sabato 31 luglio 2021

Atti impuri

Ho trovato una poesia in un cassetto, 
incastrata tra un metro da sarto arrotolato,
tre viti avanzate di un vecchio mobile ikea,
uno scontrino di carta conservato
come garanzia dell'aspirapolvere,
una spillatrice Zenith ereditata da mio padre,
due elastici, quattro bottoni e un calzascarpe
di metallo che quando lo cerco non lo trovo mai.

Questa poesia ritrovata, scritta con una biro
su una pagina a quadretti strappata da un blocco
a spirale, parla di una ragazza che mi aveva illuso
riguardo certe questioni d'amore, facendomi credere,
per esempio, che lei era così tanto innamorata
che non mi avrebbe mai lasciato: ma la poesia,
fu capace di non crederci, forse anche per questo
si era appallottolata, incastrata in fondo al cassetto.

Una poesia che si era vergognata di essere
stata scritta in impeto d'amore, stregata dalla
suggestione che i sentimenti potessero sconfiggere
il trascorrere del tempo. Una poesia impotente,
come un'eiaculazione precoce che impedisce
lo svolgersi d'amore al troppo innamorato,
a colui che accampa pretese sui corpi altrui
e commette, nel profondo, i veri atti impuri.

«Dietro a un vetro, come dietro una maschera,
gli esseri umani non possono innamorarsi».
Così si conclude la poesia che avrebbe desiderato
restare nascosta, data per persa, non scritta,
non provata sulla pelle che ora cerca, nella brezza
del mattino, la finzione di un brivido nell'osservare
la giovane campeggiatrice in canottiera che si stira
sbadiglia e abbozza un mezzo sorriso al mio passaggio.

giovedì 29 luglio 2021

Il debito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato

« Il sistema del credito pubblico, cioè dei debiti dello Stato, le cui origini si possono scoprire fin dal Medioevo a Genova e a Venezia, s’impossessò di tutta l’Europa durante il periodo della manifattura, e il sistema coloniale col suo commercio marittimo e le sue guerre commerciali gli servì da serra. Così prese piede anzitutto in Olanda. Il debito pubblico, ossia l’alienazione dello Stato — dispotico, costituzionale o repubblicano che sia — imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è il loro debito pubblico. Di qui, con piena coerenza, viene la dottrina moderna che un popolo diventa tanto più ricco quanto più a fondo s’indebita. Il credito pubblico diventa il credo del capitale. E col sorgere dell’indebitamento dello Stato, al peccato contro lo spirito santo, che è quello che non trova perdono, subentra il mancar di fede al debito pubblico.
Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell’accumulazione originaria: come con un colpo di bacchetta magica, esso conferisce al denaro, che è improduttivo, la facoltà di procreare, e così lo trasforma in capitale, senza che il denaro abbia bisogno di assoggettarsi alla fatica e al rischio inseparabili dall’investimento industriale e anche da quello usurario. In realtà i creditori dello Stato non danno niente, poiché la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente trasferibili, che in loro mano continuano a funzionare proprio come se fossero tanto denaro in contanti. Ma anche fatta astrazione dalla classe di gente oziosa, vivente di rendita, che viene cosi creata, e dalla ricchezza improvvisata dei finanzieri che fanno da intermediari fra governo e nazione, e fatta astrazione anche da quella degli appaltatori delle imposte, dei commercianti, dei fabbricanti privati, ai quali una buona parte di ogni prestito dello Stato fa il servizio di un capitale piovuto dal cielo, il debito pubblico ha fatto nascere le società per azioni, il commercio di effetti negoziabili di ogni specie, l’aggiotaggio: in una parola, ha fatto nascere il giuoco di Borsa e la bancocrazia moderna. ».

Karl Marx, Il Capitale, Libro I, Sez. VII, Cap. 24, 6. Genesi del capitalista industriale.

