mercoledì 15 settembre 2021

Come un pino su un piazzale d'asfalto

Un piazzale pubblico d'asfalto, con al centro un pino alto trenta metri al quale hanno lasciato circa cinquanta metri quadrati di terra, per respirare. Un terra scura, dura forse più dell'asfalto, con gli aghi di pino che la coprono come un sudario. Fa caldo, non si respira, tanto meno sotto l'ombra dei suoi rami. Due panchine di legno martoriate da dei giovani con i soliti graffiti inutili, bruciature di sigarette, fango e una gomma da masticare cementata, accolgono passanti bisognosi di un attimo di riposo mentre aspettano il turno per riempire due bottiglie di plastica alla fontanella di acqua pubblica refrigerata. Un gatto magro attraversa lentamente un tratto di piazzale. Una macchina, parcheggiata in lontananza, si accende e se ne va. In cielo si alza Pegaso che, in un batter di eliche, invade l'impero del silenzio. Occhi che inevitabilmente lo seguono finché non restano abbagliati dal sole. La conquista è stata breve. Il silenzio, il quasi niente, riprende il potere subito.
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Hanno imposto l'obbligo di vaccinazione al personale sanitario e non abbiamo detto niente, forse pio, e nemmeno la maggioranza del personale sanitario ha detto niente ed è stata (è) solidale con chi questo obbligo lo combatte sino a farsi sospendere. Hanno imposto l'obbligo di Certificato Verde per lavorare al personale scolastico e non abbiamo detto niente, né pio né dio, e neanche la stragrande maggioranza del personale scolastico ha detto niente, anzi: una parte di questa maggioranza ha detto pure che era contenta di mostrare il Certificato Verde, come aveva mostrato contenta il braccio con il cerotto dopo la puntura in una foto che aveva fatto stampare con la scritta Io sono vaccinata con lo sfondo arcobaleno e l'aveva - udite, udite - appiccicata sulla porta dell'aula così che tutti vedessero, e figuriamoci dunque se è disposta a essere solidale con quei quattro gatti che, magri, passano nei piazzali scolastici d'asfalto dopo aver lasciato quindici euro in farmacia per svolgere il proprio lavoro. Imporranno l'obbligo di Certificato Verde per tutti i lavoratori dipendenti, del pubblico e del privato, e non sarà detto niente, neanche porc'oddio, perché no, non si bestemmia, né contro il governo, né - figuriamoci - contro i quei compagnoni dei sindacati che tanto hanno a culo cuore la salute e la tutela generale dei lavoratori. Ci chiuderanno di nuovo in casa, come nella primavera del '20, e non diremo niente, niente diremo. Canteremo, anzi, dalle terrazze se abbiamo terrazze, dalle finestre altrimenti se non le abbiamo e, se non abbiamo vie d'uscita, canteremo andrà tutto bene fratelli d'Italia dentro il buco del cesso, così, con la possibilità concreta che l'eco del nostro canto finisca, con un colpo di sciacquone, nelle fogne comunali e, poi, previa depurazione, giunga fino al mare azzurro dei nostri cuori tanto innamorati di questo paese amorevole, solidale, premuroso, fraterno, che sgambetta sul debito come una ballerina di un teatrino di Pigalle. 

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Se almeno fossero puttane, ci sarebbe la soddisfazione di sceglierli, prima di pagarli.

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