sabato 30 ottobre 2021

Subire, capire

C'è stato un giorno, non ricordo quale, in cui ho subito capito che subire è un po' capire a scoppio ritardato, un meglio tardi che mai, anche se non mai capito perché il mai non sia mai meglio del tardi, in fondo restare nell'incoscienza spesso aiuta, soprattutto la classe che subisce senza saperlo, con classe, senza acqua, senza idranti che la polizia ti spara addosso coi cannoni ad acqua senza un perché, ovvero perché lo dice la legge; e chi è la legge, tua sorella? Il più che prefetto è un trapassato che non ama il prossimo suo come se stesso, perché lui stesso si fa schifo da solo? E ci credo: se fossero dei narcisisti avrebbero pietà degli altri considerando se stessi impareggiabili modelli da imitare; invece, proprio perché lo specchio riflette il loro fallimento, per non spaccarlo portandosi sfortuna, preferiscono spaccare i coglioni altrui: non si diventa governanti per caso, c'è sempre dietro una motivazione edonistica. Chi se lo inculerebbe un beccamorto se non diventasse ministro o un sottosegretario, per esempio del contrario della salute? 
Ma lasciamo stare le circostanze; apriamo le finestre, cambiamo aria, che entri in casa un po' di bruma di fine ottobre a decomporre e disfare pensieri con poca linfa che, stanchi, si staccano dalla testa e cadono al suolo, come foglie senza clorofilla. Bello sarà camminarci sopra per udire il fruscio.

mercoledì 27 ottobre 2021

Trottolino facinoroso


Anno 2000, 43 aprile 
Oggi è una giornata di immenso trionfo! In Spagna c'è un re. È stato trovato. Questo re sono io.
Nikolaj Gogol', Memorie di un pazzo 



Io vorrei essere un facinoroso perché mi rode il fare; infatti, preferirei non fare, giacché la via del fare è l'essere (Lao-Tzu); e l'essere è uno stare fermi, seduti, in piedi, in ginocchioni, a buco pillonzi il culo rivolgendo in direzione di un colle di Roma sul quale è ubicata la residenza di uno che dovrebbe essere primo servitore e invece strafà, straparla, strapazza quella carta su cui Egli ha giurato prima di insediarsi per un settennato e speriamo che sia morto lì, il mandato, e non prorogato come accadde indebitamente e irritualmente al suo predecessore.
Insomma, io vorrei essere facinoroso ma le turbolenze al momento le ho soltanto intestinali, le ribellioni meramente lessicali e le violenze sono quelle che infliggo solo a me per non saper astrarmi da questo merdume sparso che impesta l'Italia, la ammorba, la svilisce, deperisce e infama nell'attacco concentrico di tutti i poteri riuniti contro noi poveri sovrani ignudi e sbertucciati. Ah, fossi un Giobbe o un Geremia come bestemmierei contro di loro volentieri!

Come si vergogna un ladro preso in flagrante
così restano svergognati quelli della casa del Potere,
essi, i loro re, i loro capi,
i loro sacerdoti e i loro profeti.
Dicono a un intruglio: Tu sei il Salvatore!
E per ogni dose: Benedizione che rigenera!
E vogliono i bambini sull'altare
per marchiarli col fuoco dello Stato.
[...]
Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
[...]
Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello.
[...]
Siano confusi i miei avversari ma non io,
si spaventino essi, ma non io.
Manda contro di loro il giorno della sventura,
distruggili, distruggili per sempre.[*]


_______________
* versetti dal Libro di Geremia, alcuni dei quali rimodellati per esigenze di cronaca.


martedì 26 ottobre 2021

domenica 24 ottobre 2021

Adesso la riconosco

Non sono più io, disse lui, in preda al tragico. Ho scambiato pronome, non riesco più a identificarmi con la prima persona singolare: più mi guardo e più mi sento in imbarazzo con me stesso, mi vergogno come un ladro in chiesa, ammesso e non concesso che i ladri in chiesa si vergognino. Diciamo meglio (vedete come mi riesce facile passare alla prima persona plurale?): chi siamo noi se non tanti io che non valgono il proprio assunto? Sembra una mera questione grammatica, invece è assai drammatica, altro che storie.

