lunedì 29 dicembre 2008

Fortezza 45.

Rifare il fatto, Eccellenza, come si può
Tornare uno che è stato
Milioni di ore al di qua
Di ciò che fu cancellato:
Volti di ieri che vegliate ai margini
Ammiccanti pagliuzze nel fango del cammino!
Alla vostra indulgenza io qui mi rassegno
Potessi sulle mie proprie braccia depormi
Esser colui che porta ed è portato -
Prezzo del male commesso
Più verso gli altri
E me stesso

19-22 settembre 1989

Giovanni Giudici, Fortezza, Mondadori, 1990.

NOTICINA A MARGINE
Finisce qui, con questa quarantacinquesima poesia, la sequenza centrale di Fortezza che ho voluto riportare per intero. Le ragioni che mi hanno spinto a questo non mi sono del tutto chiare: è stato un esercizio, una specie di dettato di questi versi ambigui, dai molteplici significati. Versi che andrebbero letti, riletti data la loro chiara oscurità. Questo piccolo sforzo vorrei dedicarlo a Eluana e ai suoi genitori: essi rappresentano la vera fortezza intesa sia come resistenza, sia come virtù, sia come fortificazione di solide mura, baluardo contro l'intolleranza e l'integralismo.
Per favore, provate a leggere quest'ultima poesia pensando a Eluana: è incredibile, ma a me pare di sentire la sua voce che dice, sussura
potessi sulle mie proprie braccia depormi.

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