sabato 27 febbraio 2021

Goganga

I giorni di sole - quasi primaverili durante il dì - e il cielo azzurro e l'aria tiepida favoriscono le passeggiate, le corse, lo stare fuori ognuno perché gli va. Un paio di giorni fa, durante una pausa pranzo, mi sono ritrovato a correre per le vigne di un noto marchese insieme a due donne, che conosco, con una delle quali capita sovente di correre insieme anche la domenica. Passo tranquillo, per non sudare troppo, due chiacchiere quando il saliscendi è più scendi che sali. E, a fine corsa, come suole - e io mi sono adeguato per rispettare questi termini di socialità - un selfie da spedire via whatsapp a quelli del gruppo.
E ci mettiamo in finta posa, sorridenti, col telefono davanti a riprendere noi e le vigne sulle quali cominciano a rispuntare i primi segni di vegetazione. 

Una voce di signora "anziana", distante a occhio e croce una trentina di metri da noi, implora:
«Per favore, potete mettere la mascherina?».

Mentre il sorriso della posa fotografica mutava in una smorfia di perplessità, una compagna di corsa ha risposto benevolmente alla signora preoccupata per sua incolumità:

«La mettiamo subito, signora. Per contro, consenta anche noi di suggerirle un piccolo sacrificio: tolga un paio di ore di televisione al giorno alla settimana, e vedrà, lei guarirà.

domenica 21 febbraio 2021

Che bocca grande che hai

Per me Boldrini e Meloni pari sono: due donne, due persone, due che non gli darei il voto manco mi facessero vedere Verona. Nondimeno, non ho bisogno dello sdegno generale bi-partisan per ritenere offensivo, aldilà della questione di genere, ciò che ha detto il Gozzini (un prof. universitario dell'Università di Siena) alla Meloni, qualificandola prima come "pesciaiola" e poi, siccome i colleghi uomini, convenuti in quella trasmissione, gli hanno fatto notare che quello del pesciaiolo è un mestiere nobile, e per questo gli hanno suggerito di trovare altri epiteti, il Gozzini ha tentato ipoteticamente di paragonarla a una rana dalla bocca larga, una vacca, o a una scrofa. Ma la vera offesa - che mi sembra alcuno abbia notato - è un'altra: i termini ricercati per stigmatizzare la presunta ignoranza della Meloni («che non ha mai letto un libro in vita sua!») sono stati usati dal Gozzini perché ella avrebbe avuto l'ardire, in parlamento, di rivolgersi «da pari a pari a uno come Mario Draghi». 
Ecco, esimio professor Gozzini, io non mi perito di cercare epiteti per qualificarla come intellettuale, mi limito solo a riportare alcune parole che il suo Eroe ha detto, mi pare alla Camera, per avere la fiducia al suo governo:

"È vero che i dati quantitativi sulla criminalità nel corso degli anni sono andati migliorando, ma la percezione che ne hanno i cittadini no. Deve essere la percezione a guidare l’azione, a stimolare un’azione sempre più efficace"...

e la mando a fare in culo con lui a braccetto, sperando che non ci stiate troppo bene.

giovedì 18 febbraio 2021

Rimmel

Sono diventato uno specialista nel lasciare a mezzo, spesso a un terzo, film ed episodi di sceneggiati che l'immane offerta televisiva propone. Sono così noiosi, così scontati, così insopportabili che lasciarli lì sospesi, non visti per intero, è il solo giudizio di cui sono capace tributare a tale merce d'intrattenimento. 
Ultimamente, ho stoppato due agenti del kgb mezzi nudi in procinto di scopare, sopra un tavolo basso, accanto a comodo divano. Chissà se sono ancora lì, nudi, affamati l'uno dell'altra tanto quanto io ho voglia di digiuno.

***
Ogni tanto mi soffermo a guardare i pochi LP che restano incastonati nella libreria, inascoltati oramai da decenni se non nella riproduzione di youtube o altre piattaforme. Stasera ho indugiato a lungo su Rimmel per contemplare il ritratto di donna sullo sfondo a righe bianco e nero, il carcere del mio cuore. I capelli raccolti, lo stesso colore, lo stesso taglio della mandibola, lo stesso sguardo a occhi socchiusi che indugiarono solo un attimo per dire addio - e poi me lo dissero: e qualcosa rimane tra le pagine chiare, le pagine scure...