____________
Chi sono oggi i principali creditori dello  Stato, i quali non danno niente per niente allo Stato? Non io, non voi. Chi? Ricordate il metodo investigativo di Giovanni Falcone? Segui il denaro, non gli uomini ma non per trovare necessariamente Cosa Nostra, ma Cosa Loro, sì. Posso avanzare il sospetto infondato che, oggigiorno, tra i maggiori acquirenti di debito pubblico ci sia un sistema di finanziarie che fa capo a delle grandi multinazionali del Cacao Meravigliao!

mercoledì 28 luglio 2021

Cercasi levatrice

« La scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitù della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalistica. Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria. Alle loro calcagna viene la guerra commerciale delle nazioni europee, con l’orbe terracqueo come teatro. La guerra commerciale si apre con la secessione dei Paesi Bassi dalla Spagna, assume proporzioni gigantesche nella guerra antigiacobina dell’Inghilterra e continua ancora nelle guerre dell’oppio contro la Cina, ecc.
I vari momenti dell’accumulazione originaria si distribuiscono ora, più o meno in successione cronologica, specialmente fra Spagna, Portogallo, Olanda, Francia e Inghilterra. Alla fine del secolo XVII quei vari momenti vengono combinati sistematicamente in Inghilterra in sistema coloniale, sistema del debito pubblico, sistema tributario e protezionistico moderni. I metodi poggiano in parte sulla violenza più brutale, come per esempio il sistema coloniale. Ma tutti si servono del potere dello Stato, violenza concentrata e organizzata della società, per fomentare artificialmente il processo di trasformazione del modo di produzione feudale in modo di produzione capitalistico e per accorciare i passaggi. La violenza è la levatrice di ogni vecchia società, gravida di una società nuova. È essa stessa una potenza economica. »

Karl Marx, Il Capitale, Libro I, Sez. VII, Cap. 24, 6. Genesi del capitalista industriale.

__________________
A parte
Io credo di essere uno degli ultimi occidentali a essere nato non all'ospedale, bensì in casa. Mia madre mi partorì grazie all'aiuto di una levatrice, la signora Marisa, la quale taglio, legò e unse (medicò) il cordone ombelicale. Il fatto che poi io, nel corso dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'età adulta, sia risultato, in un certo qual modo, un legno storto, ha fatto sì che mia madre, sovente, mi dicesse: “Ma chi t'ha unto l'ombellico? Già, Marisa, povera donna, neanche ci avesse colpa lei”.

martedì 27 luglio 2021

Who's the leader of the club

Quand'ero un ragazzino, durante le vacanze, per fuggire il caldo dei pomeriggi, oltre a fare il bagno al fiume, insieme agli amici eravamo soliti cercare l'ombra dei boschi soprastanti il paese e, divisi in piccoli gruppi, giocavamo agli indiani cercando di costruire, in dei piccoli nascondigli, dei fortini tra le frasche. Il bello del gioco era scoprire quelli degli altri - e non era per niente facile, tanto che, a volte, l'indomani potevamo riutilizzare gli stessi posti per ricominciare il gioco. 
Giocavamo agli indiani, perché gli indiani c'erano nei film e nei fumetti. Oggi non so. Chi sono gli indiani di oggi, ammesso e non concesso che ci siano, per i ragazzini odierni, degli indiani adatti per giocare. Degli indiani che possano anche essere derisi e uccisi per finta. Degli indiani che si mettano in cerchio a fumare le vitalbe della pace.

***
Serata sorcio: ho visto un film, di una decina d'anni fa (anzi: tredici), con Jim Carrey, Yes Man. Non un granché come film, ma con Jim Carrey guarderei anche Beautiful. C'erano i telefonini Nokia, Motorola, Samsung ma i selfie se li facevano con la Polaroid.

***
Le numerose celebrazioni dantesche, che si svolgono in tutta Italia, sono accompagnate dalla lettura di passi - soprattutto della Commedia - eseguita da teatranti, fini dicitori, lettori dilettanti, alcuni sicuramente molto bravi. Curiosità: ma Dante avrà mai letto pubblicamente i suoi canti? E se sì, usava - come molti (purtroppo) usano - un tono impostato, grave, lamentoso, da rottura de' cojoni?




