mercoledì 20 settembre 2023
Esercizi
sabato 16 settembre 2023
Catasta
domenica 10 settembre 2023
sabato 2 settembre 2023
Gente infame senza pudore
giovedì 31 agosto 2023
Tira +
sabato 26 agosto 2023
Espulsione e liberazione
venerdì 25 agosto 2023
Ti scatterò una foto
giovedì 17 agosto 2023
Romena
venerdì 11 agosto 2023
Non è un caso, Italia
sabato 29 luglio 2023
Vallucciole
martedì 18 luglio 2023
Eremo
lunedì 10 luglio 2023
Vendemmia di verità
venerdì 7 luglio 2023
giovedì 29 giugno 2023
La Verna
giovedì 22 giugno 2023
Aviazione incivile 2
martedì 13 giugno 2023
Aviazione incivile
mercoledì 7 giugno 2023
Provo a pensarci
martedì 6 giugno 2023
Stia
martedì 23 maggio 2023
Pratovecchio
domenica 21 maggio 2023
Il gesto della mascherina
Non capisco molto e non approvo la contestazione di queste signore alla ministro Roccella; tuttavia, ancor meno capisco e approvo la reazione del governo di denunciarle alla digos.
Il governo farebbe meglio a mandare i servizi segreti a verificare e, nel caso, denunciare altri intrallazzi, tipo quelli tra aifà/ministeromalattia e fpirez/antica/castrazecca; oppure a scoprire se c'è qualcosa di vero dietro la sospetta inseminazione aerea di nuvole che alcuni vociferano essere una delle cause delle copiose precipitazioni anno scorso marchigiane e, pochi giorni fa, romagnole.
giovedì 18 maggio 2023
lunedì 15 maggio 2023
Le ruote di scorta del divenire
domenica 14 maggio 2023
Nuovo Prontuario Farmaceutico
sabato 13 maggio 2023
martedì 9 maggio 2023
Equivalenze
Sì, io non ho fiducia nelle istituzioni, a cominciare dal sindaco, al presidente della regione, su su, fino ad arrivare a colui che, il 5 settembre del 2021, alla cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2021-22, nel suo intervento sostenne che non si doveva invocare la libertà di non avere fiducia nelle istituzioni, quindi, sì: io non ho fiducia nelle istituzioni, a cominciare dal sindaco, su su...
domenica 7 maggio 2023
Generazione di fenomeni
lunedì 1 maggio 2023
A Bibbiena
sabato 29 aprile 2023
Nessuno ha riflettuto. In memoria di Craxi.
«Contro un demone di questa natura allora tutto era possibile, tutto giustificato, tutto lecito.
Può capitare nel corso della storia che la violenza nell’uso di un potere sia necessaria ed inevitabile ma è necessario allora che essa sia chiamata con il suo nome, sia riconosciuta ed esaltata come tale e non mistificata e proclamata in nome delle leggi o degli ordinamenti in vigore. In questo caso sapremo senza possibilità di equivoci di essere di fronte ad una nuova forza, ad una nuova legge e ad un nuovo potere. Una “rivoluzione”: così sono stati definiti e così molti concepiscono gli avvenimenti di casa nostra. Può darsi. Però allora è bene essere consapevoli che una rivoluzione è di per sé sempre una grande incognita ed una grande avventura, ma soprattutto che una rivoluzione senza un ceto organico di rivoluzionari è destinata solo a distruggere ed a preparare un fallimento certo. C’è stata violenza nell’uso del potere giudiziario, nell’uso dei sempre più potenti mezzi di comunicazione, c’è stato un eccesso di violenza nella polemica politica, nella critica, nel linguaggio, nei comportamenti.E la violenza non può far altro che generare violenza, nei giudizi, nei sentimenti, nelle passioni, negli animi. In quale democrazia del mondo, a memoria del secolo, inchieste giudiziarie, ed il clima esasperato che attorno ad esse è stato creato, hanno potuto provocare tanti suicidi, tentati suicidi e morti improvvise. In quale Paese civile e libero del mondo si sono celebrati in piazza tanti processi sommari, si è assistito a tanti pubblici linciaggi e si sono consacrate tante sentenze di condanna prima ancora che sia stato pronunciato un rinvio a giudizio? Tutto questo non può non far riflettere. Doveva far riflettere, mi auguro che faccia riflettere.
martedì 25 aprile 2023
Domanda commemorativa
domenica 23 aprile 2023
Ultimi burri
martedì 18 aprile 2023
A Rassina
Uno bis
domenica 9 aprile 2023
domenica 26 marzo 2023
Otanato
sabato 25 marzo 2023
martedì 21 marzo 2023
Ecco Come
giovedì 16 marzo 2023
Pensavo a Poppi
domenica 5 marzo 2023
Il senno del mai
sabato 4 marzo 2023
Credere nel valore e poiché
lunedì 27 febbraio 2023
Elly chi?