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Le riunioni online, per quanto comode sotto l'aspetto logistico - e per quanto utili per assentarsi senza doversi giustificare, andare in bagno, orinare e tirare lo sciacquone con il microfono spento - mi hanno rotto i coglioni.

***
Quale sarà il ministro del nuovo governo Draghi che offrirà da bere le proprie lacrime al pubblico in diretta tv?




mercoledì 17 febbraio 2021

domenica 14 febbraio 2021

Dato l'andazzo




Dato l'andazzo, è probabile, ma non auspicabile, che il ministro (sopra sollecitato da un tecnico di cui mi sfugge il nome) e il nuovo governo propendano per una ennesima "chiusura" e un confinamento generalizzato di chissà chi, che, cosa e perché.
Non voglio pensarci, arrabbiarmi, deprimermi. 

Siamo ancora - assurdamente - ficcati dentro il Cocito, con quei diavoli dei tecnici (ma uno che sia medico no?), incaricati da una politica che ne è succube, a determinare il grado di paralisi individuale, sociale ed economica al quale dobbiamo sottostare; in questo caso perché ci sono le varianti - e il bollettino è sempre lì, sbattuto diuturnamente in prima pagina.

La prima pagina, già:
Ansia

È un corto circuito: il tema pandemia fa audience. Avere audience è lo scopo principale dei media (no, non è l'informazione, che è un effetto collaterale all'audience) perché grazie a essa ottengono maggiori introiti pubblicitari. Finché i media si occuperanno in modo persistente, invasivo di tale argomento, esso avrà maggiore audience di tutti gli altri argomenti. Non è che muoiono Maradona tutti i giorni; non è che tutti i giorni un citrullo con un cappello da indiano invade un parlamento.

La realtà proposta nelle prime pagine condiziona fortemente la realtà effettuale, sebbene il contenuto delle due sia, di fatto, assai divergente.

Alcuni giorni fa, nel comune dove abito, un autista di uno scuolabus è risultato positivo al virus. Subito la macchina burocratico "sanitaria" si è apprestata a notificare a tutti gli alunni che hanno preso il pulmino l'ordine di quarantena fiduciaria. Il sindaco ha avvisato su facebook la popolazione semplicemente riportando la notifica ufficiale, senza usare toni allarmistici. Nessuno, a parte la "normale" preoccupazione e la rottura di palle dei genitori, si è messo a protestare o a disperarsi.
Ciò nonostante, un giorno o due dopo l'accaduto, si presenta in paese una troupe della Rai TG regione perché tale vicenda doveva diventare una Notizia.
Io l'ho saputo di rinterzo, al bar, da un amico, il quale mi ha detto che giornalista e cameraman si sono messi persino a intervistare la gente in piazza. A un giovane padre che guardava suo figlio giocare al girello e allo scivolo, è stato chiesto cosa ne pensasse. «Non sono preoccupato. Piuttosto sono preoccupato per voi che non la finite di rompere i coglioni». 

Dentro gli occhi accade




Quello che dentro gli occhi accade
è una luce, un'ombra, il tempo che
passa e che è passato, il recupero
degli istanti in cui lo sguardo
ha indugiato sulla soglia del vivere
credendo che fossero quelli i momenti
da tenere di conserva per le occasioni
in cui il senso di essere qui sembra non esserci
- e allora li proietti sulla linea dell'orizzonte
per consolarti (sinonimo dell'inganno),
per fare finta che quello che vedi sia
tutta la vita che desideri e non un'altra.

sabato 13 febbraio 2021

Dentro tutti

«La negazione della politica sul terreno della politica». 

Sono proprio contento ci siano tutti, perché questo tutti non darà modo ad alcuni di smarcarsi e dire io non c'ero e se c'ero dormivo. Ci sono tutti: facce vecchie e anche facce nuove, conferme e riconferme e, insomma: il Parlamento è interamente rappresentato (forse solo l'Union Valdôtaine è rimasta fuori). Voilà: adesso andrà tutto bene soprattutto perché non ci saranno più scuse per capire che non esiste alcuna differenza, che il parlamentarismo è un fallimento rappresentativo, che la democrazia non è il potere del popolo ma di un certo popolo, una classe, la parte dominante che guida per la salvaguardia dei propri interessi.
A chi dirà: "È sempre stato così", si obietterà: è vero, ma questa volta non esistono dita (medie) dietro le quali nascondersi: il potere politico, quale che sia, è un dito medio unico infilato nel buco del culo della sovranità popolare, castrata del tutto dentro le forme e i limiti della Sacra Costituzione.