 

A tratti di sangue e di fuoco

«   Denaro e merce non sono capitale fin da principio, come non lo sono i mezzi di produzione e di sussistenza. Occorre che siano trasformati in capitale. Ma anche questa trasformazione può avvenire soltanto a certe condizioni che convergono in questo: debbono trovarsi di fronte, e mettersi in contatto due specie diversissime di possessori di merce, da una parte proprietari di denaro e di mezzi di produzione e di sussistenza, ai quali importa di valorizzare mediante l’acquisto di forza-lavoro altrui la somma di valori posseduta; dall’altra parte operai liberi, venditori della propria forza-lavoro e quindi venditori di lavoro. Operai liberi nel duplice senso che essi non fanno parte direttamente dei mezzi di produzione come gli schiavi, i servi della gleba ecc., né ad essi appartengono i mezzi di produzione, come al contadino coltivatore diretto ecc., anzi ne sono liberi, privi, senza. Con questa polarizzazione del mercato delle merci si hanno le condizioni fondamentali della produzione capitalistica. Il rapporto capitalistico ha come presupposto la separazione fra i lavoratori e la proprietà delle condizioni di realizzazione del lavoro. Una volta autonoma, la produzione capitalistica non solo mantiene quella separazione, ma la riproduce su scala sempre crescente. Il processo che crea il rapporto capitalistico non può dunque essere null’altro che il processo di separazione dalla proprietà delle proprie condizioni di lavoro, processo che da una parte trasforma in capitale i mezzi sociali di sussistenza e di produzione, dall’altra trasforma i produttori diretti in operai salariati.
Dunque la cosiddetta accumulazione originaria non è altro che il processo storico di separazione del produttore dai mezzi di produzione. Esso appare « originario » perché costituisce la preistoria del capitale e del modo di produzione ad esso corrispondente.
La struttura economica della società capitalistica è derivata dalla struttura economica della società feudale. La dissoluzione di questa ha liberato gli elementi di quella.
Il produttore immediato, l’operaio, ha potuto disporre della sua persona soltanto dopo aver cessato di essere legato alla gleba e di essere servo di un’altra persona o infeudato ad essa. Per divenire libero venditore di forza-lavoro, che porta la sua merce ovunque essa trovi un mercato, l’operaio ha dovuto inoltre sottrarsi al dominio delle corporazioni, ai loro ordinamenti sugli apprendisti e sui garzoni e all’impaccio delle loro prescrizioni per il lavoro. Così il movimento storico che trasforma i produttori in operai salariati si presenta, da un lato, come loro liberazione dalla servitù e dalla coercizione corporativa; e per i nostri storiografi borghesi esiste solo questo lato. Ma dall’altro lato questi neo affrancati diventano venditori di se stessi soltanto dopo essere stati spogliati di tutti i loro mezzi di produzione e di tutte le garanzie per la loro esistenza offerte dalle antiche istituzioni feudali. E la storia di questa espropriazione degli operai è scritta negli annali dell’umanità a tratti di sangue e di fuoco.  »
Karl Marx, Il Capitale, Libro I, Capitolo 24, "La cosiddetta accumulazione originaria".

domenica 25 luglio 2021

Beati i puri di cuore

 Ho passato la vita fin qui pensando al futuro e mai ho prestato attenzione al presente - quanti divieti di sosta! Quante bollette da pagare! Il frigo sempre vuoto! 
«Hai sempre la testa tra le nuvole, anche quando è sereno», mi rimproverava sempre mia madre. Per questo, sin da quando ero piccolo, porto con me un ombrello, di quelli automatici, basta premere un bottoncino metallico e si aprono come un vaffanculo. E quanti ne ho detti di vaffanculo, sempre troppo pochi, va da sé. Sempre impolitici, non perché non li abbia riservati e riservi alla politica, ma perché non ho mai avuto la faccia a culo di farci, con essi, un partito; un partito di iene arrabbiate, bavose e decompositrici di sistemi per ricomporli tal quali a come erano prima, anzi: peggio di prima.

