giovedì 4 dicembre 2008

Lasciare che il volto illumini il mondo



Ecco dunque l'eterna seduzione del paganesimo, al di là della puerilità dell'idolatria superata da molto tempo.
Il sacro che filtra attraverso il mondo: il giudaismo non può essere che negazione di questo. Distruggere i boschetti sacri: comprendiamo solo ora la purezza di questo preteso vandalismo; il mistero delle cose è la fonte di ogni crudeltà verso gli uomini. Il situarsi in un paesaggio, l'attaccamento allo Spazio senza il quale l'universo diverrebbe insignificante ed esisterebbe appena, equivale anche alla scissione dell'umanità in autoctoni e stranieri. E in questa prospettiva la tecnica è meno pericolosa dei geni dello Spazio. La tecnica sopprime il privilegio del radicamento e l'esilio che si riferisce a lui: libera da simile alternativa. Non si tratta di tornare al nomadismo, che al pari dell'esistenza sedentaria è incapace di uscire da un paesaggio o da un clima. La tecnica ci strappa dal mondo heideggeriano e dalle superstizioni dello Spazio. Appare dunque una possibilità: percepire gli uomini al di fuori della situazione in cui sono immersi, lasciare che il volto dell'uomo brilli nella sua nudità. Socrate preferiva la città in cui si incontrano gli uomini alla campagna e agli alberi: il giudaismo è fratello del messaggio socratico.

Emmanuel Lévinas, Difficile Libertà, Jaka Book, Milano, 2004, pag. 291.

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