venerdì 12 febbraio 2021

Dalla cabina di regia

Il Presidente della Regione, Eugenio Giani, in seguito all'imminente ritorno all'«arancione» della Toscana, ha dichiarato:
«Ho parlato con il Ministro Speranza e mi ha comunicato la decisione della cabina di regia di portare in zona arancione Toscana, Liguria, Abruzzo e provincia autonoma di Trento.
Sono trascorse 5 settimane in zona gialla ed è fisiologico un aumento dei contagi che non rappresenta un picco incontrollato, ma invece una progressione che occorre frenare per poter presto riportare condizioni sicure per la salute dei cittadini. Le Regioni non hanno la facoltà di modificare le decisioni delle autorità governative.
Sottolineo comunque come il nostro sistema sanitario stia gestendo in sicurezza la pandemia, perché i numeri dei posti occupati in terapia intensiva e nelle postazioni Covid sono solo un terzo rispetto a quelli di novembre.»
Io non ho speranza di parlare con il ministro Speranza; nondimeno ho poca speranza che l'essere Roberto Speranza riconfermato alla guida del dicastero della Salute, faccia ben sperare nel ritorno alla normalità. Oramai più che contrastare una malattia (un virus), la «cabina di regia» continua a mettere in scena una procedura tecnico-scientifica che ha ben poche virtù medico-sanitarie, e che più che curare, ha il difetto di contribuire altamente allo stato catatonico della popolazione.


P.S.
Riguardo alla nuova compagine... Più che un governo, mi sembra un rigoverno con l'ingoio.



mercoledì 10 febbraio 2021

Cicaleccio e associati

«Le vostre parole siano parche», disse uno da un palco, mentre sotto volavano porche.
«Ma perché ci devono prendere così tanto per il culo?», domandò un passante lungo la linea gotica.
«Che cosa vi abbiamo fatto di male?» aggiunse un dritto ed ebbe risposta, a rete, dal nuovo Direttore in persona, il Sambuca.
«Niente. Siamo noi che, per sopravvivere, qualcosa dobbiamo pur fare. Ad esempio: scrivere titoli del cazzo, utili per sondare il terreno della sopportazione popolare. Soprattutto: giorno dopo giorno, cerchiamo di indirizzare odi verso determinati settori, finché non troviamo la categoria giusta sul quale convogliare un consistente biasimo popolare che consenta l'ennesima grande distrazione: trovare a chi dare la colpa è un compito ingrato, sì, ma necessario, perché ci permette, allo stesso tempo, di tirare avanti facendo finta di fare informazione e di dare i consigli giusti per un'efficace azione di governo».
«Vaffanculo».
«Non funziona più. Ha funzionato una volta, in modo dirompente. C'è chi ci credette - e non furono pochi. Adesso non ci credono più neanche loro, ma loro sono lì, sott'olio, dentro la scatola di tonno e infatti chiedono di diventare superministri all'ecologia come Alfonso Pecoraro Scanio».
«Che merde secche! Ci piacerebbe pestarle per sentire lo splash.»
«Lasciate perdete, dormite, sognate forse: la piattaforma russò».




sabato 6 febbraio 2021

Uomini delle Istituzioni

È più facile avere bell'e pronti uomini delle istituzioni, anziché istituzioni degli (e per gli) uomini.
Draghi è un uomo delle istituzioni; io, invece, no.

Io, comunque, tutto questo bisogno di uomini delle istituzioni non lo capisco. Non capisco, cioè, perché un vero o presunto uomo delle istituzioni, per fare politica, per comandare, non debba almeno passare prima il rituale battesimale delle elezioni, per avere una legittimità popolare (dal contenuto) e non solo istituzionale (dal contenitore). 

In buona sostanza - e per quel che vale e quel che me ne importa (poco): perché non si va a votare? Per via dello stato di emergenza che è un perdurante stato di eccezione?

A me hanno rotto i coglioni. E il perché è spiegato qui. Lo penso sin dal primo momento che non c'è un giustificato motivo per queste procedure emergenziali e che togliercele dalle palle sarà dura.

E sarà dura perché c'è un incredibile alto consenso per queste misure, che sono chiamate a gran voce, soprattutto da quelli che nei postriboli internettiani vanno a denunciare se un ristorante aveva un tavolo apparecchiato con due persone in più.

Ma per tornare agli uomini... pardon: all'Uomo delle Istituzioni, il gran maestro del Quantitative Easing: non sarà mica che non si va a votare perché il suo peso istituzionale non troverebbe una corrispondente misura elettorale, bensì sarebbe quantitativamente - e di molto - alleggerito?