Ho rubato solo due volte in vita mia. Una, da grande, in una cartolibreria, rubai gli Ossi di seppia perché c'era un'unica copia con l'edizione dalla copertina strappata e il titolare del negozio non voleva farmi lo sconto. L'altra - e questa mi pento ma non mi pento, mi dolgo, ma non mi dolgo - quando ero piccolo, forse facevo la quinta elementare, e rubai cinquemila lire sul comò di mia nonna, per comprarci le sigarette e fumarle di nascosto con gli amici, un pacchetto di Astor marroni, quelle con il ritratto di un parruccone che non ho mai capito chi fosse, che schifo, che tosse, che puzza addosso, cosa che causò l'unica seria brontolata che mio padre mi fece in tutta la sua vita - perché rubai i soldi, non per le sigarette, eh.

Scusate il flusso: come diceva Danilo Kis, ogni tanto «il mio cuore ha le mestruazioni». 

Ripeto: non ho mai prestato attenzione al presente e per questo non mi sono mai sognato di diventare un politico o un giornalista. Sono un beato puro di cuore: aspetto paradisi, non essendo stronzo dentro, come tanti, come troppi, quelli impalcati lassù che impongono, prescrivono, dettano, ordinano, legiferano, immerdano l'anima e il corpo di noi puri di cuore.
Ripeto: ho la testa tra le nuvole, anche quando non ci sono. Oggi è piovuto terra: speravo fosse merda per concimarmi e puzzare almeno un cinque per cento di quanto puzzano lassù, dove fanno piovere e splendere il sole, dove custodiscono nuvole di dati, figli di puttana che ci hanno incastrati a forza di stare qui a scoprire i fianchi delle nostre debolezze, delle nostre paure, dei nostri desideri nascosti. 
«Guai a voi, dottori della Legge, che avete portato via la chiave della scienza; voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare voi l'avete impedito» Luca, 11-52
Ho esordito dicendo che ho passato la vita sin qui pensando al futuro ma, non essendo un indovino, non ho mai pensato bene, solo delle misere fantasie di castelli areati nei campi. Ma l'ho percepito, il futuro, dai primi di marzo del 2020, dall'aria che mi è subito mancata, quel carcere, quella impotenza di fronte al potere che si è appiccicato addosso come una sanguisuga, una zecca o una zanzara che finché non la stacchi o la schiacci non se ne va.

In fila indiana

E gli zoccoli
delle bestie da soma
che in Europa martellano
l'alba ancora indecisa
richiamano la strana abnegazione 
delle ceste ricolme che al mattino
ritmano alle Antille
le anche delle portatrici
in fila indiana

E la strana abnegazione
delle ceste ricolme che al mattino
ritmano alle Antille
le anche delle portatrici
in fila indiana
richiama gli zoccoli
delle bestie da soma
che in Europa martellano
l'alba ancora indecisa.

En file indienne, traduzione di Vittorio Sereni da Orphée Noir, Antologia di poeti neri di lingua francese, in V.S. Il musicante di Saint-Merry e altri versi tradotti

sabato 24 luglio 2021

Liberi liberi

Grazie a tutti coloro che sono andati nelle piazze e nelle vie delle città per protestare contro il green-pass.


P.S.
Mi sembra non ci fosse alcun partito, nessun sindacato, per non parlare della Sinistra, di lotta (diritti lgtb, me-too, inclusività) e di governo, così tanto capace di confinare, controllare e limitare (in certi casi togliere) la libertà del popolo, quanto invece è incapace di torcere un capello al Capitale.


mercoledì 21 luglio 2021

Caffè tiepido bollente

Firenze, piazza della Repubblica, una mattina di luglio. Quattro colleghe, insegnanti (due erano già in compagnia e le altre per conto proprio), si ritrovano casualmente davanti all'ingresso di uno dei celebri bar della piazza, dopo aver fatto i classici giri in centro per i saldi di fine stagione.
Dato che c'era molta gente al bancone, decidono di sedersi in uno dei pochi tavoli ancora liberi. Il cameriere, solerte, si presenta subito per le ordinazioni, quattro caffè.

«Ah che combinazione!».
«Che bello, abbracciamoci!».
«Tanto siamo tutte vaccinate!».
«... No, lei no, lei non si è vaccinata».