Tu per esempio: chi sei per giudicare? Un giudice? Hai fatto giurisprudenza oppure sei stato a scuola dai salesiani? E chi ti pagava la retta? I genitori? E chi ti pagava la semiretta? Gli zii? Chi il segmento? Euclide? Come vedi, potremmo arrivare all'infinito, dato che i punti che comprendono una retta sono infiniti. E sicché smettila di giudicare senza che nessuno ti chiami in causa per dirimere la questione, non sei Salomone, non ci sono mica due puttane che si contendono un figlio, su, non fare lo stronzo come un ministro qualsiasi: sii uomo.

Da un punto di vista sociale, una delle cose più stupide che si possa fare è parlare di televisione sui social. Finché la televisione non sarà considerata allo stesso pari di un frigorifero, il cervello si scuocerà, diventerà una pappetta che sillaba parole babbee in attesa dei consigli per gli acquisti. Di più: voi nel vostro frigo non tenete merda, vero? E perché allora la tenete dentro il televisore?

Ehi, ma tu stai giudicando, non ti sembra? No, sto constatando; tuttalpiù criticando; meglio ancora discernendo. Lo so: quattro gerundi di fila sono indigesti, sputateli pure qui in fondo a destra pensando (e cinque) alla faccia di un ministro o di un segretario di partito dell'attuale maggioranza di governo. 

***
«Lei sta dunque lavorando a un quadro, vero?». «Sì» rispose il pittore [...] «È un ritratto. Un buon lavoro, ma non ancora finito». Il caso veniva in aiuto a K., gli offriva per così dire l'occasione di parlare del tribunale perché era evidentemente il ritratto di un giudice. Somigliava moltissimo al ritratto nello studio del suo avvocato. Si trattava bensì di un giudice tutto diverso, un uomo grasso con tanto di barba nera, cespugliosa, che gli arrivava fino in cima alle guance [...] “Ma questo è un giudice” stava per dire K. Sennonché per il momento si trattenne e si avvicinò al ritratto come per studiarne i particolari. Una grande figura in piedi nel mezzo della spalliera fu per lui un mistero sicché chiese spiegazioni al pittore. Questi rispose che doveva essere ancora elaborata e preso dal tavolino un pastello tratteggiò leggermente i contorni della figura, ma senza che a K. risultasse più chiara. «È la giustizia» spiegò infine il pittore. «Già, adesso la riconosco» disse K. «Questa è la benda sugli occhi e questa la bilancia. Ma non ha anche le ali ai calcagni e sta correndo?» 
Franz Kafka, Il processo, Cap. VII

giovedì 21 ottobre 2021

Pezze sulla fronte

Quando raggiunse la maggiore età, Lucas ebbe il desiderio di scendere a valle, tornare indietro alla minore. Stava così bene quando era bambino, a parte saltuari, feroci mal di testa, che non riusciva a identificare, consolàti comunque dalle pezze umidificate nell'aceto rosso da sua madre o dalla zia: si sdraiava sul divano, chiudeva gli occhi e, mentre l'odore forte dell'aceto lo stordiva, sentiva al contempo la pezza riscaldarsi sulla fronte come se la pelle avesse trasferito su di essa una parte del dolore. Il dolore si attenuava a poco a poco e si distribuiva, sciogliendosi, in altre parti del corpo sì da trasformarsi in semplice stanchezza. E dormiva, sognava forse: la bicicletta, la fatica della salita, gli amici che ridevano, la partita di calcio in cui, dopo un dribbling efficace fece un cross e permise a un compagno di fare rete, gli zii che al bar Petrarca di Porta Romana gli regalavano sempre un gelato. 

- Su, alzati, non dormire adesso ché sennò stanotte non prendi sonno. E poi devi fare i compiti. 

Il mal di testa non c'era più; era quasi ora di cena; la luna illuminava le foglie ingiallite delle piazza. Lucas parcheggiò la macchina, salì in casa con le borse della spesa ed ebbe il desiderio di riscenderle, tornare indietro, alla bicicletta, alle pezze inumidite di aceto, a certe voci nella stanza accanto che adesso non ci sono più.

lunedì 18 ottobre 2021

Lampi, fuori nel buio

 


Avete voglia ad annacquare la luce, signori; avete voglia ad annebbiarla, signore; avete voglia a tentare di oscurarla, padroni e servi: la luce non si spegnerà.

