finirà la sua opera di misericordia, interrogandosi inutilmente sull'origine del miasma e cercando, nella parola pura, una difesa dal contagio, il soccorso di una medicina veramente umana.»
« Le frecce di Apollo portano la peste. Le frecce di Apollo 11, 12, 13, 14 piovute sulla terra dalla luna, sono frecce di Apollo, sempre le stesse frecce, venute dall'alto, per il tormento e l'illuminazione del basso.»
« Il segno umano è dappertutto. Come abbiamo fatto, in un tempo così corto, se la nostra misura è esatta, a sfregare uomo su tutto? Il nostro segno era anche, forse, prima di Armstrong, sulla luna. Prima della luna, forse, quando la luna si stava formando come stella fredda lontano dalla terra e la terra non gli aveva ancora impartito la sua legge, era stampato nel cerchio vuoto il segno.»
« L'avventura umana è breve. Un respiro cosmico ed è la fine.»

Guido Ceronetti, Difesa della Luna, Rusconi, Milano 1971 


Nonostante i limiti di un pensiero reazionario, Ceronetti toccava - con un mirabile bisturi linguistico - alcuni nervi scoperti delle magnifiche sorti e progressive che la Missione Apollo conteneva. E cinquant'anni dopo, a lato delle celebrazioni, sarebbe necessario constatare che a quel piccolo passo non ne sono succeduti altri di simile portata e che, per contro, di lazzeretti la Terra, e non la Luna, è ancora piena.

Ma la pubblicistica odierna si limita alle celebrazioni, non si interroga sulle motivazioni che portarono l'uomo sulla Luna. Soprattutto: depenna, in larga misura, il contesto storico-sociale che determinò tale impresa collettiva - qui, invece, narrato in modo esemplare, da cui estraggo la chiusa:

« Mezzo secolo dopo, gli sbarchi sulla Luna rimangono un traguardo scientifico, tecnico e organizzativo, una dimostrazione ispiratrice di due potenti verità pur nell'attuale momento storico costantemente sotto attacco di tendenze reazionarie e irrazionali, ossia il fondamentalismo religioso, quello economico e quello post- modernista: 1) la ragione umana è in grado di comprendere il mondo attraverso lo sviluppo della conoscenza scientifica, delle sue leggi e delle sue proprietà oggettive; 2) utilizzando la tecnologia basata sulla scienza e con uno sforzo comune socialmente organizzato, l'umanità può sfruttare la natura per i suoi scopi e raggiungere traguardi giudicati a priori quasi impossibili. »
« Immaginiamo dunque quali potrebbero essere i traguardi, non solo “spaziali”, se l’umanità riuscisse finalmente a liberarsi degli anacronistici Stati nazionali nelle forme nelle quali tutt’ora si configurano e a organizzare un modo di produzione globalmente e socialmente pianificato sui bisogni e il benessere dell’umanità intera e per scopi pacifici e razionali. »

18 commenti:

Anonimo ha detto...

Si è vero, tutte belle parole quelle di Ceronetti, ma quelli che dirigono il mondo, le capiscono queste verità ? Io penso di no ! La mente umana è, purtroppo limitata, per essere una mente che ha una razionalità giusta per difendere la nostra sopravvivenza, e senza questa capacità continuiamo a sopravvivere, spesso male e poco. Cmq è giusto che lo hai messo in evidenza.

Olympe de Gouges ha detto...

La mente umana è troppo limitata? Ma quando ne abbiamo urgenza corriamo al pronto soccorso, dove anche con tecnologie che debbono tanto alla ricerca scientifica applicata alle imprese spaziali, contiamo che ci salvino la pelle o quantomeno da ciò che ci affligge fisicamente. La mente umana è qualcosa di prodigioso, il nostro cervello il più alto prodotto della materia che si conosca. compreso il suo.

Anonimo ha detto...

Quello che dice è vero, o almeno così sembra, ma è anche vero che l’essere umano ha dei limiti, e non solo fisici, detto da tanti e ribadito anche nel tempo, ma questo non impedisce che sia “il più alto prodotto della materia che si conosca” e che sia anche prodigioso, ma lo è sia nel bene che nel male. Gloriarci ci fa piacere, ma dobbiamo essere e rimanere realisti. I pericoli che crea, visto le capacità, sono talmente pari del suo cervello prodigioso, che lui stesso non sa più come difendersi e come porvi rimedio. Ed è questo il problema che dimostra la sua limitatezza mentale… che fa paura.