Quando il caffè arriva, nonostante il caldo di luglio, è insolitamente tiepido.

martedì 20 luglio 2021

La cornice

«Questa è casa nostra, da qua non ce ne andiamo, da qua non uscirà una vite»
 ma 
«Se non ci sono strumenti legislativi per far sì che questa fabbrica chiuda, questi strumenti, evidentemente, si dovranno creare». 
Come?
Secondo me, l'unica soluzione sarebbe, oltre all'occupazione temporanea, la successiva espropriazione della proprietà privata dei mezzi di produzione. 
Potranno le istituzioni "creare" un siffatto strumento legislativo che non travalichi la cornice costituzionale? Non sto scherzando: la Costituzione italiana potrebbe, nel quadro dell'articolo Uno, prevedere il diritto di esproprio?
Corniciai di tutto il mondo, unitevi.

________

A parte. 
Ricordiamo, or non è molto, che le Istituzioni, quest'anno, hanno conferito il cavalierato del lavoro a John Elkann, la cui finanziaria di famiglia vendette, a suo tempo, la GKN, gioiellino dell'industria manifatturiera italiana, agli attuali finanzieri inglesi. Il Capitale soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai di dove viene e dove va: così è di chiunque è nato con la camicia, la cravatta aggiustata e tanti camerieri intorno, che adesso che l'hanno con gli egolatri.

domenica 18 luglio 2021

Hamlet, c'est moi

Essere: quante tessere verdi? Quanto essere al verde? Quanto perdersi nel divario tra il tutto e il poco più di niente? Tra quelli che sguazzano e quelli che niente, sotterra si stanno, a costruire le tombe per i propri cari, di legno, di pietra o cartone, piegati, per fare dritta la croce e cercare la foto più adatta tra tante o tra poche, quella che distrattamente fu fatta senza sapere che un giorno sarebbe stata il ritratto che ci accompagna nell'aldilà. 

Non essere: quanti protocolli richiede? Quante schede? Quanti richiami nelle fredde stanze in cui non incontri mai chi ami, solo gente che timbra e ti guarda come normalmente l'allevatore guarda la carne condotta al macello: quante parti? Quanti quinti quarti sortiranno fuori da questo costato? Quanto sarà costato vivere senza essere poc'altro che niente, una mezza misura che guarda i cipressi, gli stessi che il falegname poi serve per fare la tomba alla moglie che l'ha lasciato nella sua inconsolabile solitudine di pensionato? 

Quanto tempo ancora ci resta, sotto questa funesta penombra, senza poter dare uno schiaffo, assestato bene, a chi prepotente vorrebbe dirti che fare? Vada a fare, a essere, lui che può essere, lui che può scantonare col sigillo, col timbro, con il QR che attesta la sua santità. Farfarelli che si atteggiano ad angeli custodi, ah come li odi, ah come vorresti poter fuggire sulle spalle di virgili che mai ti abbandoneranno in questo cazzo d'inferno che è diventata l'Italia, la serva. E gridare: andate a cagare, andate di corpo, sciogliete il corpo nell'acido della vostra bile, unti che siete, bisunti, puntuti, con le vocette racchie che ripetono i diktat televisivi dei divi che, incipriati e guadenti, vi vendono pastura cerebrale.

I morti, tutti i morti hanno un nome e finché non me li direte tutti, i nomi di ogni vissuto e i loro vissuti, i vostri numeri asciutti, che non dicono niente – come niente dice il numero dei granelli di sabbia o delle stelle che in cielo si stanno a guardare quanto danno, per procurata mancanza di compassione, una delle specie viventi dell'universo che ha avuto la sfortuna di pensare, si auto infligge – i numeri, dicevo, infilateveli tutti... Rosencrantz, Guildenstern, dove siete?