domenica 17 ottobre 2021

Perdo i pezzi

Sono salvo, sono solo, sono uno specchietto per le allodole, fischietto, mai nessun mi dividerà, ma capisco che sono già diviso, non so ancora definire in quanti pezzi, facciamo tre. Il primo: un pugile al tappeto che, mentre l'arbitro conta, sente solo gli ultimi numeri sgranati, come le avemarie del rosario; meno male, dopo tre mesi, suona il gong; era solo la fine del primo round. Il secondo: un principe che, insonne, canta nella notte all'alba vincerò; quale alba? «C'è una fava che aspetta solo te». Il terzo e ultimo (non il terzultimo) un uomo in gamba, che cammina due minuti e due minuti corre, alternativamente, da buon podista walseriano, perdigiorno e poeta a tempo perso (altrimenti non sarebbe un perdigiorno).

Ecco qua i tre pezzi che da alcune settimane mi compongono. Non è facile farli andare d'accordo, ma quando accade tutto fila liscio, digerisco meglio, dormo tra due guanciali, e mi alzo con un'erezione che, sebbene renda arduo l'orinare, m'invita alla gloria del mattino. Poi penso all'Italia, al Governo, e mi scompongo ancor di più.

sabato 16 ottobre 2021

Viva Vera

«Manifestazioni in tutta Italia, alcune migliaia in piazza a Roma contro il certificato verde, a Bologna insulti a Liliana Segre.» Ansia notizie, prima pagina 15 e 16 ottobre.

Non ero a Bologna e dunque non posso né confermare, né smentire, ma posso ragionevolmente ritenere che, oltre a insultare (ma chi, ma come, ma perché?) la senatrice a vita Liliana Segre, alcuni manifestanti abbiano pure indirizzato insulti a qualche ministro dell'attuale governo in carica (ma non esplode?) o ex ministro bolognese, quello che considera il Certificato Verde frutto del genio italico. Epperò questi insulti non sono pervenuti alle cronache: misteri della stampa, bellezza.

Nello specifico, a me dispiace molto che si insultino tra loro persone che la pensano diversamente su una determinata questione, tanto più se nessuna di loro sia stata artefice della realizzazione di uno dei più schifosi ricatti contro la costituzione che un governo abbia mai legiferato nella storia repubblicana. Tuttavia, così come certuni talvolta accostano alla parola Dio e alla figura della Madonna un epiteto ingiurioso senza tuttavia pensare o credere, nel concreto, che Dio e la Madonna siano, nella sostanza, quello che momentaneamente (per rabbia o stizza) li qualifica, altrettanto può succedere d'insultare una persona che certamente non lo merita in sé (non avete mai mandato affanculo un genitore o un fratello?), ma solo perché ella magari ha espresso un'opinione che, per un attimo, toglie il velo della moderazione e fa sconfinare nel vituperio.

Perché in fondo è vero: sulla questione del certificato verde la senatrice Segre è gazionista. E sarebbe assai gradito se ella si confrontasse pubblicamente con una signora, anch'essa sopravvissuta ai campi di sterminio tedeschi: Vera Sharav (1, 2).

mercoledì 13 ottobre 2021

Profondo imbarazzo

Io non so quanto i portuali di Trieste potranno resistere e riuscire nella loro protesta, e trascinare con sé gli altri lavoratori di altri gruppi e comparti. Non so, soprattutto, se riusciranno a far retrocedere il governo. Lo spero molto, con tutte le mie forze. Allo stesso tempo, però, provo un grande senso di imbarazzo perché la categoria alla quale appartengo, il cosiddetto personale scolastico, non ha minimamente mosso un dito quando, dal primo settembre scorso, il governo con un decreto legge (il 111) ha imposto l'obbligo di possesso del Certificato Verde per entrare in servizio al lavoro. Sì, qualcuno ha protestato, qualcuno ha diffidato, qualcuno ha fatto ricorso individuale o collettivo, qualcuno ha preso l'aspettativa; qualcuno semplicemente non va a lavorare; una (una maestra soltanto!) fa sciopero della fame; alcuni fanno i tamponi per avere il Certificato verde a scadenza breve; altri hanno tale certificato perché vaccinati o perché guariti. Ma non c'è stato mai, mai!, da parte del personale scolastico alcuna forma collettiva di protesta, di rifiuto, di solidarietà. 