E io, mentre pensavo a chi questa Elly potesse essere (una poetessa americana?, una fotoreporter?, un gatto?, un cane?, un elefante?), il film scorreva scoppiettante e, nel momento in cui Pippo Franco e l'impiegata dell'agenzia sono davanti all'edicola dell'aeroporto per accogliere colei che si pensava potesse essere la donna adatta alla seduzione di un onorevole irreprensibile (la ricerca di tale seduttrice era stata effettuata dall'agenzia mediante potenti calcolatori elettronici), vi è un inciso di due donne che, comprando un giornale, una domanda all'altra:
- Ma tu, quando fai l'amore, parli con tuo marito?
- Be’, se mi telefona.
domenica 19 febbraio 2023
Pensiero stupendo
Velocemente, un pensiero stupendo. Se (se!) il crescente numero di astenuti alle ultime elezioni significasse che veramente (veramente!) ogni individuo non è più disposto a delegare un altro perché non crede più nel principio "democratico" della rappresentanza, allora si potrebbe trattare di bisogno d'amore. Meglio non dire.
lunedì 13 febbraio 2023
Che cos'è la guerra
I. Che cos'è la guerra?
1. Introduzione
Ci proponiamo di esaminare dapprima i singoli elementi che costituiscono il nostro soggetto di studio, poi le singole parti del medesimo, infine il tutto nella sua intima connessione: procedendo, cioè, dal semplice al complesso.
È tuttavia necessario, in questo studio più che in qualunque altro, cominciare con un colpo d'occhio d'insieme, poiché la natura del soggetto esige in questo caso, più che in ogni altro, di tener conto contemporaneamente sia delle parti, sia del complesso.
2. Definizione
Non daremo della guerra una grave definizione scientifica; ci atterremo alla sua forma elementare: il combattimento singolare, il duello.
La guerra non è che un duello su vasta scala. La moltitudine di duelli particolari di cui si compone, considerata nel suo insieme, può rappresentarsi con l'azione di due lottatori. Ciascuno di essi vuole, a mezzo della propria forza fisica, costringere l'avversario a piegarsi alla propria volontà; suo scopo immediato è di abbatterlo e, con ciò, rendergli impossibile ogni ulteriore resistenza.
La guerra è dunque un atto di forza che ha per scopo di costringere l'avversario a sottomettersi alla nostra volontà. La forza si arma delle invenzioni delle arti e delle scienze per misurarsi contro la forza. Essa è accompagnata da restrizioni insignificanti, che meritano appena di essere menzionate, alle quali si dà il nome di diritto delle genti, ma che non hanno capacità di affievolirne essenzialmente l'energia. La forza intesa nel suo senso fisico (poiché all'infuori dell'idea di Stato e di Legge non vi è forza morale) costituisce dunque il mezzo; lo scopo è di imporre la nostra volontà al nemico.
Per raggiungere con sicurezza tale scopo occorre che il nemico sia posto nella impossibilità di difendersi; e questo è, per definizione, il vero obbiettivo dell'atto di guerra; esso rappresenta lo scopo, e lo respinge, in certo qual modo, come alcunché di non appartenente alla guerra propriamente detta.
3. Impiego assoluto della forza
Gli spiriti umanitari potrebbero immaginare che esistano metodi tecnici per disarmare o abbattere l'avversario senza infliggergli troppe ferite e che sia questa la finalità autentica dell'arte militare. Per quanto seducente ne sia l'apparenza, occorre distruggere tale errore poiché, in questioni così pericolose come la guerra, sono appunto gli errori risultanti da bontà d'animo quelli maggiormente perniciosi. Poiché l'impiego della forza fisica in tutta la sua portata non esclude affatto la cooperazione dell’intelligenza, colui che impiega tale forza senza restrizione, senza risparmio di sangue, acquista il sopravvento sopra un avversario che non faccia altrettanto e gli detta in conseguenza la propria legge; ed entrambi i princìpi di azione tendono così verso l'assoluto, senza trovare altri limiti che nei contrappesi insiti in essi.