sabato 17 luglio 2021

Un'incredibile tendenza alla farsa

 « Proprio questa incredibile tendenza della situazione-limite a rovesciarsi in abitudine è quanto tutti i testimoni, anche quelli sottoposti alle condizioni più estreme (i membri del Sonderkommando, ad esempio) concordemente ci attestano ( “A fare questo lavoro, o si impazzisce il primo giorno, oppure ci si abitua”). I nazisti avevano compreso così bene questo potere segreto insito in ogni situazione estrema, che essi non revocarono mai lo stato di eccezione che avevano dichiarato nel febbraio del 1933 ["o nel marzo 2020? non ricordo" ndb], all'indomani della presa del potere, così che il Terzo Reich ha potuto essere a ragione definito “una notte di S. Bartolomeo durata dodici anni”. »

Giorgio Agamben, Auschwitz, in Homo sacer, Quodlibet, Macerata 2018 (II edizione del 2021), pag. 794-5


La farsa democratica dello Stato di Eccezione (Stato d'Emergenza) continua a essere rappresentata. Pochi coloro che si rifiutano di esserne parte, di partecipare come pubblico plaudente. Dal Loggione, rarissimi i fischi. Fuori del teatro, le forze dell'ordine vigilano e zittiscono subito anche chi si limita a dire vergogna, vergognatevi [pezzi di merda, lo aggiungo io]. La salute prima di tutto. La salute del popolo prima ancora di tutto. E per vincere definitivamente la paura di morire, l'unica soluzione è smettere di vivere. E chissà se anche per entrare ai cimiteri - questi luoghi purtroppo poco visitati se non durante le feste dei santi e dei morti, forse perché, nell'ordinato silenzio tombale, anziché i numeri, i dati, le statistiche, siamo costretti a leggere i nomi - ci vorrà il green pass.

giovedì 15 luglio 2021

Capisco e desidero procedere

Grazie, amici francesi (e anche greci e irlandesi), grazie per le manifestazioni popolari nelle piazze e per le strade di molte città. Grazie, anche perché, come accade in Italia, i giornali principali, appiattiti sulla politica di regime, ne danno conto proprio perché sono costretti (vedi Libération, vergognosi, per tacere che pure in Italia per trovare notizia della protesta bisogna cercare, digitare, sennò è come se non fosse successo nulla).

Quello che sta accadendo non è niente di scientifico, ma politico e di natura autoritaria. Chissà perché sia Francia e Italia hanno preso questa piega. Chissà perché.

La mia idea ricalca quella che Mark Crispin Miller esprime qui.


Se volete capire e desiderate procedere... mandate affanculo la community e il proprietario di YouTube.

martedì 13 luglio 2021

Emergenze di Stato

«Sciopero generale, lunedì 19, di tutti i lavoratori, a qualsiasi categoria appartengano, del territorio fiorentino. Lo proclamano unitariamente tutti e tre i sindacati confederali provinciali, Cgil, Cisl e Uil,in segno di solidarietà con i 422 dipendenti di Gkn licenziati in tronco via mail e senza nessun segnale di preavviso venerdì scorso dal fondo finanziario britannico Melrose Industries, proprietario dal 2018 dello stabilimento produttore di semiassi per auto di Campi. » [via]

La questione è certamente più complessa e non è che, con un episodio, si possa invertire una tendenza. Tuttavia, uno Stato, anziché applicare a tempo indeterminato uno stato d'emergenza per una emergenza che non esiste più se non - pigiata a forza dai media - nelle teste di qualcuno, potrebbe, una tantum, operare d'emergenza per casi come questi. Come?
Beh, come sono stati capaci, rapidamente, nel chiudere in casa le persone e mettere divieti e obblighi assurdi per quella emergenza là, uno Stato che avesse a cuore le emergenze in generale, potrebbe d'emergenza espropriare la proprietà privata dei mezzi di produzione, semplice no? No. È più facile togliere la libertà alle persone che limitare quella dei capitali.

Grandi armi

 


Esimio sindaco, 

le auguro di andare a suonare il violino, con una corona in testa, in Place de la Concorde. 

Come danzatore scalzo e 'gnudo, le suggerisco di chiamare un certo Mante.


Allons enfans de la patrie

Buongiorno francesi, comment ça va? 