Anonimo ha detto...

Visto l'ora, non mi meraviglio di aver sbagliato a scrivere, cambiando una frase ho omesso di sostituire e mettere "al" al posto di "del" nella frase "sono talmente pari del (al) suo cervello prodigioso. Mi scuso dell'errore. Ma si capisce lo stesso il concetto da me espresso.

Elena Grammann ha detto...

I lazzaretti, o ospedali, sulla Terra sono sicuramente una visione che inclina al pessimismo e allo sconforto; ma "organizzare un modo di produzione globalmente e socialmente pianificato sui bisogni e il benessere dell’umanità intera e per scopi pacifici e razionali" suona alle mie orecchie come qualcosa di sottilmente horror :-)

Anonimo ha detto...

Ma tutti coloro che hanno il ruolo importantissimo di produrre per aumentare il nostro benessere DEVONO farlo soddisfacendo i nostri bisogni, rispettando la nostra salute e sempre con scopi pacifici e razionali. E la frase
- “organizzare un modo di produzione globalmente e socialmente pianificato sui bisogni e il benessere dell’umanità intera e per scopi pacifici e razionali" suona alle mie orecchie come qualcosa di sottilmente horror -
Sinceramente non ho capito cosa voglia dire. Se non lo si fa per o con scopi pacifici e razionali, per e con lo si deve fare? Pensando a cosa? Cosa c’è di horror ? Io penso che invece lo si deve fare, naturalmente senza portare le persone in paranoia, e quindi senza esagerare. Con le dovute misure e usando persone esperte. Dipende sempre dalla maniera con cui si fanno le cose. Nei modi giusti non ci sarà nessuna sensazione di horror. Il problema è che è difficile trovare la giusta misura che possa garbare tutti.

Luca Massaro ha detto...

Benvenuta Elena.
Non bisogna pensare alla pianificazione in termini "totalitari", beninteso 😉

Luca Massaro ha detto...

Grazie mille Anonimo per i commenti. Per cortesia, potresti anche con una lettera disanonimarti?

Anonimo ha detto...

Sono Lucio e ti leggo da molto, continua a scrivere, mi piace leggerti.

Elena Grammann ha detto...

Buongiorno Luca e Lucio.

Lungi da me il voler iniziare (o proseguire, visto che in effetti l'ho iniziata io) una discussione sul nulla, tanto più che chi volete che si dichiari così, sans plus, contro la pace e la ragione?
Il brividino di horror mi viene quando penso che, se dobbiamo organizzare tutto ciò, ci sarà pur qualcuno (un'istanza) che dovrà decidere quali sono "i bisogni e il benessere dell'umanità intera". E' questo che mi lascia perplessa. Come dice Zazie, "non mi fido non mi fido non mi fido". :-)
Saluti e non prendetemi troppo sul serio.

Luca Massaro ha detto...

Ti dirò, Elena, mi fido anch'io più di Zazie di chi "si fida, si fida, si fida". E solo per questo, diciamo per mancanza di fiducia in "qualcuno (un'istanza)", giusto per completezza, mi piace rimandarti a una paginetta che mi sta tanto a cuore e sulla quale non finisco ancora di meditare.

Olympe de Gouges ha detto...

e allora lasciamo le cose come stanno, visto che Elena è accomodata bene (e anche noi)
le "istanze" che oggi decidono chi deve mangiare e chi no, quelle non le procurano alcun brividino

Elena Grammann ha detto...

@ Luca
Grazie Luca, letto e (un pochino) meditato. Non che il contenuto mi fosse nuovo, o che non abbia parecchio per sé. Ma non mi convince fino in fondo. Ci sono delle esperienze che lo rendono "datato". Mi spiego: Marx dice: "Con il cambiamento della base economica si sconvolge piú o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura". Ci sono state nel secolo scorso rivoluzioni combattute e vinte che hanno portato a un cambiamento radicale della base economica, con uno sforzo enorme, generoso e credo, in linea di massima bene intenzionato. Non ho visto però sostanziali cambiamenti in "tutta la gigantesca sovrastruttura", e di sicuro non cambiamenti in meglio. Limitatamente alla cultura, umanistica e scientifica, abbiamo assistito a un pilotaggio e tendenziale soffocamento, e l'impressione è che, almeno in letteratura, si attendesse la, chiamiamola, contro-rivoluzione per respirare. Vorrei specificare, per non attirarmi ulteriori strali da Olympe, che io non sono per nulla una fan dello sfascio dell'Unione Sovietica. Quello che voglio dire e che, se a fronte di un cambiamento della base economica, che c'è stato, non si assiste al preconizzato cambiamento della gigantesca sovrastruttura (=coscienza), allora c'è qualcosa che tocca nella teoria. Per quello che posso vedere io (e sottolineo per quello che posso vedere io) l'unico modello di coscienza culturalmente produttivo è (ancora) quello borghese. In senso molto lato, latissimo, latissimissimo; però dopo, qualitativamente, non venuto altro.