E io, ripeto, sento un profondo, profondissimo imbarazzo.

domenica 10 ottobre 2021

Fatto? Fatto

 


Quali erano le soluzioni più efficaci per far sì che i sindacati - la CGIL prima di tutti - avessero un pretesto per non rispondere ai tesserati e ai lavoratori in generale sulla questione (da un punto di vista costituzionale, aberrante) del Certificato Verde? Quella di ieri, consentire a poche decine di persone - meglio ancora se, tra queste, alcuni iscritti a Forza Nuova - di entrare, sfondando un inconsistente cordone di sicurezza (con i celeri di lato che non hanno opposto barriera), dentro la sede nazionale del principale sindacato italiano a spaccare qualche scrivania e poco più. Che scandalo! Che offesa! Che stupro del mondo del lavoro!

Siccome non voglio essere accusato di complicità con Forza Nuova e/o neofascismi vari, riporto sotto la copia di un documento sindacale dello scorso agosto, emesso dal comparto metalmeccanici, scritto dopo che il decreto legge 111, che obbliga alla Tessera Verde il personale scolastico e gli studenti universitari, era stato approvato, ché i metalmeccanici prevedevano dove si sarebbe andati a parare...

Si legga con attenzione, per favore:


Come poter "spezzare" la naturale solidarietà della classe lavoratrice dovrebbe avere nei confronti delle persone discriminate dal Certificato Verde a scadenza breve (48 ore)? Come provocare, anziché impedire, «che questa situazione porti a derive incontrollate nel mondo del lavoro e nella società»?

Venghino signori: la porta è mezza aperta.

Il saliscendi bianco e nero

Ma basta, ma basta. Basta. Perché ragionare? Perché sforzare la mente in connessioni neurali così complicate da sostenere? Il cervello - lo dico a occhio - è l'organo che consuma più energia del nostro corpo anche quando è a riposo, figuriamoci quando cerca di mettere in fila le cose, di ordinare gli eventi, di considerare, di decifrare, di discernere, di argomentare. Costa troppa fatica, non solo cercare soluzioni al grande enigma chiamato vita, anche capire che esistono modi diversi di legarsi le scarpe, di orinare, di guardare camminando il bordo della strada.

venerdì 8 ottobre 2021

Lo sai: debbo riperderti e non posso

Avevo un cazzo, me lo guardavo, me lo toccavo, ci facevo delle cose che sarebbe tedioso riportare qui. Lo avevo e, a un certo punto, non mi ricordo quale esattamente, uno a caso della retta che a ognuno di noi è destinata dal punto n della nascita al punto m de li mortacci vostra, me lo sono rotto e l'ho dovuto portare a riparare presso un'officina specializzata in cazzi altrui, la ditta Cazzaniga: ripara cazzo e figa, a Crescenzago. Oggi ho telefonato per sapere se i lavori previsti rientrassero nella garanzia, ma l'impiegata, con tono perentorio, mi ha risposto: «Col cazzo».

Ci sono rimasto male: pensavo che, come ogni organo, soprattutto se caldo (Bukowski), anche il cazzo avesse un'estensione della garanzia a vita; invece, come mi hanno fatto gentilmente notare, sul contratto c'è scritto solo estensione, ma senza precisare quanto a lungo per un verso o per un altro. 
Giorni fa, ne ho parlato con un mio amico medico e lui mi ha risposto, tra il serio e il faceto, che me lo smanettavo troppo mandandolo spesso fuori giri. «Bisognava tu facessi attenzione: oramai è notorio che tecnologia del cazzo è superata. Adesso esistono copie assai più performanti dell'originale, con il vantaggio che queste si regolano facilmente tramite app». 

Anche per pisciare?

Certo, niente di più facilmente programmabile, con il vantaggio che non hai bisogno di cercare un cesso o un albero. Il cazzo finto contiene un serbatoio al suo interno che, al momento, può contenere sino a mezzo litro di orina.

La tecnologia ci sopravanza, ci atterra, ci fa guardare i propri arti e i proprio organi con occhio diverso e tanta, tanta melanconia. 