È vero, le attuali forze della difesa del regime, rinforzate molto anche per lo spauracchio, ora sopito, del "terrorismo" islamico, sono molto più efficaci, potenti e invasive che ai tempi della monarchia. E, tuttavia, mes amis, anni fa siete stati capaci di qualche piccolo fuoco d'artificio, di qualche giornata dello scombussolamento, di qualche regicidio ben assestato. Per favore, dunque, siate nuovamente da esempio e sprone a questa Europa addormentata, anzi no: cloroformizzata dalle museruole della disinformazione di massa. Spaccate qualcosa, magari anche domani durante la vostra festa: fateci vedere un autre défilé dessous l'Arc de Triomphe. Che il rumore dello schiaffo sia più forte questa volta.

domenica 11 luglio 2021

Ancora

Per strada tante facce
Non hanno un bel colore
Qui chi non terrorizza
Si ammala di terrore

[Ansia]


Domenica di luglio. Incollo qui questa schermata e non la commento perché sento vibrare dentro me corde bombarole. Purtroppo, io con il tritolo non ci so fare, dunque le redazioni, tutte le redazioni, compreso l'algoritmo malefico di gogol news stia tranquillo, non subiranno danni, se non morali, quelli che moralmente mi infliggono dal marzo 2020 (AVETE STRAROTTO E STRAMAZZATO IL CAZZO!).

Domenica di luglio. Gran giro in quota salvezza, dentro il parco. Venti km, a corsa e a marcia, dislivello (positivo) di oltre mille metri, dolore alla bandelletta verso la fine, comunque ce l'ho fatta al fresco dei faggi secolari e a cavallo di uno dei crinali più belli dell'Italia centrale. Per la prima volta ho visto la Gorga Nera, un piccolo laghetto verde dove vivono rane temporarie e ululoni; dipoi rivisto Capodarno (compreso la bevuta di un sorso in palmo di mano à la source) e il Lago degli Idoli.

Devo pensare e produrre queste notizie: una forma autoredazionale di resistenza.

venerdì 9 luglio 2021

Una missiva

Signore e Signori buonasera,

la presente, per ringraziare sentitamente il governo, l'Opec, i sultani e gli sceicchi arabi, e tutta la banda annessa e connessa per i significativi rincari dei carburanti e, a cascata, per tutti gli aumenti conseguenziali del "costo della vita" che deriveranno da ciò. 

Buon Piano da Ricovero a tutti.

mercoledì 7 luglio 2021

Il sogno di ogni lavoratore

[*]




Sulla questione - sugli aspetti di economia politica che la sottendono - lascio la parola a persone più informate e, soprattutto, più preparate di me.
Io mi limito a riportare l'incipit dell'articolo del quotidiano di Confindustria:

«Settimana corta, nessun calo di produttività, salari invariati. A leggerlo così l’esperimento islandese, reso noto in questo inizio estate, sembra il sogno di ogni lavoratore»

per complimentarmi con il redattore, il quale ha scritto "sembra" e non "è". 
Già, perché per quanto la coscienza di classe sia sedata sotto i cuscini del rincoglionimento generalizzato da tecniche, sempre più raffinate, d psi-patologia sociale, come - per esempio - la (imposta) emergenza pandemica, se ogni lavoratore dovesse sognare veramente qualcosa che riguarda, nel profondo, la propria forza lavoro (di qualsiasi genere essa sia, in qualsiasi settore produttivo) che il capitale compra senza ripagarne, per intero, lo sfruttamento, allora il sogno sarebbe sicuramente un altro e non certo quello di una minima riduzione dell'orario di lavoro settimanale.

  

martedì 6 luglio 2021

Una verità e mezzo

«Quando non si sa scrivere, un romanzo riesce più facile di un aforisma»
Karl Kraus