@ Olympe
Ma perché quelli di sinistra sono tutti così incazzosi? Incazzosi così ci sono solo gli oratoriani cattolici.
Che ne sa Olympe dei brividini che mi procura la fame di chi non ha da mangiare?
Anzi, quando penso agli Ucraini dopo la rivoluzione marxista mi vengono dei brividini enormi.

Elena Grammann ha detto...

@ Luca

Errata corrige: dopo, qualitativamente, non è venuto altro (odio gli errori di battuta) :-)

Luca Massaro ha detto...

Grazie Elena della precisazione.
Siccome non pretendo di avere ragione né tantomeno voglio l'arbitrio dell'ultima parola, ti dirò soltanto che anch'io la pensavo come te (tranne che, più o meno ventenne, ho gioito alla caduta del Muro di Berlino e dell'URSS), sino a pochi anni fa, più o meno 5/6 anni fa, quando ho cominciato, grazie alla mediazione di Olympe, a leggere Marx.


La cara Olympe è una dama assai colta e gentile, a volte un po' scorbutica, ma - nel caso abbia tempo e voglia di nuovo di passare di qua - credo risponderà con garbo alle tue considerazioni, anche se a dirle che Marx è "datato" mi sa dovrà fare un respirone zen per non incazzarsi ;-)

Elena Grammann ha detto...

Un convertito...!
Anch'io vengo periodicamente catechizzata e questo mi aiuta a riflettere. Però sono un osso duro :-)

Grazie dell'attenzione (e della pazienza) e a presto.

Olympe de Gouges ha detto...

a Elena
il buon Luca mi ha chiesto di essere gentile con Lei: farò il possibile e anche di più.
1) non ho mai detto di essere di sinistra;
2) mai sostenuto che l'Urss fosse uno Stato comunista;
3) sono molti quelli che citano il nome di Marx senza documentarsi di prima mano (di prima mano);
4) avevo sentito dire di tutto sull'ormai mitica "sovrastruttura", ma che si tratti della "coscienza", o giù di lì, è un inedito;
5) per questo motivo, come dice Lei, m'incazzo con quelli che pontificano senza conoscere le mie personali posizioni e, si parva licet, quelle di Marx.

tuttavia apprezzo il Suo coraggio naïf e La saluto cordialmente.

Elena Grammann ha detto...

@ Olympe de Gouges

Per la miseria.

Non credo di avere bisogno dell'intercessione di nessuno. Se vuole essere gentile (!) con me bene, se no non me ne frega un accidente.
1. Mi scusi se ho pensato che lei fosse più di sinistra che di destra e non ho capito al volo che lei non può essere sussunta nemmeno incidentalmente sotto alcuna etichetta.
2. Certo, il vero comunismo non è mai stato realizzato eccetera. Mi è sfuggito che L'Urss si ispirava a Charles Maurras.
3. Mi sarei ben guardata dal citare il nome di Marx se Luca non mi avesse linkato un testo dell'Autore in cui l'Autore parla di sovrastrutture. Diventava difficile parlare del testo dell'Autore senza nominare l'Autore. Se non l'ho capito come pare a lei (il testo, non l'Autore), non credo che si possa farmene una colpa.
4. Gli inediti sono sempre interessanti (coscienza si dice in molti modi).
5. Non mi pare di pontificare. Mi pare di avere il tono che ha la gente quando scrive un commento su un blog.Lei invece ha il tono di un professore universitario che fa esami. Forse confonde le sedi.

Mi fa piacere che apprezzi il mio coraggio naïf. E' una qualità di cui vado molto fiera.

Purtroppo non posso invece apprezzare il suo senso dell'umorismo, perché le fa un po' difetto.

La saluto cordialmente.