Nel periodo del suo massimo consenso - e potere - Berlusconi fu accusato, da tanta parte del mondo intellettuale, di essere un pericolo per la democrazia. E io, a quel tempo, la pensavo senz'altro come Umberto Eco, Franco Cordero, Ezio Mauro, Nanni Moretti eccetera. Addirittura, noi anti-berlusconiani, ci precipitammo a vedere la prima de Il Caimano come se fosse un atto di resistenza nei confronti di qualcuno che metteva a repentaglio, con il suo gigantesco conflitto d'interessi e la sua battaglia (assai interessata) contro la magistratura, le regole del gioco democratico.
A ripensarci col senno di poi (che non vale): tutte cazzate. Perché? Perché, onestamente, Berlusconi e, di più, il berlusconismo, nonostante tutta l'avversione che potessi nutrire, mai in un solo secondo mi ha fatto sentire la terra sotto i piedi, mi ha dato l'impressione cioè di essere oppresso, negato nell'esercizio del proprio tranquillo vivere. Mai.
Mai, con Berlusconi presidente del consiglio, ho avuto paura che il governo potesse impedirmi di uscire di casa, di uscire dal mio comune di residenza, di trovare il deserto dopo le 18. Mai ho avuto paura che, con Berlusconi presidente del consiglio, chi si opponesse non trovasse uno spazio per motivare la sua opposizione senza essere zittito, offeso, considerato un balordo che vuole che muoiano le persone più indifese. Mai, con Berlusconi capo del governo, ho pensato che le ragioni di Stato (anche se fossero state ragioni berlusconiane) prevaricassero le ragioni di un unico cittadino che, nel proprio perimetro di vita, come Bartleby, preferisce di no.
Infine, per quanto Brunetta e Scajola e Gelmini e Gasparri, eccetera, ci si mettessero di buzzo buono, mai con Berlusconi al governo ho vista tanta idiozia di Stato esercitata bellamente (bruttamente) senza capire perché.
Tenetevi, dunque, il vostro Conte, il vostro Pd e i vostri Cinquestelle. Io preferisco di no.