Credetti a poco. Cedetti a meno. Poi mi collocai all'ufficio di collocamento, dove mi rilasciarono un librettino verde, scritto a penna e timbrato con l'inchiostro nero, a inizio e a fine incarico. Il primo lavoro ufficiale furono tre settimane a luglio presso un tessitore che produceva maglioni di lana colorati, forse anche per Benetton, ma forse ricordo male. Erano macchine strane, diverse dai telai come uno se li immagina: quelle ruotavano, come i calcinculo, solo che, al posto delle seggioline, c'erano i supporti sui quali  noi apprendisti caricavamo le rocche quando si esaurivano; il resto era tutto programmato.
Guadagnai, mi ricordo, ottocentomila lire. Il tecnico specializzato che regolava tutto il processo di produzione, programmando le macchine e intervenendo prontamente a ogni guasto, prendeva - mi ricordo - sui tre milioni al mese. Lui aveva il Volvo. Io la centoventotto di mio babbo.
Con le ottocentomila lire non ci feci niente, forse una vacanza a Milano Marittima dove conobbi una svedese bassina dai capelli castano scuri, con la quale ci scambiammo dei baci a stampo, timbrati, come il bollo dell'ufficio di collocamento. 
La sera andavamo a Brisighella per cercare il fresco e mangiare prosciutto e melone con la piadina di accompagnamento. Poi ci abbracciavamo senza convinzione: d'altronde, non eravamo innamorati, ma entrambi intuivamo, già da giovani, quanto fosse importante il calore per la digestione. Fumavo? Fumava? Forse sì, ma lontano dai baci. Bevevamo birra, anche parecchia e per fortuna la campagna romagnola, di notte, concedeva il lusso di orinare senza troppe complicazioni, soprattutto per lei, ché quelle maschili sono meno complicate.
La vacanza finì con gli indirizzi scambiati: giusto per ricevere e per spedire una cartolina prima dell'inizio dell'autunno. Poi basta. Quei due che eravamo non esistono più, esiste un ricordo che parla giurando di essere vero, ma il ricordo - come l'aforisma per Kraus - non coincide mai con la verità: o è una mezza verità o una verità e mezzo.

domenica 4 luglio 2021

Viva la scïenza

Una parte dell'opinione pubblica, sensibile ai temi ambientali, lamenta che la politica non dia retta agli appelli degli scienziati per "lottare" contro l'effetto serra, l'inquinamento atmosferico, il depauperamento e l'avvelenamento del suolo e dei mari.

Forse questo accade perché, per esempio, le politiche ambientali suggerite dai climatologi sono assai meno redditizie, per i padroni del vapore, di quelle proposte (e imposte poi dai governi) dai virologi e dagli infettivologi?

Detto altrimenti: quanto la scienza è libera e quanto invece è vincolata agli interessi della classe dominante? 

Che domanda sciocca. Meglio vada a cospargermi di sale.

P.S.
Invito alla lettura

venerdì 2 luglio 2021

Attualmente

Non ho mai capito perché l'italiano medio non sia mai stato messo all'indice; sia, anzi, il soggetto più ricercato per modellarne l'opinione e carpirne il consenso politico nella speranza, finora fondata, di formare dipoi quei corpaccioni elettorali che garantiscono maggioranze bulgur cous cous e riso freddo condite con Di Maio sott'olio che si atteggia a statista. «Mangiar bene per sentirsi in forma».
Poi sarà perché si fa in fretta a imparare quando si hanno i segretari che fanno gli esami per te e ti aggiustano il nodo scorsoio alla cravatta.
E Nardella? Voi dovreste vedere come svolge la sua attività di sindaco su facebbooh.  Oggi ha persino varato una nave da crociera, la Costa Firenze («una nave dedicata al rinascimento fiorentino!»), che farà scalo sul Mugnone.
Ma ritorniamo agli esteri.
Non so che cosa succeda, che cosa stia esattamente accadendo, ma sembra che il sogno dell'Europa dei popoli si sia infranto, a parte quella minima parte di popolo stipendiata e contribuita a pioggia e a sole dalla stessa istituzione transnazionale: loro sì che tengono insieme lo specchio incrinato perché non vada in pezzi il riflesso dell'Unione. 
Sono riusciti a far diventare europei soltanto loro stessi: Sassoli, Taviani, oddio: chi si ricorda un altro nome di europeo nostrano eletto nell'epoca che fu?
E la Mogherini? che fa la Mogherini? Attualmente ricopre il ruolo di rettrice del Collegio d'Europa.

Io, di solito, mi faccio un bidet e un pediluvio prima di coricarmi.