Tutto quello che si è formato, evolutivamente, in milioni di anni, adesso è sostituibile con un click che dà l'avvio a una sequenza algoritmica espressa dalle nanotecnologie e si resta a bocca aperta e a cazzo perso, in riparazione. Eppure io avevo (ho?) un cazzo intelligente, una sorta di terzo cervello grazie al quale, talvolta, mi erano consentite lucide deduzioni. Spero proprio che me lo riparino in fretta, almeno per San Silvestro, per brindare insieme e godere un po'.

mercoledì 6 ottobre 2021

E meno male che c'è qualcuno che canta

Mi piace cantare, ma non lo dico in giro perché sono stonato e non mi va di ammetterlo. Sicché canto da solo, in auto, senza mascherina: apro il finestrino e canto. Se c'è una fila nei due sensi, a volte, la gente che passa accanto nella direzione opposta dice: «Canta che ti passa». Ma se è tutto bloccato? Di lì a poco, passa un'ambulanza in mezzo alle due file, a sirene spiegate bene, come quelle del Post, così non mi si sente più cantare. «Cosa stavi cantando?» mi chiede una signora dal finestrino della macchina successiva. «Che sto bene, signora, che sto bene come uno che si sogna».

È una bugia: sembra assurdo, ma sono passate delle notti che i pezzi di merda che di lassù decidono come rompere le palle alla gente in modo perfidamente ricattatorio (secondo alcuni stronzi di Bologna, frutto del genio italico), hanno disturbato anche i sogni, con le loro facce livide, mefitiche, racchie, brutte e tumefatte. Dio quanto fanno schifo. Ma pazienza.

È un mondo sempre più difficile e la gente si sta attrezzando, come i parlamentari del M5S: ancora un paio d'anni di godimenti poi, malchevada, la pensione non ci sarà da dividerla con nessun firmamento.

Mi piace anche pregare, leggere i Salmi nella versione di Ceronetti e affidarmi a Yawheh. 


Santità false inondano la terra
Potenze che tutti venerano

E innumerevoli siano pure
I loro idoli di sciagura
E con tanti a corrergli appresso!
Io trincate di sangue non gli verso
Né la bocca m'infetto coi loro nomi¹


_________
¹ Salmo 16, preghiera notturna di Davide, 3,4

lunedì 4 ottobre 2021

Il 5 Settembre


Non si invochi
si accendano fuochi
si spargano braci
per cuocere carni
al sangue ferito
che Italia versò.

Non si pretenda
si stia chiusi in tenda
senza cedere aria
del proprio respiro
non si arrischi la vita
di chi vicino passò.

Si impedisca una vita
cosiddetta normale
a coloro che evitano
la campagna vaccinale: 
i traditori di Patria
l'Italia infamò.

Di contro, imperitura sia gloria
a coloro che per la storia
d'Italia il braccio
hanno offerto allo spaccio
della ricerca più avanzata
che Scienza Sacra ci offrì.

Dall'Alpi alle Piramidi
sia reso omaggio sempre
all'italico marchingegno
di una colonia penale degno
che in modo geniale
gli immoralisti punì.

Ignominia e censura
per coloro che avanzano
pretese e sospettano
che qualcosa non quadra
della nostra amata Squadra
che in guerra partì.

E se dicono: «Ma che
cazzo di guerra è se
neanche un caporale
è rimasto ferito? Chi pensate
di prendere per il culo
ancora?» A questi qui

mandate la Digos.

sabato 2 ottobre 2021

La teta y la luna

Ansia, 2 ottobre 2021

 Quando il saggio indica la la luna, lo stolto guarda le poppe. 

venerdì 1 ottobre 2021

Che cosa c'è di buono

Sono indaffarato, senza affari correnti, quindi non ministro, senza portafoglio sempre, una carta di debito, due euro, funziona? Potrebbe anche pagare in contanti, li avessi, signora, li avessi, con tanto piacere pagherei per offrirle un caffè al banco e poi sedere su una panchina assolata, in questo primo giorno d'ottobre del Ventuno, primo anno (o secondo) della nuova era della repubblica sanitaria-malaria italiana, non per fare chissà che d'indecente pubblicamente, giusto leggere a bassa voce delle poesie, per esempio Walt Whitman, Ahimè, ah vita, giusto per darsi delle risposte consolanti la misura di un pomeriggio.

È bello ascoltarsi, avere l'impressione che la voce trovi una corrispondenza, un recapito, un corpo che la riceva e assuma trasformandola in tanti piccoli impulsi che cominciano a viaggiare in testa, velocissimi, per illuminare il pensiero e scaldare il cuore.