È così che la questione dev'essere considerata: e rappresenta uno sforzo non solo vano, ma illogico, il lasciare da parte l'elemento forza per avversione ad esso.
Se le guerre fra nazioni civili sono meno crudeli e devastatrici di quelle fra i selvaggi, ciò deriva dalle individue condizioni sociali degli Stati e da quelle degli Stati considerati nei reciproci rapporti. La guerra nasce da queste condizioni e da questi rapporti sociali che la determinano, la limitano, la moderano; ma tali modificazioni non sono inerenti alla guerra, costituiscono solo elementi contingenti: mai si potrà introdurre un principio moderatore nell'essenza stessa della guerra, senza commettere una vera assurdità.
La lotta fra gli uomini si fonda su due differenti elementi; il sentimento ostile e l'intenzione ostile. Nella nostra definizione della guerra ci siamo basati sul secondo perché più generale; non possiamo infatti pensare all'odio, anche il più selvaggio, quello che si avvicina all'istinto, separandolo dall'intenzione ostile, mentre esistono spesso intenzioni ostili non accompagnate, o almeno non essenzialmente accompagnate, da inimicizia preconcetta. Presso i popoli barbari predominano i progetti basati sull'istinto, presso quelli civili, per contro, i progetti basati sulla riflessione; ma questa differenza non deriva dalla natura intima della barbarie o della civiltà, bensì dalle circostanze, dalle istituzioni, eccetera, che l'accompagnano. Non esiste necessariamente in ogni singolo caso, ma la si riscontra nel maggior numero dei casi. In una parola, le più violente passioni possono accendersi anche fra i popoli più civili. Si vede quindi come sia lungi dal vero il figurarsi la guerra fra Stati civili come un semplice e razionale atto di governo, e il considerarla come avulsa da ogni passione, sì che, in definitiva, non abbia bisogno dell'azione fisica delle masse di combattenti, e possa far calcolo soltanto sui loro rapporti astratti, sì da ridurre la guerra ad una specie di operazione algebrica.
La teoria cominciava però ad incamminarsi su questa strada, quando i fenomeni delle recenti guerre rettificarono le idee. La guerra, essendo atto di violenza, ha necessarie attinenze col sentimento; se essa non ne trae origine, vi farà capo tuttavia più o meno, a seconda non del grado di civiltà, ma della grandezza e durata degli interessi in conflitto.
È chiaro che se i popoli civili non uccidono i prigionieri, non distruggono città e villaggi, ciò deriva dal fatto che l’intelligenza ha in essi parte maggiore nella condotta della guerra ed ha loro rivelato l'esistenza dì mezzi d'impiego della forza più efficaci di quelli derivanti dalle manifestazioni brutalità dell'istinto.
L’invenzione della polvere, il perfezionamento costante delle armi da fuoco dimostrano già sufficientemente che la tendenza alla distruzione dell'avversario, insita nel concetto della guerra, non è stata in realtà stornata, o alterata, dal progresso civile.
Confermiamo dunque: “La guerra è un atto di forza, all'impiego della quale non esistono limiti: i belligeranti si impongono legge manualmente; ne risulta un'azione reciproca che logicamente deve condurre all'estremo”. Ecco dunque un primo rapporto di azione reciproca e un primo criterio illimitato, cui l'analisi ci conduce.
sabato 28 gennaio 2023
Forse un giorno meglio mi spiegherò
venerdì 20 gennaio 2023
Le origini orwelliane
giovedì 19 gennaio 2023
Meschina senza denaro
sabato 14 gennaio 2023
Trippe per matti
giovedì 12 gennaio 2023
A Ombrello
domenica 8 gennaio 2023
Ancora sulla Madama
sabato 7 gennaio 2023
Ma mi faccia il piacere
Rispondere è cortesia
Ora, non avrei certo raccontato niente di questa compravendita, in quanto - chiedo venia - ho acquistato la camicia da amazzone; senonché, ieri l'altro, via mail, ho ricevuto una domanda e, dato che rispondere è cortesia...