Come si chiamava il partito di Monti?

giovedì 4 febbraio 2021

Le temps retrouvé

Un post egotista

Questo post non parla di Draghi, ma di cavalieri. Non di cavalieri del lavoro, ma di quelli del tempo libero, forse anche - oso dire - del tempo liberato.

Au plutôt, le temps retrouvé.

Era dalle elementari, dai giochi della gioventù che non partecipavo a una gara. Neanche di briscola o di calcio balilla. Poi, a una certa età, determinate circostanze mi hanno spinto a correre. 

Eccole, le circostanze.
Dalle elementari (appunto) per un trentennio abbondante, non ho fatto alcuno sport. Niente. Poi, sui quaranta, forse per darmi un tono, provai a fare delle corsettine da niente alle quali subito rinunciai in favore dello andare in palestra (2012). E sono andato regolarmente in palestra, per fare un po' di pesistica e persino qualche trazione e piegamento a corpo libero. Nel 2017 ho iniziato pure ad andare, almeno una volta a settimana, in piscina (l'abbinavo alla palestra due/tre volte a settimana).
Nell'autunno del 2019, dato che il gestore della palestra dove andavo non aveva più voglia di gestire (aveva ridotto orari a parità di prezzo degli abbonamenti) e, soprattutto, con l'apertura di un tratto della ciclopedonale lungo il corso dell'Arno nella zona dove abito, ho preso a correre (continuando con la piscina).

Ho corso praticamente da solo per un anno, salvo in qualche occasione, più che altro fortuita.
Nel dicembre 2019 la palestra dove andavo ha chiuso i battenti.
Nella primavera del 2020, vabbè è storia recente: era vietato persino correre (ridussi quel poco che facevo a pochissimi km intorno ai campi di casa).
Le piscine sono state chiuse, salvo la parentesi estiva (le ultime vasche mi sembra di averle fatte di settembre).

Non è rimasto altro che correre. Con discreta costanza, se posso almeno un quattro o cinque volte a settimana.

Dato che abito vicino, la scorsa estate ho preso anche e soprattutto a correre per i sentieri del parco nazionale. Correre fuori strada per boschi e strade di montagna è chiamato trail running.

Dove vivo, c'è un gruppo sportivo, iscritto regolarmente alla Fidal (Trail Falterona Runners), nel quale corrono alcune persone che conosco e che mi hanno invitato a correre con loro. Lo scorso autunno ho iniziato e mi è piaciuto - e parecchio. E, praticamente, quasi tutte le domeniche sono andato, quale che fosse il tempo (quasi sempre sotto la pioggia o anche sotto la neve). Non meno di due ore e mezzo, quasi tre di corsa (con frequenti cambi di ritmo, cosa che il trail impone, date le salite e le discese ardite). 

Ebbene, durante tali uscite ho preso fiducia e, stimolato dai compagni e compagne del gruppo, mi sono prima tesserato e, quindi, persuaso a fare una gara (per dilettanti) ufficiale.

La Ronda Ghibellina, in zona Castiglion Fiorentino (Arezzo).

Accompagnato da un amico, più esperto e già corridore di maratone e di ultra-trail, ho così corso la gara di 25 km, con un dislivello di 1200 metri, detta la Ronda Assassina.
356 il numero dei partecipanti. Sono arrivato 170 esimo in tre ore e cinquanta minuti.

Corsa assai impegnativa, sia per il dislivello, sia per il terreno reso assai scivoloso dal fango.

Fatica tanta, soprattutto intorno al quindicesimo km, poco prima dell'ultimo ristoro. Ma una fatica particolare, fatica che fa sentire la presenza intera del proprio corpo in movimento, sotto sforzo per un obiettivo: arrivare in fondo, a poco a poco, passo dopo passo, sia correndo, sia camminando, vedendo intorno gente che compie lo stesso movimento, lo stesso gesto nella «fugace altalena tra vita / che passa e vita che sta». Ecco, quassù, tra questi poggi di Bellosguardo sulla Valdichiana, c'è un barlume di scampo, caro Eugenio, lo sento e fattelo dire da un amico che, pur non pretendendo di sapere, né d'insegnare, ha scelto di correre per sentire che, per una frazione di secondo, tra un passo e l'altro, si vola.




E, confesso, arrivare al traguardo è stata davvero una gioia.