giovedì 25 luglio 2019

Il tuo disordine è stato spedito

Fare il corriere non è facile, soprattutto d'estate. Tuttavia, Manuel Defica (attenzione a dove fate cadere l'accento), non essendo figlio di un cineasta (l'unica parentela artistica ce l'aveva la mamma, lontana cugina del cantante Tony Astarita), non aveva trovato altro modo di guadagnarsi da vivere - per il momento la laurea breve in economia non era servita a trovarsi un'occupazione coerente con gli studi intrapresi, o forse sì, visto che la sua tesi verteva sulla logistica aziendale -, e lui aveva bisogno di soldi, per le ragioni solite che sarebbe tedioso ripetere qui.
Oggi poi che ci sono quasi quaranta gradi all'ombra e l'asfalto pronto per cuocerci due uova, Manuel teme proprio di non reggere questi ritmi: la sveglia all'alba, il carico delle consegne, pacchi e pacchetti, aziende e privati, soprattutto privati che, da quando il commercio online è diventato una pratica comune, hanno fatto aumentare considerevolmente il carico di lavoro per i corrieri, ma non certo i guadagni che sono notevolmente diminuiti.

Le due di pomeriggio e il furgone ancora pieno zeppo di consegne Prime. E, inoltre, accanto a queste, due grosse scatole pesanti fuori misura, a magazzino gliel'hanno caricate con il muletto, sebbene il suo furgone non fosse provvisto di sponda montacarichi. Il mezzo specifico è a fare la revisione e la consegna è urgente. Tanto il destinatario, una ditta privata, avrebbe sicuramente avuto il modo di scaricare i due colli.

Prima di procedere con le consegne ordinarie, decide di liberarsi di quel peso e si reca dunque presso la ditta a cui era destinato. A magazzino si presenta un impiegato con spolverino color lavanda, due bic - nera e rossa - infilate nel taschino e una targhetta sull'altro, con scritto il nome, Albert, e la mansione, magazziniere.

«Senta, abbiamo il muletto dal meccanico. Se vuole le do una mano e scarichiamo, in due ce la dovremo fare».
Manuel, vista la buona volontà del magazziniere, decide di provare, in fondo sulla bolla di accompagnamento c'è scritto 70 kg a scatola. E infatti ce la fanno, le scaricano entrambe e il magazziniere prende la bolla e va in ufficio per mettere il timbro di consegna. In quel momento, arriva il titolare, un omaccione di quasi due metri; strappa di mano la bolla al magazziniere, guarda storto il corriere e dice: «Non è quello che volevo. Rifiuto la consegna. Riprendile e riportale al mittente». Manuel guarda stupito il magazziniere più stupito di lui e dice che è un problema, non ha la sponda montacarichi, e loro non hanno il muletto a disposizione, quindi... Ma il titolare è irremovibile: «Riprendi quelle scatole, portale via, non le voglio qui». «Sì, ma almeno datemi una mano...». Il magazziniere si offre spontaneamente, ma il titolare gli ordina di tornare in magazzino, si occupasse d'altro, se hanno sbagliato la consegna si arrangino a riprendere il materiale, non sono affari loro.
«Ma che sta dicendo? È stato il magazziniere ad autorizzarmi a scaricare». Manuel non fa a tempo a finire di parlare che il titolare gli si avvicina minaccioso, le mani alzate:
«Riprendi le scatole e levati dalle palle», urla, la faccia paonazza e madida di sudore.
«Ma da solo non ce la faccio a caricarle!».
«Non è un mio problema, hai capito? Arrangiati!». E si allontana, sbattendogli la porta in faccia.

Manuel non sa che fare. Contrariato, telefona in sede, ma il responsabile gli dice di riportare i due scatoloni al magazzino senza fare storie. Manuel gli fa presente il problema del peso; come soluzione, il responsabile dice di attendere un suo collega che passerà ad aiutarlo quando avrà finito le sue consegne.

«E le mie consegne?».

«Le farai dopo.»

«Ma non sarebbe più pratico se andassi a consegnare i pacchi che mi restano e poi ritornassi a ritirare questi due scatoloni?».

«Non puoi lasciare la merce incustodita; saresti ritenuto responsabile in caso di danni o di furto».

«E così me ne devo stare tre ore sotto il sole per via di quella testadicazzo di imprenditore?»

«Beh, sì».

«Perché siamo l'azienda più attenta al cliente, vero?»

«Sì, credo di sì».

«Bene».

Manuel sale dentro il furgone dove ci sono tutte le scatole Prime e le scarica, una dopo l'altra, accanto ai due scatoloni di prima. Poi si mette alla guida e parte, ma non si sa dove va.

5 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

10+.
si chiamano rapporti sociali di produzione, vale a dire rapporti tra padroni e schiavi.
bisognerebbe che certa gentaglia li sperimentasse sulla propria pelle prima di dire e scrivere stronzate stando dalla parte del manico che punta la lama

Marino Voglio ha detto...

bellobbello. grazie.

siu ha detto...

bellobbellobbello, sì.

Olympe de Gouges ha detto...

resto sempre in attesa di sapere dov'è finito Manuel, ma soprattutto i miei pacchi

Luca Massaro ha detto...

:-P

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